
Mi soffermo a pensare che credevo Arezzo fosse solo famosa per il crocifisso di Cimabue, la giostra del Saracino e per essere stata luogo di nascita di molti personaggi, tra cui Francesco Petrarca, Guido d'Arezzo, Giorgio Vasari e Gaio Cilnio Mecenate. M'avvio ad ammirare il Palazzo dei Priori, ancora oggi sede della Municipalità posto nell'adiacente piazza della Libertà. Questo fu eretto nel 1333 ed ha sempre ospitato dal basso Medioevo ai giorni nostri le supreme magistrature cittadine.
La merlata facciata e la caratteristica torre quadrangolare 1337, sono invece il risultato di numerosi rifacimenti e restauri, effettuati nel Quattrocento, nel Cinquecento e nel Seicento a seguito di un rovinoso crollo della parte frontale. L'interno del palazzo si presenta con un cortile a porticato risalente al XVI secolo. Il porticato è sormontato da due loggiati, mentre all'interno dell'edificio sono conservate preziose opere d'arte. Di fronte al palazzo dei Priori vi è invece il Palazzo della Provincia. L'attuale edificio comprende diversi complessi urbanistici.
L'amministrazione provinciale di Arezzo nel 1913 deliberò la costruzione del nuovo edificio accorpando la Casa del Predicatore e Casa Guadagnoli, sorti a loro volta su abitazioni di origine medievale. Ad esse fu collegato Palazzo De Giudici, che si prospettava davanti al Palazzo dei Priori, sempre eretto su precedenti edifici, che dal 1847 era stato adeguato a Regio Commissariato e dal 1849 a Prefettura. L'edificio si presenta sia in stile neogotico che neo-rinascimentale nel prospetto principale.
Apprendo che la sala consigliare o Sala dei grandi sia magnificamente affrescata con i ritratti dei personaggi di Arezzo di nascita o di adozione con: Gaio Cilnio Mecenate, consigliere di Ottaviano Augusto e protettore delle artisti (70 a.c.?/8 d.c.?), Guido d'Arezzo, monaco benedettino e teorico musicale (990?/1033?), Guglielmino degli Ubertini, vescovo e signore di Arezzo (1219?/1289), Margarito d'Arezzo, pittore e architetto (1240?/1290?), Guittone d'Arezzo, poeta (1225?/1294), Santa Margherita, religiosa (1247?/1297), Francesco Petrarca, poeta (1304/1374), Spinello Aretino, pittore (1350?/1410), Masaccio, pittore (1401/1428), Leonardo Bruni, umanista, storico e politico (1370/1444), Poggio Bracciolini, umanista, storico e politico (1380/1459), Piero della Francesca, pittore e matematico (1415?/1492), Cristoforo Landino, umanista, poeta e filosofo (1424/1498?), Mino da Poppi, scultore (1429/1484), Luca Signorelli, pittore (1445?/1523), Michelangelo Buonarroti, scultore, pittore, architetto e poeta (1475/1564), Andrea Sansovino, scultore e architetto (1467?/1529), Bernardo Dovizi, diplomatico e drammaturgo (1470/1520), Giorgio Vasari, pittore, architetto e storico dell'arte (1511/1574), Giulio III del Monte, pontefice (1487/1555), Pietro Aretino, scrittore, poeta e drammaturgo (1492/1556), Benedetto Varchi, umanista e storico (1503/1565), Andrea Cesalpino, medico e botanico (1524?/1603), Pietro da Cortona, pittore e architetto (1596/1669), Alessandro dal Borro, condottiero (1600/1656), Francesco Redi, medico, naturalista e letterato (1626/1697), Bernardo Tanucci, giurista e politico (1698-1783), Vittorio Fossombroni, ingegnere idraulico, politico, matematico ed economista (1754/1844) e Pietro Benvenuti, pittore (1769/1844).
È il momento di lasciare colle di San Pietro e salire sul colle San Donato per raggiungere la fortezza medicea attraverso splendidi giardini ricavati spianando l'avvallamento che esisteva tra i due colli. Tra i bei giardini, tra fiori, arbusti, siepi ed alberi ad alto fusto, emerge candido nel suo bianco marmo il monumento a Francesco Petrarca, costruito nel 1928 per volontà del Comune di Arezzo. Il monumento è opera dello scultore Alessandro Lazzerini di Carrara. Questo si presenta ricco di allegorie che rimandano alle più famose opere del grande aretino, come Africa, i Trionfi e il Canzoniere.
