Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Piemonte: Momperone

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MomperoneRaggiungo il borgo di Momperone, citato per la prima volta in un documento del 1220, dove viene confermata la potestà giurisdizionale dei vescovi di Tortona, che assegnarono il territorio in feudo alla famiglia Malaspina.
Tortona, da cui dipendeva il feudo di Momperone faceva parte dell'impero e giurava fedeltà all'Imperatore e intorno al XII° secolo la città si costituì in Comune di tipo feudale, succedendo, nei diritti e nei doveri feudali, al Vescovo Conte. Così Momperone continuò ad essere enumerato tra i luoghi del Contado di Tortona, insieme a Volpeglino, Monleale, Castellar Guidobono, Brignano, San Sebastiano, Gremiasco, Dernice, Vigoponzo, Garbagna e Montacuto.
Ecco perché Momperone, castello dei Tortonesi nel 1220, Federico II rinnovando i privilegi concessi a Tortona da suo nonno Federico I e da suo padre Enrico IV lo confermava alla città con ogni diritto.
Dai Malaspina passò a Tedisio Frascarolo col titolo di Signori. Poi nel 1412, il Duca Filippo Maria Visconti duca di Milano, a sua volta vassallo dell'Impero, ma che godeva di grande autorità e indipendenza, lo infeudò a Perino di Tortona e nel 1466 il di lui figlio Antonio lo vendette ad Antonio Guidobono sotto ai quali rimase quasi ininterrottamente fino alla soppressione dei feudi, se si eccettua una breve comparsa dei Busseti e dei Gramegna.
Il Comune fu aggregato al Comune di Brignano-Frascata nel 1928 per ritornare autonomo nel 1947.
Il territorio comunale, benché abitato da poche centinaia di persone è organizzato in diverse borgate, quali San Vittore, Pieve, Castello, Rivabella, Ramata, Carona, Giarella e San Giorgio. Anche il suo toponimo Momperone vuole in Perone, un origine ligure. In antichi atti lo si trova anche sotto due varianti, pelonus, pelsto e peltus, li accomuna la radice pal, che significa "bianco". Qualcuno lega il toponimo ai due termini Monte e Petra ossia pietra, legandolo un tempo alle sue cave di marmo. In altri atti antichi lo troviamo indicato anche come Mompolono.
Tutto il territorio è posto su un dolce declivio alla destra del torrente Curone e si estende sui dei versanti collinari della valle che lo circondano e lo proteggono dai forti venti. I suoi colli raggiungono un'altitudine massima di 505 m. e da essi un tempo si estraeva la marna.
Raggiungo subito l'abitato di San Vittore, un gruppo di case immerse nella verdeggiante campagna, ove cascine e belle villette si alternano lungo una stretta strada a cascinali abbandonati che fanno ancora bella mostra di se; antichi carri in legno, navasse, erpici e seminatrici antiche raccontano le fatiche dell'uomo in questa campagna. Questo è sicuramente uno dei più antichi centri abitati del territorio comunale. A poca distanza, su un altura, ove sorge ora un bel maneggio e un agriturismo, un tempo sorgeva un antica Pieve, La località infatti ancora oggi si chiama Pieve. L'antica pieve dedicata a San Vittore è citata nell'elenco del 1175, ma di più antica è sicuramente la sua fondazione che aveva un ampia giurisdizione; infatti da essa dipendevano Pozzolo, Casasco e Montemarzino. La Pieve diventò inofficiabile verso il 1400 e pian piano scomparve e per circa due secoli la popolazione si servì della Cappella del castello dei Signori Guidobono. Dopo aver giocato con una piccola capretta tibetana che è la mascotte del maneggio mi reco verso la piazza del Municipio di Momperone che dista pochi chilometri.
L'edificio Comunale è di recente costruzione ed una parte dell'edificio fu donato nel 1958 dalla locale sezione dei cacciatori alla comunità. Poco distante vi è un immensa Rovere, unico monumento presente nel borgo. Le case, anche quelle più antiche sono tutte restaurate, sono prevalentemente in pietra ed abbellite da fiori. Mentre mi reco verso un Palazzo detto il "castello", transito davanti a casa Martinelli, un lungo edificio a due piani, recentemente restaurato ed intonacato, ove un tempo vi era il negozio del paese. Raggiungo così questo imponente e massiccio edificio, sicura residenza nobiliare, databile XVII° secolo; la sua facciata presenta una bella e massiccia porta d'accesso, anticipata da quattro gradini in pietra e un portale ad arco tutto sesto in pietra bugnata e laterizio.
