Blog di Dante Paolo Ferraris

  • Aumenta dimensione caratteri
  • Dimensione caratteri predefinita
  • Diminuisci dimensione caratteri
Messaggio
  • EU e-Privacy Directive

    This website uses cookies to manage authentication, navigation, and other functions. By using our website, you agree that we can place these types of cookies on your device.

    View e-Privacy Directive Documents

LVGA

E-mail Stampa PDF
LuganoTorno a Lugano dopo tanto tempo, dove passai giorni intensi ed emozionanti qualche anno fa (ormai diversi lustri) quando acquisii un importate titolo accademico. Non vissi quei giorni come momento di svago ma di impegno e pertanto non ebbi modo di visitare con attenzione la prima città della Svizzera italiana, che si distende tra il Monte San Salvatore, il Monte Brè e il Gazzirola specchiandosi armoniosamente sul lago che porta il suo nome, conosciuto anche come lago Ceresio.
La strada che abbiamo fatto per raggiungere la città di Lugano è la stessa di sempre, non è cambiato un granché dopo oltre vent'anni, anche la coda al confine!
La città ci accoglie in una giornata di sole, benché la primavera sia ancora lontana a venire. Lugano e la sua architettura mi hanno sempre affascinato, evidenziando un carattere prettamente lombardo intramezzato da palazzi moderni, simbolo di una estesa speculazione edilizia che ha però sapientemente trasformato alcuni suoi quartieri cittadini. Questa città, oltre che sul turismo, basa la propria economia sulle numerose banche presenti e sul settore finanziario in generale che pare sempre accrescersi, inoltre ha anche un fiorente tessuto industriale, ospitando industrie tessili, della carta e della cioccolata!
Con gli amici alloggiamo in un bell'albergo al quartiere Paradiso, un hotel di gran lusso con tanto di concergies internazionali, arredo moderno e ospitale ma ciò che ci ha sorpreso di più è stata la camera che ci ha ospitato per alcune notti. Grande, luminosa, attrezzata di tutti i comfort necessari e dotata di una particolare parete divisoria tra la stanza da bagno e la camera da letto, realizzata infatti in vetro elettro opacizzante a cristalli liquidi, che ci ha fatto impegnare un po' di tempo per capirne il funzionamento.
D'altra parte questo è un quartiere famoso per la discreta ospitalità femminile, tra l'altro si dice che sia molto onerosa e conseguentemente alberghi con questi particolari costruttivi possono sicuramente favorire l'eccitamento per un convivio amoroso, facendo di Lugano anche una città viziosa.
La città è caratterizzata da un clima continentale, con condizioni meteo molto variabili a seconda della stagione, ma devo dire che nei giorni nella nostra permanenza ci sono state splendide giornate da permettere passeggiate lungo il lago per ammirare le montagne sullo sfondo rispecchiarsi nell'acqua, deliziando i sensi.
Nei momenti liberi con gli amici cerchiamo di visitare il centro storico della cittadina lacustre non seguendo un percorso ideale ma piuttosto andando nella direzione indicata dalla punta delle nostre scarpe. Talvolta è più entusiasmante girovagare a caso e farsi stupire da scorci panoramici o da bellezze architettoniche che improvvisamente ti appaiono di fronte. La via Nassa è une delle vie storiche di Lugano, lungo la quale vi sono negozi particolarmente raffinati e che certo sono molto lontani dalle mie possibilità economiche per un eventuale shopping. È una via pressoché tutta porticata ed è possibile trovare negozi di vario genere, dalle gioiellerie alle boutique d'abbigliamento, dalla gastronomia ai negozi di antichità. Certamente via Nassa è "la via dello shopping" di Lugano per eccellenza, anche per quell'atmosfera elegante e raffinata che la circonda.
