Blog di Dante Paolo Ferraris

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Da un capolavoro all'altro alla mostra di Palazzo Ducale

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Mostra impressionisti a GenovaColgo l'occasione di un viaggio a Genova per inoltrarmi negli splendidi locali di Palazzo Ducale per ammirare una delle tante esposizioni di grandi pittori. Ed eccomi varcare lo splendido palazzo e salirne le scale.
È un palazzo molto bello, si affaccia da un lato su piazza Matteotti, una delle principali piazze di Genova. Posta a poche decine di metri di distanza della cattedrale di San Lorenzo. Su di essa si affacciano oltre il Palazzo Ducale, anche la Chiesa del Gesù e il palazzo dell'arcivescovado. E sull'altro su piazza De Ferrari. Quest'ultima è il fulcro commerciale, finanziario ed economico, oltre ad essere principale punto di riferimento in occasione degli eventi più importanti della vita cittadina. Da essa si ramificano alcune delle maggiori vie del centro, fra cui via XX Settembre e via Dante. Al centro della piazza dal 1936 è collocata la grande fontana, disegnata dall'architetto Giuseppe Crosa di Vergagni,divenuta ben presto uno dei principali simboli cittadini.
Palazzo ducale, situato nell'antico sestriere di Portoria, è uno dei principali edifici storici e musei del capoluogo ligure, già sede del dogato dell'antica Repubblica. Fu lasciato in stato di abbandono per lungo tempo,adibito a sede degli uffici giudiziari prima della costruzione negli anni settanta del nuovo palazzo di giustizia. Il suo restauro si ebbe in occasione delle "Colombiadi" del 1992, con cui vennero commemorati Cristoforo Colombo e il cinquecentenario della scoperta dell'America.
Vi ero già entrato in occasione di un Seminario di studio realizzatovi dall'ANCI Liguria, (Associazione Nazionale Comuni d'Italia), ma ora oltre a vedere l'importante esposizione potrò ammirare l'appartamento del doge, divenuto luogo espositivo. Dal 1528, con l'introduzione del mandato biennale, i dogi erano infatti obbligati a dimorare all'interno del palazzo per l'intero periodo della propria carica. L'appartamento in cui accedo è tardo cinquecentesco è composto da una serie di stanze comunicanti una con l'altra in successione, riccamente decorate in stile rococò nelle prime sale e neoclassico in quelle successive. L'esposizione raccoglie i maggiori capolavori del Detroit Institute of Arts, da Van Gogh, Gauguin, Monet, Cézanne, Degas, Renoir, Matisse, Manet, Courbet, Otto Dix, Modigliani, Kandinsky, Picasso, non a caso è intitolata " dagli Impressionisti a Picasso".
Le opere esposte nello splendido Appartamento del Doge rappresentano una ricca collezione di arte europea tra XIXX e XX secolo.
Rimango ammaliato dalla sua completezza e dall'ambientazione creata nelle magnifiche sale del Palazzo Ducale, ma anche dalla molteplicità dei linguaggi espressivi esposti, creando però un "unicum" di dialogo che coinvolge, tutti i pittori protagonisti per l'importanza delle opere, di due secoli che mi permette di tracciare l'intera storia dell'arte europea dall'impressionismo alle avanguardie.
Il percorso della mostra è costantemente accompagnato da supporti didattici che inseriscono dipinti, artisti e movimenti nella dinamica storica di cinquanta anni densi di capolavori, organizzati secondo un criterio cronologico. L'esposizione comincia dall'idea che ha cambiato per sempre la storia della pittura, ossia l'impressionismo.
Infatti posso soffermarmi davanti al realismo di Courbet con la "Bagnante addormentata presso un ruscello", proseguendo con le opere di pittori come Gervex e Carolus-Durand. Sosta obbligata, facendomi largo tra la folla che lo circonda per ammirare il capolavoro di Monet, "Gladioli". Una composizione, questa, molto sicura nella luminosità ottenuta attraverso un cromatismo ricco di colori e sue sfumature. Ma anche il "Sentiero" di Camille Pissarro, e tre opere di Renoir, a cominciare dalla "Donna in poltrona" necessitano di una sosta per gustare con gli occhi il colore delle tele ed immaginare l'ambiente ritratto dai pittori.
Proseguo la visita per ammirare Edgar Degas, di cui sono presenti cinque tele tra le quali il "ritratto", "i cavalli", le inconfondibili "ballerine nella stanza verde". Un comodo divano mi permette di sedermi e guardare con sguardo attento, in un ambiente luminoso e spazioso quattro straordinari dipinti di Paul Cézanne, come sempre rimango ammagliato sul suo modo di dipingere la la figura umana, come nelle "Bagnanti nel bosco". Sono veramente tanti i quadri esposti, ci vorrebbe molto tempo per sostarvi difronte e raccogliere con gli occhi quanto l'autore vuole trasmettere con la sua pennellata decisa e sicura. L'occasione di un'altra veloce sosta me la offrono i quadri di Vincent Van Gogh, con i suoi quadri ricchi di pennellate espressive dai colori luminosi quasi a rappresentare una forte sensibilità espressiva. Tra le tante opere di Van Gogh, devo dedicare più tempo all'"autoritratto con il cappello di paglia" (1887), lo ritengo un'esplosione di colore e di emozione, ma anche perché lo sempre visto sui rotocalchi e libri e vederlo dal vero è veramente affascinante.
