Blog di Dante Paolo Ferraris

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Le mutande

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Quante volte sulle riviste patinate o sui cartelloni pubblicitari ci capita di vedere giovani ragazzi palestrati, fratelli minori di Adone. Se costui fu una delle figure più complesse nei tempi classici (facendosi amare da moltissime donne e dee come Afrodite e Persefone, e facendosi anche odiare da altre divinità come Apollo), i suoi novelli epigoni non possono che scimmiottare tanta bellezza e sublimazione. Si possono limitare ad utilizzare la carta patinata e i nuovi media per mettere in mostra i loro corpi scolpiti a suon di sacrifici culinari, il tutto per mettere in mostra la mutanda maschile da vendere.
Infatti, quando mi dedico all'acquisto di questo capo d'abbigliamento, mi devo sempre confrontare con tanti aitanti virgulti che proponendo i loro corpo, stampato sulle confezioni, pensano di convincermi a comprarne un modello piuttosto che un altro. Mutande così pregiate e costose, da doverla tener bene aderenti al corpo e nascoste sotto pantaloni-cassaforte.
Ogni qualvolta devo fare tale acquisto, mi sento già a disagio, come se il negoziante mi osservasse per consigliarmi la mutanda più adatta, scartando o proponendo quella indossata in pubblicità da corpi glabri e dalle forme perfette, come se io dovessi adattarmi alla mutanda e non viceversa. La mia fisionomia, e credo anche quella della stragrande maggioranza degli uomini, non ha similitudine con quella fotografata sulle riviste patinate pubblicitarie che riproducono giovani boys.
Io capisco che gli scatti in cui è ritratto il modello texano Shawn Anthony Cruz possano considerarsi fotografie d'autore, passi anche il bell'Erasmo Viana, che promuove la linea di intimo maschile New Captain underwear ma il corpo della maggior parte degli uomini non corrisponde a tali modelli. Sicuramente sono ottimi testimonial per attirare una giovane fanciulla a donare al suo ragazzo un paio di queste mutande, forse speranzosa che un giorno il suo ranocchio si trasformi nelle fattezze del principe azzurro carioca. Sicuramente è stata un'ottima campagna promozionale per la carriera dell'aitante modello brasiliano che per invitarmi ad acquistare quelle mutande.
Non capisco invece la campagna pubblicitaria della linea di intimo disegnata da Christos Bibitsos per Modus Vivendi; dove un grappolo di discepoli di Adone si mostrano vestiti di sole mutande, in forme plastiche accattivanti, spesso a gambe divaricate, accompagnati da attrezzi sportivi come palline e racchette da tennis, corde per il salto, guantoni da boxe oppure vestiti da marinaretti con capellini e remi; la cosa più vistosa sono però i “pacchi” creati dalle mutande attillate. Di certo questi modelli sanno creare, grazie al loro gran ordine plastico, la giusta suggestione per acquirenti particolari.
Infatti le campagne di intimo maschile sono sempre più orientate a evidenziare fondoschiena e altre parti intime maschili nascoste. La domanda che mi sono sempre posto è: ma l'occhio di triglia bollita che strizzano i modelli a chi è rivolto? Che siano rivolti alle fidanzate, amanti o mogli speranzose nel miracolo della trasfigurazione?
Eppure con il termine mutande si indica un capo d'abbigliamento (sia maschile che femminile), in genere fatto di cotone, nylon, lycra, ma anche seta e tulle per le fanciulle, da indossare a contatto con le parti intime. "Mutanda" deriva dal gerundivo latino mutandus (del verbo mutare) che significa "da cambiarsi", quindi sinonimo di pulizia e di conseguente pudore, non certo usata per mettere in mostra qualcosa.
La storia ci insegna che fu per molto tempo un elemento di abbigliamento esclusivamente maschile: le donne non portavano mutande ma un camicione e l'uso femminile nel 1500 era in genere riservato alle peripatetiche. Solo all'inizio dell'Ottocento diventarono, pur fra molte resistenze, parte della biancheria femminile; era persino vietato nominarle e si chiamavano tubi della decenza, ma questa è un'altra storia e non riguarda il mio acquisto di mutande.