L'edificio presenta tre file di finestre e una cella campanaria sul tetto. Un bel cortile a prato inglese anticipa il palazzo che si presenta intonacato. Sopra il portale su una pietra è incisa la seguente frase: Lazzerus de Asti vir nobilissimus ianue qv nob. Lazzari qv nob. Philippi pqves iste s. io hierosolomitanus adhvc non professus et nob. Angelica Guidobono Cavalchini qv nob. Capitanei Nicolaj Cesaris conivges edc fevdetariis Momproni aa 1569, che dimostra come ancora nel XVI° secolo Momperone fosse infeudata ai Guidobono Cavalchini.
Il feudo dei Guidobono Cavalchini presenti dal 1466 alla fine del VII secolo, aveva un castello posto in una località che porta ancora il toponimo di castello e che sovrasta il paese, ma oggi non più esistente. Raggiungo così la chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Vittore, realizzata in stile barocco che fu edificata nel corso del XV secolo, su un edificio preesistente ( XII secolo) dedicato al solo San Pietro. Infatti quanto la chiesa di San Vittore nel 1497 non fu più utilizzabile, i Marchesi Guidobono decisero di adibire al culto anche per la popolazione la Cappella di San Pietro che era la Cappella di famiglia.
La parrocchia ha così conservato così la doppia intitolazione "Santi Pietro e Vittore". La chiesa attuale fu costruita circa nel Settecento in laterizio, presenta una facciata suddivisa in due ordine e tripartita da leggere lesene. Una sola porta d'accesso anticipata da un bel sagrato, il suo portale è semplice e lineare, nel secondo ordine vi è un ampio lunettone centrale, con due nicchie contenenti delle statue, il frontone triangolare contiene nel timpano una nicchia con statua. Il suo interno è a navata unica e conserva bei altari barocchi ed è decorata nel Presbiterio dal pittore torinese Delle Ceste. La chiesa conserva una statua in legno di San Vittore dello scultore don Leopoldo Corazza.
Sul fianco della chiesa vi è un bel giardino, ove anticamente vi era il cimitero del paese. Sul fianco della chiesa vi è la casa parrocchiale, interamente realizzata in pietra, ad oggi disabitata e che rischia un rapido degrado. Percorso un caratteristico vicoletto sul lato destro della chiesa e passato sotto un bel portale mi ritrovo sul retro della chiesa, dove l'abside circolare fa bella mostra di sé, mentre un bell'edificio recentemente restaurato ci ricorda come questo edificio, realizzato in pietra, un tempo ospitasse al piano inferiore le scuole e al piano superiore gli uffici comunali.
Riprendo l'auto per raggiungere dapprima Rivabella, un altro gruppo di case in cui l'agricoltura è l'attività principale, poi mi porto verso la Ramata, dove anche qui gli abitanti sono poco più che una decina, fino a arrivare all'oasi di Mastarone, posta sullo spartiacque con la Valle Staffora. Una monumentale cancellata in ferro con la riproduzione di due grandi aquile poste sui piloni mi sbarrano il passo, ma grazie all'intercessione del Sindaco Penaca ne ho l'accesso. Ho così modo di ammirare ciò che l'imprenditore Piero Bergaglio ha voluto realizzare su questi ameni colli.
Si tratta di una bella tenuta immersa nel verde, molto ben curata. L'imprenditore vi ha realizzato oltre delle belle residenze e cascinale anche una chiesa, alcuni monumenti e un belvedere che offre, grazie all'altitudine, un magnifico paesaggio. La chiesa è intitolata alla Madonna della Guardia ed è anticipata da un piccolo pronao con colonne in pietra, il tetto è a capanna con un unica porta e un oculo posto sopra il piccolo portico. Il campanile, si eleva di molto sopra la chiesa ed è realizzato in mattoni a vista, il suo disegno mi ricorda vagamente la torre delle milizie a Roma. L'interno della chiesa è tutto in marmo, con belle statue ed affreschi particolarmente curati e di forte intensità. Il vicino belvedere conserva un monumento in bronzo che è la riproduzione in scala della quadriga dell'Unità d'Italia, realizzata da Carlo Fontana per l'altare della Patria in Roma. Sempre antistante la chiesa, nei pressi di una fontana in marmo vi è la statua dedicata a San Francesco.
