Blog di Dante Paolo Ferraris

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Pillole di storia: Giovanni Pian del Carpite e una storia sconosciuta

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Giovanni da Pian del CarpiniRileggendo un libro di storia, mi sono imbattuto in un personaggio a cui non avevo mai dato tanta importanza, ma che ritengo debba essere ricordato e magari anche valorizzato. Mi sono soffermato sull'Historia Mongalorum, anche se, in realtà il suo titolo originale e completo dell'opera è Historia Mongalorum quos nos Tartaros appellamus. o Iohannes de Plano Carpini, nacque a Pian del Carpine, oggi Magione in provincia di Perugia nel 1182 circa e morì ad Antivari il 1º agosto 1252. Costui fu un arcivescovo cattolico e missionario francescano. Ma la storia lo ricorda come il francescano alla corte del Gran Khan. Sembra che egli sia stato il primo viaggiatore europeo a visitare alcune corti asiatiche ancor prima del più famoso viaggiatore veneziano Marco Polo. Infatti questo frate francescano fu inviato da papa Innocenzo IV in missione diplomatica alla corte del Gran khan Guyana nel 1245, mentre Marco Polo vi giunse nel 1274, quando regnava Kublai Khan, il quinto e ultimo Gran khan dell'impero mongolo.
Notizie certe della gioventù di Giovanni da Pian del Carpine si hanno solo da quando costui entrò nell'ordine dei frati francescani nel 1214 o 1215. Nel capitolo generale francescano svoltosi ad Assisi il 30 maggio del 1221, fu scelto dal beato Cesario da Spira, appena nominato ministro della provincia di Germania, insieme ad altri 25 religiosi, per andare a portare la parola di Cristo a Trento, Erbipoli (Würzburg), Spira, Worms e Colonia. Questo ordine mendicante, nato pochi anni prima, era impegnato a contrastare la crisi del Cristianesimo e il dilagare delle eresie. Nel 1223 Giovanni di Pian del Carpine venne eletto custode o guardiano di Sassonia, da lì promosse un'ulteriore espansione dell'ordine francescano. Nel 1228 fu nominato ministro provinciale in Germania e mantenne questo incarico fino al 1230, quando fu trasferito in Spagna con il medesimo incarico per poi tornare in Germania quale ministro della nuova provincia di Sassonia fino al 1239. Qui estese l'influenza francescana in Ungheria, Boemia, Dacia, Norvegia, fondando il monastero di Metz e il convento di San Francesco a Praga.
Il particolare contesto storico cambiò la vita di Giovanni da Pian del Carpine; infatti se nel 1206 Gengis Khan aveva fondato il suo impero con capitale Caracorum, antica città tartara situata nella Tartaria a Nord della Cina, sarà il suo successore Ocodai ad estendere la dominazione mongola nel Sud della Cina, ad invadere la Russia, la Georgia, la Polonia, la Moravia, la Slesia, l'Ungheria. Fu poi il Papa Gregorio IX, durante il suo pontificato ad invocare una crociata contro i Mongoli, senza veri risultati se non il temporaneo arresto dell'avanzata mongola nonostante la sconfitta subita nella battaglia di Legnica. La battaglia avvenne il 9 aprile 1241 a Legnica, in Polonia, dove una coalizione di polacchi e tedeschi sotto l'egida del duca di Slesia Enrico II il Pio, che agì con l'appoggio della nobiltà feudale e dei cavalieri degli ordini militari-monastici inviati dal papa Gregorio IX tentò di bloccare l'offensiva dei tataro-mongola.
Scomparso nel 1241 Gregorio IX, e dopo il breve pontificato di Celestino IV, il suo successore Innocenzo IV dovette subire la penetrazione dell'esercito mongolo guidato da Sübötei che aveva sconfitto l'esercito ungherese e incendiato Pest, quindi erano penetrati in territorio austriaco per poi arrivare ai confini con il Friuli. L'avanzata non continuò solo perché la popolazione mongola dovette ritornare in patria per eleggere il successore di Ögödei, appena scomparso. La paura di una nuova invasione barbarica, spinse papa Innocenzo IV a inviare un ambasceria guidata non da un diplomatico, ma da un religioso presso la corte del Gran khan dei mongoli. Il papa mise a capo di questa ambasciata proprio Giovanni da Pian del Carpine, il frate francescano che aveva all'epoca già sessant'anni. Costui fu anche testimone di eventi storici come l'invasione Spagna e fu testimone della disastrosa battaglia di Legnica del 1241. Per i suoi trascorsi di difensore della cristianità e per tutti questi altri motivi Innocenzo IV considerava questo francescano pienamente all'altezza delle sfide del viaggio.
