Blog di Dante Paolo Ferraris

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La meglio gioventù

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angeli del fangoScarpe di fango, pantaloni schizzati di melma e con le pale in mano.
Li vedi negli angoli delle città, dei paesi anche più sperduti, ovunque c'è bisogno di loro. E' un esercito senza divisa che funziona senza generali; portano soccorso, speranza e quel calore umano che nessun altro può dare. Sono giovani, ragazzi e ragazze senza lavoro, studenti e precari pronti a portare aiuto ovunque vi sia una chiamata alle armi; pronti a combattere per un Italia che vuole ancora sognare, armati di badili, carriole e secchielli si organizzano, porgono una mano senza chiedere compenso, senza chiedere il nome della persona da aiutare, salvano vite e contribuiscono a salvare il patrimonio della nostra Italia.
Dopo essersi infangati, stanchi ed esausti, ma con il sorriso sulle labbra sono pronti a stringere una mano con chi ha condiviso il sacrificio fino allo stremo delle forze, pronti ad aiutare qualcun'altro.
È la politica del volontariato.
La nostra storia e' ricca di fatti di concreta solidarietà, realizzati da individui e da sparuti gruppi di amici dei quali essere orgogliosi, ormai proclamati Angeli del fango.
Un punto di riferimento per credere nella riorganizzazione sociale, che passa per i volontari anonimi e coraggiosi. Un esempio per tutti lo dimostrano loro, prima i pianti degli sventurati alluvionati, poi il sudore e la generosità di tanti giovani senza nome.
Li ho trovati ovunque, recentemente in Liguria, ma anche nell'alessandrino, sulle montagne lombarde, nel devastato territorio dei monti Lattari, in Sicilia alle pendici dei Nebrodi, ovunque le lacrime siano state sparse, ma anche in Germania sul Danubio e sull'Elba; dove io sono stato, loro c'erano.
Una compagnia che dà forza e coraggio a chi deve superare mille tribolazioni e deve ritrovare il coraggio di ricominciare la propria vita, dopo aver visto devastato, dal fango e dall'acqua, tutto ciò che si possiede,sentimenti e ricordi compresi.
Nicola (cosi lo chiamerò per semplicità) è di alta statura, con corporatura robusta; Nel muovere il badile e caricare la carriola sembra un muratore nato, ma è la prima volta che prende in mano un badile. Gioca a calcio in difesa ma è la prima volta che partecipa ad una partita di solidarietà e si trova a difendere una porta da un nemico più grande lui. Ha il viso tondo e roseo e quando ride diventa tutto rosso. Gli occhi sono cerulei e dolci, molto vispi, espressivi e vivaci, il berrettino di lana calato fino alle sopracciglia non gli fanno colare il sudore sul viso, quasi fosse una spugna.
Ha la bocca un po' grossa, è sempre sorridente anche quando non è il caso, ma trasmette serenità e voglia di vivere, sensazione quanto mai necessaria a chi ha perso tutto. Nel movimento è agile nonostante sia ore che stia lavorando. E' arrivato in treno, poi insieme a dei compagni di liceo ha fatto l'autostop per arrivare in questo devastato paese. Si sono subito messi alla ricerca di qualcuno che potesse dargli indicazioni su come prestare la propria opera volontaria, ma ha dovuto aggiustarsi; le istituzioni non vedono di buon occhio chi, munito di grande voglia di fare, si presenta spontaneamente senza essere membro di un associazione riconosciuta. Impedimento presto superato con una scrollatine di spalle, un accidenti alla burocrazie e via subito alla ricerca di chi aveva bisogno una mano e non di carte bollate.
Eccolo qui, mani sporche e dolenti, di chi non conosce le callosità, jeans chiazzati dal fango, un piumino moncklear che non avrebbe mai pensato di assumere il color fango.
Gli stivali verdi li aveva presi dalla macchina del padre, forse sono di una misura più grande della sua, ma non importa qui c'è tanto da fare continua a ripetermi.
Anche Andrea fa parte di questa squadra di volontari del week-end: i suoi capelli sono castano chiaro, un ciuffo è biondo gli da un fascino particolare, sicuramente più adatto ad una passeggiata in centro che a spingere la carriola. Gli piacciono i film di avventura, ma senza le immagini di truci guerre.
è di carattere allegro, vivace e aperto, un grande ridacchione, le sue mani afferrano saldamente le manopole dalla carriola, dalla gomma quasi sgonfia, che con immensa fatica spinge inveendo contro un nessuno, ed ogni imprecazione sonora e coinvolgente è una risata divertita di tutta la compagnia: anche dell'anziano padrone di casa che con le mani nude cerca di salvare il possibile da quella martoriata casa.
Ogni qualvolta che l'anziano abitante di quella piccola casetta, trova qualcosa che non può salvare perché rotto o troppo fradicio, il suo sguardo s'impietrisce ed con getto di stizza lo lancia lontano come voler allontanare quei ricordi.
Chiara invece lo abbraccia teneramente quando trova qualche ricordo che riesce a salvare, e con cura estrae il fazzoletto dalla tasca e glielo pulisce, come un portaritratto con le foto dei famigliari più cari. Uomini e donne non hanno più lacrime, ma gli occhi sono umidi ed arrossati, chissà quali stilettate di dolore hanno subito in questa tragedia. Le uniche parole che riescono a profferire sono di ringraziamento nei confronti dei ragazzi, continuano a ringraziarli e a chiedergli se hanno fame, se hanno sete, forse non conoscono nemmeno i loro nomi ma li hanno simbolicamente adottati, li vedono come angeli, come membri di questa improvvisata famiglia.
Chiara, che è una loro compagna di classe e forse di banco di qualcuno di loro, di questo improvvisato manipolo di soccorritori,è di statura media e di corporatura magra. Il viso è ovale e gli occhi sono azzurri su una capigliatura liscia, dai capelli corti e tagliati a caschetto.
Nel movimento è un po' impacciata ma il carattere è allegro e fiducioso.
A Chiara vogliono tutti molto bene e quando la vedono in difficoltà corrono tutti ad aiutarla.
Mi fermerei a guardarli ed aiutarli tutto il tempo ma non posso, anche io ho il mio contributo da dare.
Hanno mangiato un piatto di pasta cucinato dagli alpini e bevuto un bicchiere di vino, stappato da una bottiglia salvata dalla furia delle acque. Non è certamente il pranzo della domenica che le loro mamme gli avrebbero preparato con tavola imbandita e tovaglie fresche di lavatrice e piatti in fine porcellana. Ora trovano gustoso e delizioso un piatto di penne al ragù mangiate seduti su un muretto in riva al fiume. Loro non lo sanno, ma questo pasto che ha l'odore schifoso del fango, non lo dimenticheranno più, ma non importa, sono pronti a ricominciare in questa università di strada.
Li guardo, hanno il fango addosso, hanno anche i capelli impastati, non riescono a scrollarselo da addosso. Mi sorridono, mi esprimono tanta tenerezza li vorrei abbracciare ma non posso. Questi ragazzi sono davvero la meglio gioventù e per loro occorre che ci impegniamo tutti. Il futuro del nostro paese, mi piace pensare, è messo in buone mani. La vita vince sempre, non è retorica e la semplice dimostrazione che esiste un domani.