Lascio questa oasi di pace e mentre proseguo per la borgata Lavasello, incontro molti sentieri e percorsi fruibili a piedi, in mountain bike ed a cavallo, veri percorsi botanici e naturalistici. Dopo la borgata Ramata trovo i bivio per la località Castello, ove un tempo si ergeva un castello, ove ora sulle sue fondamenta vi è un agriturismo. In questo castello vi abitò una poetessa famosa alla fine del '400, quella Camilla Scarampo o Scarampi. Costei nacque intorno al 1470-1475 ad Asti come afferma Matteo Bandello o a Milano come dice Girolamo Tiraboschi; comunque di nobile famiglia astigiana degli Scarampi, da Scarampo (figlio naturale di Giorgino, Signore di Camino) e da Margherita, che appartenne forse alla famiglia Tizzoni. Camilla divenne moglie di Ambrogio Guidobono, titolare del feudo di Momperone e dama di corte della duchessa di Milano e di cui Matteo Bandello scrisse: "Si può con verità chiamare un'altra Saffo a' nostri tempi".
Camilla e Ambrogio ebbero due figlie: Antonia, che secondo Bandello si fece monaca a Genova, e Virginia, oltre a due rampolli maschi, ossia Nicolò Cesare, nato nel 1505 e poi capitano al servizio di Genova, e Fabrizio. Alla corte sforzesca di Ludovico il Moro. Camilla ebbe probabilmente modo di conoscere e frequentare i poeti e artisti come Bramante e Leonardo, ma anche Giovanni Antonio Amadeo, Gian Cristoforo Romano, e letterati come Bernardo Bellincioni, Curti e Piattino Piatti, Niccolò da Correggio, Antonio Fregoso e molti altri. Interessante la sua amicizia con Sabba Castiglione e Panfilo Sasso di cui rimane una epistola consolatoria inviata dopo la morte del marito avvenuta prima del 25 novembre 1517, data della lettera.
Ma fu soprattutto il Bandello che, con maggiore frequenza, ricorda la poetessa, lodandone le rime e addirittura citando alcuni versi di un suo sonetto. Dedicataria della raccolta Novelle parte prima, novella 13 e ricordata anche come abile narratrice. Il tortonese Luca Valenziano, intorno al 1505 le dedicò Il Camilcleo celebrandone la bellezza e le virtù poetiche. Di Camilla Scarampi sono noti ad oggi solo pochi testi, probabilmente i soli sopravvissuti ad una produzione che dovette essere copiosa. Raggiungo con questi pensieri la borgata Lavasello, anche questa è tipicamente agricola; lungo la strada noto una piccola cappella e mi ci soffermo un attimo. È stata realizzata nel 1922 da Lavaselli Maggiorino quale ex voto per una guarigione. Questa è dedicata alla Nostra Signora della Guardia. Sull'arco sopra la porta vi è iscritto "oh passegger non ti sia grave chinar il capo e recitar un ave".
Nel castello esisteva la chiesa castrense dedicata alla beata Vergine e a San Defendente. Incredibile pensare che nel 1753, quando tutto il territorio comunale aveva 459 anime, vi fossero 11 preti. Rientro così verso il capoluogo di questo Comune, il cielo si è rabbuiato, alcune gocce stanno per cadere. Ciò non mi permette di fermarmi in località Mulino sorge l'unico mulino ad acqua in attività della valle. Si tratta di un mulino feudale già citato in un documento del 1542 e in allora di proprietà dei feudatari Guidobono Cavalchini. Sperando di non prendere tanta pioggia, supero il torrente Curone e mi reco nella borgata San Giorgio, anch'essa ha pochi abitanti, ma il borgo, con il suo forno comunitario un tempo doveva ospitare molte persone. Sono colpito da diversi ruderi ivi esistenti e dalla ricchezza di alcune decorazioni in cotto dei sottotetti. Dimostrazione di una borgata particolarmente ricca, infatti un tempo, in San Giorgio Curone vi era una domus culto appartenente all'abbazia di Bobbio. Un omonima chiesa, ora scomparsa, esisteva nella borgata, come vi era un oratorio della Beata Vergine della Mercede in borgata Giarella che fu abbattuto nel 1940.
Debbo lasciare Momperone, ormai il tempo inclemente lascia cadere una fitta pioggia, questo borgo con un territori incontaminato, dove non esistono fabbriche e vi sono itinerari da scoprire ovunque rimanendo a contatto con la natura. Inoltre vi è la presenza sul territorio di diversi ristoranti ed agriturismi che offrono la possibilità di degustare gli ottimi prodotti locali quali vino-dolcetto, barbera, cortese e salumi. Tutto ciò è sicuramente un attrattiva per tornarci. Per i più esigenti sul territorio comunale è presente un campo golfistico a 18 buche dotato di palestra e area benessere.