Da sempre questa via è stata al centro delle attività economiche, infatti nel Seicento e nel Settecento alle case luganesi che prospettavano sul lago, vennero aggiunti o rinnovati i portici, in quanto permettevano ai pedoni un passeggio sicuro e consentivano ai proprietari delle botteghe di mettere in mostra la loro merce. Essi inoltre davano riparo alle barche da pesca e da trasporto e i pescatori potevano stendervi reti e tramagli ad asciugare. Quasi a metà di via Nassa entriamo a visitare la piccola chiesa di San Carlo Borromeo, un edificio religioso barocco del 1640. La chiesa ha una pianta ad unica navata suddivisa in due campate e coperta da una volta a botte lunettata. Mentre la Chiesa di S. Maria degli Angioli, che siamo riusciti a visitare solo l'ultimo giorno ed ubicata proprio all'inizio di via Nassa, è un edificio religioso tardo romanico. La facciata, realizzata in blocchi di pietra con tre guglie sopra la falda del tetto, si affaccia direttamente sul lago ed è a capanna, sorretta da un tetto a capriate semplice e sobrio, proprio come prevedeva l'Ordine francescano, essendo anticamente questa chiesa annessa ad un convento di frati minori francescani. Entrando mestamente veniamo accolti dal più famoso affresco rinascimentale svizzero, che occupa tutta la parete divisoria della navata: "La Passione e la Crocifissione di Cristo" del 1529. L'affresco si caratterizza per la grande vivacità della scena nonostante la scena drammatica della crocifissione. Ritrae infatti, un gruppo di soldati intenti a giocarsi a dadi le vesti del Cristo, le pie donne che sostengono la Vergine, oltre alle figure della Maddalena e di San Giovanni.
La composizione della scena, anche se vista fuggevolmente, presenta una notevole ricchezza dei particolari trasferendo sul visitatore un forte impatto di pathos. Meriterebbe di potersi sedere su una comoda poltrona per gustarselo poco a poco. Questo incredibile affresco mette in secondo piano altre pregevoli opere come il dipinto "dell'Ultima Cena" sulla parete sinistra della navata e l'affresco della "Madonna con Gesù Bambino" e "San Giovannino", collocati sulla parete orientale della prima cappella laterale. La chiesa di Santa Maria degli Angeli sorse per iniziativa dei luganesi in segno di ringraziamento per due importanti avvenimenti. In primis la chiesa voleva celebrare la ritrovata concordia tra i cittadini dopo le lotte tra guelfi e ghibellini, in secondo luogo si intendeva ringraziare i frati Francescani Osservanti per la loro opera di carità durante la peste del 1498.
Sempre su via Nassa si prospetta il centralissimo largo o piazza Battaglini, tra il lungo-lago e l'elegante via Nassa, la versione ticinese della Rue Rivoli di Parigi, dedicata con il suo monumento in stile liberty a Carlo Battaglini (1812 – 1888). Costui fu avvocato, giornalista ed esponente politico della vita pubblica ticinese di cui fu anche Sindaco, annoverato tra i promotori della costruzione della ferrovia del Gottardo. Sempre sulla stessa piazza, ma fronte a via Nassa troviamo due statue in bronzo, modernissime e surrealiste, la prima rappresenta un equino che porta sul groppone, posto a mo di sottosella, un enorme orologio, l'altra riproduce sempre un orologio che però pare sciogliersi al sole, quasi fosse di cioccolata, tanto per rimanere in tema con la Svizzera. Sono orologi, anzi sculture realizzate da Dalì. In francese potremmo dire "la montre qui dègouline" infatti il tempo scorre come il cioccolato che si scioglie e "gocciola" al sole.

Via Nassa poi si apre a forma triangolare ed apre verso via Pessina, dove la nostra attenzione va verso il negozio di un artigiano "gioielliere", d'altronde non potrei definire diversamente il negozio di un fruttivendolo che ha esposto in bella vista i prodotti della terra, creando vere composizioni di frutta e verdura i cui colori ci anticipano la primavera, ma che è anche un giro per il mondo, visto la grande quantità di frutta tropicale esposta. Oltre alla bellezza della composizione della frutta, tutta lucidata e senza nessun difetto che pare uscita da una fabbrica anziché creata dalla natura, i prezzi sono così esosi da giustificare la presenza di un vetrinista e di un addetto alla lucidatura delle mele, che poggiate in cassette di legno impreziosite da carte colorate risaltano come brillanti in una gioielleria.
La strada che ci porta alla cattedrale è stretta ed in salita, costellata da piccoli e caratteristici negozi di chincaglieria, etnici e d'arte ma proprio per questo è un percorso piacevole, e di tanto in tanto ci soffermiamo ad osservare le vetrine delle numerose piccole boutique, gioiellerie artigianali, negozi di antichità, articoli regalo e a gustarci con gli occhi anche angoli molto pittoreschi.
Si tratta di una zona molto diversa dal lungo lago, pare conservare un'atmosfera d'altri tempi, che potrei affermare tipicamente ticinese.