La statua di Petrarca è alta quattro metri che pare dominare l'intero complesso scultoreo, mentre lo sguardo è rivolto verso la casa natale di via dell'Orto. Petrarca ha in mano il poema Africa e ai suoi piedi è collocata la Lupa Capitolina che allatta Romolo e Remo. Nella parte anteriore, in basso, si trova una vasca recante sul bordo un gladio italiano che taglia il serpente libico. Raggiungo la Fortezza Medicea, che si trova sul Colle di San Donato e costituisce un esempio di architettura militare difensiva del XVI secolo.
L'edificio ha un impianto pentagonale irregolare per adattarsi al terreno con bastioni di notevole altezza di differente impostazione e scarpa. La cittadella medicea sorge sul cassero trecentesco di San Donato, che subì gravi danni a causa delle rivolte cittadine contro il vescovo Guido Tarlati. La precedente fortezza qui costruita fu ripetutamente demolita e ricostruita. Con dominio fiorentino la Repubblica diede ordine però di ricostruirla secondo i principi della fortificazione alla moderna, affidando i lavori a Giuliano e Antonio da Sangallo.
Questa fortezza era a forma trapezoidale e non pentagonale come l'attuale, venne però danneggiata intorno al 1530. L'attuale fortificazione è quella fatta costruire, rispettando in parte i disegni originali tra il 1538 e il 1560 per ordine di Cosimo I de' Medici, e lavori furono diretti da Antonio da Sangallo il Giovane. Per evitare altre rivolte aretine anti-fiorentine vennero abbattuti il più vecchio Palazzo del Comune con l'annessa Torre Rossa, il Palazzo Tarlati di Pietramala e circa 17 chiese oltre che tutto il vecchio centro storico turrito della città antica trecentesca. Ciò per sgombrare il campo ai colpi di artiglieria che dalla fortezza potevano essere indirizzati contro la città per prevenire le rivolte.
Con i ruderi fu creata la spianata tra i due colli, detta il Prato. La famiglia Fossombroni acquistò la Fortezza a metà dell'Ottocento e nel 1893, per testamento del conte Enrico Fossombroni, diventò proprietà del Comune. Fu adattata a giardino e passeggio per il pubblico. Scendendo dal Colle mi reco dapprima a visitare la casa natale del Petrarca, sita a pochi passi tra Municipio e Cattedrale, in via dell'orto. Francesco Petrarca vi nacque il 20 luglio 1304, da una famiglia di origine fiorentina che aveva stretti legami con Arezzo. Infatti il nonno di Francesco, ser Parenzo, era stato al servizio del vescovo Guglielmino degli Ubertini in qualità di notarius et scriba.
Ser Petracco, padre di Petrarca, guelfo bianco aveva trovato esilio ad Arezzo da Firenze. Quando nacque il Petrarca, in città c'era anche Dante Alighieri, anche lui rifugiatosi da Firenze ed amico del padre di Francesco. Bello poter pensare che in queste stanze mosse i primi passi il genio che, insieme a Dante Alighieri e Giovanni Boccaccio, ha scritto la storia della lingua e della letteratura italiana. Casa del Petrarca è un edificio monumentale del XVI secolo, in parte ricostruito dopo il bombardamento aereo nel dicembre 1943. Nelle sale a piano terra affiorano i resti di una casa signorile del XIII secolo.
Questo edificio conserva grandi tele rinascimentali, cimeli e materiali petrarcheschi e una biblioteca ricca di opere e volumi legati al petrarchismo. Di fronte a questo edificio vi è un pozzo cinquecentesco in pietra, identificabile con il pozzo di Tofano ricordato nel Decamerone nella quarta novella, settima giornata. Sempre su via dell'orto, una lapide ricorda che vi nacque nel 1879 un altro importante aretino, Francesco Severi. Costui fu un importante matematico italiano, fra i maggiori rappresentanti della Scuola italiana di geometria algebrica.
Sempre nei pressi della casa natale del Petrarca, in via dei Pileati, vi è il Palazzo del Pretorio. Questo edificio venne costruito accorpando i duecenteschi palazzi delle famiglie guelfe degli Albergotti, dei Lodomeri e dei Sassoli. In facciata presenta numerosi stemmi di podestà e capitani che operarono ad Arezzo a partire dalla prima metà del XV secolo. Palazzo Albergotti fu sede del Capitano di Giustizia e per secoli ospitò varie magistrature, mentre Palazzo Sassoli venne utilizzata dai primi del Quattrocento come carcere.
