Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Piemonte: Carentino

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CarentinoUscendo di casa decido che non devo curarmi troppo del cielo di oggi e devo farmi scivolare addosso questa giornata uggiosa per le nuvole grigie che nascondono il cielo. Da domani il sole spazzerà sicuramente via questa coda d'inverno e anche per il sottoscritto, devo comportami come diceva Čechov, "la gente non si accorge se è estate o inverno quando è felice". Oggi non devo fare tanta strada in auto per raggiungere il Paese di Carentino che sorge nella valle del fiume Belbo. Mentre in auto percorro la strada per raggiunger il piccolo borgo dell'alessandrino, faccio un rapido percorso storico nella mia mente per ricordarmi gli eventi più salienti accaduti a Carentino.
Anche se il circondario di Carentino era già abitato nell'età neolitica, come testimoniano alcuni oggetti, forse armi di pietra rinvenute durante la costruzione della linea ferroviaria Alessandria-Acqui (nella seconda metà del XIX secolo), la storia del borgo è molto più recente. A proposito Carentino aveva una fermata ferroviaria posta sulla linea Alessandria-Cavallermaggiore, purtroppo chiusa da quando è stata sospesa la tratta ferroviaria nel 2012.
I primi documenti scritti che citano Carentino risalgono alla seconda metà del XII secolo, ossia al tempo in cui il marchese Alberto d'Incisa, di ritorno dalla Puglia diede origine al suo piccolo Marchesato come «Carentinum», attestato dal 1180.
Alla fine del secolo XIII Carentino entra nella zona di influenza del comune di Asti, con cui gli Incisa stipulano un'alleanza, ma, a partire dai primi anni del Trecento, vi è un riavvicinamento tra gli Incisa e i marchesi del Monferrato, ai quali Carentino viene ceduta nel 1305 insieme con Bergamasco e Vaglio.
Nel XV secolo, durante la guerra tra Milano e Monferrato, le milizie monferrine invasero la valle del Belbo occupando Carentino, in quanto i marchesi di Incisa avevano stretto un patto di alleanza con i duchi di Milano nel 1364. Carentino veniva affidato nuovamente agli Incisa con la pace di Lodi del 1454.
Come tanti borghi del Monferrato la peste fece la comparsa sia nella seconda metà del Trecento che nel XVI secolo flagellando la piccola comunità, ma il territorio fu per decenni altresì soggetto alle faide interne tra gruppi agnatizi ossia con legame di parentela in linea maschile, tra i discendenti maschi dello stesso padre sostenuti di volta in volta da feudatari esterni, in particolare il marchesato del Monferrato e lo stato di Milano, raggiungendo un grado di violenza, che minaccia la coesione territoriale e quella parentela del marchesato.
Il più spregiudicato fu forse Oddone, che, nel 1487 esce vittorioso da una feroce vendetta contro i cugini Ippolito e Pietro Maria, e ottiene dal marchese Bonifacio III di Monferrato l'investitura dell'intero marchesato insieme al fratello Secondino e al cugino Alberto, all'epoca diviso tra i vari rami famigliari. Oddone diventerà vassallo sia del re di Francia sia del duca di Savoia per contrapporsi ai parenti precedentemente suoi alleati e sostenuti a loro volta dal marchese del Monferrato, dal quale Oddone verrà catturato e giustiziato nel 1519. Carentino ebbe una breve infeudazione insieme a Bergamasco a Gerolamo Perbono di Oviglio. Il figlio di Oddone, Gian Giacomo, otterrà successivamente una nuova investitura imperiale su tutti i luoghi del marchesato nel 1536, ma la faida proseguirà ancora per lungo tempo fino al 1544, quando il figlio di Secondino d'Incisa, Boarello II, rimasto l'unico erede del marchesato, rinuncerà ai suoi diritti in cambio dei feudi di Camerana e di Gottardo dopo una lunga lite davanti al senato di Milano con i Gonzaga, ormai divenuti marchesi del Monferrato.