La Cattedrale di San Lorenzo, patrono della città, ha origini protomedievali, credo risalga al secolo XIII ma nel corso degli anni è stata molto rimaneggiata. Ha una bella facciata rinascimentale a due ordini di lesene, con tre bei portali ornati di splendide decorazioni. Il portale di sinistra è chiamato "Portale degli uccelli", perché decorato con uccelli, quello di destra è detto "Portale dei giorni brevi", il "Portale centrale", denominato anche "Portale dei Santi", è invece coronato da un architrave con cinque medaglioni contenenti busti di santi. Purtroppo l'interno, sia perché scarsamente illuminato, sia perché parzialmente chiuso da grandi pannelli a protezione dei restauri in corso, non ci permette una accurata visita. Presenta comunque tre navate sulle quali si aprono diverse cappelle, per lo più barocche.
Anticamente veniva citata con l'appellativo di plebana, quando l'edificio era costruito in stile romanico ed era orientato in senso opposto rispetto all'edificio attuale come dimostra la base romanica del campanile. Continuiamo la visita alla cittadina, le cui vie sono animate dalla vivacità delle molte botteghe che si affacciano lungo i suoi fianchi.
Vagando per la città, arriviamo in Piazza Dante, punto di passeggio e nodo commerciale cittadino.
Qui non possiamo non entrare nella Chiesa di S. Antonio Abate, in cui si sta officiando la messa, motivo per il quale ci soffermiamo poco per non disturbare i fedeli; comunque sia la chiesa è di chiara matrice di fine XVII secolo e inizio del XVIII. Mi soffermo a curiosare e a leggere cosa è inciso su una lapide posta sulla facciata neobizantina della sagrestia che ricorda la presenza di Alessandro Manzoni che fu allievo per due anni, dal 1796 al 1798, al collegio dei Comaschi una volta annesso alla chiesa ed oggi scomparso.
D'obbligo una sosta in un bellissimo e accattivante negozio di caramelle, dove ne acquisto un enorme sacchetto, che inizio a mangiarmi mentre continuiamo la passeggiata.
Facciamo una visita anche in Piazza S. Rocco dove insiste l'omonima Chiesa di San Rocco.
Edificata nel XVI secolo sulla preesistente chiesa di San Biagio, e consacrata a San Rocco in seguito ad una terribile pestilenza che aveva colpito Lugano tra la prima e la seconda decade del 1500, proprio in segno di omaggio e devozione al santo di Montpellier noto per avere operato miracolose guarigioni d'appestati in gran parte d'Italia.
La storia di San Rocco è illustrata nel ciclo degli affreschi posti all'interno della chiesa, ricordo solo che nacque a Montpellier nel 1235 da famiglia nobile. Durante il XIII secolo divenne molto conosciuto proprio per le sue miracolose guarigioni e quando egli stesso fu attaccato dal morbo, ebbe come unico amico un cane che gli stette accanto leccandogli le piaghe e portandogli del cibo. Ed è per questo motivo che spesso il santo viene raffigurato accanto ad un cane. La chiesa di San Rocco è un edificio in stile barocco che si presenta con una pianta ad unica navata sovrastata da una volta a botte lunettata, caratteristica è la sua cupola ottagonale.
Prima di arrivare in piazza della Riforma sostiamo davanti d una vetrina di una agenzia immobiliare specializzata nella vendita di residenze di lusso, tra le quali notiamo diverse importanti cascine, ville storiche e castelli dell'alessandrino e astigiano. Ci amareggia molto vedere le ricchezze e il patrimonio del Monferrato venduto in una vetrina svizzera.
Cerchiamo di rincuorarci, masticando le gommose caramelle spaccadenti che abbiamo da poco acquistato, giungendo in Piazza della Riforma, dove si trova il Palazzo Civico.
La piazza è coronata da bei palazzi storici, in cui al pianterreno sono stati ricavati bar e ristoranti, ed è assai trafficata sia da turisti che da residenti. Il palazzo è stato costruito nel 1844 come sede del Governo Cantonale; infatti l'allora Costituzione del 1814 prevedeva l'alternanza, ogni sei anni, della capitale tra Bellinzona, Locarno e Lugano.
