Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Piemonte: Passerano Marmorito

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Passerano MarmoritoLa giornata è splendida ed in auto mi dirigo verso Passerano Marmorito, luogo reso celebre dal personaggio di Carlino nel programma Drive In, interpretato dal compianto Giorgio Faletti, artista e scrittore astigiano. La battute più celebri di Carlino era: "Io sono di Passerano Marmorito, il paese è piccolo...la gente mormora!". Ma è anche il luogo di nascita di Leo e Calliope, due magnifici gatti che da qualche tempo accompagnano le mie giornate.
Il nome di Passerano è attestato dal 1001 come Passerianus, ed era probabilmente un prediale derivante da un fundus di un'antica famiglia. Il toponimo compare per la prima volta nei diplomi imperiali del 1164, quando il Barbarossa, assegnò territori di Passerano, Schierano e Primeglio, gli ultimi due sono ex Comuni soppressi ed aggregati nel 1929 in un unico Comune insieme a una parte di Marmorito, a Guglielmo marchese del Monferrato. Da allora assunse il nome di Passerano Marmorito.
Nel 1186, l'Imperatore Enrico VI, affidò i territori di Cocconato, Capriglio, Marmorito, Primeglio, Schierano, insieme ad altri ai Radicati di Cocconato. Nel 1206 Passerano è menzionato in un documento dei Signori di Montiglio da cui si evince un "Manfredus filus Oberti domini de Passerano", quasi sicuramente un personaggio di famiglia locale appartenente alla minore aristocrazia rurale che ebbe signoria sul luogo sino al terzo quarto del secolo XIII, ma che non ha collegamenti diretti con i Radicati di Cocconato. Con l'inizio del XIII secolo, Passerano e Schierano entrò nei feudi al dominio dei Conti Radicati, per acquisto ai Radicati di Cocconato. Ma il territorio fu conteso con il Marchese del Monferrato, disputa che proseguì nei secoli seguenti. Nel 1369 Carlo IV di Boemia sottomise l'intera contea al Marchesato del Monferrato che era passato alla famiglia dei Paleologhi. Ciò suscitò la reazione dei Radicati che si rivolsero ai Visconti per ottenere appoggio e il ripristino della situazione precedente al fine di rivendicarne l'autonomia. Nel 1503 l'Imperatore Massimiliano assoggettò l'intera contea di Cocconato dei Radicati a suo genero Filiberto II di Savoia. Ne nacque un ulteriore contesa in quanto parte della famiglia Radicati si rifiutò di accettare il nuovo signore, ritenendolo un sopruso. La contea venne occupata nel 1526 dalle truppe imperiali spagnoli al comando di Maramaldo sconfiggendo le ultime sacche di resistenza dei francesi. L'assedio venne tolto dagli spagnolo a seguito dell'intervento di Vittoria Colonna marchesa di Pescara.
L'Imperatore Carlo V nel 1530 ristabilì l'autonomia della Contea dei Radicati e concesse ai Radicati il privilegio di battere moneta in oro e argento nella Zecca di Passerano, che rimase in funzione fino al 1598, anno in cui verrà chiusa dai Savoia.
Nel 1550 Passerano e il suo castello furono occupati dagli spagnoli che ulteriormente fortificano il maniero.
Il maresciallo francese Brissac, nel 1551, espugnò il castello e dopo la resa della guarnigione spagnola fece saltare le fortificazioni che cingevano il castello. Era il 1586 quando i conti Radicati si sottomisero a Carlo Emanuele I duca di Savoia e che gli confermò alcuni privilegi tra cui il diritto di battere moneta.
