Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Piemonte: Balzola

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BalzolaEd eccolo il sole e con lui il caldo, è arrivata la primavera. Si vedono in lontananza i profili dei monti imbiancati dalla neve, mentre il verde degli alberi torna brillante, incorniciato da un cielo azzurro. Pochi ingredienti per far sorridere gli occhi ed elevare l'umore. Raggiungiamo con Andrea il confine tra le province di Alessandria e Vercelli, tutt'intorno a noi i campi allagati, dove da decenni viene coltivato il riso. La nostra strada pare una striscia asfaltata davanti a noi, che vuol tagliare questa grande laguna fatta a quadretti e solcata da profondi canali. Il sole crea incredibili rifrazioni di luce con le poche costruzioni che si ergono sopra le acque. Il nostro borgo d'arrivo pare un isola lambita dalle placide acque delle risaie.
Qua e là, garzette e aironi cinerini a caccia delle loro prede, con i loro lunghi becchi immersi nell'acqua. Balzola, dicono i testi eruditi, deve sorgere dove un tempo vi era l'abitato della romana Carantia. Infatti vi furono ritrovati in passato, diverse epigrafi tombali a dimostrazione che vi transitava un importante strada romana. Balzola fu soggetta al Vescovo di Vercelli e poi al Comune di Vercelli. Quest'ultimo lo infeudò ad una famiglia vercellese; i Pizzorni e successivamente sottomesso alla giurisdizione del marchese del Monferrato e da questo infeudato ai conti di Biandrate detti Casalaschi. Nel 1615 a Balzola le truppe dei Savoia diedero fuoco al borgo, affinché non diventasse un avamposto spagnolo. Ancora nel 1859 fu scenario di aspri combattimenti tra piemontesi e austriaci. Raggiunto il centro abitato del piccolo borgo, parcheggiamo vicino al palazzo municipale, nell'antistante piazza vi sono dei bei giardini, dove un tempo vi era il monumento in bronzo ai caduti della grande guerra. Bronzo che insieme alla cancellata furono fusi nel 1943 durante la campagna fascista del "metallo per la patria". Oggi sono presenti a ricordare le vittime delle guerre, due cannoni statunitensi.
Dapprima ci rechiamo a vedere l'antica chiesa di San Michele Arcangelo, di notevole pregio artistico; costruita in un pregevole stile barocco nel 1689 su progetto dell'architetto Giovanni Battista Scapitta in sostituzione di un'altra chiesa esistente. Fatta edificare dal marchese Fassati, fu sede dell'omonima confraternita e cappella di Palazzo. Presenta una facciata a due ordini, tripartita da leggere lesene composite con capitelli ionici. Le lesene centrali si prolungano all'ordine superiore che più stretto culmina con un timpano curvilineo che si raccorda con il marcapiano con ampie volute. Il settecentesco portone è sovrastato da un frontone curvilineo spezzato da un ampia nicchia quadrata, ai lati del portone vi sono due nicchie vuote, sovrastate da altorilievi in stucco raffiguranti San Giacomo a sinistra e San Bovo a destra. Sopra la trabeazione una finestra reninforme e una nicchia contenente la statua di San Michele Arcangelo. L'accesso alla chiesa è preceduto da un piccolo sagrato delimitato da un basso muretto, purtroppo però non posso accedervi ma l'impianto è a croce greca ad aula centrale ottagonale. Molte sono le preziose tele conservate, alcune del pittore Pier Francesco Guala, nonché interessanti statue lignee come quella della Madonna dell'Addolorata con braccia mobili. Raggiungiamo così l'adiacente piazza Umberto Genovesio, ultimo Sindaco di Balzola prima del fascismo.
Una bella piazza, ridotta ad un parcheggio e zona transito di auto che velocemente s'avviano ad uscire dal borgo. Una lapide, posta su una casa, ricorda che vi nacque il 12 gennaio 1815 Felice Girardino, medico e cultore delle scienze fisiche, allievo del professore Riberi e morto il 7 marzo 1894. Svoltato l'angolo, si prospetta il castello o meglio il Palazzo Fassati, del XVIII secolo fu costruito dai marchesi Fassati sul sedime dell'originario castello eretto dai Tizzoni tra il XII e il XIII secolo. Il primitivo castello fu distrutto da un incendio nel 1615, e fu ricostruito e rimaneggiato ma non fu mai ne terminato ne abitato e presenta un alone di mistero con diverse leggende tramandate oralmente, anche se con diverse varianti.