L'edificio fu costruito con enormi sacrifici per i cittadini, ricordati peraltro in un'iscrizione sulla facciata "Fabbricato con i denari dei cittadini nel 1844". Quando nel 1890 Bellinzona divenne capitale cantonale, il Palazzo Civico diventò sede dell'Assemblea comunale, del Municipio e dell'Amministrazione.
Vorremmo entrare nella corte del Palazzo, ma non ci è possibile proprio perché ormai è chiuso per la tarda ora che si è fatto e quindi ci limitiamo pertanto a guardarlo dall'esterno, piazzandoci al centro della piazza e sbirciando aldilà della cancellata. Alzando lo sguardo verso il frontone della facciata osserviamo quattro statue rappresentanti la Religione, la Concordia, la Forza e la Libertà, in atto di cingere l'orologio pubblico.
Al centro del frontone del palazzo, troneggia lo stemma della città con la scritta "LVGA" e al lato destro dello stemma, in posizione seduta, ed idealmente in contrapposizione rispetto alla statua della Concordia, appare l'allegoria della Forza. Sul significato della sigla LVGA nella grafica dello stemma esistono molteplici ipotesi, ma non ho trovato interpretazioni ufficiali. La testimonianza più antica dello stemma della città, sfondo rosso e la croce argentata con la sigla LVGA risale al 1588.
L'utilizzo della V al posto della U, alla maniera delle iscrizioni romane, potrebbe far supporre che l'origine sia romana, quasi indicasse la presenza di una legione romana e derivasse perciò dall'acronimo della "Legio V (quinta) Gaunica Auxiliares", una legione ausiliaria dell'impero romano, ma pare che ciò sia destituito di ogni fondamento. Un'altra interpretazione, tra l'altro molto discutibile anch'essa, indicherebbe che la sigla LVGA sia l'acronimo di "La Vera Giustizia Antica". Più credibile la versione che LVGA non sia nient'altro che l'abbreviazione del nome della città stessa. Anche sul toponimo di Lugano vi sono diverse teorie: dal nome del dio celtico Lug, protettore delle acque, al latino "lucus", bosco, selva, oppure dal latino medioevale "Lakvannus", ovvero abitanti sul lago. Sbirciando dentro il Palazzo, vediamo sulla sinistra, un'imponente statua in marmo, lo "Spartaco", uno schiavo a grandezza naturale in atto di liberarsi dalle catene che lo vincolavano, chiara allusione ai moti risorgimentali di liberazione in Italia, opera dallo scultore ticinese Vincenzo Vela nel 1848 e che ha lasciato molte importanti opere anche nella Torino risorgimentale.

Questa Piazza nel 1798 fu scenario della lotta tra Cisalpini e Volontari luganesi e fu anche, nel 1799, teatro di un evento di cronaca nera, l'assassinio dell'Abate Vanelli, redattore del giornale progressista Gazzetta di Lugano. Costui, dopo essere stato ordinato sacerdote, nel 1788 viene chiamato alla direzione della Gazzetta di Lugano, che con la sua direzione divenne rapidamente un giornale diffusissimo anche a Milano e a Venezia poiché stampava notizie e documenti politici favorevoli alla rivoluzione francese, ricercatissimi in quelle città sottoposte alla censura austriaca. Stampò inoltre e diffuse integralmente la dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino.
Piazza della Riforma fu sede e teatro degli avvicendamenti politici della città e del Ticino, infatti intorno al 1870, sotto i portici che coronano ancora oggi la piazza, i conservatori si ritrovavano al "Caffè Federale". Mentre i liberali frequentavano il "Caffè Olimpia" che all'epoca si chiamava "Caffè Terreni". Il nome è ricavato dal nome del gestore varesino del Caffè. Come spiega Mario Agliati in "Lugano racconti di ieri". Da allora questo bar è definito il caffè per le "marsine fini" in quanto veniva frequentato da consiglieri di stato, funzionari, gran consiglieri, importanti portaborse, professionisti e notabili locali, quando Lugano fu sede del governo cantonale.
Ci soffermiamo a cenare in un modesto locale, frequentato dalla gioventù locale, ed approfittiamo di questo ottimo momento per riflettere sulla storia cittadina e sui principali avvenimenti accaduti lungo il lago e in piazza della Riforma.
I primi documenti indicanti l'esistenza della città sono datati 875, ma già nel 724 il borgo veniva nominato nella donazione che re Liutprando fece a San Carpoforo di Como.
