Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Piemonte: Castelspina

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CastelspinaIl sole è già alto, ma oggi non devo andare tanto lontano, pertanto posso prendermela con calma ed assaporare i profumi e i colori della primavera che stanno arrivando.
Sono poche le decine di chilometri che devo percorrere per raggiungere il piccolo Borgo di Castelspina e lo faccio agevolmente. Il Borgo è tanto minuto che decido di parcheggiare nella piazza antistante il Palazzo Comunale e girare l'intero abitato a piedi.
Le origini di questo piccolo Borgo della pianura alessandrina, sembrano risalire al periodo medievale, tra il XII e il XIII secolo. Dai primi documenti il territorio risulta appartenere al vicino comune di Gamondium, ossia all'odierno Castellazzo Bormida. Il primo atto ufficiale che lo cita risale al 1367 e i primi signori furono probabilmente i Malvicini. Ma la sua storia è strettamente legata al Castello degli Spina che, secondo alcuni studiosi, venne costruito verso l'anno 1100 in una zona detta Pian Castello, di cui oggi vi sono poche tracce.
Nel XIV secolo nell'ambito delle lotte interne tra Guelfi e Ghibellini passò sotto il dominio dei Visconti. Alla morte di Gian Galeazzo Visconti, sopraggiunta nel 1402 e dopo le distruzioni e i saccheggi del condottiero Facino Cane, subentrarono gli Sforza e poi i Marchesi del Monferrato. Questi ultimi lo cedettero in feudo ai fratelli Feruffini. Tra i diversi feudatati troviamo anche i Visconti e i Guasco.
Come tutti i centri minori subì le vicende legate al passaggio di diversi eserciti impegnati nelle guerre di successione che caratterizzarono la storia monferrina del XVI e il XVII secolo, con saccheggi e distruzioni e imposizioni di balzelli e tasse, non ultime le diverse pestilenze che decimarono la popolazione. Dopo il lungo dominio del XVIII secolo, con il passaggio del territorio a Casa Savoia iniziò, anche per Castelspina, un periodo di relativa pace. La storia del borgo prosegue legata alle vicissitudini di Alessandria e dei vicini borghi di Sezzadio e Castellazzo Bormida. Infatti ancora tra gli anni 1929 e fino al 1954 il comune di Castelspina venne accorpato a quello di Sezzadio.
L'origine del toponimo di Castelspina è di dubbia interpretazione. Una prima ipotesi vorrebbe che la genesi del nome di Castelspina sia legata all'esistenza di un vecchio castello che si chiamava Villa Malvicinorum o Castello dei Malvicini, Castrum Malvicini, che distrutto verso il 1240 venne riedificato e chiamato Villa delle Spine dei Malvicini o Spina dei Malvicini oppure Castello della Spina, in quanto il terreno su cui doveva sorgere era allora ingombro di rovi e spine.
Secondo un'altra ipotesi il nome potrebbe derivare dai marchesi Malaspina, che già anteriormente erano i signori del territorio, anche se questa ipotesi non trova riscontri attendibili.
In Piazza Boccasso si affacciano il Palazzo Comunale, l'Oratorio, la Chiesa Parrocchiale ed alcuni antichi edifici che ospitano servizi commerciali. Al centro della Piazza si erge il Monumento ai Caduti. Questo particolare Monumento è costituito da un basamento di granito grigio sul quale si appoggia la statua in marmo, ricavata da un unico blocco, raffigurante una figura femminile con il braccio destro alzato e la mano aperta: la Vittoria alata. Ai piedi della statua, sul lato sinistro, si legge la firma, incisa, dello scultore Carlo Fontana. Sul lato frontale del basamento del monumento si legge la dedica del Comune ai suoi Caduti, sul retro sono incisi i nomi dei soldati morti durante la Prima Guerra mondiale, mentre sul lato sinistro sono stati aggiunti i nomi dei Caduti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Imponente è invece il Palazzo Comunale, in esso, oltre agli uffici comunali, vi trova ospitalità l'ufficio postale, l'ambulatorio medico e il dispensario farmaceutico. Negli anni passati ospitava anche le Scuole elementari, oggi chiuse.
L'edificio di tre piani con mattoni a vista è tra gli edifici più imponenti presenti sul territorio comunale. Il piano terreno è dotato di un lungo portico che corre per tutta la sua lunghezza. Altro importante edificio che si affaccia sulla Piazza è la Chiesa Parrocchiale che è dedicata alla Beata Vergine Assunta. L'edificio venne edificato nel 1628, dopo l'abbattimento della chiesa precedente già esistente nel 1383 e intitolata ai Santi Pietro e Paolo. Altri testi, come riporta la rivista di storia arte archeologia per le province di Alessandria e Asti del 1967, dicono che la trecentesca chiesa fosse già stata preceduta da un edificio ancor più antico, addirittura coevo del primo castello del XII secolo.
