Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Piemonte: Cassano Spinola

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Cassano SpinolaLa mattina si presenta soleggiata, l'auto corre già per le strade della mia provincia, non vado molto lontano ma la curiosità di conoscere Cassano Spinola è molta.
Lo raggiungo facilmente e parcheggiato vicino al palazzo comunale m'avvio alla scoperta di questo antico borgo. Con ogni probabilità i primi insediamenti sul territorio risalgono all'epoca della colonizzazione romana, almeno così sembrano testimoniare i resti, ancora oggi visibili, di un antico ponte romano in località San Bartolomeo, località che ho passato per raggiungere il centro abitato. Il ponte era inserito nel tracciato della via Postumia, realizzata da Spurio Postumo Albino nel 148 a.C; questa strada partiva da Genova per arrivare ad Aquileia ed era un importante asse viario per il Nord Italia. Il ponte consentiva il guado del fiume Scrivia; dei sui resti rimangono parti di due piloni posti al centro del corso fluviale dove sono ancora visibili la struttura a regolari conci lapidei legati con malta. Il ponte sicuramente crollò a seguito di una delle frequenti alluvioni del torrente Scrivia, all'epoca denominato Iria.
Un altro ponte fu in uso ancora in epoca medioevale, anche questo crollato a seguito di una piena del torrente, come ci raccontano gli annali dell'epoca, successivamente fu sostituito con un servizio di imbarcazioni gestito dagli Spinola. Risale a quell'epoca la presenza sulle sponde del torrente di una Commenda gerosolimitana con l'annesso ospedale di San Bartolomeo, dove si prestava oltre alle cure degli infermi anche vitto e alloggio ai viandanti. Resti della cappella gotica della Commenda dovrebbero essere conservati nella casa-torre che nel tempo fu trasformata in Locanda ed oggi versa in pessime condizioni. Finalmente tra il 1840 e il 1846 fu realizzato un nuovo viadotto con una grande campata pensile, opera che fu considerata una meraviglia di ardimento architettonico, ma già nel 1886 veniva sostituito con l'attuale ponte in muratura.
In epoca alto-medievale si hanno notizie di una chiesa che venne eretta a Pieve tra il V e il VII secolo d. C., periodo in cui risale la prima costruzione dell'attuale parrocchiale di San Pietro, posta proprio nell'ampia piazza a dirimpetto del palazzo municipale.
Nel XIV secolo fu ampliata la zona absidale allungando così la chiesa che assunse la forma a pianta basilicale con la suddivisione in tre navate scandita da due ordini di tre pilastri cruciformi. Ancora nel corso del XVII secolo furono aggiunte le due cappelle laterali. Nel XIX secolo furono eseguiti nuovi lavori, tra cui il rifacimento della facciata nel 1863. Nel 1965 la facciata fu rivestita in marmo assumendo così l'aspetto neoclassico attuale. Preziosi sono i portali e conserva al suo interno un pregevole dipinto raffigurante “Gesù che consegna le chiavi a San Pietro”, attribuito a Rosa Bacigalupo (1792-1854).
Dopo aver visto la chiesa parrocchiale mi reco nella vicina Cappella di San Rocco. Questo Oratorio campestre, fu edificato tra il 1523 e il 1525; un edificio piccolo, a capanna, sobrio nelle sue linee essenziali impreziosito nei secoli successivi da un porticato ad un'unica campata. Sulla facciata nel 1996 è stata collocata una statua raffigurante il Santo. Di fronte si apre un ampio giardino e il parco della Rimembranza conservante molti monumenti che ricordato i caduti nelle varie Armi di Cassano Spinola.
Colgo l'occasione per andare nel vicino cimitero a trovare un grande sportivo, un vero campionissimo del ciclismo qui sepolto. Raggiungo così la cappella che ospita la salma di Costante Girardengo. Costante nacque nella vicina Novi Ligure il 18 marzo 1893 e muore a Cassano Spinola il 9 febbraio 1978 dove decise di vivere dopo aver smesso di correre. Fu un ciclista su strada e pista; professionista dal 1912 al 1936. Vinse due volte il Giro d'Italia, sei volte la Milano-Sanremo, tre volte il Giro di Lombardia e tre volte il Giro del Piemonte. Fu il primo Campionissimo nella storia del ciclismo italiano. All'età di 35 anni, abbandonata la carriera, diede il proprio nome a una marca di biciclette. Fu commissario tecnico della Nazionale di ciclismo e in questa veste guidò Gino Bartali al successo nel Tour de France 1938.