Dal XVII secolo, il territorio subì i diverse distruzioni e occupazioni durante i conflitti di successione per il Marchesato e il Ducato di Mantova ad esso unito, tra il 1614 e il 1630, ne fu devastato anche il castello di Passerano. Le trattative di pace si conclusero con l'accordo di Cherasco del 1631, con cui Mantova e il Monferrato restarono all'erede Gonzaga-Nevers, ma i duchi di Savoia ottennero un ampliamento del proprio controllo sulle terre piemontesi. Anche nel conflitto tra madamisti e principisti, che si contesero il potere sul ducato di Savoia dopo la morte del duca Vittorio Amedeo I nel 1637 e durante la guerra dei trent'anni, che coinvolse il ducato nelle ostilità tra Francia e Spagna il territorio subì forti danni. Passerano e i suoi dintorni nel XVIII secolo seguirono gli avvenimenti dello stato sabaudo, finché con l'arrivo delle truppe francesi di Napoleone Bonaparte entrò a far parte dapprima del Dipartimento del Tanaro, Arrondissement di Asti e poi nel giugno del 1805 nel Dipartimento di Marengo, divenendo provincia dell'Impero francese.
Caduto il regime napoleonico nel 1814, i territori del Piemonte tornarono sotto il controllo dei Savoia rientrati col nuovo sovrano Vittorio Emanuele I. Intorno alla metà del secolo XIX il castello venne restaurato e assunse la sistemazione e l'aspetto che ancora oggi conserva e nel paese venne costruita l'Ala, il mercato agricolo, oggi ancora esistente. La storia di Passerano Marmorito seguì poi quello del regno d'Italia e della Repubblica.
Parcheggiata l'auto in via Vittorio Veneto, salgo lungo la strada fino a raggiungere Piazza della Chiesa, ove insiste l'Ala del mercato agricolo, la Chiesa Parrocchiale dedicata ai Santi Pietro e Paolo e il Monumento ai Caduti.
L'Ala è in perfette condizioni, realizzata con mattoni a vista è posta su un belvedere, realizzato sopra gli imponenti bastioni da cui si gode una meravigliosa vista su Schierano. Vicino vi è collocato il moderno Monumento ai Caduti, realizzato con lastre di granito, su cui sopra è scritto l'elenco de caduti nelle Guerre Mondiali.
L'imponente Chiesa dei Santi Pietro e Paolo realizzata in stile tardo Barocco, presenta una facciata con mattoni a vista. Questa è tripartite da coppie di lesene ed è suddivisa in due ordini da un leggero marcapiano; in quello inferiore vi è al centro un unica porta d'accesso con un gradevole frontone triangolare sopra la stessa, ai lati due finestre ovali. Nel secondo ordine la facciata ha sviluppo solo nella parte centrale con un ampia finestra ovale al centro. Un bel coronamento curvilineo corre su tutto il tetto, con un interessante frontone modanato. Il campanile, con porta d'accesso alla base è anch'esso in cotto, in linea con la facciata della chiesa completa la stessa. All'interno, la chiesa è composta da tre navate, si presenta ricca di decorazioni benché semplici dai colori delicati.
Percorro Via della Chiesa, costeggiando belle case e diverse attività commerciali di alimentari, fino a raggiungere con un sali scendi tra i colli l'accesso al Borgo fortificato. Raggiungo così il Palazzo Municipale e l'Ufficio Postale ricavati proprio in edifici medioevali posti nei pressi di una torre con porta d'accesso. La porta d'accesso presenta ancora le antiche fortificazioni e nei suoi pressi un altro bell'edificio denominato Palazzo della Zecca, ubicato alla sinistra della porta d'ingresso del recinto del castello. Le sue mura raccontano un interessante storia. Nel 1526 l'Imperatore Carlo V sancendo l'autonomia dei Radicati nella loro contea vi concesse il privilegio di battere moneta in oro e argento. Le prime monete furono emesse nel 1589 dalla zecca di Passerano, proprio in questo edificio ancora esistente. Ma nella zecca di Passerano vennero anche contraffatte monete, come quelle lombarde, venete, svizzere, tedesche e francesi. Inoltre si coniarono monete con bassissima lega, ricavandone grandi utili somme. La zecca funzionò fino al 1598, quando il privilegio fu revocato dal Duca di Savoia, poiché si continuava a coniare monete contraffatte.
L'edificio, restaurato, è un ottimo esempio di costruzione tardo medioevale, totalmente realizzati con bei decori in laterizio.
Superato la porta mi si prospetta l'imponente Maniero che pare voler dominare ancora oggi l'intero Borgo e le vallate e crinali dei colli circostanti.