Nel medioevo Lugano seguì le vicissitudini dei Comuni lombardi di Como e Milano, i cui conflitti ebbero spesso come campo di battaglia proprio la regione che oggi costituisce la Svizzera italiana.
Lugano fu sottoposta alla signoria di Como e poi, con il predominio di Milano, sotto la signoria dei Visconti attorno alla seconda metà del XIV secolo. La città fu occupata prima dai soldati francesi, poi dagli Svizzeri nel 1512. Dopo più di cento anni di dominio da parte milanese ed in concomitanza con la perdita dell'indipendenza del Ducato di Milano con le invasioni straniere in Italia, s'instaurò il quasi trisecolare governo Confederato (1521-1798).
La città all'epoca era fortificata e dove oggi sorgono il "Palacongressi" e Villa Ciani si trovava un castello costruito dai comaschi nel 1286, successivamente ricostruito nel 1498 da Ludovico il Moro e consegnato dalle truppe francesi definitivamente ai confederati il 26 gennaio 1513 dopo un assedio durato sei mesi. La costruzione fu poi abbattuta dagli svizzeri dopo la conquista del territorio luganese.
La città di Lugano rimase un baliaggio dei 13 Cantoni dell'allora Confederazione elvetica fino all'invasione napoleonica in Italia, in particolare con la creazione nella vicina Lombardia della Repubblica Cisalpina.
Infatti la mattina del 15 febbraio 1798, i Cisalpini giunsero a Lugano per annetterla, ma incontrarono la resistenza dei Volontari del Borgo, una guardia appositamente costituita fra la popolazione locale su iniziativa dei rappresentanti dei Cantoni Sovrani. Al termine di una giornata di scontri i Cisalpini ebbero la peggio. Con la messa in fuga delle truppe cisalpine alcuni esponenti della borghesia luganese approfittarono degli eventi per realizzare la sospirata indipendenza del borgo al motto di "liberi e svizzeri", cessando così il baliaggio.
Il periodo della Repubblica Elvetica fu per Lugano, come per il resto della Svizzera, un'epoca di continue sommosse popolari, causate principalmente dal malcontento delle popolazioni rurali per la politica del nuovo Stato unitario. Napoleone, nel prenderne atto con l'Atto di Mediazione del 1803, sanzionò la nascita del Canton Ticino come Repubblica formalmente sovrana e indipendente all'interno della riformata Confederazione Svizzera.
Con la caduta dell'impero Napoleonico nel 1815, il Congresso di Vienna confermò l'indipendenza dei nuovi Cantoni consentendo la nascita della Svizzera così come la conosciamo oggi. Nel XIX secolo la città di Lugano svolse un ruolo rilevante nelle vicende del Risorgimento italiano, in quanto vi soggiornarono importanti esuli italiani.
Tra questi ricordiamo Carlo Cattaneo, che ha soggiornato a Castagnola dove si era ritirato dopo il fallimento della rivolta delle Cinque Giornate di Milano e dove morì il 16 febbraio 1869.
Invece a Villa Tanzina ha lungamente alloggiato Giuseppe Mazzini, ospite di Sara Nathan, amica anche del Cattaneo. A Lugano aveva trovato rifugio anche Maurizio Quadrio che aveva organizzato insieme al Mazzini nel 1848 l'insurrezione nella comasca Val d'Intelvi.
Partecipiamo a un Convegno al Palazzo dei Congressi, opera dell'architetto Rolf Georg Otto degli anni 1965-1975; a latere del palazzo dei Congressi vi è un giardino, con il monumento all'indipendenza, realizzato in occasione del centenario dello scontro tra Cisalpini e Volontari luganesi, avvenuto appunto la mattina del 15 febbraio 1798. Questo obelisco vuole anche celebrare la fine del baliaggio del Ticino e l'inizio della sua parità nei rapporti con gli altri Cantoni. È composta da un basamento in pietra, sui cui quattro lati si trovano due scritte commemorative e due bei bassorilievi in bronzo.
Sempre all'interno del giardino, troviamo la grande e bella statua dell'Eros bendato, opera di Mitoraj, celebre artista di origine polacca. Lo scultore da sempre si ispira ai paesi che furono la culla della civiltà, la Grecia e l'Italia per i marmi e per l'impiego del bronzo, ma anche l'Egitto per la sua monumentalità, che questa città ha saputo raccogliere e metter in mostra, quasi fosse un museo all'aperto.