L'aspetto attuale dell'edificio è quello dell'intervento in stile rinascimentale, ripristinato negli anni Trenta del Novecento. Rimase adibito a carcere fino al 1926 e solo dopo Palazzo Pretorio cambiò la sua destinazione, diventando sede del Museo medievale e della Pinacoteca, e dal 1959 ospita la Biblioteca Città di Arezzo. Di fronte si aprono i piccoli giardini del Praticino. Nei piccoli ma carini giardini si erge la moderna statua La Sorella e la ferita dello scultore e pittore Abel Vallmitjana.
Quest'artista, nato in Catalogna in Spagna arrivò ad Arezzo dopo una vita fatta di viaggi ed esperienze; convinto oppositore del regime franchista ospitò diverse volte a casa propria Pablo Neruda. Quest'ultimo ebbe cosi modo di vedere il calco in gesso di questa statua che volle intitolarla "La Hermana y la Herida", ovvero "La Sorella e la Ferita", titolo che allo scultore piacque. Il 21 febbraio 1974, quando Vallmitjana morì per un ictus, l'opera non era stata ancora fusa. La moglie decise di donare la statua alla città di Arezzo che li aveva affettuosamente accolti. Molti artisti, amici dello scomparso decisero di fare una sottoscrizione pubblica, vendendo delle proprie opere per pagarne la fusione.
A fare compagnia a questa statua, vi sono anche cinque pecore bronzee di Karen Wilberding Diefenbach, artista statunitense che le ha donate alla città nel 2013. Raggiungo così le logge vasariane che corrono al fianco di via Giorgio Vasari. Questo grande e lungo porticato è parte del Palazzo delle Logge. Era il 6 luglio 1570 quando i rettori della Fraternita dei Laici fecero richiesta a Cosimo I de' Medici di realizzare un nuovo edificio pubblico su Piazza Grande.
La storica istituzione aretina affido nel 1572 l'incarico della sua progettazione a Giorgio Vasari. Purtroppo costui non vide l'opera terminata in quanto morì nel 1574 e i lavori vennero terminati sotto la direzione di Alfonso e Giulio Parigi, nel 1595. Sotto il lungo porticato con volte a crociera trovarono posto varie botteghe, oggi interessanti ristoranti. Il Palazzo delle Logge è caratterizzato da semplici linee architettoniche. Al centro del loggiato una monumentale scalinata mette in comunicazione Piazza Grande e Piazza del Praticino.
Nel 1911, in occasione del quarto centenario dalla nascita di Vasari, fu collocato un altorilievo marmoreo, all'inizio dell'edificio prospettante su Corso Italia, che raffigura il busto del grande artista con i suoi "strumenti del mestiere". Mi sposto pertanto al centro di piazza Grande per ammirare il suggestivo aspetto scenografico. La piazza è unica per la sua originale forma trapezoidale e il piano fortemente inclinato, è tutt'intorno è caratterizzata da una graziosa alternanza di costruzioni di varie epoche che donano un aspetto suggestivo. La piazza risale al 1200 circa ma venne modificata nel corso del XVI secolo, riducendone la dimensioni per permettere a Giorgio Vasari di progettare il Palazzo delle Logge, con il suo imponente ed elegante loggiato.
Faccio un giro a 360° per ammirare le diverse costruzioni che incorniciano la piazza, partendo proprio dal bel loggiato vasariano, trovo dapprima un altro simbolo della piazza, ossia il Palazzo della Fraternità dei Laici; si tratta di un elegante costruzione con una facciata in parte gotica e in parte rinascimentale, sormontata da un campanile a vela. Sul campanile è ancora è in funzione uno dei più antichi e rari orologi astronomici. L'edificio venne iniziato nel la seconda metà del XIV secolo e terminato a metà del XVI secolo.
L'edifico è suddiviso in ordini, nel primo ordine, tripartito da belle colonne tortili e parziali lesene, accessibile attraverso una bella scalinata, centralmente è posto il portone d'accesso con un portale fortemente strombato con belle decorazioni è nell'interno dell'arco a tutto sesto è collocata una lunetta affrescata con "Cristo in pietà tra Maria e San Giovanni dolenti", datato fine XIV secolo.