La prima vuole che l'antico e gli attuali ruderi del palazzo siano abitati da un mago lebbroso che li maledisse quando nel 1650 ne fu cacciato dai proprietari. Da allora, si narra che chiunque provi a ricostruire il castello s'imbatta nel mago, vestito con una sacca di iuta e munito con campanella, tipica dei lebbrosi. Un'altra leggenda vuole che un gruppo di fanciulli entrati nei sotterrai del palazzo, rinvennero un incisione recante una maledizione. Questi bambini non riuscirono più ad uscire dal palazzo e che in alcune notti ventose si possono ancora ascoltare i lamenti.
Rientrati verso la piazza del Municipio, ci colpisce un affresco, ormai scolorito posto all'angolo tra via Garibaldi e via Mameli raffigurante San Rocco, un sicuro ricordo ad antiche devozioni al santo protettore dalla peste. Dalla piazza del municipio alla parrocchiale il passo è breve. Avevo letto che non si conosce esattamente il sito della prima chiesa costruita a Balzola, ma si sa che nel XII secolo era una delle quattro più antiche canoniche della diocesi di Vercelli e che nel 1468 fu elevata da Guglielmo VIII di Monferrato al rango di collegiata plebana. Nel 1474, la collegiata fu soppressa e per protesta gli abitanti del paese incendiarono la chiesa, sostituita poi nel 1596 da un più piccolo edificio religioso. L'attuale edificio parrocchiale dedicato all'Assunzione della Vergine Maria si affaccia su una piatta e fredda piazza asfaltata. La chiesa fu costruita tra gli anni 1752 e il 1778, su disegno dell'architetto Francesco Ottavio Magnocavalli per volontà del marchese Bonifacio Fassati. Anch'essa sorge sul sedime della precedente parrocchiale del 1569. Al suo interno a croce greca inscritta in un rettangolo, vi sono conservati preziosi dipinti, tra i quali anche di Orsola Caccia, figlia del Moncalvo. Una tela dello stesso Moncalvo è invece conservata nella cappella di San Rocco. La chiesa con facciata a mattoni a vista è a due ordini con timpano tripartito, sorretto da quattro lesene. Il primo ordine si allunga ai lati con eleganti superfici concave, coronato da balaustrini, e da quattro nicchie prive di statue, mentre ne troviamo due nel secondo. In alto, sul timpano è leggibile la scritta Terribilis est locus iste, famoso verso del 28° capo della Genesi. Il campanile conserva come base un moncone del campanile preesistente. Curioso sapere che tra le opere conservate al suo interno, gli affreschi del presbiteri, coro e cupola sono stati realizzati tra il 1943 e il dopoguerra; opera di Mario Micheletti, artista balzolese che durante la seconda guerra mondiale tornò al paese natio. Sue anche le tavole della via Crucis, in cui prese i bimbi dell'asilo quali modelli per gli angeli. L'altare maggiore è in marmi policromi con lapislazzuli. Poco distante vi è il castello Grignolio; la villa-castello è di fine anni venti del XIX secolo, costruita in stile neogotico, su progetto dell'architetto Carrea. Il moderno maniero è circondato da una cinta merlata, costruita su un'antica ghiacciaia, si sviluppa su otto livelli per un altezza di trenta metri. Dotato di una piccola e graziosa cappella è totalmente arredato da sontuosi mobili in stile gotico. Il castello ha torri merlate alla ghibellina, i suoi piani sono sfalsati e costruiti con mattoni a vista, i giardini pensili e i balconi in pietra che lo rendono un maniero fiabesco. Durante la seconda mondiale, i tedeschi ne fecero una loro base e vi sistemarono apparecchiature radio e si dice anche rudimentali apparati radar.
