Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il clima cambia intorno a Noi

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Kyoto Protocol 2005Fa caldo. La temperatura sulla terra è cresciuta in cento anni di 0.74 gradi Celsius, con una vistosa impennata a partire dagli anni ‘70 ma potrebbe ancora salire. È l'allarme dell'IPPC, la Commissione O.N.U. sul cambiamento climatico, che si ripete ormai come un mantra.
Le conseguenze dei cambiamenti climatici si materializzano oggi attraverso un numero crescente di eventi metereologici estremi (tifoni, siccità, uragani, alluvioni), nell'innalzamento dei livelli del mare e nello scioglimento dei ghiacciai ritenuti perenni solamente quando io andavo a scuola.
Bisogna equilibrare il problema dei cambiamenti climatici con il diritto allo sviluppo sostenibile dei popoli. A soffrirne sono soprattutto le popolazioni che vivono in povertà e che non subiscono solo l'effetto del mutamento climatico, ma molti altri effetti, quali scarsità di cibo e acqua: sono attese nel mondo ulteriori crisi umanitarie.
Con estremo cinismo, il cambio climatico sta facendo già pagare il prezzo più alto ai paesi più poveri; il maggior numero di eventi climatici estremi si trova nel sud del mondo: Sri Lanka, Honduras, Bangladesch, India, ecc..
Gli scenari disegnati per I prossimi decenni dai climatologi sono drammatici; il surriscaldamento del pianeta danneggia, e lo farà sempre con maggiore intensità, l'agricoltura, soprattutto nella fascia dei tropici, dove ridurrà la disponibilità di acqua potabile, mentre il quadro più pessimista prevede la riduzione di poco meno di un terzo delle specie viventi. Ci saranno regioni del mondo dove la disponibilità di acqua sarà sempre minore e aree sempre più estese che dovranno fare i conti con innondazioni diffuse. Nel frattempo, i nuovi paesi industrializzati come Cina e India fanno crescere le proprie metropoli e industrie a velocità supersonica rendendosi sempre più responsabili delle emissioni inquinanti, ma pesano altresì le scelte dei Paesi poveri che per svilupparsi scelgono la strada più semplice e veloce innalzando così i livelli di inquinamento, favorendo il cambiamento climatico. Ciò anche per la necessità di migliorare le condizioni di vita di milioni di poveri.
I primi a farne le spese sono gli abitanti di aree tropicali ed è molto probabile che i paesi con minori risorse sosterranno l'onere maggiore dei cambiamenti climatici, in quanto a perdita di vite umane e conseguente effetto sull'economia.
L'effetto serra è principalmente causato dell'immisione in atmosfera di un eccesso di biossido di carbonio e altri gas derivanti dalle attività industriali. Il primo allarme sulle mutazioni del clima risale al 1974, quando si scopri in Antardite un "buco" nella strato di ozono che avvolge l'atmosfera e protegge il pianeta dai raggi solari più pericolosi. Dal pericolo legato all'assottigliamento dello strato di ozono sopra alcune aree del nostro pianeta si arrivò all'Accordo di Montreal, che mise al bando nel 1987 i clorofluorocarburi (CFC), gas artificiali colpevoli di "distruggere" le particelle d'ozono. Dopo anni di calma apparente il buco dell'ozono ha ripreso ad allargarsi.
Anche il famoso Protocollo di Kyoto, in vigore dal 2005 benchè scritto nel 1997, impegna i paesi più industrializzati a ridurre del 5% le emissioni dei cosidetti CO2 equivalenti (anidride carbonica, metano, ossido di azoto e altri gas). Ma in realtà il Protocollo e gli accordi successivi, pur essendo stati firmati, non sono stati ratificati ed altri accordi non sono rispettati. In atmosfera sono presenti circa 3 milioni di tonnellate di CO2, che aumentano ogni anno proprio per il mancato rispetto degli accordi. L'unione Europea fa storia da sé, in quanto assume impegni assai più restrittivi sulla riduzioni delle emissioni pericolose, guardando con maggiore attenzioni alle energie pulite. Ma la produzione di gas serra invece di scendere è cresciuta ed ha raggiunta un punto di non ritorno. Colpevole anche il sistema economico europeo che, se da un lato è estremamente restrittivo, dall'altro le importazioni in territorio europeo di merci e materiale proviene per lo più da paesi che non hanno ratificato o non rispettano gli accordi internazionali.
La questione ecologica/climatica costerà cara, soprattutto se non si interviene a breve termine. Secondo il CMCC (Centro Euromediterraneo per i Cambiamenti Climatici), i danni economici legati a una mancata svolta in tema di politica ambientale globale si tradurrebbero in perdite paragonabili a quelle della più importante crisi borsistica, portando al collasso anche il sistema economico. Le multinazionali ne sono consapevoli ed hanno iniziato ad attrezzarsi, soprattutto le case automobilistiche che hanno introdotto motori ibridi ed elettrici, credo soprattutto anche grazie alla sensibilità ambientale dei cittadini che osservano con preoccupazione gli effetti dei cambiamenti climatici e che chiedono sempre più auto con motori ecologici. Occorre dunque salvare l'ambiente e lottare contro le povertà. Per ottenere ciò le Nazioni Unite e le maggiori Organizzazioni Non Governative ritengono che le direttrici da seguire sono due: da un lato occorrerà operare per la "mitigazione" del cambio climatico e dall'altra per trovare un nuovo adattamento alle modifiche per la società. Mitigare il cambio climatico significa ridurre i fattori che possono provocarlo. Adattarsi significa investire in tecnologie e politiche che permettano ai paesi di sopportare la nuova realtà, pensando soprattutto ai paesi più poveri e alle fasce sociali più deboli.
Non sarà facile concretizzare progetti e tecnologie non invasive, capaci di integrare le esigenze ambientali e le ambizioni di progresso sociale, ma oltre all'impegno dei governi serve anche una scelta individuale, in favore di stili di vita sostenibili, basata su nuove politiche di sobrietà di vita.
Una nuova sfida, a cui poco pensiamo, convinti che sia solo uno "spauracchio mediatico", salvo poi confrontarsi con eventi alluvionali sempre più frequenti alle nostre latitudini, alternati a periodi siccitosi ed altri metereologici che un tempo si verificavano con cadenza assai differente. Mentre il mondo della politica deve predisporre quanto di competenza per realizzare quei programmi necessari a conciliare le esigenze di un mondo globalizzato che avanza sempre con maggiori pretese, i tecnici della protezione civile dovranno redarre piani di allerta e allarme e formulare risposte che permettano di evitare maggiori perdite di vite umane, ma tutti noi non possiamo che riflettere su un qualche cosa che non è lontano da un film di fantascienza che rischia di diventare realtà, ed abituarci a condurre una vita più sobria affrontando un quotidiano che cambia.
Conoscere il proprio territorio, conoscere i fenomeni più violenti che la natura ci propone, modificare il proprio stile di vita, scegliere prodotti ecocompatibili e soprattutto creare e favorire una condizione sociale e politica sul rispetto e la difesa dell'ambiente. Ciò è utile non solo per la nostra salute ma soprattutto per il nostro pianeta.