Ai lati due alte finestre gotiche anch'esse assai strombate con piedritti decorativi. Nel secondo ordine, dopo un leggero marcapiano vi è centralmente il quattrocentesco bassorilievo della "Madonna della Misericordia con il Bambino, tra i protomartiri Lorentino e Pergentino", affiancata da due edicole con le statue di "San Donato" e del "Beato Gregorio". Il second'ordine è concluso da un bellissimo ballatoio in stile gotico ma con profondi richiami rinascimentali. Il bel campanile a vela fu invece progettato a metà XVI secolo da Giorgio Vasari e arricchito dagli orologi astronomici un secolo dopo.
Il Palazzo della Fraternita dei Laici è la sede dell'istituzione aretina sorta nella seconda metà del XIII secolo, costante un punto di riferimento della città in ambito assistenziale e culturale, Il palazzo divenne poi un importante sede museale. Anche l'adiacente elegante edificio in stile rinascimentale è parte integrante del Palazzo della Fraternita dei Laici e fu sede del tribunale.
Subito dopo si affaccia su Piazza Grande la bella abside romanica della Pieve di Santa Maria Assunta. Ai suoi piedi ha la grande seicentesca Fontana pubblica realizzata in marmo a compimento del nuovo acquedotto cittadino. Il resto delle costruzioni che fanno da cornice a Piazza Grande invece raccontano le origini medioevali con le case arricchite da ballatoi di legno e le torri merlate. Tra questi ricordo edifici vi è il caratteristico e quattrocentesco Palazzo Còfani-Brizzolari con accanto la Torre Faggiolana del XIII secolo, che prende il nome dal condottiero Uguccione della Faggiola.
Un altro importante edificio è il trecentesco Palazzo Lappoli con la vicina torre duecentesca. In piazza si erge anche un antico e bel pozzo ornato a tetto a due spioventi che è un rifacimento su modello quattrocentesco. Di fronte al Palazzo delle logge è stato collocato nel 1932 il "Petrone". Si tratta questo di una riproduzione della colonna infame, un tempo utilizzata per esporre al pubblico ludibrio falliti e debitori insolventi. Nel suo basamento vi sono le misure utilizzate dagli ambulanti della piazza durante il mercato. L'evento principale che ha luogo in questa piazza è la Giostra del Saracino, un torneo equestre che si tiene due volte all'anno, a giugno e a settembre.
La giostra di origine medioevali è già documentata dal 1593, ma si disputa in epoca moderna dal 1931 e contrappone i quattro quartieri medioevali in cui era suddivisa la città: il quartiere di Porta Crucifera, conosciuto anche come "Colcitrone"; il quartiere di Porta del Foro, conosciuto anche come "quartiere di Porta San Lorentino"; il quartiere di Porta Sant'Andrea e il quartiere di Porta Santo Spirito conosciuto come "quartiere della Colombina" e corrispondente all'antico quartiere di Porta del Borgo.
Questa antica competizione cavalleresca che si gioca con otto cavalieri, consiste nel colpire un bersaglio, posto sullo scudo su un automa girevole (Buratto) che impersona il "Re delle Indie", con un colpo di lancia al termine di una veloce carriera a cavallo. Il cavaliere deve colpire il Buratto senza farsi colpire dal mazzafrusto, tenuto dal Buratto stesso nel braccio destro. Della giostra di Arezzo scrive anche Dante Alighieri, all'inizio del XXII canto dell'Inferno, in alcune celebri terzine:
«Io vidi già cavalier muover campo,
e cominciar stormo a far lor mostra,
e tal volta partir per loro scampo;
corridor vidi per la terra vostra,
o Aretini, e vidi gir gualdane,
fedir torneamenti e correr giostra;
quando con trombe, e quando con campane,
con tamburi e con cenni di castella,
e con cose nostrali e con istrane;»
Piazza Grande, insieme a Via Borgunto, Piaggia San Martino, via Garibaldi, Istituto Tecnico Commerciale Michelangelo Buonarroti in Piazza della Badia, Istituto Statale Vittoria Colonna in Via Porta Buia e Piazza San Francesco, sono anche stato le scenario del film pluridecorato con sette premi Oscar di Roberto Benigni: La vita è bella. Ricordo che in Piazza Grande ha luogo uno dei più famosi mercati d'antiquariato d'Europa.
Fine II parte