Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il bagno delle donne

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bagno donneA cena con amici, al ristorante o in pizzeria, ma anche al bar gustando un gelato, mi è spesso capitato in compagnia del gentil sesso di pormi una domanda, e non credo di essere l'unico maschietto a porsela. Perché le donne vanno in bagno in coppia?
Ovviamente è una domanda che per lungo tempo è stata senza risposta, o quantomeno mi ero dato la mia risposta. Invecchiando, lasciandomi alle spalle alcuni pudici timori, mi sono guardato intorno, ho scelto le mie candidate e ho affrontato l'argomento con fare curioso ma divertito. Diverse sono state le reazioni, intimorite, scandalizzate ma anche disposte a parlarne, cancellando il tabù che nascondeva l'argomento.
La prima certezza che ho avuto è che le donne che vanno in due al bagno, non sempre hanno realmente necessità di utilizzare la toilette per lo scopo a cui è stata destinata, ma devono spettegolare di qualcosa o qualcuno. Un'usanza tipica del genere femminile, io non sono mai andato in bagno in compagnia di un altro uomo e non ho mai visto nemmeno miei amici assentarsi per accompagnarsi alla toilette.
Un comportamento, forse, ereditato dai tempi primordiali, dettato da un'esigenza di difendersi da eventuali aggressioni, quando si era ancora a diretto contatto con la natura. Appartarsi significava esporsi a possibili attacchi di animali feroci, e la posa obbligata accovacciata assunta dalle donne le rendeva sicuramente più vulnerabili rispetto al sesso maschile, motivo per cui le donne avrebbero iniziato ad accompagnarsi.
La giustificazione più frequente, raccolta tra colleghe ed amiche, è quella che se si deve usare il bagno di un locale pubblico, non ci si sente sicure delle condizioni del luogo, sopratutto per la possibilità che non si possa chiudere la porta o addirittura sia un locale buio e quindi più facile preda di malintenzionati. Nel primo caso l'amica potrebbe stare davanti alla porta a mò di guardia giurata affinché nessuno entri, oppure da dentro tenere la porta ben chiusa per lo stesso motivo. Inoltre può tenere la borsa all'amica perché quasi mai nei WC vi è un gancio da appenderle o un mobiletto da depositarle.
Infatti un'altra risposta comune è stata che ci si va insieme alle amiche perché solitamente i bagni per le donne sono trascurati, sporchi e poco attrezzati e questo le costringe a chiedere alle amiche di venire a farle da guardarobiere, per tenere le borsette, giacche e quant'altro. Ma in realtà qualcuna ha paura di rimanere chiusa dentro al locale wc, quindi la compagna di viaggio per la latrina deve garantirne l’incolumità.
Pensare che il problema della privacy non era di fondamentale importanza nell'antica Roma. Non è certo che uomini e donne frequentassero gli stessi wc pubblici, ma è certo che le latrine foriche erano costituite da pesanti basamenti in pietra o in marmo su cui erano posti dei sedili, l'uno accanto all'altro in una grande stanza. Non vi racconto il funzionamento, ma certo non c'erano porte da chiudere, anzi vi erano grandi finestre per arieggiare l'ambiente ed evitare l'inevitabile lezzo...
Ma hanno altresì confessato alcune colleghe che utilizzano la scusa dell'andare in bagno per innumerevoli motivi, e che non hanno nulla a che fare con il bisogno fisiologico ma per una sistematina al trucco e ai capelli e qualcuna ne approfitta per fumare una sigaretta.
Ma come è possibile che una donna si metta a posto trucco e capelli visto che non sempre i bagni dei locali pubblici hanno specchi decenti? Ovviamente in questo caso l'accompagnatrice si tramuta o in estetista, pronta ad incipriargli il naso, o in uno specchio parlante.
Si potrebbe quindi pensare che l'abitudine femminile di farsi accompagnare alla toilette possa essere una forma di retaggio ancestrale, sulla necessità di protezione ma anche in situazioni nemmeno tanto stereotipate legate alla vanità e perché no, per raccontarsi l'ultimo pettegolezzo al riparo da orecchie indiscrete.
