Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Piemonte: Sagliano Micca

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Sagliano MiccaIl vento ha passato la notte ad ululare, mentre ora pare bisbigliare. Ha allontanato le nuvole che di prima mattina, hanno accompagnato il mio viaggio verso la valle Cervo. Ora lo stesso vento pare accarezzare i tetti e un cielo limpido senza confini è pronto ad accogliere il sole, che può fare quello che vuole. La strada è come sempre lunga, ma sono accompagnato dalle canzoni dei miei cantanti preferiti. Da tempo mi ero ripromesso una visita a questo borgo, e questa domenica mi sembrava la più ideale. La strada verso la montagna si fa più tortuosa, ma l'ho già percorsa altre volte e non mi spaventa. Parcheggio la mia auto nella grande piazza posta di fronte al nuovo e moderno municipio. Sulla piazza si innalza il monumento dedicato al più illustre personaggio di Sagliano, ossia Pietro Micca. È stato proprio la sua storia a volermi portare sui luoghi natii, che tradizione vuole abbia permesso di cambiare la storia del mio Piemonte e forse anche la storia d'Italia.
Infatti fin dai tempi delle scuole elementari ero affascinato dalla storia di questo minatore che si era sacrificato per il Ducato di Savoia e per i suoi amici. Solo oltre un secolo dopo il suo atto eroico, il suo paese natale decise di ricordarlo con un monumento; fu scelto il progetto presentato da Giuseppe Maffei di Graglia, presentato nel 1878. Il progetto fu appoggiato dal senatore Rosazza, che si rese disponibile a coprire il forte disavanzo tra le spese della realizzazione e l'introito della sottoscrizione. Sopra gli alti gradoni in sienite fu realizzato un finto bastione sbrecciato, a pianta triangolare, raffigurante quello della cittadella di Torino, dentro allo stesso, un altorilievo in marmo bianco,opera della scultore Luigi Vimercati di Milano, raffigura l'eroe durante il suo gesto estremo. Dal basamento si eleva una alta colonna in sienite scanalata e affiancata da cannoni provenienti dall'arsenale di Torino e da sculture in pietra di antichi soldati con elmi, corazza, fasci di lance e lo stemma dei Savoia. La colonna termina con un capitello turrito e una stella a cinque punte. Fu lo stesso re Umberto, nel 1880 a inaugurare il monumento.
Il territorio di Sagliano Micca si stende lungo il corso del torrente Cervo e lungo i contrafforti montani di Cima Cucco. L'intero territorio ha poco più di millecinquecento abitanti. Diverse sono le ipotesi sul toponimo, alcuni affermano che deriverebbe dal nome proprio latino Sallius o Salis, con l'aggiunta del suffisso -anus, altri fanno risalire il nome alle popolazioni celtiche. Di certo c'è che nel 1346 era attestato come Sagliano. La specifica Micca si riferisce a Pietro Micca e venne aggiunta nel 1864. La storia del borgo che solo nel 1699 divenne indipendente, prima era facente parte del comune di Andorno e la sua autonomia fu soppressa ancora brevemente nel 1929 durante il periodo di governo fascista, poi divenne nuovamente autonomo nel 1948. Il borgo appartenne nel medioevo al marchese Arduino fu poi infeudato dall'imperatore Ottone III a Leone, vescovo di Vercelli. Quando Vittorio Amedeo II separò Sagliano da Andorno, lo infeudò al conte Benedetto Agostino Cusani di Vercelli che pagò al sovrano 6500 lire per ottenere il titolo nobiliare. La storia del borgo, oltre a Pietro Micca, è strettamente legata alla famiglia Serpentiere, che diede importanti artisti della scultura e dell'intaglio. La seicentesca parrocchiale è dedicata ai Santissimi Giacomo maggiore apostolo e Stefano e venne consacrata nel 1614. La sua primitiva facciata fu nel 1702 arricchita con statue in terracotta dipinte dei Santi titolari, opera di Giovanni Battista Carlo Serpentiere. Ancora nel 1831, viene aggiunto il portico alla facciata, mentre il massiccio campanile è del XVII secolo. All'interno si trovano diverse opere della famiglia Serpentiere, tra i quali sicuramente degni di nota la Via Crucis in legno scolpita, dipinta e dorata del 1785 da Pietro Antonio, mentre di Pietro Antonio senior del 1708 c'è il bel pulpito scolpito. Sempre di quest'ultimo vi è l'ancona di legno dell'altare di Sant'Antonio da Padova e l'ancona dell'altare della Madonna del Carmine, mentre la statua dello stesso altare è scolpita nel 1939 da Giacomo Serpentiere. Molte altre sono le opere, presenti in chiesa, di questa famiglia. All'interno della chiesa non posso non soffermarmi davanti al disegno armonico, scolpito in pietra bianca nel XVII secolo dal Mazzucco, della pila dell'acqua santa, come mi ricorda un pannello descrittivo.
