Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Piemonte: Casanova Elvo

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Casanova ElvoLa stagione estiva volge al termine, il riso è quasi pronto da essere trebbiato, la vendemmia è iniziata da qualche giorno. Sono i pensieri che mi hanno accompagnato stamattina, nel viaggio alla scoperta di un nuovo borgo. Da poco ho lasciato Olcenengo che già mi trovo a Casanova Elvo. Il toponimo del borgo che mi sono promesso di visitare è composto dal sostantivo casa, inteso come casa massaricia, ossia podere a conduzione familiare e dall'aggettivo nuova. Casanova era già attestato nel secolo IX è fu accompagnato successivamente dall'idronimo del torrente Elvo. Popolarmente invece, si collega il nome al fatto che gli abitanti siano stati costretti molte volte a ricostruirsi le proprie abitazioni a causa delle alluvioni provocate dal torrente che vi scorre nei pressi. Devo ancora entrare in paese che già mi fermo con l'auto per osservare e fotografare l'Oratorio di San Rocco, posto nei pressi del torrente Elvo. Questo edificio risale al 1852 ed è di semplice fattura, molto alto, con detto a capanna, triparto da la leggere lesene. Presenta un unica porta d'accesso affiancate da due finestre. Sopra la porta è presente un ampia finestre rettangolare. Osservo con meraviglia un bellissima altorilievo con la figura del Santo in ceramica, collocato nel timpano del frontespizio.
Ripresa l'auto supero lo stretto ponte sul torrente Elvo e poco dopo parcheggio nei pressi del municipio. In un aiuola del parcheggio, unitamente allo stemma comunale, di recente concessione del Presidente della repubblica, vi sono le bandiere istituzionali ed un particolare monumento. Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi solo il 30 novembre 2015. Il monumento in questione è un vecchissimo tronco di Rovere, rinvenuto dopo un esondazione del torrente Elvo, e che il comune ha voluto salvaguardare e ivi collocarlo per il significato storico e arboreo, considerandolo un dono del torrente Elvo.
Prima di iniziare il mio girovagare tra le strade del borgo, rinfresco la mia memoria con la storia di Casanova Elvo. Il luogo potrebbe essere stato abitato in età molto antiche già dai Vittimuli, popolazione pre-romana di origine celtico-ligure, considerato che erano noti per lo sfruttamento delle sabbie aurifere presenti nel torrente Elvo. È invece del 962 il primo documento che cita Casanova; si tratta del diploma con cui Ottone I infeudava al conte Aimone la curtis Casanova e il territorio. Il borgo con il suo territorio vede diversi feudatari entrarne in possesso, seguendo anche de dispute di famiglia e le guerre tra i Guelfi e Ghibellini. Nel 1170 i conti di Biandrate, cedettero Casanova agli Avogadro, la cui signoria durò ininterrottamente fino all'abolizione dei privilegi feudali negli ultimi anni del XVIII secolo. Inizio il mio girovagare per Casanova e subito trovo il palazzo comunale, edificio che ospita anche l'Ufficio postale. Subito dove si erge il bel castello. Oggi proprietà privata, è cinto da un alto muro ma è in parte visibile.
Il Castello di Casanova è citato la prima volta nel 1170 in un atto con cui i conti di Biandrate vendono il castello, castrum Casenovae, agli Avogadro, per pagare dei debiti contratti. Il castello è stato ripetutamente rimaneggiato, lo attestano il sovrapporsi di diversi tipi di muratura, dalla sopraelevazione della prima e più antica linea di merli a coda di rondine, ancora visibili, benché murati. Il castello attuale ha pianta quadrangolare con cortile interno e presenta una torre cilindrica in laterizio. La parte più interessante del castello, per quanto ho potuto vedere è l'alta torre quadrata d'ingresso, costruita probabilmente nel XV secolo. Il mastio è ancora dotato di apparato a sporgere con le mensole delle caditoie, in mattoni e pietra. Nel continuo girovagare per il borgo incontro pochi casalnoelvesi, sarà che è un giorno lavorativo, ma credo anche per la torrida giornata che si è presentata. La case sono le classiche abitazioni di campagna, chi con grandi cortili e aie, altre di più modeste abitazioni ma sempre ben conservate. Come è ben conservato l'edificio che ospitava l'Associazione d'Irrigazione, mentre l'asilo infantile, oggi non più utilizzato, andrebbe recuperato, visto il suo bel prospetto.
