Blog di Dante Paolo Ferraris

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Aquileia: 28 ottobre 1921 - 4 novembre 2021 (V parte)

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AquileiaRaggiungo il Museo Archeologico Nazionale che si trova nella villa Cassis Faraone e comprende importanti collezioni, statue, suppellettili e ornamenti impreziositi da gemme e ambre. Fantastica anche la collezione di monete. Di grande rilievo è anche la galleria lapidaria, nonché la notevole quantità, tra l'altro di alta qualità dei mosaici pavimentali. All'ingresso trovo gentili ragazze che mi spiegano il percorso che devo fare e cosa troverò. Già l'accesso in questa bellissima villa è assai maestoso con tutte le statue che conserva. Anche nel bel giardino anteriore vi sono diversi reperti, tra cui alti cumuli a forma piramidale di urne funerarie.
Al piano terra del museo l'audio guida mi racconta della città di Aquileia e i reperti che vi sono raccolti rappresentano anche le fasi più antiche della città romana, dalla fondazione nel II secolo a.C, fino alla città in età imperiale. Un intera sala è dedicata all'archeologia funeraria, dove perdo tempo a scoprire le testimonianze del culto dei defunti, come urne cinerarie, gruppi scultorei, stele e ricchi corredi.
Raggiungo il primo piano dove invece le sale raccolgono reperti organizzati per aree tematiche. Sono esposti suppellettili e strumenti utilizzati nelle domus nella vita di tutti i giorni, dalla quale si evince come Aquileia fosse veramente una porta del Mediterraneo in cui, attraverso vie di mare e di terra vi giungevano persone e culture del nord Europa, nonché greco-orientale e africane testimoniate dalla produzione ceramica a quella vetraria. Lo testimoniano anche i reperti dell'archeologia sacra, con una sezione dedicata ai diversi culti seguiti nel territori; in un pantheon con divinità di diversa origine, come Iside e Serapide o Cibele e Attis. Salito al secondo piano del museo trovo una ricca collezione di gemme, gioielli, ambre e di monete.
In queste sale ho ammirato diversi mosaici staccati dalle diverse domus patrizie, rimango colpito da un grande fiocco realizzato a mosaico in cui la forma, i colori, il disegno lo rendono una vera opera d'arte come i tanti pesci presenti. Raggiungo l'area esterna dove vi sono le gallerie lapidarie, ospitate nel bel giardino con la sua area di porticati. Sono qui presenti i grandi monumenti, statue, lapidi e diversi tipi di monumenti funerari, dalle stele alle are funerarie. Molto bello è il mosaico in cui è raffigurato un mostro marino su un cocchio.
Lascio così questo splendido museo, la cui inaugurazione ebbe luogo il 3 agosto 1882 come Imperial Regio Museo dello Stato o Caesareum Museum Aquileiense voluto per diretta iniziativa dell'Imperatore d'Austria Francesco Giuseppe e alla presenza dell'arciduca Carlo Ludovico.
Nei pressi del museo Archeologico c'è la chiesa intitolata a Sant'Antonio da Padova, posta in via Roma. Questa chiesa, nella veste architettonica attuale, risale alla fine del XVII secolo, Eppure le sue origini sono molto più antiche. Viene citata per la prima volta nel 1292, quando era ancora dedicata a Sant'Andrea, ma è possibile che le sue origini siano risalenti all'età paleocristiana. L'attuale chiesa, che presenta un bel sagrato ed è ben conservata, è un bel esempio di arte barocca. La facciata della chiesa è tripartita da quattro grandi semicolonne e presenta un timpano spezzato con al centro la statua di Cristo, mentre agli estremi fanno da corona altre due statue. Interessante ed elaborato il portale lapideo, sormontato da tre statue con Sant'Antonio e due angeli. Altre due statue sono poste in nicchie al lato del portale.
Vi accedo è trovo una piccola chiesa, ben curata e ricca di tesori, quali l'altare maggiore, decorato ad intarsio con motivi geometrici policromi e fastigio. Questo altare conserva una pala su cui è raffigurato Sant'Antonio da Padova inginocchiato che presenta il Bambino Gesù a Sant'Andrea Apostolo, raccogliendo così le due diverse intitolazioni dell'edificio sacro. Al suo interno sono presenti preziosi stucchi con nastri intrecciati e motivi vegetali e diversi affreschi, questi databili XVIII secolo che raffigurano l'Annunciazione, la Fuga in Egitto, Sant'Antonio, le Sante Vergini aquileiesi: Eufemia, Tecla, Dorotea, Caterina e Felicita, gli Evangelisti: San Giovanni con l'aquila, San Luca con il toro, San Matteo con l'angelo, San Marco con il leone. Lascio la chiesa e percorrendo via Roma che per un tratto è porticata, raggiungo piazza Garibaldi ove si erge il palazzo comunale ed altri bei palazzi.
Un lato della piazza è occupato dal canale navigabile o meglio fiume Natissa, ove sono ormeggiate diverse imbarcazioni. Ormai è anche troppo tardi per sedersi e pranzare in qualche caratteristico localino, mi accontento di un panino per così poter proseguire la mia passeggiata per Aquileia. Il sole è alto, le persone per strada sono poche, alcuni anziani aquileiesi sono seduti intorno ai tavolini dei, forse bar ad osservare il sottoscritto che si aggira con il naso all'insù alla scoperta di Aquileia, un bel cane pasciuto ma con un andatura dinoccolata. Ma ad osservare la scena anche un gattone grigio tigrato, comodamente seduto sul muretto del ponte, che per nulla intimorito dalla presenza del cane sembra valutare il da farsi. Decido di fare ancora un piccolo sforzo e raggiungere a piedi il Sepolcreto. Mentre lo raggiungo ripercorro ancora un tratto di storia di Aquileia.
Il 1420 segnò la fine del potere temporale dei patriarchi di Aquileia e la città passò sotto il dominio della Serenissima, anche se Aquileia continuò a dare il suo nome al patriarcato. Entrò a far parte, con il suo territorio durante la Guerra della Lega di Cambrai nel 1509 del Sacro Romano Impero.
Con la pace di Worms del 1521, Aquileia rimanendo sotto dominio imperiale, divenne sede di uno dei 16 capitanati della Contea di Gorizia. Nel 1535, Aquileia venne restituita al Patriarca, ma già nel 1543 fu insediato ad Aquileia un presidio austriaco, ponendo così fine al dominio temporale dei patriarchi sulla città. Nel 1647, Aquileia che era sotto la giurisdizione della città di Gradisca d'Isonzo venne infeudata come contea ai conti di Eggenberg. Invece nel 1754, quando Gradisca fu riunificata a Gorizia fu creata la Contea di Gorizia e Gradisca da cui Aquileia continuò a farne parte. Con l'arrivo di Napoleone Bonaparte passò al Regno d'Italia napoleonico sotto il Dipartimento dell'Adriatico. Col Congresso di Vienna nel 1815 rientrò in mano austriaca nel Regno d'Illiria, solo dopo la prima guerra mondiale fu annessa al Regno d'Italia e ne segui le sorti.



Fine V parte.