Il Castello di Passerano, che si eleva imponente sul Borgo, con le sue grandi dimensioni, è depositario di intere pagine di secoli di storia. Infatti nel Borgo vivevano muratori, maniscalchi, sellai, fornai, calzolai e tessitori e l'aspettativa media di vita di un tempo era molto bassa, tra guerre, pestilenze e malnutrizione raggiungeva i 30 anni tra il popolino. Il Borgo visse le numerose vicende belliche, subendo gli assedi al castello, come quando nel 1550 fu occupato dagli Spagnoli. Ciò fino all'anno successivo, quando il maresciallo francese Brissac, attaccò la fortezza di Passerano e la espugnò. Risale alla meta del XVII secolo, le decisione di Alessandro Radicati di restaurare l'antico Maniero ingrandendolo con diverse costruzioni come "la palazzina del Conte Adamo". Ancora nella metà dell'Ottocento, il Castello fu restaurato e conservato senza rilevanti alterazioni fino ad oggi.
I Radicati possedevano diversi castelli nel loro feudo. Il Castello di Passerano Marmorito è sicuramente uno dei più belli e significativi dell'Astigiano perché mantiene un aspetto possente, ed è ben integrato con l'ambiente circostante.
Esso possiede in prossimità una bella cappella o chiesa gentilizia realizzata in cotto ma oggi con la facciata intonacata. Questo edificio sacro è intitolato a Santa Maria del Castello. Invece il Maniero si presenta in ottime condizioni e presenta due torricelle rotonde, un tempo erano quattro, situate agli angoli del castello, mentre la parte a sud racchiude una possente torre quadrata. L'edificio presenta ricchi fregi in cotto e finestre ad arco acuto. Mi si racconta che al suo interno vi siano splendide stanze con soffitto a cassettoni e decorate, anche con pregevoli stucchi e che molti arredi siano originali e rappresentino le diverse epoche.
Mi aggiro ancora per un po' di tempo per le vie del Borgo, prima di prendere l'auto e recarmi a vedere gli altri importanti borghi che costituiscono il territorio comunale di Passerano Marmorito.
Tra questi Primeglio che un tempo era Comune autonomo come Schierano e Marmorito, poi soppressi ed aggregati nel 1929 a Passerano. Parcheggio l'auto nella Piazza antistante la Chiesa dedicata a San Lorenzo; quasi subito una anziana signora mi si avvicina e dopo alcuni convenevoli si presta ad illustrami questo caratteristico Borgo con le sue chiese e il suo Castello. Chiesa di San Lorenzo, oggi interamente intonacata risale al XVII secolo, al centro della facciata vi è posta in una nicchia la statua di San Lorenzo. Il suo interno si presenta ad una navata centrale con arcate laterali. Su un fianco si eleva il campanile, dalla sua strana e particolare cuspide e cella campanaria, che fu restaurato ed alzato ad inizio XX secolo da parte dei parrocchiani, come mi dice la mia anziana guida. Inoltre, fieramente mi spiega che i parrocchiani contribuirono pure alla costruzione della canonica, del loggiato della chiesa. Sempre i parrocchiani vollero erigere, al centro della piazzetta, la statua di Maria Ausiliatrice. Sulla parte retrostante la Chiesa, è collegata, mediante un ponte coperto ad arco al Castello in modo da consentire, ai nobili del tempo, l'accesso diretto alla chiesa stessa.