Raggiungo così piazza San Martino con il sagrato antistante la chiesa parrocchiale che si presenta come un imponente edificio. La Chiesa Parrocchiale è dedicata a San Martino. Edificio questo ripetutamente ampliato e ricostruito, anche per i danni subiti dalle esondazioni del torrente Elvo. Di certo la sua origine è molto antica se era già annotata nel Registrum Synodalium mensae solveniorum del 1438. Ma sappiamo altresì che nel 1661 era assai più piccola se dalla bolla papale è descritta come cappella Santo Martino
La chiesa fu ricostruita ancora nel 1694 e mentre l'attuale chiesa è in stile gotico-lombardo e risale ai primi del Novecento. Presenta un'unica porta incorniciato da un bel portale con una lunetta conservante un bel mosaico, che raffigura San Martino, in atto di donare una parte del suo mantello ad un povero. Sopra di esso vi è un grazioso rosone, che rende elegante tutta la facciata. Una serie d'archetti decorano tutto il colmo del tetto a capanna, mentre tre pinnacoli elevano ulteriormente verso l'edificio stesso. Un alta, elegante e stretta finestra ad arco ogivale, con a fianco due lesene, che terminano a punta e che le fanno da cornice è posta sul lato sinistro del prospetto della chiesa,osservandolo dal sagrato. Prima di accedere al suo interno devo dare uno sguardo alla elegante Torre campanaria. Questa ha la base quadrangolare ed è incorporata nella facciata. È assai alta, apprenderò solo dopo che è alta 35 metri. È suddivisa in cinque piani con cuspide piramidale a base ottagonale e quattro pinnacoli ai lati. Pregevoli gli archetti tra le lesene orizzontali che separano i piani. Sicuramente la parti più basse sono assai antiche ma possiamo inquadrate il campanile nel suo complesso in stile gotico con influenze lombarde. Sulla base della torre è collocato una grande lapide marmorea con incisi i nomi dei casalnoelvesi in armi, caduti nella guerra 1915-1918 e 1940-1945. Mentre nel secondo piano vi è una finestrella ad arco tutto sesto; il terzo presenta una bifora; il quarto ha una piccola finestra con sopra l'orologio, mentre nel quinto, realizzato in epoca più recente vi sono collocate le campane. Accedo così all'interno della chiesa parrocchiale. Anche l'interno è neo-gotico, di grande bellezza architettonica. Interessante l'altare di sinistra, dedicato al Sacro Cuore e l'altare barocco del Rosario in pregiato marmo. La parte absidale presenta modanature ad archi, quasi a formare un elegante tempio sopra l'altare. La visita al piccolo borgo può definirsi conclusa, dopo aver notato una targa posta vicino alla porta di un domestico edificio, affaccia toto alla piazza, il quale indica che ospita la cappella feriale di Sant'Ignazio da Santhia. Mi soffermo ancora per andare a vedere la cappella del camposanto che ricorda nelle architetture quella della chiesa parrocchiale. Lasciando il borgo di Casanova Elvo voglio solo ricordare alcuni dei suoi nobili personaggi che sebbene non natii portarono orgogliosamente il titolo di Casanova, tra cui Giuseppe Maria, del ramo degli Avogadro di Casanova che fu governatore di Vercelli nel XVII secolo e Membro della Legion d'Onore e che scrisse di agraria e di economia. Il generale Alessandro Avogadro di Casanova che fu generale e senatore del regno d'Italia nella XIII legislatura. Costui partecipò alle guerre d'indipendenza italiana e alla spedizione in Crimea. Ormai sono sulla strada di casa, soddisfatto di aver potuto visitare un altro piccolo borgo del mio Piemonte.