L'edificio si presenta di fattura semplice, su due ordini ed anticipata da un portico con quattro colonne in granito. Per accedervi vi sono pochi gradini che corrono tutti intorno al porticato. L'intera facciata è intonacata e nel primo ordine vi è l'unica porta d'accesso, mentre leggere lesene ne ornano la facciata. Sopra il marcapiano, il secondo ordine è composto da due vele che coprono un tetto a salienti e che s'innalzano verso la parte centrale ove al centro vi è un ampia finestra rettangolare, accompagnata ai lati da due nicchie vuote. Un frontone triangolare nel cui timpano insiste un ulteriore nicchia vuota.
All'interno è possibile ammirare un'interessante pala d'altare del Seicento con la Madonna del Rosario, copia di un celebre dipinto di Giovanni Battista Crespi detto il Cerano, conservato alla Pinacoteca Brera. Sempre sulla Piazza e che fronteggia la facciata della Chiesa Parrocchiale vi è l' Oratorio della Santissima Annunziata. Quest'ultimo è un edificio ancor più semplice con il suo tetto a capanna e il suo alto e slanciato campanile in stile Barocco. La facciata, ormai malamente intonacata, presenta una grande porta d'accesso, sopra la quale un tempo vi era un affresco, ormai scomparso e sotto il tetto, privo di frontone, vi è un ampia finestra rettangolare strombata.
La mia passeggiata prosegue lungo Via Padre Innocenzo Gamalero in direzione Castellazzo Bormida per raggiungere il convento che ospita l'Istituto delle suore francescane Angeline. Prima di raggiungerlo, incontro all'angolo con Via Felice Cavallotti una cappelletta, in quanto considerarla edicola votiva è troppo riduttivo. Questa semplice cappelletta, protetta da un vetro e da una grata, è dedicata alla Madonna di Loreto, che deve essere oggetto di grande devozione popolare, infatti è ottimamente conservata e sempre arricchita di fiori freschi. Il dipinto ivi conservato rappresenta la Madonna che dall'alto protegge il Borgo. Il dipinto è del pittore genovese Federico Ferrari che si trasferì a Castelspina negli ultimi anni della sua vita, mentre la cappelletta dovrebbe avere circa un centinaio d'anni.
Raggiungo così l'Istituto delle suore francescane Angeline, Casa Madre delle suore Francescane Angeline. La congregazione venne fondata proprio a Castelspina dal frate minore francescano Innocenzo Gamalero a cui è dedicata la via principale del Paese e da Chiara Ottavia Ricci per l'assistenza all'infanzia nell'asilo del paese. Il nome di "Angeline" dato alle suore deriva dall'intitolazione dell'istituto alla Vergine degli Angeli. Frate Innocenzo Gamalero di origine castelspinese fu economo del convento di Rivalta Bormida; Madre Chiara Ricci considerata la fondatrice, era nata Savona l'8 luglio 1834 da famiglia benestante e conseguito il titolo di maestra di scuola elementare, le venne affidato l'insegnamento nella scuola di San Francesco d'Albaro (Ge) e successivamente a Rivalta Bormida (Al), dove gli fu affidata anche la responsabilità dell'educandato per le fanciulle. Anche dopo aver fondato nel 1884 le Suore Francescane Angeline a Castelspina, Madre Chiara continuò a coltivare una grande attenzione all'ambito educativo, aprendo orfanotrofi, scuole materne, laboratori femminili in tutto il mondo. Madre Chiara Ricci morì il 1 Ottobre 1900.
La costruzione del convento avvenne grazie al contributo di tutti gli abitanti di Castelspina a cui il Vescovo di Alessandria Mons.Pietro Giocondo Salvai concesse al Prevosto di Castelspina un indulto eccezionale: "Nei giorni festivi gli uomini siano dispensati dal precetto del riposo perché possano trasportare il materiale per la costruzione del nuovo Convento che richiede non meno di trecentomila mattoni più tutto l'altro materiale".
Grazie al lavoro di tutti i Castelspinesi, il 29 giugno 1984 fu anche inaugurata la cappella dedicata alla Madonna degli Angeli affrescata dal teologo dott. Andrea Canestri.
Le Francescane Angeline si dedicano all'insegnamento in scuole e asili, alle opere parrocchiali e all'assistenza agli anziani e agli ammalati in ospedali e case di riposo.
Davanti al bel Convento, su una casa è ricavata una nicchia su cui San Francesco sembra dare la propria benedizione a tutti gli ospiti del Convento.
Rientro verso il centro del Paese ed inizio ad aggirarmi tra le strette strade che conservano dei belli edifici e grandi cascine, tutte realizzate in laterizio, fino a raggiungere Piazza della Libertà e Via Torre. Proprio su Via Torre è visibile ancora un tratto delle antiche mura medioevale su cui oggi è stato costruito un bell'edificio a due piani in mattoni a vista, su cui campeggia la scritta "Società Operaia di Mutuo Soccorso", una delle più antiche istituzioni del Paese.
Sicuramente tra le testimonianze di maggior pregio storico-architettonico di Castelspina figurano queste antiche mura del castello. Costeggiando la mura arrivo fino in Via madre Chiara Ricci, dove anche qui sono state edificate delle case sulle antiche mura, in una di queste, campeggia ancora la vecchia insegna di una Macelleria, segno di una passata attività commerciale e del benessere del Borgo.