Giovanni da Pian del Carpine doveva consegnare al Gran khan al una missiva del pontefice, che sperava di evangelizzare le allora sconosciute tribù mongole delle steppe asiatiche. Questa lettera datata 13 marzo 1245: "Cum non solum homines", conteneva un'esortazione a porre le armi contro la cristianità, dietro minaccia della collera divina. Inoltre il francescano doveva recapitare anche una seconda lettera,Cum simus super, datata 25 marzo 1245, rivolta ai patriarchi, ai vescovi e agli arcivescovi delle comunità cristiane d'Oriente, per esortarli all'unità con la Chiesa latina, in vista dell'imminente concilio di Lione.
Giovanni di Pian del Carpine in Mongolia partì solamente il 16 aprile 1245 e su raccomandazione del re boemo Venceslao I, fu accompagnato da un altro frate francescano di nome Stefano di Boemia; in seguito si unì a loro un terzo frate, Benedetto Polono, profondo conoscitore linguistico di lingue slave. I tre seguirono la via della Seta verso Oriente, durante il tragitto Stefano si ammalò e non poté continuare il viaggio, dovendo fermarsi a Sumania, nella steppa eurasiatica. I due frati, Giovanni da Pian del Carpine e Benedetto proseguirono il loro viaggio attraverso il fiume Dnieper fino al Don e al Volga. Costoro incontrarono Batu Khan, signore dell'orda d'Oro, comandante supremo alle frontiere occidentali dell'impero mongolo e conquistatore dell'Europa orientale. Costui per fornirgli un salvacondotto per poter vedere il Gran khan, che si trovava in Mongolia pretese che i due frati si sottoponessero ad un singolare rituale di purificazione: camminare tra due fuochi per eliminare qualsiasi pensiero impuro. Superata la prova, Carpine s'incontrò con Batu Khan, gli presentò i doni che portava con sé e ottenne il salvacondotto per proseguire il viaggio.
La missiva papale fu tradotta in persiano, per essere, in seguito, consegnate al Gran khān. Solo dopo aver percorso a cavallo 4.800 chilometri in poco più di tre mesi, i due uomini arrivarono il 22 luglio 1246 nel grande accampamento ai confini con la Manciuria, residenza imperiale, dove rimasero quattro mesi. L'ardita impresa li rese i primi europei a visitare la corte di un Gran khan. Giovanni da Pian del Carpine ammesso alla presenza del nuovo sovrano, Güyük, uno dei figli del sovrano deceduto, poté così consegnargli la missiva pontificia. Il Gran khān rispose in modo negativo alla epistola papale con una lettera dell'11 novembre 1246. Frate Giovanni di Pian del Carpine e Benedetto rientrarono nel 1247. La missiva del Gran khān, ingiungeva al Papa e ai principi della Cristianità di recarsi presso di lui per rendergli omaggio e mostrare sottomissione, riconducendo le vittorie da lui ottenute sotto il segno di un disegno divino e contestando, peraltro, anche l'affermazione papale dell'unicità della fede cristiana.
Nonostante ciò il Papa si mostrò fiducioso di poter convertire i mongoli al cristianesimo. Giovanni di Pian del Carpine fu successivamente nominato penitenziere pontificio nel 1248, inviato poi in Francia da Luigi IX con l'intento di dissuaderlo dalla sua crociata in Terrasanta. Dopo essere stato nominato arcivescovo di Antivari nel 1248, oggi Bar nel Montenegro, qui vi morì nell'agosto 1252. Di questa missione in Mongolia, Giovanni di Pian del Carpine ci ha lasciato l'"Historia Mongalorum" con un dettagliato resoconto del viaggio che lo stesso autore elaborò in due successive redazioni. L'opera non è solo un diario di viaggio, ma anche un vero e proprio trattato sulle caratteristiche geografiche del territorio, sulle usanze culturali e le credenze religiose, sulla storia dell'impero mongolo. Il libro, piuttosto innovativo per l'epoca racconta inoltre fedelmente la vita quotidiana di questi popoli.
Con l'"Historia Mongalorum" l'autore non si limita, alla sola descrizione del viaggio, culture, usi dei popoli Mongoli ma è soprattutto intenzionato a rappresentare la minaccia incombente di un invasione tataro-mongola. Infatti descrive altresì le consuetudini militari e le strategie del popolo mongolo, esortando i sovrani cristiani a ricorrere anche alla risposta armata, pur di evitare lo stato di servitù cui i Mongoli agognano con la conquista di tutto il mondo.
Una storia passata sotto sordina ma che racconta pagine importanti non solo della storia d'Italia ma dell'Europa intera, purtroppo poco conosciuta.