Blog di Dante Paolo Ferraris

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Viaggi pruriginosi (III parte)

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misexLa Vineria di Monica e Piercarla è da sempre uno dei punti di ritrovo per i pochi appuntamenti che offro agli amici. Questa volta mi ritrovo all’ora di pranzo nel giorno della festa del Borgo, con Pj e la sua gentile consorte.
Pj è un amico di vecchia data che si è trasferito per lavoro a Venezia e mi fa sempre piacere incontrarlo visto che è stato anche una buona spalla in alcuni difficili momenti.
Parliamo del blog e dei primi due post, insieme a Monica e Piercarla e ci vengono in mente molte idee e molte domande che raccolgo e alle quali vorrei provare a trovare una risposta.
Mentre attendo il mio calice di un buon dolcetto di Ovada, le domande che ci poniamo sono diverse. Quale è il motivo che spinge un uomo a diventare gigolò, ma la domanda si può porre anche nella versione femminile e poi ancora è davvero trasgressione tutto ciò? come lo è il rapporto omosessuale? Con queste domande mi bevo il mio vinello pronto a continuare la mia ricerca.

Certo che l’approccio per accedere alla vita da gigolò è assai curioso ed i miei amici mi avevano raccontato che lo si diventa o per curiosità o per divertimento, altri anche per necessità.
Diversi ragazzi infatti lo fanno per pagarsi gli studi, per arrotondare un magro stipendio ma c'è anche chi lo fa perché attratto da una vita agiata, una casa di proprietà, un’auto sempre nuova e bella, per le frequentazioni altolocate e per partecipare ai migliori eventi mondani dove si è serviti e riveriti, insomma dove tutte le attenzioni sono per il novello chaperon.

In sostanza chi disdegnerebbe una vita agiata, da vero principe dove il condimento necessario è il sesso? Sentirsi orgoglioso perché riesci sempre ad appagare il desiderio della tua momentanea compagna, conquistandola e facendola sentire unica, anche se solo per un fuggevole momento?

I ragazzi che ho conosciuto e che facevano questo mestiere si sentivano realizzati nella loro vita da escort, considerando questa attività come un vero e proprio lavoro, tra l’altro gratificante, ben pagati e spesso ricompensati con regali esorbitanti, il tutto esaltato dal proprio ego ben sapendo che vi sono persone che pagherebbero cifre da capogiro pur di farsi “accompagnare” da loro.
Gli stessi, ben consci che il loro corpo non potrà sempre offrire immagine spendibile, avevano stipulato una polizza pensionistica.

Ma volendo confrontare questo già ben variegato mondo dei gigolò con quello della prostituzione femminile non posso non notare come quella femminile sia maggiormente livellata, infatti si va dalla prostituta di strada alla call-girl, dalla cortigiana quale donna di “corte” alla escort di cui tanto abbiamo sentito parlare e letto ultimamente. Mentre quella maschile sembra essere limitata solo ad una classe medio-alta per cui di uomini che si prostituiscono sui marciapiedi non ne ho sentito parlare ne ho visto (intendo coloro che si prostituiscono esclusivamente con donne).
Ma un ulteriore differenza sta nella gestione dei rapporti, perché le donne non maltrattano, né violentano i propri momentanei compagni e comunque, anche se paganti, si sentono sottomesse e l’uomo in qualunque caso si sente “padrone” del piacere.

La chiacchierata in amicizia in vineria mi apre quindi a domande diverse a cui devo dare risposta entrando maggiormente in confidenza con le clienti dei nostri chaperon e studiare il ruolo della sessualità e della trasgressione nella storia. Lascio Monica, Piercarla e Pj con l’impegno di relazionare sulle mie ricerche, sempre e comunque con un bel calice di vino rosso, autenticamente piemontese.

Con alcuni amici frequento alcune discoteche “trasgressive” sia torinesi che milanesi come mi ero ripromesso, per comprendere meglio il mondo dell’omosessualità. Devo francamente dire che il mio timore di entrare in questi locali è rapidamente fugato. Non vi è nulla di osceno o di così innaturale e perverso.
Sono locali normalissimi con serate a tema e in quelle dedicate a questo particolare mondo non trovo nulla di molto diverso da quelle tradizionali, se non gli spettacoli sul palco che comunque non sono per nulla “trash” se non ovviamente di tendenza.

La musica è quella tradizionale di ogni serata in discoteca, la pista da ballo è un formicaio come in tutte le discoteche, maschi che ballano con maschi, femmine che ballano con femmine, maschi che ballano con femmine e viceversa. Qualche pudico “bacio” e quasi nessuno che ostenta atteggiamenti equivoci.

Si sente sicuramente molta più libertà di comportamento, meno pudore, nessuna vergogna e maggiore libertà di sentirsi a proprio agio non dovendo nascondere la propria tendenza sessuale.
Non trovo difficoltà a buttarmi nella “bolgia” umana a ballare, sentendo la gioia di vivere e si palpa la voglia di essere se stessi.
D’altra parte ognuno di noi vive la propria sessualità come meglio crede e soprattutto nasconde a se stessi ed altri una parte di quel proprio io di cui si vergogna ma che in fondo è naturale.

I locali sono carini e faccio rapidamente amicizia con alcuni frequentatori abituali, con i quali bevo tranquillamente un bacardi lime. Ho trovato sulla pista molti alessandrini, persone che trovi comunemente al supermercato o a zonzo per la città, impiegati, operai, avvocati, militari ecc. di ogni età e condizione sociale che in questi locali non devono nascondersi da sguardi malevoli e maliziosi, in fondo ci si riunisce per divertirsi.
La diffidenza inizialmente è molta per il nuovo intruso, devo farmi accettare, cosa non facile ma poi alla fine non vengo visto come un corpo estraneo e grazie alla compiacenza di alcuni conoscenti che trovo riesco anche a farmi nuove amicizie.

Con loro affronto il tema della prostituzione maschile e femminile e mi chiariscono molte interessanti cose che comunque non si differenziano molto dagli atteggiamenti degli eterosessuali e soprattutto mi danno una ampia spiegazione su un glossario che non conoscevo.

Esco dal locale soddisfatto, mi sono divertito molto, ho fatto nuove amicizie e credo che ci tornerò proprio per la briosità e giocosità che difficilmente trovi in quelle discoteche troppo seriali.



Fine III parte.