Scandalizzata, una collega un po' anziana, benché di "ampie" vedute, mi chiede se avessi paura che tutte le donne che vanno alla toilette accompagnate da una amica fossero lesbiche; posso tranquillamente affermare che era un caso assolutamente a cui non avevo mai pensato e credo comunque raro.
Sicuramente l'oggetto di questo post potrà forse far sorridere qualcuno e in effetti l'argomento è un po' imbarazzante, ma sempre di costume si tratta e poi è una necessità fisiologica di tutti che ci piaccia o non ci piaccia. Una necessità di sempre e che sicuramente sempre esisterà, pensando che in tempi antichi questi spazi pubblici (vespasiani) erano ovunque, mentre oggi si è costretti ad entrare in un bar, chiedere per favore ed acquistare una consumazione per poter fare i propri bisogni fisiologici. Senza parlare poi dei WC delle grandi stazioni ferroviarie, tutti a pagamento, con tanto di tornelli d'accesso, che se non hai con te la moneta rischi di fartela addosso.
Comunque sia posso solo immaginare cosa succede dietro quella porta chiusa della latrina, dove due amiche si ritrovano, scambiandosi pettegolezzi e racconti di vita quotidiana.
La forma del vaso sanitario è importante; tutto cambia se si tratta del water closet o del vaso alla turca. Una cosa che le mamme hanno insegnato ai propri figli è stato sicuramente quello di non appoggiarsi mai al water closet, di pulire la tavoletta e ricoprire il perimetro con la carta igienica, ovviamente se c'è (naturalmente per i maschietti questa attività viene svolta solo se si deve stare in posizione seduta e quindi per attività più impegnative). Trovare la posizione e riuscire a bilanciarsi sulla tazza facendo come per sedersi ma senza che il corpo venga a contatto con la tavoletta non è facile, sembra sempre di essere equilibristi. Una posizione terribilmente difficile da mantenere quando hai la vescica che sta per esplodere e ciò è valido anche per noi maschietti.
Ma prima di iniziare l'attività acrobatica, se noi abbiamo una giacchetta da appendere o al massimo il borsello, la nostra Lei deve trovare un gancio o un appoggio per la vistosa borsa oltreché per altri capi d'abbigliamento. Il problema che il gancio sulla porta non c'è quasi mai; con gli occhi ispeziona la zona, di posare qualcosa sul pavimento non se ne parla, laghetti di liquidi non ben definiti fanno da corona al water, per cui, mi confida una collega, se può l'appende al collo ed è il momento in cui rimpiange di averla riempita di cose inutili che la rendono pesantissima. Ecco che l'amica che l'accompagna al bagno fa di nuovo comodo.
Quando entri, che tu sia maschietto o femminuccia, e ti accorgi che non c'è la chiave o non vi è la possibilità di chiudersi dentro, inizi a recitare il rosario del demonio. Per noi maschi il problema si limita a tenere la porta con la mano o al massimo con il piede, comunque sia senza fare troppi danni. Ma per una donna che deve tenere con una mano la maniglia della porta, mentre con l'altra si abbassa i pantaloni assumendo la posizione accovacciata e sospirando dirsi tra se e se "finalmente", tutto è più difficile.
Se poi non ha potuto coprire la tazza con una moltitudine di fazzoletti o di strappi di carta igienica si ritrova sospesa a mezz'aria; vorrebbe sedersi, ma non può, e benché dentro di se pensa che non accadrebbe nulla, sicuramente alla memoria ritorna la voce di sua madre che le raccomanda di non sedersi mai su un water, spietato portatore di malattie e di peli pubici abbandonati e schizzi estranei, inoltre il timore di raccogliere gli effluvi di liquidi di una altra donna fanno desistere dal desiderio di sedersi.
A questo punto m'immagino, diversamente non posso fare, che la nostra Lei con incommensurabile cura allarghi le gambe e che queste comincino a tremargli, proprio perché si trova con il lato B sospeso in aria, nella posizione meno dignitosa della propria vita, ginocchia semi-flesse e sedere all'aria, i pantaloni abbassati o la gonna alzata, la mutandina che stringe le gambe e che blocca la circolazione, il braccio teso che fa forza contro la porta e la borsa pesantissima appesa al collo. Essere sole in quell'angusto spazio crea un mare di problemi ed allora l'aiuto di una compagna di viaggio nella toilette diventa fondamentale, anche per evitare che tale posizione possa creare un errore di calcolo, cioè il piccolo zampillo che schizza sulle calze se non sulle scarpe; non oso immaginare i pensieri che corrono nella mente di Lei. Riuscire a mantenere una così scomoda ma stoica posizione richiede grande esperienza e concentrazione.
