Blog di Dante Paolo Ferraris

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All'ombra di Napoleone (X parte)

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ParigiNon puoi non viaggiare con il naso all'insù, e guardare intorno le meraviglie che ti circondano con gli occhi. Questo è l'effetto che fa a tutti noi la Sainte Chapelle, una cappella gotica che si trova sull'Île de la Cité, nel cuore della capitale di Francia. Fu voluta e costruita da Luigi IX in 6 anni, dal 1242 al 1248, ed è considerata uno dei massimi esempi di architettura gotica.
La cappella è su due piani, entrambi estremamente affascinanti. La cappella inferiore è dedicata alla Vergine la cui statua ci accoglie all'ingresso ed ai cui piedi vi è la strana figura di un drago dalla testa di re. L'interno, benché raccolto, è mozzafiato. Ti riempie di stupore, armoniosamente progettato, con il suo abside poligonale. La volta color cielo e magnificamente stellata, con le sue 4 campate è bassa, poggia su capitelli a uncino, collegati con strutture di sostegno "etresillons"(puntelli di legno o di pietra disposti tra due parti che tendono ad avvicinarsi).
Ci aggiriamo increduli tra le pareti decorate con 12 medaglioni che raffigurano gli Apostoli. Sulle colonne vi è alternanza tra il giglio di Francia su fondo azzurro e le torri di Castiglia che ricorda la madre di San Luigi: Bianca di Castiglia. Sono affascinato dalla straordinaria policromia creata dall'autore, che insieme alla splendida volta stellata ci fa girare tutti con il naso all'insù.
Mentre ci aggiriamo stregati dai colori e dall'atmosfera dell'ambiente, mi rendo conto di calpestare un pavimento lastricato da pietre tombali di tesorieri e canonici della Saint-Chapelle. Questa cappella inferiore era riservata ai ranghi più bassi della corte reale, quasi una chiesa parrocchiale del palazzo reale.
Attraverso una scala a chiocciola si sale alla cappella superiore, quella riservata alla corte reale. Entriamo da una piccola porticina e l'espressione degli sguardi di stupore di S&R sono paria alla mia, dove la sublimazione della fulgidezza dell'arte gotica è manifestata dai giochi di luce, colore, spazio ma anche spiritualità, che riescono a penetrarti come in pochi altri luoghi da me visitati.
Con S. commento la grandiosità delle sue straordinarie vetrate, che sono l'aspetto più conosciuto della cappella. Queste grandi finestre contengono complesse figurazioni che seguono un preciso programma iconografico incentrato soprattutto sull'Antico testamento (dalla genesi, alla libro dei numeri, di quello di Giosuè, di Isaia, Geremia e Tobia, Giuditta e Giobbe, di Ester il libro dei re,il libro dei giudici, l'albero di Jesse e ancora San Giovanni Evangelista e l'infanzia di Gesù) ma ciò che attrae di più la mia attenzione è la vetrata sulla storia delle reliquie della Passione.
Questa vetrata è da leggersi secondo l'ordine della scrittura bustrofedica (sistema di scrittura che si sviluppa dal basso a sinistra verso destra e poi salendo da destra verso sinistra.
La Sainte-Chapelle aveva bisogno di importanti reliquie e la vetrata racconta la scoperta di queste da parte di Sant'Elena a Gerusalemme, fino all'arrivo a Parigi della corona di spine di Gesù.
Infatti il devoto Luigi IX trattenne la preziosa reliquia della Passione di Cristo, avuta dall'Imperatore di Costantinopoli, Baldovino II, come pegno per un ingente prestito in denaro. La corona di spine costò la somma di centotrentacinquemila tornesi (Il tornese, o denaro tornese, era un denaro d'argento emesso per la prima volta agli inizi dell'XI secolo dall'Abbazia di San Martino a Tours in Francia. Insieme al parisino e all'angevino fu una delle monete più importanti della Francia medievale.). Per avere un idea di quanto era costata basta sapere che l'intera costruzione della Sainte-Chapelle costò quarantamila tornesi.