Non è mia intenzione descrivere tutte le opere, sia perché non ne sono in grado sia perché sono convinto che ogni quadro trasmette sensazione diverse ad ognuno di noi e le letture variano dai propri stati d'animo. Passo ad ammirare le prime avant-garde (trad. "avanti alla guardia"), il termine, tratto dal linguaggio militare (l'avanguardia è il reparto che precede il grosso delle truppe per aprirgli il varco), impiegato per indicare i diversi movimenti artistici del primo Novecento, caratterizzati da una sensibilità più "avanzata" rispetto a quella dominante: l'Espressionismo, l'Astrattismo, il Futurismo, il Cubismo, il Dadaismo e il Surrealismo. Uno dei massimi protagonisti è Henri Matisse, presente a Genova con tre opere memorabili, fra cui l'indimenticabile "Finestra". Ma anche l'appassionante dialogo tra i tre ritratti (uno femminile e due maschili) di Amedeo Modigliani che pare vogliano commentare i passanti, allungando il collo e con quei visi dagli occhi privi di pupille.
Faccio conoscenza, con un pittore a me sconosciuto ma che mi è rimasto fortemente impresso grazie a questa mostra. L'autoritratto di un ancora giovanissimo Otto Dix, impressionante per l'espressione decisa e la finezza della pennellata. E poi ancora Nolde con i suoi "Girasoli" e Kokoschka con le spettacolari vedute di Dresda e di Gerusalemme. E molti altri fino all'astrattismo di Kandinsky, con i suoi dipinti sempre carichi di colore e dalle forme espressive che al sottoscritto imprimono una forte carica emotiva e di tensione.
L'esposizione si chiude con sala monografica dedicata a Pablo Picasso. Quest'ultima sala, permette di passare in rassegna la storia pittorica di Pablo Ruiz y Picasso con sue sei tele,, dalla giovanile Testa di "Arlecchino" del 1905, fino alla enigmatica "Donna seduta", dipinta nel 1960, quando Picasso era ormai alle soglie degli ottant'anni. Picasso pare che disse «A los doce años sabía dibujar como Rafael, pero necesité toda una vida para aprender a pintar como un niño.» tradotto «A dodici anni sapevo disegnare come Raffaello, però ci ho messo tutta una vita per imparare a dipingere come un bambino.» Quest'ultimo pittore fu a mio parere un mito non soltanto nel dipingere ed esprimersi con il pennello ma anche nel quotidiano della vita, ad esempio durante il periodo d'occupazione naziste, a Parigi, alcuni ufficiali assieme all'ambasciatore tedesco, domandarono a Picasso vedendo il quadro di Guernica "Avete fatto voi questo orrore, maestro?" e lui rispose "No, è opera vostra.". Come non si può apprezzare un artista così impavido e temerario?
Da un capolavoro all'altro, il percorso della mostra ha avuto termine, non ho avuto un momento di sosta per gli occhi, i miei pensieri sono corsi dalle vicende storiche degli artisti ai contesti storici in cui vivevano e dipingevano. Scatti quasi fotografici in continuo dinamismo mentale che mi ha scancato molto ma che mi ha talmente sorpreso da farmi venire voglia di ripetere il tour espositivo per raccogliere altre sensazioni ed emozioni.
Non solo la mostra è stata bella ed interessante ma anche la capacità di contestualizzarla all'interno del Palazzo Ducale e in particolare negli appartamenti del Doge è stata vincente. Lascio Genova e ancora seduto sul treno che mi riporta nella mia città mi corrono alla mente i nomi degli artisti, i quadri dipinti e le loro storie che sicuramente non avrò più modo di vedere. Detroit con il suo Detroit Institute of Arts è stata capace di raccogliere una quantità di opere europee da fare invidia ai musei del vecchio continente, facendo propria un pezzo di storia d'Europa e della storia dell'arte invidiabile.
Per uscire dall'esposizione sono obbligato a passare dalla cappella del Doge dove si esaltano e si celebrano le glorie genovesi in una autentica esaltazione trionfale nei motivi e nei colori e del disegno e forme della Cappella Dogale.
In questo sala ogni piccola porzione di superficie è decorata, dalle pareti alla volta dipinte. L'altare è realizzato in marmi pregiati con delicate decorazioni. Anche il pavimento, in puro stile barocco è realizzato in marmi policromi in una sapiente tarsia geometrica
Il programma pittorico della cappella meriterebbe una sosta di ore, cosa che non mi è permessa, proprio per quanto è intensa la narrazione dipinta. Gradevoli le finte architetture allusive di uno spazio vertiginosamente proteso verso l'alto. Un gioco abile di scenografica prospettica del progettista. L'intera composizione è di Giovanni Battista Carlone, eseguita tra il 1653 e il 1655.
Anche se il treno corre velocemente verso la mia città, impresse porterò per lungo tempo nella mia memoria la splendida mostra.