Gli antichi romani, per esempio, le indossavano prevalentemente per fare ginnastica e come costume da bagno (un po' strano) e si accontentavano della ubligatula (da subligare, cioè legare sotto), un pezzo di stoffa con un capo che cingeva la vita e l'altro che passava in mezzo alle gambe. I cugini greci non si ponevano neppure il problema, anzi, in giovinezza ostentavano i propri "tesori". Da adulti poi indossavano la tunica e quindi si copriva il tutto ed alcuni indossavano un perizoma.
Un indumento intimo di forma triangolare simile agli slip era presente nel guardaroba del faraone Tutankhamon, nel XIV secolo a.C. e durante il periodo longobardo, le mutande del maschietto erano anche note come femoralia; insomma, la mutanda l'abbiamo più o meno sempre indossata noi maschietti. Se volete, diciamo che ci è stata necessaria e utile per evitare di andare a spasso mostrando i genitali dondolanti, ma anche sopratutto per proteggerli (e poi non sono una cosa bella da mettere in mostra). Quindi la mutanda ha la capacità di assorbire il sudore, di evitare il surriscaldamento dei genitali e di non provocare irritazioni e oggi è disponibile nei modelli slip e boxer.
Tutti sanno la differenza tra i due capi d'abbigliamento che non si differenziano solo per il modello. Lo slip maschile, a differenza dei boxer, contiene i genitali di chi li indossa in una posizione relativamente fissa, in quanto sono più aderenti, fatto che lo rende molto diffuso tra chi pratica sport. Una differenza, credo, che né il faraone né l'imperatore si siano mai posti; e certo che non avevano a disposizione cataloghi patinati, o sfilate di moda di giovani virgulti che posavano per proporre modelli diversi di mutande.
Eppure devo scegliere mutande tra gli scatti ispirati che ritraggono dei buoni diavoli come quelli della Good Devil di Miami, in Florida, che fotografa giovani e aitanti modelli in pose che non lasciano dubbi; e non si vedono scoperti solo il culetto ma fanno intravedere anche altre parti, in un gioco di equilibri di stoffa che fanno sorridere e ti fanno domandare: "perché servono le mutande?"
E cosa dire di Anthony Greenfield (modello, cantante ed attore nato nel Michigan) che sfila in mutande sulle più prestigiose passerelle di moda. E qui mi domando: la mutanda (e non il costume da bagno), che si chiama intima, con chi devo condividerlo se non nella mia intimità famigliare?
Eppure tutti i modelli, compreso l'irresistibile Caio Cesar, come altri nomi di modelli da copertina, vere bellezze brune e bionde e dai fisici sempre perfetti che potrebbero sedere al cospetto di Adone ma anche di Narciso, sono di richiamo per tutte le case di produzione di intimo maschile. Ma io non sono né Adone né Narciso e non potrò mai esserlo!
Tornando al mio acquisto, tante e troppe volte mi sono domandato se al posto di atleti e modelli ci fossero ragazzi "normali" con pancetta o con la tartaruga spanciata, a promuovere la biancheria intima maschile, ma anche chi come il sottoscritto è diversamente giovane, la mutanda la venderebbero lo stesso?
Da ragazzino, per capire le tendenze di moda maschile attendevo l'arrivo del catalogo della Postalmarket o della Vestro, che dedicava anche due o tre pagine all'intimo femminile e maschile (a parte che le mutande erano pubblicizzate come mutande e che al massimo poteva variare il disegno e il colore del boxer o dello slip). La foto era con un primo piano sulla mutanda, era difficile vedere un corpo scolpito, comunque sempre coperto da una canottiera e da una t-shirt; ancor più difficile era vedere il viso del modello o addirittura il ginocchio. Eppure le mutande le usavamo tutti ieri come oggi.
Solo che oggi bisogna mettere in mostra il marchio o brand o la frase scritta sull'alto elastico che in taluni casi occorre far vedere fuori dai pantaloni.
Ed ecco che Frankie Morello è riuscito a diventare un novello Michelangelo della mutanda. Il celebre marchio, nato solo nel 1999, ha avuto la sua ascesa inarrestabile per il suo stile, spesso provocatorio e aggressivo, cambiando sostanzialmente lo scopo della mutanda da elemento protettivo e di igiene ad uno di provocazione e sensualità. L'unica cosa certa di Morello sono i suoi colori forti e i suoi prezzi tutt'altro che contenuti.