La Corona di spine, infatti, giunse a Parigi nel 1239, dove fu custodita nella Sainte Chapelle, fino alla Rivoluzione francese. Durante la Rivoluzione, la cappella fu trasformata in un ufficio amministrativo e le finestre oscurate da enormi schedari. La loro indimenticabile bellezza fu così inconsapevolmente preservata dagli atti vandalici, che distrussero invece i banchi del coro, devastarono lo schermo protettivo del crocifisso, abbatterono la guglia e dispersero le reliquie.
Reliquie che dapprima entrarono nel 1791 patrimonio della Biblioteque Nationale e solo dopo il concordato del 1801 la Corona fu restituita all'arcivescovo di Parigi. Nel 1806 la Corona fu assegnata al tesoro della cattedrale di Notre-Dame a Parigi, perché fosse custodita dai canonici della cattedrale, motivo per cui non possiamo ammirarla. Si può solamente visitare il luogo dove una grande teca la conteneva insieme ad altre 21 reliquie. La stessa teca esposta sulla tribuna fu fusa durante la Rivoluzione.
Sono rimasto per lungo tempo seduto su una sedia, all'interno della cappella mentre R&S si aggiravano a fotografare le vetrate. Ero incantato e rapito a guardare queste pareti di vetro dai mille colori, attraverso i quali filtrano giochi di luce particolarmente intensi e toccanti la mia immaginazione. La luce che vi transita adombra sul pavimento i medesimi disegni,in maniera che sembra di vedere immagini speculari.
Il mio pensiero corre veloce, con dubbi e le perplessità sull'autenticità delle reliquie. Oltre alla Corona di spine o Santa Corona, considerata reliquia della Passione di Gesù, nella Sainte Chapelle furono ospitate altre reliquie, come un pezzo della Vera Croce. Tra l'altro, avevo letto su qualche libro che di spine dalla Corona ne furono tolte numerose per essere donate a chiese e santuari per ragioni meritorie particolari. Infatti le trovi a Pisa, Roma, Vicenza, Andria, ma anche nella chiesa dei Lumi di Sant'Elpidio a Mare, nella chiesa di S. Maria Maggiore di Vasto, nel Convento della Sacra Spina di Petilia Policastro (Crotone) e ancora nella Chiesa di Santa Maria Assunta a Colle di Quarrata.
Lasciamo la Sainte-Chapelle ammirandone il rosone, aggiunto nel XV secolo, con la rappresentazione del libro profetico di San Giovanni: l'apocalisse. Ovviamente il re Luigi IX fu successivamente nominato santo dalla Chiesa cattolica come San Luigi.
Il palazzo reale anticamente era direttamente collegato alla Sainte-Chapelle, così Luigi IX, poteva passare dall'interno dei suoi palazzi alla Cappella reale. Ora a Parigi sul sedime di quello che era il palazzo reale troviamo il Palazzo di Giustizia.
Stranamente trovo qualche difficoltà a convincere i miei compagni di viaggio ad andare a far visita ai grandi Magazzini Printemps, ulteriore punto d'incontro della moda, in cui sono riuniti i maggiori stilisti. Questo grande shopping center, aperto nel 1865 da Jules Jalupot si sviluppa su tre edifici che vanno dai 6 ai 10 piani, esclusi quelli interrati. Insieme alla Galeries Lafayette è preso d'assalto dai parigini e dai turisti durante i saldi.
Ovviamente il mio interesse non è rivolto a quanto del meglio della Moda può offrire il grande magazzino ma piuttosto ai due grandi incendi che l'anno coinvolto, quello del 9 marzo 1881 dove 5000 m² vennero distrutti con un morto e 8 feriti, ed ancora quello del 28 settembre 1921.
Una bella serata la passiamo in un ristorante etnico, un "sushishop", locale molto piccolo ma caratteristico, dove dietro il bancone a servirti non trovi nessun giapponese, ma giovani aitanti ragazzi e ragazze francesi. Anche il servizio a domicilio è svolto da giovani studenti che a bordo dei loro ciclomotori ti consegnano a casa un pasto di pesce crudo.
Non è descrivibile ciò che R. ma anche S. sono riusciti ad ingurgitare, anch'io faccio la mia parte, ma sono molto più intento ad osservare i vari avventori, quasi tutti giovane coppie o adolescenti che chiassosamente occupano i pochi tavoli a disposizione. Uscendo da questo simpatico locale, R rimane colpito da una pubblicità che su un volantino descrive i prodotti tipici del ristorante ma soprattutto dal fatto che 2 euro di ogni box da esporto "REDBOX" venduto, va a favore della sezione locale di una nota associazione per cui R. lavora in Italia.



Fine X parte.