Blog di Dante Paolo Ferraris

  • Aumenta dimensione caratteri
  • Dimensione caratteri predefinita
  • Diminuisci dimensione caratteri
Messaggio
  • EU e-Privacy Directive

    This website uses cookies to manage authentication, navigation, and other functions. By using our website, you agree that we can place these types of cookies on your device.

    View e-Privacy Directive Documents

Baghdad: una missione apparentemente impossibile (IV parte)

E-mail Stampa PDF
Missione BaghdadÈ consuetudine degli abitanti vendere taniche di benzina e bombole del gas ai lati della strada, in improvvisate bancarelle, ovviamente a prezzo maggiorato. Le bombole del gas fanno veramente impressione solo a guardarle da quanto sono mal messe, ammaccate in ogni lato e sembrano essere pronte ad esplodere in qualunque momento.
Gli ospedali a Baghdad sono tanti, generalmente sono specialistici e il maggior numero di essi è concentrato in un unico quartiere; gli ospedali specialistici sono privi di pronto soccorso, qualcuno è anche privato, gestito generalmente da ordini religiosi, come il Saint Raphael, a cui facciamo visita.
È un ospedale con diverse specialità, ortopedia, ginecologia, oftalmologia e chirurgia generale ed è dotato di un bel gabinetto radiologico. Ha subito anch'esso durante questi duri anni di embargo momenti difficili sopratutto per il reperimento di medicinali anche comuni. È molto ben arredato, pulito e simile agli standard europei, di cui ne è sostanzialmente un'emanazione.
Le strade di Baghdad sono percorse da ogni tipo di mezzo, dalle auto sgangherate, ai taxi bicolori, ai carretti tirati da animali e non è impossibile vedere qualche strada della capitale piena di pecore che guidate dai loro pastori raggiungono chissà quale prato verde.
Vado a visitare un ampio spazio adatto a realizzare la nostra struttura sanitaria, non è in centro Baghdad, ma è raggiungibile con facilità grazie alle scorrevoli arterie stradali.
È il grande parcheggio dello stadio di calcio, ampio a sufficienza, in cemento e asfalto, pianeggiante, illuminato pubblicamente, cabine elettriche, allacciamenti fognari e punti per la distribuzione dell'acqua potabile, ovviamente senza l'acqua.
La vegetazione arborea è pressoché assente e la calura che potrebbe irradiarsi dal cemento e dall'asfalto mi preoccupa un po', ma a dissuadermi quasi subito dalla scelta del sito è la vicinanza di un Ministero, oggetto di attentati nei giorni precedenti.
Ma è sopratutto la presenza di altri due punti sensibili ha farmi ricredere. Infatti lo stadio è la base degli "alleati" che né hanno fatto un campo militare per la logistica. Inoltre poco distante, esattamente tra lo stadio e il Ministero c'è una caserma della Polizia irachena, oggetto di frequenti sparatorie e nei giorni successivi alla mia visita di sanguinosi attentati nei confronti di quei poveracci che in coda cercano di essere arruolati nella nuova polizia per recuperare qualche Dinar.
Visito in quei giorni anche uno spazio, ampio, in terreno verde lussureggiante, in centro città, sicuramente più piccolo, ma sufficientemente grande per le nostre esigenze.

Siamo lungo il corso del fiume Tigri, è un parco bellissimo con monumenti importanti dislocati qua e là. Quando ci arriviamo mi getto d'impeto e a lunghi passi raggiungo un cespuglio verde, dove vicino ad una palma c'è un asino in attesa del suo padrone, o almeno credo.
Dietro al cespuglio c'è una amara sorpresa. Un carro armato iracheno con un missile ancora puntato verso l'alto e la cosa non è piacevole. In questo caso sarebbe meglio avvisare gli uomini del Gen. Blaunt (U.S.A), affinché nessuno possa farsi o fare del male.
Sulla strada tra le macchine c'è un gruppo di ragazzini che giocano a pallone. Subito una domanda: perché giocano nel traffico e non in uno splendido posto come questo parco?
Mi assale un dubbio, mi guardo intorno, e mi rendo conto di essere finito in una piazzaforte dei militari di Saddam che precedentemente avrebbero potuto minare il terreno.
Rientro lentissimamente sull'auto seguendo le impronte lasciate dall'asino che aveva raggiunto il palmeto. Raggiungo l'auto il mio autista che mi conferma questa possibilità.
Oggi ho imparato che non basta guardare davanti o dietro, ma anche ai lati e pure sotto i piedi.

Fine IV parte.