Cogliamo l'opportunità di visitare il Parco Ciani, ma prima di entrarvi ci soffermiamo alla Rivetta Guglielmo Tell, dove su questo piccolo spazio sul Lungolago che si fonde con il Parco Ciani, è collocata la statua del leggendario eroe nazionale Guglielmo Tell. La statua è contornata ed ombreggiata da tigli potati ad ombrello e da due belle aiuole, traboccanti di fioriture stagionali. II vasto parco, polmone verde per la città, con una variegata flora primaverile ed estiva e numerosi alberi ad alto fusto, è frequentato dalla gioventù luganese, che vi trova rifugio per leggere, giocare e anche semplicemente chiacchierare, sdraiati sul verde prato. Al suo interno vi è il palazzo degli studi e delle scienze e la biblioteca cantonale. Il parco ancora oggi circonda l'omonima Villa Ciani, ora adibita a Museo di Belle Arti, che rimane una delle più belle ville ottocentesche ticinesi, eretta per la famiglia Ciani. In questa villa i fratelli Ciani, durante le lotte per il Risorgimento italiano, diedero ospitalità a parecchi fuoriusciti e fu frequentata anche da Giuseppe Mazzini e Carlo Cattaneo.
Prima di fare rientro in Italia facciamo ancora due passi sul lungolago, il tragitto che costeggiando il lago, si snoda dalla città fino alla località di Paradiso, dove insiste l'albergo che ci ha ospitato. Il percorso si compie parzialmente sotto le fronde di un doppio filare di alberi, che definisce il limite di demarcazione tra la quiete dello specchio d'acqua e la frenetica vita cittadina.
L'alberatura è composta da diverse specie arboree, tra le quali il tiglio e l'ippocastano.
La passeggiata inizia proprio da ciò che definirei una piccola terrazza affacciata sul lago, la "Rivetta Guglielmo Tell" e procedendo in direzione Paradiso, si possono ammirare da un lato i più interessanti edifici storici di Lugano, dall'altro la tranquillità del lago, solcato da poche imbarcazioni ma abitato da diverse specie di uccelli, tra i quali anatre, cormorani e cigni. L'unica attenzione è di non farsi investire dai tanti atletici amanti della corsa. A metà percorso, si arriva al Giardino Belvedere, una ampia terrazza fiorita che ci offre lo spunto per una breve sosta, essendo un connubio tra natura e cultura, e per scattare qualche foto. Il giardino, infatti, è composto da verdi aiuole con fiori multicolori, arricchita da un'interessante collezione d'arte.
Infatti numerose sono le sculture quivi collocate e per il sottoscritto, amante delle opere d'arte moderne è solo un piacere fermarsi, ammirarle e scattare con esse alcune fotografie. I loro autori, se ho ben compreso, non sono solo ticinesi: Max Bill, Jean Arp, Piero Travaglini, Nag Arnoldi e Remo Rossi, per citarne solo alcuni. Alcune panchine ospitano ed invitano al riposo ed alla meditazione, mentre alcune accolgono coppie di fidanzatini, impegnati nelle loro amorevoli effusioni. Il mio sguardo non può che posarsi e soffermarsi ammirato su di uno scenario capriccioso, che unisce le forme create dall'uomo, quali le sculture, fino a scivolare su quelle modellate dalla natura, quali il giardino, le alberature e il continuo gioco di luci ed ombre voluto dal sole nell'affacciarsi sulle cristalline acque del Ceresio.
L'ultimo tratto del percorso porta al monumento "Washington" e poi a quello che è l'albero più maestoso ed imponente della città: una gigantesca sequoia (Sequoiadendron giganteum).
Qui di fronte si può scorgere Villa Malpensata, sede del Museo di Arte Moderna. Pochi passi ancora per raggiungere l'Imbarcadero di Paradiso: in questo punto ci lasciamo alle spalle il filare di tigli e proseguiamo fino all'Albergo Eden per ammirare un giardino composto da aiuole fiorite e da una grande vasca d'acqua rotonda, che segna la fine del Lungolago.
La visita volge al termine ed il nostro shopping si è limitato a pochi acquisti ma sono stato contento di aver potuto visitare, dopo tanto tempo, Lugano. Molte sono le cose che rimarrebbero da vedere e raccontare ma se la sorte sarà foriera di buoni auspici sicuramente potrò tornarci.