Blog di Dante Paolo Ferraris

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All'ombra di Napoleone (I parte)

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ParigiL'atterraggio, nonostante il vento forte e un brusco salto sulla pista quando l'aeromobile ha toccato terra, è stato sostanzialmente tranquillo.
Il viaggio, organizzato dalla "Pionierino Tours" per prenotazione e spostamenti, si è avvalso dalla Fasano Services per i servizi di mobilità in Italia e per i breakfast package travel necessari al sostentamento.
Le pratiche al check-in per i biglietti e l'imbarco dei bagagli all'aeroporto di Torino si svolgono rapidamente; siamo riusciti anche a stare comodamente entro i pesi e le misure previste.
Un piccolo problema al controllo del metal detector per S. per alcuni liquidi ed altri gingilli che ci rallentano il passo, ma il nostro imbarco avviene senza altri ostacoli. Riusciamo a sederci tutti e tre sulla stessa fila, R. vicino al finestrino, S. al centro per il suo battesimo dell'aria, ed io lato corridoio.
Il volo è tranquillo, mi leggo alcune pagine della guida turistica della città che è meta del nostro viaggio, mentre lo steward Gustavo gira tra le poltroncine a vendere sigarette, gratta e vinci, pantofole ed altra inutile oggettistica. Sbraniamo con avidità il contenuto dei breakfast package travel, bevendoci sopra uno di quei caffè terribilmente lunghi, che solo sugli aerei sanno fare cosi schifosamente.
Il battesimo dell'aria di S. non è stato traumatico, anzi si è divertito ed ha tempestato giustamente R. di tantissime domande sia sulla sicurezza in volo che sulle norme aeroportuali.
L'aeroporto di PARIS BEAUVAIS è per lo più realizzato con dei moduli prefabbricati. Lasciamo l'aeromobile della Ryanair per raggiungere la stazione dell'aeroporto a piedi, breve attesa per raccogliere i bagagli dal nastro trasportatore e subito alla ricerca di un mezzo che ci conduca nella capitale.
Siamo partiti con un splendido sole, ma raggiungiamo il territorio francese che è ormai scuro, e un freddo venticello ci accoglie in terra di Francia.
L'attesa per il pullman che ci porterà a Parigi è lunga; sono tante le persone che lo attendono, ed una corsa speciale deve essere prontamente organizzata dalla società di trasporti.
I nostri compagni di viaggio sono per lo più turisti e gente d'affari (rappresentanti di commercio e piccoli commercianti) e sul pullman si sente parlare italiano e francese. Io sono comodamente seduto a metà del bus vicino ad una graziosa francesina che chiacchiera tutto il tempo con le sue amiche, anch'esse graziose, sedute su un altra fila.
Devo dire che la sua gonna corta mi dà un gran bel benvenuto in Francia ed a fatica riesco a guardare da un'altra parte. L'unica è appisolarsi e fare questa oretta di viaggio allontanando taluni pensieri...
Raggiunta la stazione d'arrivo dei pullman, lasciata con tristezza la mia compagna di viaggio, che ovviamente non mi ha degnato di uno sguardo, raccolgo i bagagli e ci trasferiamo su un taxi per raggiungere l'albergo, posto in Boulevard Rochechouart.
Parigi affascina a tutte le ore, anche se ormai è scuro e siamo affamati ed in più stanchissimi.
L'autista del taxi si ferma davanti all'ingresso dell'Hotel, guardiamo il titolare della "Pionierino Tours", che con sguardo dapprima un po' sgomento, e poi da vero tour operator che non si spaventa davanti a nessun contrattempo, tranquillamente afferma che siamo nel cuore di Montmartre e ciò vale ben un sacrificio!
L'accesso dell'albergo, che le guide segnalano a tre S. più che stelle appaiono stalle: la tendina rossa posta da parasole sulla porticina d'ingresso ha si le fattezze di una tenda da Grand Hotel, benché le sue dimensioni siano minute. E' ben esposta con la scritta del nome dell'hotel stampata lungo tutta la tenda stessa, anche con un bel carattere, ma lisa dal tempo, strappata dal vento, scolorita dall'età.