Il Castello di Primeglio poco visibile dalla strada è circondato da un rigoglioso parco Il Maniero, in ottimo stato di conservazione, è circondato da un grande parco nel quale campeggia un antico e maestoso cedro del Libano. Il Castello, in parte intonacato è di incerta datazione, ed era di proprietà dei Radicati fin dopo gli anni venti del XX secolo, poi passa di proprietario in proprietario, che oltre a restaurarlo, lo ampliano e ne modifica in parte l'aspetto. Ciò nonostante su un lato della costruzione principale si possono ancora vedere i resti delle antiche mura medievali corredate di una feritoia. I massicci interventi di modifica dell'antico maniero iniziano ad avvenire dopo l'assedio delle truppe francesi del 1598 con gli interventi dei conti Radicati. La mia gentile guida mi indica la strada per andare a visitare la chiesetta della Madonnina e poi mi racconta di un'antica chiesa, ormai diroccata che esisteva nella valletta tra Passerano e Primeglio. Quest'ultima, posta in località "Monasté", era un tempo un piccolo monastero dedicato a San Michele. Già presente nell'elenco delle proprietà delle Chiesa a fine del secolo XIII, era indicato come «prioratus de Primelio», dipendente dal «monasterium sancti Januarii», ossia dall'Abbazia di San Genuario di Lucedio. La sola Chiesa risulta ancora esistente all'inizio del secolo XVII, e durante la visita pastorale del 1606 è già segnalata come diroccata e non più apparentemente all'abbazia di Lucedio. Ora mi si racconta sia ridotta ad un rudere ma con la parte più antica, ossia l'abside romanico in pietra ancora distinguibile. Di questa Chiesa fu recuperato l'altare, che fu collocato nella Chiesa de "La Madonnina". Questa chiesetta si trova invece a poca distanza dal Castello, facilmente raggiungibile a piedi e si presenta non in splendide condizioni, necessitante di urgenti restauri. Questo piccolo edificio religioso ha una facciata, a capanna, preceduta da un portico con copertura falde. Presenta un campanile a vela e la facciata si presenta a fasce in mattoni a vista alternate a fasce color giallo ocra. Nei suoi pressi sono poste anche le croci a ricordo dei caduti della grande guerra. Fu edificata in stile neo-romanico nel 1924 per volontà popolare.
Lascio Primeglio e in auto mi dirigo verso Schierano. In questo Borgo che sto per raggiungere affondano le origini di Papa Francesco, infatti qui vi nacque nel 1816 Giuseppe Bergoglio il suo trisnonno. Raggiungo così Schierano, parcheggiato l'auto nei pressi della settecentesca cappella di San Sebastiano, inizio ad aggirarmi in questa borgata dai suoi austeri edifici in pietra e mattoni a vista. Il suo colle con il belvedere mi permette di ammirare da un altro punto di vista il Castello e il Borgo di Primeglio. La Cappella dei Santi Sebastiano e Rocco è una ricostruzione tardo-barocca; il più antico riferimento all'esistenza della Cappella si trova in una relazione fatta redigere dal vescovo Ferrero di inizio XVII secolo. L'attuale costruzione risale tra il 1815 e il 1821. La facciata, in mattoni a vista presenta paraste angolari che sostengono una trabeazione su cui si imposta un elemento di coronamento curvilineo. Il portone di ingresso è in posizione centrale ed è coronato da un timpano semicircolare, ai lati vi sono due piccole finestre ovali. Sopra il timpano di coronamento della porta vi è una grande finestra ovale più ampia, riquadrata con cornici in mattoni. Il tetto a capanna, con copertura in coppi e ampio frontone sagomato; il campanile, a vela, si trova nella parte posteriore della Chiesa.
Percorro così le stradine che presentano case con deliziose finestre addobbate con tende e vasi di fiori colorati. Raggiungo un ampio piazzale su cui si erge la Chiesa barocca di San Grato, protettore delle coltivazioni agricole. La Chiesa si erge maestosa, realizzata interamente in cotto, mantiene la facciata con mattoni a vista. Questo edificio presenta un alta facciata, con un unica porta d'accesso con portale in laterizio e portone a doppio battente, una lunetta circolare incorniciata da un volute in mattoni ne arricchisce il prospetto. Una grande finestra ovale, posta sopra il portale, sempre incorniciata da mattoni in cotto ne permette l'illuminazione naturale interne. La facciata è tripartita da leggere lesene che ne slanciano il prospetto, fino alla grande traebazione che sorregge il frontone anch'esso in cotto.
Un tempo anche a Schierano vi era un castello medioevale, ora dell'antico maniero rimane una torre medioevale quadrata in pietra, che funge da campanile per la Chiesa di San Grato, anche se non è collocato vicino ad essa. Fino al 1986 le chiese di Primeglio e di Schierano erano parrocchie, poi saranno unite in un'unica parrocchia con quella di Passerano.