La compagna di "mission" diventa così utile per tenere la borsetta e la porta chiusa, ma anche per aiutarla a tenere la scomoda posizione, sopratutto se la nostra Lei è anziana o anche semplicemente inesperta in arti circensi.
Ma credo che il peggio non sia finito perché, giunto il momento di nettarsi, la nostra Lei cerca il rotolo di carta igienica che potrebbe essere finito o quasi, e allora l'immagino grondare di sudore e sperare che tra quelle cianfrusaglie che ha in borsa ci sia un intero pacchetto di fazzoletti di carta.
Per cercarlo al suo interno deve per forza lasciare la maniglia della porta e credo si auguri che in quei pochi attimi nessuno tenti di entrare, ma non appena lascia la porta, qualcuno la spinge ed eccola che prontamente, con una forza nascosta riesce a bloccarla con un movimento brusco, urlando "O-CCU-PA-TOO!", per timore che tutti la vedano semiseduta con il lato B in aria e con i pantaloni abbassati.
Per fortuna a quel grido tutto si blocca e adesso può lasciare la maniglia della porta senza timore, nessuno oserà più aprirla di nuovo.
Ma la sua debacle non è finita, Lei si è alzata dalla posizione "ninja" esausta, quando si alza in piedi non sente più le gambe ed ha le formiche i piedi, si riveste velocemente e tira lo sciacquone! Che se non funziona, ed è valido anche per i maschietti, preferirebbe non uscire più da quel cubicolo, perché l'assale la vergogna di essere additata da coloro che sono fuori in coda, di essere una sozzona.
Sono anche convinto che, appena uscita, il ricordo della madre ritornerebbe, sapendo che avrebbe sorriso e apprezzato, perché il culo non ha mai toccato un water pubblico, evitando non si sa quali malattie avrebbe potuto prendere sedendosi e che la madre le raccontava ogni volta.
E anche quando, finalmente, raggiunge il lavandino per lavarsi, occorre obbligatoriamente essere almeno in due. Il lavabo o è piccolo e non vi si può appoggiare la borsa, o è tutto bagnato e anche in questo caso, se non c'è la compagna di "mission", è costretta ad appendersi la borsa alla spalla o stringerla tra le gambe obbligandola ad assumere la posizione da gobbo di Notre Dame per non far cadere la borsa nel lavandino, e tutto ciò solo per lavarsi le mani. Poi è tutto in discesa e se non ci sono le salviette di carta si spera che funzioni l'essiccatore ventilato e se non vi è nemmeno quello la Lei, ma anche noi, ci si augura di aver avanzato dei fazzoletti di carta. Il rischio è che si finisce per asciugarsi le mani nei pantaloni, ma allora la compagna di "mission" potrebbe cedere un suo fazzolettino di carta e tenere la borsa mentre si lava le mani.
Ma come abbiamo detto, talvolta le necessità fisiologiche non sempre c'entrano con l'allontanarsi dalla compagnia per raggiungere la toilette, ma servono anche per truccarsi davanti allo specchio mentre si spettegola sui commensali o su altri frequentatori del locale, ma anche su altri piccanti racconti che i maschietti o anche le "amiche" rivali non devono ascoltare, ecco che la mission con l'amica è più interessante.
I pettegolezzi non sono in grado di descriverli e raccontarli, sia per la quantità e varietà che le donne con la loro esagerata fantasia possono creare, non che gli uomini siano diversi, sicuramente sono meno poetici, osservatori e certamente non meno maligni.
Poi se lo specchio non c'è, o è piccolo, ecco che il fard, il ritocco di ombretto o il rossetto diventano difficili da mettere su proprio viso, a meno che la nostra compagna di "mission" si trasformi in un abile truccatrice.
Anni di lotte femministe per la parità dei sessi fanno si che le nostre amiche, dopo aver rapidamente e giustamente raggiunto fulgide carriere professionali, tutto possono fare, ma non andare in bagno da sole a fare la pipì.