Accenniamo ad entrare, spingendo la piccola porta a vetri un po' demodé e non direi per nulla pulita. Invece della hall ci attendono i gradini di una lunga scala che porta al 1° piano; la scalinata è già di suo stretta e il corrimano posto su un lato dei due alti muri che l'accompagnano ti impedisce di muoverti liberamente con grandi bagagli, ma questo fortunatamente non è il nostro caso; è piuttosto il colore o non colore della moquette che ricopre tutta la scala che mi porta ad antichi e strani ricordi. Lisci e un po' convesse le strisce antiscivolo di color ottone fanno da ferma moquette e da forse antiscivolo, il loro color lucente è sicuramente dato dal gran strofinare di suole sugli stessi. Alle due pareti che accompagnano le scale troviamo vecchie stampe di Parigi senza valore storico, se non per la polvere che li ricopre.
Ti attenderesti, appena sali le scale, una piccola hall, finemente arredata, comodi salottini pronti ad avvolgerti e a donarti ristoro, nell'attesa del servizio di reception; degustare magari un aperitivo, sfogliando uno dei libri che raccontano la storia di Parigi e le sue tradizioni, ma tutto ciò non fa per il nostro albergo 3S...
Ad aspettarti in una stanzetta di due metri quadri nascosto dietro ad una vetrata a vetri scorrevoli, come quelli di una vecchio botteghino del cinema, un uomo di mezza età, che lancia uno sguardo fulmineo a tutti a tre, quasi a carpire le tue intenzioni. Non pare abbia molta voglia di chiacchierare, quasi l'avessimo disturbato. Apre rapidamente il vetro, attende un attimo che R. gli fornisca i nomi della prenotazione, consegna le chiavi ti indica il piano e richiude, con la stessa rapidità con cui aveva precedentemente aperto il suo vetro, volgendoti le spalle.
Ti volti, cerchi la hall, e trovi tre poltrone, comodamente sfondate, ovviamente per mantenere l'ambiente intonato con l'arredo in generale e con il gusto estetico dei migliori locali adibiti a meretricio. Le poltrone non sono eguali tra loro, un espositore di locandine turistiche occupa un angolo dell'angusta hall ed una macchinetta dispensa bevande dagli strani gusti di caffè.
L'ascensore è sostituito da comode, traballanti e scricchiolanti scale, sempre ricoperte da una colorata moquette, spesso pezzata. Raggiungo la mia stanza la n° 5 del 1° piano, dall'uscio della quale saluto S&R che devono proseguire fino al terzo piano, dandoci appuntamento da lì ad un'ora nella hall per raggiungere il cuore della città per la nostra prima cena parigina.
Entro nella stanza. Non avevo mai messo piede prima di quel giorno in una stanza di quel genere, ma non ho fatto fatica ad immaginare per cosa poteva essere stata usata in tempi anche recenti. Chi altri avrebbe così spiccato cattivo gusto da mettere sul letto da una piazza e mezza una ridicola coperta azzurra con motivi floreali! Chi altri poteva essere tanto esistenzialista da allineare su un vecchio scrittorio traballante la carta igienica di un bagno che non c'è?!?
Anche la pulizia è sugli standard tipici di locale molto frequentato: non un granello di polvere sulla scrivania, non un granello di polvere sul vecchio e crepato lavandino, non un granello neppure sul pavimento, sui vetri delle vecchi e decolorati infissi delle finestre che ti portano a gettare lo sguardo sul nulla, considerato che si affacciano sul tetto interno al cortile. Puoi solo guardare le sinuose figure femminili che ogni tanto compaiono nel chiaroscuro delle altre finestre prospicienti la tua, anche se una spessa tenda con un disegno indecifrabile dai colori pastello scoloriti ed in diversi punti tagliata, voglia tentare di dare l'illusione di una forma di decoro alla stanza.
Il minimalismo della stessa con una sola e decrepita sedia, lo scrittoio, un armadio che ho preferito mai aprire per evitare sorprese, una moquette che benché fosse tutte le mattine soggetta ad aspirazione, era tanto consunta da sembrare chiedere pietà ogni volta che facevi un passo nella stanza. La mensola di vetro, fermata con due leggere bacchette, avrebbe voluto dar forma all'angolo lavabo facendo da appoggio ad uno specchio quadrato e privo di cornice. Mensola che non ha retto l'urto della mia presenza, spaccandosi, cadendo sul lavandino pochi giorni dopo, facendomi temere il peggio in quanto ero ancora vestito di me stesso dopo la doccia.
Anche il lottare con due rubinetti di acqua; bollente da uno e gelata dall'altro, metteva alla prova tutte le mattine la mia velocità nel farmi la barba. Sia come sia, non avevo alcuna fretta, la mia camera parigina, mi parve comunque confortevole, anche senza doccia e servizi in camera: erano le mie ferie, era la mia camera.



Fine I parte.