Nel fare il giro intorno alla chiesa parrocchiale, trovo sul retro della Chiesa, vicino a un bel portale d'accesso al campanile, una targa marmorea che ringrazia Mons. Carlo Canestri, Vicario Generale della Diocesi di Alessandria dal 1983 al 1998, del rifacimento della cella campanaria e del restauro del campanile. Tali opere furono poi benedette dal fratello del donatore, Cardinale Giovanni Canestri. Ciò mi coglie l'occasione per ricordare che il Cardinale Giovanni Canestri nasce a Castelspina il 30 settembre 1918 e muore a Roma il 29 aprile 2015; frequentò il seminario a Roma, dove fu ordinato presbitero nel 1941, dopo aver ricoperto l'incarico di vice Parroco e Parroco in varie parrocchie romane, fu nominato Vescovo ausiliare di Roma e poi Vescovo titolare di Tenedo l'8 luglio 1961. Il 7 gennaio 1971 Mons Canestri è eletto vescovo di Tortona; richiamato a Roma in qualità di arcivescovo vicegerente l'8 febbraio 1975 viene promosso arcivescovo titolare di Monterano. Dal marzo 1984 lo troviamo arcivescovo di Cagliari ed infine all'arcidiocesi di Genova-Bobbio dal luglio 1987, dove raccolse l'eredità del Cardinale Giuseppe Siri.
Giovanni Canestri fu creato Cardinale da Papa Giovanni Paolo II il 28 giugno 1988, con il titolo di Sant'Andrea della Valle. Il 20 aprile 1995 fu costretto a rinunciare al governo dell'arcidiocesi per raggiunti limiti di età, e tornò a risiedere a Roma, continuando il lavoro nelle congregazioni romane fino alla sua morte.
Un altro Canestri importante di Castelspina fu Tommaso Canestri, natovi nel 1778, ordinato sacerdote ad Alessandria, dapprima è parroco in Sant'Alessandro e in seguito trasferito nel 1806 a Castelceriolo, ivi vi rimane fino alla sua morte nel 1838. Costui fu un oratore e storico di notevole livello con grandi competenze in teologia e diritto canonico. A suo nome troviamo diverse pubblicazioni storiche come "La storia del Vescovado e dei Vescovi della città di Alessandria" pubblicata nel 1835 dall'importate editore torinese Pomba. Tra le altre opere ricordo "Memorie manoscritte riguardanti la storia civile di Alessandria dalla sua fondazione al dominio visconteo" e il "Compendio della vita del Beato Valfré".
Invece, il già citato Mons. Carlo Canestri, nacque a Castelspina il 15 ottobre 1920 e frequentò il Ginnasio e il Liceo classico ad Alessandria; successivamente, l'Università Lateranense a Roma, laureandosi in Teologia e Diritto Canonico, fu Ordinato sacerdote nel 1945, tornò nella Diocesi di Alessandria nel 1949. Costui fu viceparroco in Sant'Alessandro fino al 1955, in seguito fu insegnante in Seminario e nei Licei cittadini, direttore spirituale del collegio di Santa Chiara e responsabile dell'Azione Cattolica Diocesana. Divenne parroco di Sant'Alessandro dal giugno 1960, lasciò il ministero parrocchiale nel novembre 1983 per assumere l'incarico di Vicario Generale della Diocesi, incarico che detenne fino al 1998. Muore nel agosto del 2004 ed è sepolto a Castelspina nella cappella di famiglia.
Per raggiungere il Cimitero devo riprendere l'auto e percorre la Strada provinciale 184, dove, a metà strada trovo una piccola edicola votiva dedicata a San Bernardino, protettore dei viandanti e che dà anche il nome alla zona, oltreché essere patrono di Casal Cermelli.
Giunto nei pressi del piccolo cimitero osservo con attenzione la bella Chiesa, realizzata con tetto a capanna, l'attuale facciata ha un avancorpo con portico e frontone sovrastante. L'accesso dalla strada alla chiesa è una piccola porta, con due finestre laterali ai lati. Sbirciando dalle finestre, vedo una stanza priva di affreschi o decori, ormai deposito per i servizi cimiteriali. Un vero peccato vedere questa edificio, di cui non riesco a scoprire l'antica dedicazione, fare una fine così poco edificante. Sicuramente, vista la sua collocazione fuori dal Paese e l'importanza delle strade che vi transitano, doveva essere un importante luogo di preghiera, e di sosta per i viandanti.
Il cimitero conserva diverse tombe di personaggi importanti e combattenti anche risorgimentali anche la nuova cappella che conserva le spoglie delle suore francescane Angeline.
Castelspina oggi è una piccola comunità la cui economia si fonda sull'allevamento e sull'attività agricola benché vi sia qualche impianto industriale.
Lascio così Castelspina, contento di aver scoperto un piccolo Borgo vicino a casa con molte belle sorprese.