Rientrati verso l'automobile, passiamo vicino alla biblioteca comunale, dedicata al Dott. Dalmacio Sancio, già medico militare nell'Armèe d'Italia che insieme al fratello Francesco, anch'esso ufficiale ed ad altri balzolesi parteciparono alle guerre napoleoniche. Lentamente con Andrea, in auto, prendiamo la strada in direzione Villanova Monferrato. Giunti nei pressi dei campi sportivi, vicino al cimitero, non posso non ricordare che all'interno di quest'ultimo vi è una chiesetta dedicata a San Grato, che sostituisce un più antico edificio sacro andato perduto nel XVIII o forse XIX secolo. Poco lontano, nella Cascina Nuova, c'è la chiesa dedicata a San Sebastiano, eretta nel XVII secolo dal conte Callori; contenente una pala d'altare raffigurante la Madonna venerata da San Sebastiano, ciò ricorda come le pestilenze non lasciarono mai pace ai balzolesi. Purtroppo non possiamo visitarla essendo proprietà privata. Ma l'ampio spazio dei campi sportivi, mi danno l'occasione per raccontare ad Andrea la terribile alluvione del fiume Po del 2000, quando le acque invasero parte dell'abitato di Balzola, Morano e di altri borghi adiacenti. Le operazioni di soccorso videro il tecnico comunale Geometra Debernardi Livio, mio coscritto a dirigere un impegnativo lavoro di prosciugamento, sgombero di macerie e masserizie, svuotamento di locali allagati. Grazie all'intervento di numerosi gruppi di Volontari di protezione civile provenienti da tutta Italia, del THW Bundesanstalt Technisches Hilfswerk (Agenzia federale soccorso tecnico) coordinata da Udo Schmit, si riuscì a ripristinare abbastanza velocemente il borgo, la riseria e altre attività commerciali. Proprio negli impianti sportivi, la Croce Rossa, diretta dal tenente Massimo Ventimiglia, attivò rapidamente una cucina da campo che permise il sostentamento della popolazione e dei soccorritori per tutto il tempo dell'emergenza. Un grande tendone gonfiabile, fungeva da mensa ed era collocato a ridosso della chiesa di San Michele Arcangelo. Furono per me giorni impegnativi, chiamato a coordinare le varie forze in campo e a gestire le conseguenti attività. Nell'attraversare le risaie, principale risorsa di Balzola, lungo la strada provinciale transitiamo nei pressi dell'ormai abbandonata stazione ferroviaria di Balzola-Villanova. Il borgo aveva due stazioni ferroviarie e come dicevano i balzolesi scherzando: "la gare du nord e la gare du sud", ora purtroppo non ne ha più nessuna. Ossia, la tratta ferroviaria che abbiamo da poco superato con l'abbandonata stazione tra le risaie è sulla linea non elettrificata a binario unico, ormai disattivata che collegava Casale Monferrato a Vercelli. Mentre la "Gare du sud", vede ancora qualche treno fermarsi perché sulla linea ferroviaria Alessandria- Casale Monferrato – Chivasso, benché ormai la stazione sia abbandonata e porte e finestre siano murate e sprangate. Occorre dire che entrambe le stazioni ferroviarie distano assai dal centro urbano. Nel lasciare Balzola dobbiamo con Andrea ricordare che il borgo diede i natali ad importanti calciatori, purtroppo per me interista e per Andrea milanista, questi giocatori militarono nella Juventus. Si tratta di Giovanni Bertinotti, nato il 29 luglio 1894 che fu ala sinistra del Casale calcio e con questa squadra vinse lo scudetto 1913-1914 e purtroppo per me, fece due goal all'Internazionale giocando in campionato; una il 4 dicembre 1921 a Milano e la seconda il 19 marzo 1922, anno in cui si ritirò dalla carriera calcistica. Invece Carlo Bigatto, nato il 29 agosto 1895, fu un calciatore molto particolare, infatti non volle diventare un giocatore professionista della Juventus, rimanendo sempre dilettante perché la sua attività lavorativa primaria era di gestore di un deposito di legname. Bigatto giocò con la Juventus, inizialmente come centravanti 234 partite e indossò la maglia della nazionale per cinque volte. Con la maglia bianconera, vinse i campionati 1925-1926 e 1930-1931; la sua caratteristica di Bigatto era scendere in campo con un cappellino bianconero. Costui fu il primo capitano della Juventus e allenò la squadra nel campionato 1934-1935 subentrando all'esonerato Carlo Carcano e quello stesso anno vinse il campionato distaccando di due punti l'Ambrosiana Inter. Nonostante tutto dobbiamo dare merito a questi due balzolesi di essere stati grandi giocatori.
Dopo aver ricordato due sportivi e bene anche ricordare un abile scrittore che ebbe i natali balzolesi; Idro Grignolio, a cui tanto dobbiamo per i suoi scritti storici, ma anche il meno noto Piazzano Geremia nato a Balzola nel 1842 e morto nel 1921, maestro di musica, compositore e direttore di cappella a Vercelli, inventore del fonolomo, strumento per la divisione matematica dei suoni componenti l'ottava sul sistema del temperamento uguale. Ma sono nativi di Balzola anche Gianfranco e Luciano Vipiana, contitolari della azienda DIMO (Distribuzioni moderne) operante nel settore degli elettrodomestici e audiovisivi, con una importante catena di negozi nel Piemonte Sud-Orientale. Ormai siamo lontani da Balzola e sono felice di aver fatto una full-immersion in questo borgo, di cui ancora tanto si potrebbe scrivere.