A poca distanza dalla cappella che conserva le sue spoglie, della moglie e dei figli vi è una monumentale cappella della nobile famiglia Millelire che abitò a Cassano Spinola.
Uscendo dal cimitero e rientrando verso il paese mi scorrono alla mente le parole della canzone di Francesco De Gregori,: Il bandito e il campione. «Vai, Girardengo, vai grande campione,/ nessuno ti segue su quello stradone!/ Vai Girardengo, non si vede più Sante è sempre più lontano, è sempre più distante!» La canzone ricorda la storia connessa con la sua presunta amicizia con un noto bandito italiano del tempo, Sante Pollastri, anch'esso novese. Costui fu un grande tifoso del campione che era sempre riuscito a sfuggire alla Polizia ed era infine espatriato rifugiandosi a Parigi, dove incontrò Girardengo in occasione di una Sei giorni. Il colloquio tra Pollastri e Girardengo fu anche oggetto di una testimonianza che il Campionissimo rilasciò nel processo contro il bandito dopo la cattura e l'estradizione.
Raggiunto nuovamente la chiesa parrocchiale, mi avvio su per la stretta via Belforte fino ai ruderi di Palazzo Belforte, risalente all'inizio del Settecento. Dell'antico palazzo rimane ben poco, solo ruderi. Si racconta che la facciata principale, non visibile dalla strada, era realizzata con semplici linee architettoniche .Il palazzo era impreziosito sul fronte posteriore, da un caratteristico loggiato con archi a sesto ribassato impostati su pilastri a pianta quadrata, terminanti con un decoro di semplici capitelli in stucco. Al pianterreno vi era un oratorio dedicato a Sant'Andrea da Avellino e risalente anch'esso al XVIII secolo. Il Palazzo risultò irreparabilmente danneggiato dal terremoto che colpì la zona l'11 aprile 2003. L'edificio era patrimonio della famiglia degli Spinola fino alla metà del secolo, quando passò in dote ai marchesi Cattaneo di Belforte, da cui prese il nome. Proseguo la mia passeggiata verso la sommità del borgo, ove un tempo s'innalzava il castello con il suo ricetto. Nel percorrere la salita mi sovviene un altro pezzo di storia di Cassano Spinola.
Tra i primi signori del territorio, ricordo i De Cassano a cui si deve, a partire dal X secolo, l'edificazione del castello. Mentre a partire dal 1313 la storia del borgo è legata alla famiglia Spinola, che ne mantenne il controllo fino al 1787, anno in cui la casata si estinse. Il castello e il borgo subirono diversi assalti e danneggiamenti. Proprio per l'importante posizione che Cassano ha sempre avuto sulla strada che dalla Lombardia conduceva al porto di Genova. Così nel 1499 Cassano fu assediata dalle truppe francesi, capitanate dal maresciallo Triulzi, evento che determinò il progressivo abbandono del castello. Non posso però non ricordare perché furono devastanti l'invasione e il saccheggio del 1799 ad opera delle truppe francesi, dove oltre a pesanti ritorsioni, Cassano subì la perdita degli archivi parrocchiali e comunali.
Un successivo saccheggio fu scongiurato grazie all'impegno del parroco di Cassano, don Luigi Mongiardini che si recò incontro alle truppe francesi e convinse il Generale Moreau a non saccheggiare ulteriormente il paese e i suoi abitanti.
Invece collocato in prossimità dell'accesso all'antico Castello vi è Palazzo Barona, il palazzo risale alla fine del XVI sec. E come gli altri palazzi apparteneva alla famiglia Spinola. Sicuramente era un edificio di lusso con tutti i comfort possibili all'epoca. Una scaletta privata univa la residenza nobiliare al confinante Oratorio dell'Assunta, detto anche del Rolino, voluto proprio dalla famiglia Spinola. La denominazione "Barona" venne attribuito al palazzo poiché gli Spinola, che lo possedettero, assunsero il titolo di baroni di Montessoro nel XVII sec.
Prima di arrivare a ciò che rimane del castello mi soffermo sulla piazzetta adiacente l'Oratorio dell'Assunta. L'edificio venne edificato nel XV secolo. è a facciata a capanna, dalle linee semplici, l'interno è a navata unica, terminante con abside ottagonale, ed è sede della confraternita della Santissima Trinità, attestata a partire dal 1523. All'interno, conserva tre seggioloni risalenti al 1600, un settecentesco organo a canne e una Madonna lignea in stile Barocco. Raggiungo così il cancello d'acceso dell'area che conserva i ruderi del castello, ma il parco è chiuso e non posso accedervi.