Mentre scendo verso il torrente Cervo mi soffermo un attimo di fronte alla casa dei Turchi che conserva un pregevole affresco del XVIII secolo. Vicino al ponte della Trinità, antichissima e originale costruzione formata da due ponti, uno sul torrente Moresco in pietra e l'altro in ferro sul torrente Cervo vi è il settecentesco oratorio della Santissima Trinità. Caratteristica la sua forma ottagonale, nata incorporando un'antica cappella del XVI secolo. Contiene un interessante paliotto di legno intarsiato con tre pannelli rappresentanti "L'assunzione della Madonna", la "Deposizione della croce" e la "Discesa dello Spirito Santo" opera anch'essa di un Serpentiere, forse Gaspare nel 1716.
Raggiungo la casa natale di Pietro Micca, il saglianese più illustre. Costui nacque il 5 maggio 1677, imparò giovanissimo a lavorare la pietra diventando scalpellino e minatore. Nel luglio 1703, Vittorio Amedeo II lo aveva reclutato insieme ad altri 20mila giovani, in quanto il suo esercito era stato disarmato nella piana di San Benedetto Po dal duca di Vendome, con l'inganno, su ordine del re di Francia, Luigi XIV. Tra i 20mila uomini reclutati, aveva reclutato 50 bravi minatori, tra cui Pietro Micca, sapendo che gli sarebbero serviti per costruire gallerie di difesa per la cittadella di Torino. A Pietro Micca fu assegnato il soprannome di "Passepertutt".
Nel 1706, Pietro Micca era a Torino come soldato minatore a difesa della città di Torino. Vi era arrivato con una compagnia del contingente mandamentale locale, che comprendeva 35 vallegiani su 49 effettivi. Nella notte del 30 agosto 1706, un manipolo di soldati francesi riuscirono ad entrare in una galleria di difesa della cittadella. Pietro Micca di guardia alla galleria con un commilitone si accorge dell'assalto, allora dopo aver allontanato il compagno, accese una miccia ad una mina cercando subito di allontanarsi. L'esplosione fa crollare la galleria, travolgendo i militari nemici, ma uccide anche il coraggioso minatore, raggiunto dall'onda d'urto. Grazie al sacrificio del ventinovenne saglianese, Torino è salva e così anche i Savoia. Il suo sacrificio non ebbe il riconoscimento che meritava, proprio per la differenza di ceto tra un povero minatore e l'arroganza dei nobili e alti ufficiali. Vittorio Amedeo II fece comunque corrispondere alla sua vedova, Maria Pasqual Bonino, un vitalizio di due pani al giorno, per sfamare sé e suo figlio Giacomo. Nella modesta casa, oggi monumento nazionale, è stato tenuto il povero arredamento originale.
Molte lapidi ricordano gli illustri visitatori, tra i personaggi più illustri, ricordo Giuseppe Garibaldi, il re Umberto I con la consorte regina Margherita di Savoia, il duca di Aosta Amedeo Maria di Savoia nel 1864. Altri edifici importanti a Sagliano è sicuramente la chiesa dei Santissimi Fabiano e Sebastiano, del XVI secolo, ma rimaneggiata nel seicento. Poco distante dalla casa natale di Pietro Micca e sempre sulla via principale si trova la chiesa del Gesù, del XVI secolo.
Ogni piccola frazione, o meglio cantoni,di Sagliano possiede piccoli scrigni di religiosità come nel cantone Passo Breve dove c'è l'oratorio dei Santissimi Defendente e Lorenzo del XVII secolo che conserva preziosi dipinti di artisti come Rapa e Lace di Andorno e ovviamente manufatti di Pietro Antonio Serpentiere. Anche nel cantone Casale, nell'oratorio dei Santi Giuseppe, Giovanni Battista e Silvestro vi sono importanti opere lignee. Nel cantone Falletti, l'oratorio dedicato a San Rocco, mi porta alla memoria la pestilenza che colpì la vallata a fine XVI, anche qui vi sono importanti opere di Giovanni Battista Serpentiere. Invece l'oratorio di Sant'Andrea che si trova nel cantone Oneglia e vi sono conservati candelieri e altre opere dell'ultimo Serpentiere. Dell'antica linea ferroviaria Biella-Balma funzionante tra il 1891-1958 non vi è più traccia. La linea ferroviaria serviva anche il Cotonificio Barbisio e molte altre aziende ormai scomparse.
Fino al 1790 a Sagliano funzionava una miniera di rame, piombo e argento. Dell'antica storia industriale di Sagliano è rimasto solo il cappellificio Cervo, fondato nel 1897. Infatti molti erano i cappellifici che lavoravano "cappelli di pelo fino e ordinario", ma con il decadimento dell'uso del cappello e l'acerrima concorrenza di stabilimenti più moderni, molti furono costretti alla chiusura. La giornata è quasi giunta al termine, dopo aver pranzato a mezzogiorno con un panino acquistato al bar per non perdere tempo nel mio girovagare per Sagliano Micca e i suoi cantoni, un languorino mi assale. Raggiungo così biella dove amici mi attendono per un'apericena.