Blog di Dante Paolo Ferraris

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La terra degli dei (VII parte)

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greciaIl caldo afoso mi porta un po' di mal di testa e la forte luce mi obnubila la vista, ma ciò non mi impedisce di poter vedere uno delle più belle città della storia greca, benché ridotta a rudere. Già da lontano, posso ammirare, nascosta da secche sterpaglie la collina con in cima l'acropoli. Raggiungiamo così la monumentale entrata della rocca. La "Porta dei Leoni" dà accesso a Micene, antica città e capitale dell'Argolide. La porta risale al 1300 a.C. circa, e fa parte del sistema di fortificazioni delle mura ciclopiche della città, che ai nostri occhi pare persino incredibile che esseri umani con poche attrezzature edili siano riusciti a edificare soprapponendo immensi macigni squadrati. Sulla sommità della porta è posta una grande lastra di pietra triangolare con due leoni (o leonesse) dalle teste mutilate ed affiancati in piedi sulle zampe anteriori.
Passo sotto alla porta timoroso, ben sapendo quanti e quali importanti personaggi storici dell'antica Grecia vi sono transitati. Le rovine di Micene comprendono, le grandiose fortificazioni (che raggiungono i 6-8 m di spessore). Mi soffermo a guardare sulla sinistra della Porta dei Leoni, dove in un piccolo vano situato immediatamente superato l'accesso, si conservava la divinità deputata alla protezione degli ingressi, una sorta di nume tutelare, al quale bisognava dare un tributo prima di accedere all'Acropoli. Il luogo era chiamato il "Santuario della Porta", io non saprei proprio cosa offrire in questo piccolo santuario a una divinità di cui non esiste nemmeno più una raffigurazione.
Oltre la Porta dei Leoni iniziamo a vedere i vari basamenti delle antiche costruzioni, con i miei compagni di avventura ci dividiamo per andare alla scoperta di questa meravigliosa città, diventata patrimonio dell'Unesco. Subito dopo il Granaio si erge il Circolo Funerario con le sei tombe reali, che contenevano i corpi di 19 personaggi reali, accompagnate da un sontuoso corredo funerario. In queste tombe furono rinvenuti diversi oggetti in d'oro, spade in bronzo con impugnature in oro e avorio, vasi ecc. Questo circolo di tombe fu la prima necropoli micenea scoperta da Schliemann.
L'acropoli di Micene si è evoluta nel tempo, soprattutto la cinta muraria, che si è ampliata nonostante il terreno sia molto accidentato.
Superata la Porta dei Leoni entro subito nell'acropoli incontro prima il granaio, adibito anche a posto di guardia, poi la prima grande struttura funeraria. In queste tombe furono ritrovati molti monili e maschere funerarie.
Mi inerpico verso il palazzo, che era la residenza del re. La irta salita e il sole cocente non mi facilitano la visita, faccio fatica a osservare tutto con attenzione, il sole mi abbaglia e gli occhiali da vista intensificano e riflettono la luce, tanto da dover tener abbassata la testa e guardare il selciato.
Il Palazzo presenta una sorta di corte, quasi un disimpegno che dà su un lato alla sala del trono. Sono nel Mégaron che nella casa micenea, era un'unica grande stanza con al centro un grande focolare e tutt'attorno vi era un mobilio molto grezzo ed essenziale, ma era in questo palazzo che reale il sovrano riceveva gli ospiti, consumava i banchetti rituali e ascoltava le rappresentazioni aedico-rapsodiche, ossia i cantori. Mi sento come un nobile guerriero che entra per omaggiare il sovrano e si trova davanti un immenso fuoco: eskhàra. Subito mi ritrovo a vagare per questi spazi e mi sovvengono le vicende raccontate da Omero nell'Iliade. Micene è un luogo misterioso, luogo in cui,una tremenda maledizione si abbatté su un'intera famiglia reale condannandola a un destino crudele. I protagonisti di questa vicenda hanno nomi prestigiosi, Paride, Elena, Agamennone, Menelao. Micene era un potente regno della Grecia antica, il suo re Agamennone, fu uno dei più grandi re del suo tempo. Qui fu progettata la spedizione contro Troia, secondo l'Iliade di Omero.
Credo che buona parte dei turisti che arrivano a Micene, come per il sottoscritto, vengano anche per vedere la capitale di un regno che entrò in guerra per una donna: Elena di Troia.