Il vero dramma è quando Lei non ha amiche con cui andare in "mission", e cercarsi una compagna non è sempre così facile, ecco che vedi il fidanzato o un amico che dovrà fare la guardia fuori dalla porta. È un'attività che mette terribilmente a disagio, almeno così succede a me; l'impegno temporale potrebbe variare dai quindici ai trenta minuti proprio perché, essendo sola, anche la più semplice delle operazioni, come abbiamo descritto, richiede una quantità non indifferente di tempo, e l'accompagnatore può limitarsi solo a tenere giacche e borse, ma non può impegnarsi nel trucco se non solamente dire che il maquillage fai da te è stato fatto bene. Provate a contrariarle!
Comunque sia, nell'accompagnare Lei, trovi coda davanti alla porta del bagno e nel mio caso, mi rendo conto che sto diventando membro, anche se provvisorio, di un gregge che all'improvviso, alla presenza del maschio, attenua i propri mormorii, alias pettegolezzi. Mi ritrovo nel bel mezzo di una coda di donne che forse avrebbe preferito che il maschio estraneo fosse stato Gabriel Garko o un suo emulo, e non posso far altro che aspettare, sorridendo amabilmente a coloro che aspettano il loro turno con le gambe incrociate. In quei momenti non riesco a sorridere spontaneamente, cosciente del fatto che stanno passando le pene dell'inferno con la vescica piena e che il tempo di permanenza di colei che in quel momento occupa il cubicolo del bagno sembra un'eternità.
Si può inoltre veder uscire da quel cubicolo, delle dimensioni di una cabina telefonica, anche tre ragazze insieme e allora mi domando come hanno fatto a starci tutte tre?
La coda al bagno ha sempre delle precedenze, come quando arriva la mamma con "la bambina piccola che non può più trattenersi" e ne approfittano per passare avanti a tutte.
Ogni tanto qualcuna osserva sotto la porta sotto per vedere se si vedono le gambe di qualcun'altra e questo atteggiamento lo individuo come l'annuncio di chi è arrivata al limite della sopportazione e in questo caso ci si può aspettare veramente di tutto.
Quando finalmente la porta si chiude dietro alla mia amica, arriva il momento più terribile, cala un velo omertoso su chi rimane fuori e mi immagino i pensieri di tutte coloro che mi circondano e non capisco se ti apprezzano o se mi considerano uno sfigato o lo schiavetto di turno.
Il tempo fuori dal bagno, in attesa, sembra eterno e quando ti senti addosso gli occhi delle donne che ti circondano e ti fissano, ti assalgono i sensi di colpa, come se con i loro sguardi mi colpevolizzassero del tempo che la mia Lei, occupa il bagno. Allora abbassi lo sguardo e non lo alzi più fino che non si apre la porta ed esce Lei.
Ma i sensi di colpa se li fanno anche loro, quando escono dal bagno e tornano in nostra compagnia. La domanda più banale, se vi è confidenza è sempre "Perché ci hai messo tanto?" con la risposta ormai scontata "C'era molta coda".
Scoperto ed analizzato questo importante pezzo di vita quotidiana, comprendo il motivo per cui le donne vanno in bagno in gruppo, per utilità, anche se il vezzo del trucco e del pettegolezzo spesso rendono meno dignitosa la loro "mission" di gruppo.
Tornando alle mie "interviste", capisco perché i racconti sono sempre pudici, se non vince la ritrosia nel raccontare una parte "segreta" del proprio quotidiano.
E difficile far comprendere ed ammettere tali difficoltà, per una semplice pisciatina.
Un altra risposta che ho ascoltato è "Per sentirci più sicure … visto che i bagni sono sempre posizionati in luoghi bui e appartati, spesso nel retro dei locali".
Benché se ora non mi stupirò più nel vedere allontanarsi le "amiche" in coppia per recarsi alla toilette e tanto meno porrò la domanda stupida sul tempo trascorso nei bagni, non posso esimermi dal giustificare questo mio post e il mio pensiero con una celebre frase di Ovidio "Nitimur in vetitum semper cupimusque negatum", ossia "Propendiamo sempre per ciò che è vietato e desideriamo ciò che ci è negato", in questo caso la curiosità.