Il castello risalente al X secolo e raggiunse il massimo dello splendore nel XV secolo, quando fu trasformato in una fortezza con alte torri, possenti mura. Intorno al castello le case arroccate formavano il ridotto o ricetto, un area fortificata utilizzata per proteggere la popolazione e i prodotti della terra in caso di guerra. Dopo rovinosi assedi cadde in abbandono e nel 1805 fu smantellato. Oggi sono visibili solo alcuni tratti di mura perimetrali, ma Cassano Spinola aveva ben due castelli, quello detto di Briona, già citato nel 1149 quando Richelda da Brionte cede al Comune di Tortona la corte e tutto il poggio di Brionte. Questo è un colle che s'affaccia su Cassano Spinola, diviso da un avvallamento. Il castello entrerà in possesso degli Spinola di San Luca nel 1313, successivamente sarà abbandonato e dal XVI secolo anche le sue macerie saranno irrimediabilmente disperse. Sceso per le ripide stradine del ridotto mi trovo di fronte il bel Palazzo Millelire che nel 1624 assunse le forme e le caratteristiche tipiche dei palazzi genovesi del XVII secolo. La sua facciata è invece caratterizzata da un portale ad arco e da ampie finestre con estese decorazioni in stile genovese a bugnato con elementi neogotici. Tra il XVIII e il XIX secolo venne sopraelevato il corpo di un piano e arricchito da una torretta quadrangolare trasformato in un'ampia terrazza praticabile. Successivamente i bei loggiati del prospetto posteriore vennero dapprima chiusi da ampie vetrate colorate, poi nel 1930 vennero definitivamente eliminati i loggiati insieme alla torretta.
Il nome Millelire, già chiamata Villa Spinolina risale al 1608 quando un atto notarile la definisce domus con portico appartenente a Lazzaro Spinola, nobile ricco ed autorevole esponente della Repubblica di Genova di cui fu ambasciatore in Spagna. Dopo la morte di Biagio Spinola, avvenuta per mano di un suo suddito non più disposto a subirne le vessazioni e prepotenze nel 1687, il palazzo passò al marchese Franco Imperiali Lercaro che ne aveva sposato la figlia Anna Maria Spinola; passò quindi ai marchesi Migliorati e poi ancora ai padri Gesuiti e ancora all'avvocato Cesare Spalla. Nel 1851 divenne proprietà dell'avvocato Carlo Lorenzo Ferlosio, parlamentare subalpino. Morto costui fu messa all'asta e acquistata da un facoltoso ecclesiastico genovese, padre Giacomo Poggi e poi passò ai conti Albini.
L'edificio fu così abitato dall'ammiraglio Giovanni Battista Albini, comandante della flotta sarda durante la Prima Guerra d'Indipendenza e poi senatore del Regno. Ma vi abitò anche il suo fratello minore, Augusto Albini anch'esso ammiraglio e presente nelle guerre risorgimentali, quale direttore d'artiglieria della Regia Marina. A lui si devono i progetti della celebre carabina Albuni e di alcuni cannoni per la Marina Militare. Costui sposò Felicina Raffaella Millelire, da cui prenderà nome il palazzo. Anche questa una nobile famiglia che diede illustri ufficiali alla Regia Marina.
Sempre a Cassano Spinola è presente anche Palazzo Del Santo, il seicentesco edificio fu costruito per volontà di Bartolomeo Spinola di Roberta. Dopo diversi passaggi di proprietà nel XIX secolo passa all'ammiraglio genovese Andrea Carlo Agostino Del Santo a cui si deve la denominazione di Villa Del Santo. Anche'esso partecipò alle eroiche campagne risorgimentali e partecipò al corpo di spedizione in Crimea e alla battaglia di Lissa.
Prima di dirigermi verso Villalvernia, riprendendo l'auto e mi dirigo verso la Cappella di Sant'Antonio. Questo piccola cappella è già attestata nel 1701, quando in occasione di un'epidemia
si verificò una moria di animali. Fu nei pressi di questa cappella che si svolse l'incontro tra Don
Luigi Mongiardini e il Generale Moreau nel 1799. Al suo interno un affresco commemora questo evento. Dirigendomi verso il borgo di Villalvernia incontro Palazzo Guaciorna che fu edificato nei primi decenni del Seicento per volere del marchese Ottobono Spinola feudatario di Villalvernia. Il complesso mantiene le sue linee architettoniche originarie con le sue monofore ad arco acuto. Rientro così verso casa, soddisfatto di aver visitato un altro borgo della mia bella terra natia.