Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Piemonte: Gavazzana

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GavazzanaLa bellezza della primavera sta nel suo equilibrio e stamattina sta dando il meglio di se. Il fresco venticello accompagna dolcemente la giornata, pare una piacevole carezza e sono sicuro che con il trascorrere del giorno mi offrirà panorami incredibili. Tra sole e nuvole questo giorno sarà luogo di una passeggiata in compagnia di Andrea.
Avevo avuto modo di leggere alcuni appunti e poi un libro di Gian Carlo Vaccari sulla storia del piccolo borgo di Gavazzana, ciò mi spinge a soddisfare alcune mie curiosità, ed eccoci a bordo dell'automobile che ci conduce nel piccolo borgo della marca Obertenga.
Lasciato l'abitato di Cassano Spinola, la strada s'inerpica sui dolci rilievi collinari, e seguito per un tratto il rio Predasso, dove prati e colture collinari s'alternano a ciuffi di alberi che sembrano apparire dal nulla, troviamo ligustri, forsixie e ginestre che colorano le siepi insieme ai primi fiori primaverili che dipingono come una tavolozza i prati. Dopo diverse curve iniziano a vedersi i primi boschi, la strada è costeggiata da case padronali e da sontuose ville con piscine. Superiamo il pianoro che dopo un declivio, ospitava la località Castiglione, un tempo un castellum edificato per difendere i viandanti che transitavano sulla sottostante via Postumia, importante strada romana che collegava Genova ad Aquileia. In Castiglione vi fu, già in tempi remoti, un importante insediamento monacale che fu luogo con la sua chiesa di Santa Maria, oggetto di culto e devozione per ampi strati di popolazione. Uno dei non frequenti insediamenti di cenobitismo spontaneo della nostra pianura. Usata come bivacco dalle truppe del duca di Modena Francesco d'Este nel 1655, non ne rimane dell'antico insediamento che il toponimo. Raggiungiamo così la piazza del Municipio, dedicata a Don Carlo Sterpi, il luogo più spazioso del centro abitato. Ad accoglierci, dopo aver parcheggiato un bellissimo gatto grigio dal manto striato, che seduto di fianco al monumento ai caduti della prima guerra mondiale, ci osserva con attenzione ma con sguardo e fare sornione, quasi a volerci avvisare che stiamo invadendo il suo spazio, ma che comunque siamo i benvenuti. È seduto comodamente all'ombra di un maestoso e centenario ippocastano che si pone come guardiano dell'antico borgo medioevale alle sue spalle. Chissà quanti pettegolezzi, storie ha udito dai suoi ospiti, seduti sulle panchine sotto i suoi frondosi rami fioriti.
La piazza e scarna, il palazzo municipale che vi si affaccia risale a fine anni cinquanta del secolo scorso, non ha nulla di attraente con il suo cemento a vista e forme squadrate, se non un magnifico belvedere sulla sottostante vallata. Da questo belvedere non possiamo che ammirare le fioriture dei prati sottostanti, le boscose colline dalle quali spuntano qua e là i campanili di altri antichi borghi, come Podigliano, Giusulana e il Bric delle Streghe sovrastante Carezzano, dove nel 1520 furono arse delle fattucchiere. Ove oggi insiste il palazzo Municipale un tempo si ergeva la vecchia chiesa che era posta poco fuori il paese, dietro al coro della scomparsa chiesa vi era l'antico cimitero. La chiesa, considerata campestre e priva di campanile, poco per volta si rovinò, fino a terremoto del 1828 che la distrusse parzialmente, fu ricostruita nel 1866 sul promontorio del colle dove si ergeva il castello Gavazzana.
Ci inoltriamo per la via principale che oggi è intitolata a Cesare Battisti.
Il toponimo di Gavazzana pare derivare dalle radici arcaiche delle lingue liguri, ossia Gaba che significa altura e San ossia luogo, indicante un luogo su un altura. Della sua storia antica, ben poco si conosce se non il fatto che già nel 1242 fosse possedimento del Vescovo Conte di Tortona, la cui capitale fino agli inizi del XVI secolo fu la vicina Podigliano.
Oggi Gavazzana fa parte dei Paesi Dipinti del Piemonte, infatti sulle facciate delle antiche e sbrecciate case vi sono graziosi dipinti che narrano la storia del borgo e del suo contado. S'aggira tra le case solo il grande gatto che ci ha accolto in piazza, quasi volesse controllare i nostri movimenti. Le case, ancora in buona parte abitate, mantengono le caratteristiche degli edifici contadini medioevali, realizzate con poveri materiali di costruzione, intonacate solo recentemente, presentano regolari finestre chiuse da scudi o da più moderne colorate persiane in legno. La stretta strada è stata recentemente rifatta in un bel basolato. Le case che vi si affacciano hanno per lo più due piani e molte presentano antichi portoni e spazi interni che potevano essere un tempo occupati come stalle. Sono ancora riconoscibili gli spazi di lavoro dei falegnami, carradori e dei maniscalchi. Su una casa recentemente restaurata, trovo inciso la data 1664, mentre su una piazzetta a metà strada, piccola ma accogliente, s'affaccia la casa natale di Don Carlo Sterpi ed anche la sede del festival Blues che viene organizzato a Gavazzana.