I Gonzaga vendettero nel 1589 il marchesato di Incisa a Michele Peretti, nipote del Papa Sisto V. Il Peretti però non fu un feudatario illuminato, anzi è ricordato come un oppressero dagli abitanti per le violenze, i soprusi e le vessazioni subiti.
Sono attestate investiture anche ai De Fino o Lodovico Fini, smembrandolo dal marchesato d'Incisa nel 1606; ancora a Callerio Bonetti (1624); a Guido Francesco Porta di Acqui, il 26 dicembre 1632 e nel 1646, passò successivamente a Nicolao Faà, marchese di Bruno, tramite una donazione il 30 marzo 1653 in favore della figlia naturale Laura Maria che aveva sposato il marchese Nicolao.
Il 3 giugno 1681, alla morte di Nicolao il territorio di Carentino continuò ad essere sottomesso ai marchesi di Bruno fino all'anno 1704 e poi dai Gonzaga. Uno dei Faà di Bruno, Ortensio, detto l'abate di Carentino, si rese tristemente famoso per le sue angherie e delitti nei confronti della popolazione. La leggenda vuole che l'abate di Carentino, ossia marchese Antonio Faà di Bruno fosse famoso per uccidere le persone, sparando dalle finestre della sua residenza, solo per divertimento. La leggenda vuole che costui innamorato della sposa del Marchese Moscheni, per questo odiandolo, aveva formato una banda di ladri e di assassini, con i quali assaltò il castello dei Moascheni, uccidendo tutti e derubando i beni del castello. Quando il Monferrato passò al Duca Vittorio Amedeo II, l'abate Faà si rifugiò a Ovada nel convento dei Cappuccini, senza riuscire a portare con sé le sue ricchezze, dove vi morì il 15 aprile 1709. Costui fu condannato, nel febbraio 1691, dal tribunale dell'Inquisizione che ordinò la confisca dei suoi beni a favore del Santo Uffizio.
Dopo l'annessione del ducato del Monferrato agli stati sabaudi nel 1708, Carentino entrò a far parte della provincia di Acqui fino al 1798. Con l'arrivo dei francesi, Carentino dapprima nel 1801 entrò nel dipartimento del Tanaro, circondario (arrondissement) di Acqui. Successivamente nel 1805, l'inquadramento amministrativo di Carentino seguì quello dell'Acquese fu quello del dipartimento di Montenotte Sottoprefettura di Acqui, Cantone di Incisa. Dopo la parentesi napoleonica, entrò a far parte della provincia di Acqui, e Carentino fu compreso nel mandamento di Mombaruzzo. Il comune di Carentino viene aggregato a Bergamasco nel 1928, quindi scorporato nel 1955-56 ritrovò la sua autonomia amministrativa.
Per raggiungere il piccolo borgo che conta poche centinaia di abitanti, devo lasciare, con la mia auto, la strada provinciale e arrampicarmi sul piccolo colle che sovrasta il corso del torrente Belbo, le prime case sono in località Nostra Signora di Loreto, località in cui un tempo esisteva una chiesetta dedicata alla Madonna di Loreto. Raggiungo così la Piazza ove si erge la chiesa parrocchiale dell'Assunta, parcheggiato l'auto inizio a passeggiare per il Paese.
Il Paese non era originariamente situato ove lo troviamo adesso, ma in un territorio denominato San Sebastiano dove era stata eretta la chiesa dedicata a San Sebastiano e San Fabiano come attestato da documenti del 1180. In questo territorio furono ritrovati reperti di età neolitica ed il borgo medioevale era in precedenza ivi situato, fintanto che verso il 1400, essendo stati devastati sia la chiesa che le abitazioni da diverse incursioni di armati, si abbandonò questo territorio posto su un rilievo in fondovalle e si ricostruì sia le abitazioni che la chiesa in un luogo più sicuro ed elevato. Desumo a questo punto che a quell'epoca dovrebbe essere stata costruita una torre d'avvistamento detta Castello di cui non si ha più traccia. Sempre nel documento del 1180 si cita a Carentino una Chiesa dedicata a Santa Maria posta fuori dall'antico centro abitato. Questa Chiesa viene sostituita nel 1780 da un nuovo edificio dedicata nome di Santa Maria Assunta ma con l'altare maggiore affidato ai Santi Fabiano e Sebastiano. Nella canonica dell'antica chiesa di Santa Maria mi raccontano che esisteva un pozzo nel quale secondo la tradizione popolare sarebbero state gettate le campane della vecchia chiesa per sottrarle alle continue razzie delle soldataglie straniere.