Ripreso l'auto, mentre mi accingo a visitare il Borgo di Marmorito, ricordo un famoso personaggio nato nel Castello di Passerano, ossia il conte Alberto Radicati, nato a Torino nel 1698, fu conte di Passerano e Cocconato. Costui fu definito da Piero Gobetti "primo illuminista della penisola". Questo intellettuale del Settecento fu filosofo e libero pensatore; ancora giovanissimo abbandonò la fede cattolica, scelta che gli caratterizzò tutta la vita. Rimasto vedovo dalla prima moglie dopo tre anni di matrimonio, si recò in Francia, ove sposò nel 1721, Angelica Teresa de Manin de la Villardière. Poco dopo ritornò in Italia, dove fu perseguitato e accusato di eresia e di malvagità familiare; fortunatamente godeva di protezione dal Re Vittorio Amedeo II. Dovette comunque scegliere la via dell'esilio, rifugiatosi a Londra nel 1726. Nel frattempo il Re Vittorio Amedeo II dovette bandirlo dagli Stati sabaudi incamerandone i beni. A Londra scrisse e pubblicò nel 1732 History of the abdication of Victor Amédée II nel tentativo fallimentare di aggraziarsi il nuovo sovrano Carlo Emanuele III. Sempre nel 1732 per la pubblicazione A philosophical dissertation upon Death, fu tratto in arresto a Londra, e rilasciato poi in seguito a cauzione. L'anno seguente si trasferì in Olanda dove pubblicò un Recueil de pièces curieuses sur les matières les plus interessantes. Il Radicati morì a L'Aia il 24 ottobre 1737, in estrema miseria, sotto il nome di Albert Barin.
Un altro passeranese illustre fu il Professor Carlo Maurizio Gamba, clinico e docente universitario a Torino di fine XVIII secolo, che pubblico diverse saggi e ricerche mediche.
Raggiungo così Marmorito e la prima cosa che vado a vedere, salendo su un alto colle dove si ha una vista meravigliosa è la Chiesa dell'Immacolata Concezione. L'edificio è in stile neogotico con facciata novecentesca, con tetto a falde e tripartita da lesene. Presenta una solo porta d‘accesso con un bel portale in pietra con colonnine; sopra il suo architrave vi è una lunetta come la Madonna e Bambino. Due semplici e strette finestre con arco a tutto sesto accompagnano lateralmente la porta. Un bel rosone è posto sopra il portale. Sotto il tetto a falde vi è una decorazione ad archetti che corre per tutta la facciata. Anche questa chiesa parrocchiale fu soppressa.
Vicino alla chiesa vi sono alcune lapidi; una ricorda Bonasso Giuseppe Antonio, nato a Marmorito l'8 maggio 1823, morto sul campo di battaglia di Volta del Mincio il 26-27 luglio 1848 facente parte del 9° reggimento Fanteria della Brigata Regina. Oltre a questo caduto durante la Prima Guerra d'Indipendenza italiana, un'altra lapide ricorda il soldato Massaglia Virginio e il soldato Durando Aniceto che sono anche ricordati nel bel monumento a tutti i caduti della Prima Guerra Mondiale, posto davanti alla parrocchiale di Passerano Marmorito. Una terza lapide ricorda il primo aviere Gamba Lidio, natovi nel 1919, che partecipò alla guerra di liberazione e risultò disperso nel 1942.
Gli austeri resti del Castello di Marmorito, sovrastanti la Chiesa dell'Immacolata, da secoli dominano le vallate circostanti dall'alto delle loro colline, avvolti nel fascino nel mistero. L'edificio è andato completamente distrutto nel corso dei secoli, ed oggi non rimangono che le antiche mura.
La storia del Castello è legata a quella della famiglia Radicati, che ne vollero l'edificazione e che viene fatta risalire al X secolo. Il Maniero come tutti quelli de Radicati fu soggetto ad assedio e occupazioni dalle diverse truppe che transitarono per il Monferrato, ma tuttavia questo Castello rimane legato ad una leggenda. Infatti si vuole che, nel XIII secolo, un nobile Radicati, innamoratosi di una giovane vercellese, l'abbia fatta rapire portandola in questo Castello. Ciò scatenò le ire dell'Arcivescovo di Vercelli che avrebbe inseguito il nobile, che nel frattempo fu ricambiato dall'amore della ragazza. All'arrivo del Vescovo al castello e trovatolo vuoto, il religioso diede ordine di "abbracciarlo". Il Radicati, insieme alla sua amante e a tutto il personale di guardia riuscirono a fuggire attraverso un passaggio segreto che li condusse fino a Passerano.