Sull'edificio, realizzato in pietra da fiume, alto due piani, una lapide ricorda che vi nacque il 13 ottobre 1874 il venerabile Don Carlo Sterpi, cofondatore con San Luigi Orione della Piccola Opera della Divina Provvidenza, in questa casa fu ospite anche il celebre scultore Arrigo Minerbi, in fuga dalle persecuzioni razziali.
Nel cortile della casa, un artista ha voluto rappresentare in un dipinto murale, Don Sterpi con Don Orione circondati da bambini e sullo sfondo la chiesa di Gavazzana, un bellissimo omaggio a questi filantropi della carità cristiana.
Raggiungo così, quasi la vetta dove si erge la chiesa parrocchiale, ma prima voglio voltarmi e vedere la strada finora percorsa. Mentre il nostro custode pare scomparso, con l'immaginazione, vedo scappare donne, bambini, anziani, odo lo schioppettare di fucile, urla delle donne e il gridare francese dei soldati del generale Moureau che spaccano con il calcio di fucile le porte per entrare nelle case, un incendio s'avvampa nella canonica dove le truppe francesi hanno dato fuoco ai registri e agli arredi. Accompagnati da un fanatico giacobino di Cassano Spinola, le truppe francesi erano accorse in questo luogo richiamate da uno scampanio sospetto. Li vedo allontanarsi, ebbri di vino, con le povere cose che potevano saccheggiare nelle case. Sul selciato lasciano i corpi di tre uomini caduti sotto i colpi dei loro fucili; era il 18 giugno 1859.
Ma i francesi, tornarono a Gavazzana nel 1859, accasermandosi prima dello scontro con gli austriaci a Montebello
Non puoi non rimanere meravigliato dell'ardita architettura della chiesa di questo piccolo borgo. Anticamente su questo promontorio, da cui si può ammirare nelle giornate luminose, le Alpi e le principali città della pianura alessandrina, si ergeva il castello di Gavazzana. Dell'antico castello non vi è più traccia, tanto meno dell'antica torre campanaria che era posta assai distante dalla chiesa.
La chiesa, dedicata a San Martino, vescovo di Tours, fu progettata dall'architetto Giulio Leale, già progettista di altre chiese ed edifici pubblici in Valle Scrivia. Costruita in tre anni a partite dal 1867 ha forme pseudo romaniche ed è tutta in mattoni a vista ed è isolata dalle case del borgo ed è posta all'interno del giardino del belvedere. La sua facciata ha un profilo a capanna, con portale strombato ed un accenno di protiro. Il frontale come tutta la chiesa in ogni suo lato è dotato di archetti pensili, inoltre incorpora nei suoi materiali da costruzione, gli ultimi resti del castello vescovile. La sua forma austera con il tiburio ottagonale, ripetuto nella lanterna, le sue sottili ma severe lesene alternano monofore a strombo, il tutto sempre incoronato da archetti pensili che rende l'ottica dell'edificio un corpo unico ben ancorato al suolo. La massiccia torre campanaria ha un pregevole concerto di campane che fu inaugurato dall'allora ventiseienne Don Lorenzo Perosi, che diverrà un grande maestro di musica sacra e direttore della pontificia musicale Cappella Sistina. Facciamo un giro intorno al belvedere di San Martino con le sue belle piantumazioni di piante autoctone e un accenno di giardino all'italiano con dei bassi bossi. Sull'ampio piazzale, una grande meridiana, disegnata sul selciato di sampietrini, e realizzata in marmo e mattoni pare voler sfidare il tempo.
Lasciamo il belvedere e scendendo, un altro gatto bianco e nero, comodamente sdraiato al sole, sotto un dipinto murale che ritrae una bicicletta, osserva curioso il nostro passaggio, lanciandoci un leggero miagolio di saluto.
Siamo ormai ritornati nella piazza del Municipio, il mio sguardo corre a vedere se il gatto soriano che ci aveva accolti è ancora presente. Infatti lo ritrovo seduto sul suo trono da Re del borgo e con fare interrogativo pare chiederci se siamo stati soddisfatti della visita. Impossibile non rivolgergli un cenno di saluto e di soddisfazione.
Mentre stiamo per lasciare Gavazzana, il mio sguardo si volge ancora al moderno e brutto edificio comunale, mi sovviene che Gian Carlo Vaccari nel suo libro “Storia di Gavazzana” racconta che durante la demolizione della ormai diroccata chiesa, fu ritrovato il corpo di un sacerdote, sepoltovi nei primi anni del Settecento. I poveri resti, ancora avvolti nei paramenti sacri, esposti all'aria si dissolsero come magia e che della macabra scoperta non rimasero che le fibbie d'argento delle calzature. Voglio pensare che l'anima di quel sacerdote sia ancora in questi luoghi a proteggere i suoi abitanti.
Il commento che con Andrea facciamo allontanandoci da Gavazzana è sulla sua storia recente che ne richiama una più antica. Il Comune di Gavazzana nel 1929 fu soppresso e aggregato a quello di Cassano Spinola e vi rimase soggiogato fino al 1948, ed oggi pare, nonostante la volontà popolare contraria, la storia si ripeta.