Sempre a fine XVIII a Carentino esisteva anche la Confraternita della Santissima Trinità, dotata di un proprio oratorio, (ma) altre confraternite esistenti erano quelli dei santi Giacomo e Cristoforo e quello della Compagnia del Santo Rosario. Vi era anche una cappella dedicata a San Rocco, forse abbattuta nei primi anni del XIX secolo, nonché l'oratorio della Beata Vergine presso la cascina Aimonetta, purtroppo abbattuta.
Sulla piazza antistante la Chiesa una fila di alberi con un piccolo cippo in granito ricorda i caduti della Grande Guerra di Carentino. Su un edificio prospiciente la Piazza è affrescata una bella Madonna con bambino sul cui cartiglio vi è scritto "Mater Dei Mememto Mei – Posuit me Custodem", mentre su un'altra, sempre sulla Piazza vi è stato recentemente dipinto nel 1993 una meridiana che ci ricorda che "se ne va il tempo come l'ombra". Poco distante, un'altra piazzetta ospita il Palazzo Municipale.
La Piazza è intitolata a Andrea Reggio, costui figlio di madre vedova e con un fratello più giovane, era l'unico sostegno della famiglia, passò la sua gioventù tra le difficoltà e i disagi della seconda guerra mondiale. Quando le autorità fasciste imposero la presentazione alle armi, entro l'8 marzo 1944, pena la fucilazione, Andrea scelse le formazioni partigiane che si stavano formando nella zona. Con l'arrivo della Liberazione, in compagnia di altri partigiani decise di recarsi ad Alessandria per festeggiare l'avvenimento. Il destino volle però che mentre stava recandosi ad Alessandria, incontrarono delle brigate nere e vi fu uno scontro a fuoco dove morirono tre partigiani tra i quali Andrea Reggio.
Sulla Piazza si erge un moderno monumento ai caduti e l'edificio del Municipio, costruito a metà del XIX secolo. L'edificio che ospitava precedentemente il Comune doveva essere collocato vicino alla canonica della chiesa di cui non vi è più traccia.
Proseguendo la passeggiata lo sguardo curiosa nei cortili delle case con i loro fioriti giardini fino a raggiungere il vecchio edificio della S.O.M.S. Istituzione che nacque nel 1884 come Società di mutuo soccorso fra gli artisti, operai e contadini di Carentino.
Mentre lentamente rientro verso l'auto mi sovviene un curioso racconto che vede protagonisti i Carentinesi e la ferrovia. Mi era stato narrato che dopo la costruzione della strada ferrata Cuneo-Alessandria, fu edificato il casello di Carentino tra il 1857 e il 1860, ma il treno non vi fermava. Accadde che la fermata dei treni viaggiatori venne stabilita solamente il 1° aprile 1923, per volontà delle autorità fasciste. Fu organizzata l'inaugurazione della fermata del treno passeggeri ma il fatto che fosse prevista per il 1° aprile, aveva fatto sospettare che si trattasse probabilmente di un pesce d'aprile. Ma l'evento era veramente importante tanto che la popolazione vi accorse con tanto di banda musicale ma si tennero ben nascosti dietro i cespugli che corrono lungo la strada ferrata per paura di essere stati ingannati. Ma quando arrivò il treno delle ore otto del mattino e si fermò, come era stato annunciato, sbucarono fuori dal nascondiglio e fecero una grande festa.
Lascio questo minuscolo borgo dell'alessandrino che nonostante sia fuori dai grandi percorsi turistici ha come tutti i borghi del nostro Monferrato tanto da raccontare.