Il poeta Omero racconta questa tragedia nel suo poema epico Iliade e ci descrive Elena come una principessa spartana di straordinaria bellezza.
Costei sebbene sposata fu incoraggiata dalla dea dell'amore Afrodite a scappare a Troia con il bel principe Paride.
Il marito di Elena, Menelao, re di Sparta chiese aiuto al re greco di Micene, Agamennone per riportarla a Sparta. La bella Elena era moglie del fratello di Agamennone, Menelao.
Migliaia di navi partirono per riportarla casa, ne seguì la guerra che durò dieci anni.
Caduta Troia, Elena si ricongiunge con Menelao. Si narra che Menelao volesse uccidere la moglie infedele, ma quando la vede ancora nel pieno della sua sfolgorante bellezza, si lascia sedurre dal suo fascino e la perdona.
Agamennone quando tornò a Micene si aspettava di esser salutato come un eroe, invece sua moglie aveva organizzato la sua vendetta per il sacrificio subìto dalla figlia Ifigenia.
Infatti Agamennone dovette sacrificare sua figlia per avere gli Dei al suo fianco per combattere la guerra contro Troia.
Tutti i Re convenuti per la guerra a Troia con le loro navi erano radunati in Aulide da più di tre mesi, e per il persistere della bonaccia le barche non potevano salpare.
Agamennone, impaziente, chiamò allora l'indovino Calcante perché gli dicesse che cosa poteva fare. E l'indovino gli ricordò che alcuni anni prima aveva offeso gravemente la dea Artemide trafiggendo un cervo con una freccia, vantandosi d'essere un cacciatore più bravo della dea stessa della caccia. Artemide pretendeva, riparo al torto subito, se si voleva far partire la flotta, Agamennone doveva sacrificasse sull'altare la propria figlia Ifigenia. Sotto la pressione dei Re convenuti in Aulide, Agamennone dovette cedere alla volontà di Artemide e sacrificare la bella ed amata Ifigenia.
Fatta venire da Micene, la fanciulla non si sgomentò della sorte che l'aspettava, anzi disse d'essere fiera di pagare con la vita per il bene della Grecia e per l'onore di suo padre, tanto che volle salire da sola sull'altare sacrificale. Mentre il sacerdote immergeva già il coltello nel suo petto, la leggenda vuole che l'altare venne circondato da una densa nebbia, e, quando questa svanì, invece del corpo della giovinetta, si trovò sull'altare il corpo di una cerbiatta.
Artemide aveva sostituito la fanciulla con una cerbiatta, portando via Ifigenia viva in Tauride, dove la fece sua sacerdotessa. Solo allora il vento in un crescendo continuo permise alla flotta di, spiegare le vele e salpare per la Troia.
Della morte del re Agamennone non si narra nell'Iliade, ma avverrà per mano della moglie Clitemnestra e del cugino ed amante Egisto.
Dall'alto del palazzo di Agamennone mi rendo conto quanto fosse inespugnabile questa città con le sue mure ciclopiche.
Mito, leggenda e storia si confondono, sembrano evanescenti, lasciando tra queste rovine vagare l'immaginazione. Molto presto la supremazia di Micene ebbe fine, a causa delle rivalità tra le varie città-Stato, aggravata., dall'invasione, nel tardo XII secolo a.C, dei Dori, provenienti dal nord. Molto più probabile che la distruzione violenta della città di Micene sia dovuta a guerre civili fratricide, come testimoniato in chiave mitologica dal mito di Oreste. Le popolazioni di ceppo dorico che si stanziarono tra le rovine della città achea la ricostruirono in parte. Micene, a differenza di altri importanti centri micenei, come Atene, Argo, Corinto, non tornò ad essere un centro importante. La cittadina rimase piccola e poco importante per tutta l'età classica ed ellenistica, partecipò con meno di 50 opliti alle guerre persiane e a quelle del Peloponneso. Durante l'età romana era ormai ridotta ad un piccolo borgo spopolato.
