Blog di Dante Paolo Ferraris

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Red il selvatico di casa

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RedHa accompagnato la vecchiaia dei miei genitori, fin da piccolo è stato ribelle e scontroso, mio padre benevolmente lo chiamava "selvatico" ma il suo nome era Red, ed a quel nome affibbiatole da Amedeo quando l'ha portato a casa dei nonni, rispondeva ogni qualvolta che scuotevi la sua ciotolina nell'orario dei pasti.
Amava nascondersi nei posti più bui e impervi della casa dove spesso si rannicchiava per dormire per molte ore, di notte invece si sentiva il padrone di casa, annusa, controllava, giocava e faceva i suoi piccoli danni domestici.
Il suo colore rosso del manto lo ha reso da subito il sovrano di casa, spesso imponendosi anche su sua sorella molto più sorniona e coccolosa. Il colore del pelo lo ha sempre distinto quale il furbetto di casa, ma lui lo sapeva bene che, anche se sovrani, è necessario farsi amare dagli umani di famiglia, quindi eccolo ammiccare, fare le fusa e strusciarsi per farti sentire "unico" soprattutto quando era necessario farsi perdonare qualche marachella o serviva per ottenere qualche boccone privilegiato.
Quando i miei genitori si sono ammalati, prima uno poi l'altro, ecco diventare Red infermiere, con la sua particolare pet terapy, sempre pronto a distribuire affetto e in cerca di quelle carezze terapeutiche. Fu un lungo periodo nel quale Red, il "selvatico" aveva perso l'indifferenza e l'opportunismo del suo più famoso sosia "Garfield" dei cartoni animati.
Poi la perdita dei suoi anziani padroni l'ha vissuta come un trauma, diventando diffidente e introverso, fino a quando dovette trasfersi a casa mia. Ci mise qualche giorno ad accettare la nuova condizione, l'età non più giovane non l'aiutava, soprattutto la ristrettezza degli spazi, solo due camere e un piccolo balcone a fronte di un appartamento molto più grande e un balcone ampio su cui era solito sdraiarsi a farsi crogiolare dal sole per diverse ore. Impossessatosi di un suo nuovo piccolo regno, occupa il divano senza permettere la resa delle armi a chicchessia, relegando la sorella alla meno comoda sedia imbottita. L'età, quasi diciassette anni ed un brutto male lo rendono molto più viziato e in cerca perenne di coccole, se prima non amava farsi prendere in braccio ora cerca il costante contatto umano. La malattia galoppa e presto si impossessa del suo piccolo corpicino dolorante, l'ultimo ricordo che porto con me, sono i suoi occhi azzurri imploranti sul tavolino del veterinario. Ora non rimane che il bel ricordo di un compagno di vita dei miei genitori, dispettoso e arrogante ma anche tenero coccolone.
Si dice che Shakespeare e Churchill avessero un gatto rosso, ed anche Audrey Hepburn ha recitato in "Colazione da Tiffany" con un gatto rosso; sicuramente anche loro si sono innamorati del loro Red perdonandogli ogni loro marachella.