Di certo si sa che il Castello fu completamente distrutto dall'esercito spagnolo all'inizio del 1600, nel corso della Guerra di Successione di Mantova e del Monferrato e che nei secoli più volte fu depredato e saccheggiato.
I resti delle mura, sono oggi completamente avvolti dalla vegetazione, e la tradizione vuole che le rovine siano infestate da misteriose presenze tra cui un fantasma, che di notte passeggia facendo sferragliare le sue catene.
Ormai la mia visita è quasi terminata, scendo verso valle, passando verso la borgata Serra e per raggiungerla transito davanti all'ex scuola elementare di Marmorito, ancor oggi un bel edificio, nonostante non sia più utilizzato per fini educativi da diversi anni. Nei suoi pressi vi è la Cappella di San Defendente. Questa piccola Cappella in mattoni a vista, grazie alla devozione popolare è in ottimo stato di conservazione. La sua semplice facciata con il suo tetto a capanna, ove sul culmine del frontone si erge una vela campanaria, presenta una sola porta d'accesso. Questa porta è affiancata da due alte finestre rettangolari ad arco tutto sesto e sopra di essa vi è una lunetta vetrata.
Mi allontano da Passerano Marmrito con il rimpianto di non aver potuto visitare la stanza della torre del Castello di Passerano dove sono raccolti cimeli del grande musicista Schumann, avo del conte Radicati. Infatti il conte Vittorio Amedeo Radicati di Passerano frequentava casa Schumann dove si svolgevano gli incontri musicali domestici, unitamente a Brahms, Liszt, Schubert e Mendelsshon. In questa colta cerchia di musicisti il Conte Vittorio Amedeo Radicati ebbe modo di conoscere Julie Schumann la terza figlia di Robert Schumann e Clara Josephine Wieck, il padre già celebre compositore e la madre pianista e compositrice che era considerata la maggiore pianista donna dell'Ottocento. Julie Schumann era nata a Dresda l'undici marzo del 1845, quando il padre Robert risente delle prime forti crisi depressive che lo condurranno al tentato suicidio, al ricovero nel manicomio di Endenich ed alla successiva morte, ella aveva nove anni ed era ammalata di tubercolosi. La giovane, ormai ventitreenne, è di estrema bellezza e il Conte Vittorio Amedeo Radicati non resistette al suo fascino se ne innamorò, e le chiese di sposarlo e di seguirlo in Piemonte, nel suo Castello di Passerano Marmorito. Il Conte Radicati aveva quattordici anni più di lei, ma Julie accettò, infrangendo il cuore ed i sogni di un altro segreto spasimante, il giovane Johannes Brahms.
Julie Schumann sposò il Conte Vittorio Amedeo Radicati, diventando contessa Radicati-Schumann, il 22 settembre 1869 a Lichtenthal, nei pressi di Baden Baden, a quel tempo luogo di residenza della madre Clara. I novelli sposi andarono a vivere nel castello di Passerano e Julie portò con sé il pianoforte regalatole dalla madre per il matrimonio e numerosi cimeli appartenuti al padre. Ed è proprio nella stanza della torre che Julie conservò i cimeli del padre Robert e oggetti di famiglia. Il loro matrimonio durerà solamente tre anni per la cagionevole salute di Julie, ma riesce lo stesso a dare alla luce due figli: Edoardo il 31 agosto 1870 e Roberto il 19 agosto dell'anno successivo. Il primogenito sopravvivrà solo sette anni e Julie morirà il 10 novembre del 1872 nel tentativo di mettere al mondo il loro terzo figlio. La morte avverrà a Torino ma il marito la farà inumare nel cimitero parigino di Père-Lachaise. Con questo altro breve ricordo di storia monferrina raggiungo ormai la mia abitazione.