Oggi le immagini e i modelli di Postalmarket fanno sorridere in confronto alle campagne per l'intimo maschile. Infatti troviamo a far tentata vendita fidanzati famosi come Jesus Luz, il fidanzatino di Madonna o il modello Brandon David, per non citare David Beckham.
Le mutande, per lo più i boxer, sono quasi tutte elasticizzate e le parti anatomiche ne danno forma, un po' come quelle dei giullari medievali; me ne sono accorto purtroppo quando una mia intima amica mi si è rivolta, con un sorrisino ironico, e mi ha detto "Dante non hai culo" e non inteso come assenza di fortuna,perché in questo caso ne ero conscio, ma in quello materiale, cosa a cui non avevo mai fatto caso.
Oggi, drammaticamente, con la mutanda elasticizzata le forme del lato B sono evidenziate, messe in bella mostra e a chi non è dotato di un culetto a forma di pesca, la mutanda che non perdona mette in mostra parti flaccide e piatte. Non a caso Oscar Wilde affermava "Un fondoschiena veramente ben fatto è l'unico legame tra Arte e Natura". E siamo sinceri: tutti noi maschietti guardiamo il fondoschiena del "gentil sesso", lo apprezziamo quando è soprattutto rotondo, alto e sodo e con un bel distacco non troppo pronunciato dalla coscia. Ci sono anche donne pronte a giurare che la prima cosa che guardano in un uomo è il sedere e apertamente preferiscono ammirare un fondoschiena, che non deve essere piatto e nemmeno flaccido ma tonico. Insomma, anche le donne penalizzano fortemente il proprio uomo se non ha il sedere al Top e la mutanda elasticizzata favorisce chi ha già tanta dotazione.
Considerato che non potrò mai essere come Alejandro Salgueiro, la cui caratteristica è certamente il suo naso così pronunciato e imperfetto da donargli quel fascino rude e virile, ma che promuove sulle carta patinata mutande (fatto che credo faccia scordare ai più il naso); neppure come Juan Esteban Berrio (colombiano), modello che promuove le mutande della Pikante in posizioni decisamente hot, o anche come Anton Antipov (bielorusso), che indossa capi Undergear, che mutanda potrà andar bene ad un panciuto cinquantenne?
Il fatto che mi sembra più curioso è che alla fine il capo d'abbigliamento passa proprio in secondo piano, per mettere in evidenza il proprio corpo; come se indossando quelle mutande, come nei film di magia, anche il mio corpicino, sgraziato e cicciottante oltre quasi incartapecorito, si trasformasse e si rigenerasse.
Ma, a parte il sottoscritto, vi sono ancora uomini che indossano gli slip bianchi?
Se proprio dovessi portare un paio di mutande disegnate vorrei che ci fossero sopra delle illustrazioni di famosi fumetti: tipo Superman, Spiderman, Hulk, ecc... almeno se davvero hanno poteri magici mi trasformerei in un supereroe. Certamente la mia amica non si azzarderebbe a indicarmi il mio difettuccio.
Alla fine comprerò la mutanda guardando sopratutto il prezzo, intanto le mutande di Shawn Anthony Cruz, Erasmo Viana, Alejandro Salgueiro, Juan Esteban Berrio, Anton Antipov, Brandon David, Jesus Luz, Anthony Greenfield, David Beckam, e Caio Cesar non sono molte diverse dalla mia (il pericolo della riga di colore naturale e di pezzarle rimane identico); l'importante è cambiarsele tutti i giorni perché l'igiene non ha i colori o i disegni della tartaruga ma odori!
Molte frasi sulle mutande sono state scritte, e ne ho scelte due che mi piacciono e che condivido, come l'aforisma di Clelia Moccia: "Il sorriso, la dignità e le mutande sono le uniche cose che nessuno deve mai riuscire a portarti via senza il tuo permesso". O la celebre frase scritta o detta nel film "La leggenda del pianista sull'oceano" del 1998: "Non mi piacciono i segreti: sanno di mutande sporche" di Peter Vaughan.