Oltre alle rovine del Palazzo Reale, straordinarie appaiono le testimonianze funerarie, come la presunta tomba di re Agamennone, la tomba di Clitemnestra, la tomba di Egisto ecc., portate alla luce nel 1876 e nel 1878 da Heinrich Schliemann. La tomba di Agamennone è proprio fuori dalla fortezza, sembra un enorme alveare di pietra alto quasi 15 metri. Nel mito di Oreste, ormai in salvo presso lo zio Strofio, re della Focide, viene a sapere tramite il vecchio tutore che il corpo di Agamennone, suo padre era stato confinato fuori dal palazzo e riservato a una sepoltura frettolosa da parte di Clitemnestra senza libagioni e rami di mirto, e che la stessa aveva vietato al popolo di Micene di presenziare alle esequie. La notizia, dice sempre il mito, lo sconvolse profondamente. Come vorrei potermi sedere su questi sassi, all'ombra dell'imponente tomba per rileggere alcuni passi dell'Iliade. Le fortune e le sventure di Agamennone sono state il soggetto di diverse tragedie, antiche e moderne, la più famosa delle quali è "l'Agamennone di Eschilo". Nelle leggende del Peloponneso, invece, Agamennone era considerato come il più di potente monarca, tanto che a Sparta veniva venerato con il nome di Zeus Agamennone.
Ateneo racconta in Deipnosophistai, la storia di Arginno o Argenno, costui era uno dei giovani della Beozia, molto noto per la sua bellezza. Un giorno egli si trovava nell'Aulide dove i Greci erano in attesa per poter partire alla volta di Troia. Agamennone lo notò fra la folla e se ne innamorò perdutamente. Cercò di sedurlo presso le rive del fiume Cefiso,senza riuscirci, ma il ragazzo cercando di sfuggirgli morì annegando in un fiume. Agamennone dispiaciuto gli eresse in suo nome un tempio solenne dedicato ad Afrodite.
Non lontano dall'acropoli sorge anche la tomba di Atreo, anch'essa a forma di pseudo-cupola. Come tutte le tombe a tholos, anche la tomba di Atreo è formata da un corridoio d'ingresso scavato nella collina che prende il nome di dromos, che conduce all'accesso. La porta ha un architrave a piattablanda triangolare, simile alla Porta dei Leoni. Atreo è una figura della mitologia greca, figlio di Pelope e di Ippodamia, fratello di Tieste e padre di Agamennone e Menelao, se vi facilita, pensatelo come il nonno di Oreste e di Ifigenia.
Anche la storia Atreo è complessa e leggendaria, infatti insieme a suo fratello Tieste, figli dei sovrani di Olimpia, uccisero il fratellastro Crisippo, attirandosi la maledizione paterna. Atreo e Tieste si rifugiarono presso i Danaidi che regnavano a Micene e succedettero a essi dopo che tutti gli abitanti furono sterminati dagli Eraclidi.
La triste storia di morte e adulteri si complica,  Atreo e Tieste litigarono tra loro per il possesso del regno di Micene. Atreo ebbe la meglio nella contesa, ma il fratello Tieste per vendetta decide di sedurre la giovane moglie di Atreo, Erope. Scoperto il tradimento, Tieste viene espulso dal regno con i suoi figli. Dopo qualche tempo, Atreo invita il fratello a tornare a Micene, promettendogli il perdono e impegnandosi a cedergli la metà del regno. Ciò è una scusa; in realtà anche Atreo cercava ancora vendetta, e fa assassinare i figli di Tieste Aglao, Callileonte e Orcomeno, i tre figli che Tieste aveva avuto con una ninfa, li fa tagliare a pezzi e li offre in pasto al fratello. Tieste quando scopre di aver mangiato i propri figli, lancia una terribile anatema su tutta la stirpe di Atreo, e dà così inizio ad un'altra serie di eventi sanguinosi.
Tieste, ansioso di vendicarsi del fratello Atreo che l'aveva bandito da Micene e gli aveva assassinato i figli, volle consultare l'oracolo di Delfi che gli consigliò di generare un figlio dalla propria figlia Pelopia. Dalla loro unione nacque Egisto. In seguito Pelopia sposò lo zio Atreo, che allevò anche Egisto, credendo fosse figlio suo e della seconda moglie, finché non lo inviò a uccidere Tieste; il giovane, scoperto che la vittima designata era suo padre, uccise lo zio e patrigno.
Dopo tutte queste intriganti storie, che l'atmosfera dei ruderi di questa città mi racconta, un po' impressionato dal sangue che queste pietre hanno visto scorrere, timoroso che chissà quali fantasmi possano ancora aggirarsi tra queste tombe, mi ricongiungo con i miei compagni di viaggio per raccontarci le sensazioni provate aggirarsi in una città che fece parte della storia della Grecia di cui tanto leggemmo sui banchi scolastici.



Fine VII parte.