Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Piemonte: Baveno

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BavenoLa mattinata autunnale è assai nebbiosa, ma sono certo che quando si raggiungerò il Lago Maggiore, il sole mi sorriderà. Infatti come mi avvicino al clima temperato del lago la nebbia si dirada fino a far assurgere un cielo terso illuminato dal sole. Costeggio il lago sul versante piemontese fino ad arrivare a Baveno, luogo del mio girovagare odierno. Lungo la strada costiera voluta da Napoleone Bonaparte si affacciano splendide ville. Farò una passeggiata tra queste splendide ville, artistiche chiese, oratori e i vicoli e stradine che hanno scritto la storia del borgo. Baveno gode della pregevole posizione affacciata sul golfo Borromeo e ciò ne fa una meta turistica interessante.
L'origine del nome è controversa, è probabile che derivi dal nome personale romano Babenus o dal derivato gentilizio Babenius. Ciò è avvalorato dal ritrovamento di diverse necropoli che ne testimonia la continuità dell'insediamento abitativo. La presenza di una antica Pieve certifica come il borgo avesse giurisdizione su un più ampio territorio. Nel X secolo compare come Bavena in carte in cui il territorio era in possesso della Abbazia di San Donato di Scozola di Sesto Calende e dell'Arcivescovado di Milano. Dal XVI secolo Baveno diventa famosa per l'estrazione dei suoi pregiati graniti, soprattutto quello rosa.
Nel 1713, subentrò la dominazione austriaca a quella feudale quattrocentesca dei Borromeo e poi ancora nel 1743, quando Baveno seguì le sorte dell'Alto Novarese e Verbano passando ai Savoia. Ma solo nell'Ottocento con la realizzazione della strada del Sempione, Baveno divenne un importante centro turistico, favorito poi dal 1888 dalla linea ferroviaria Novara-Domodossola. La costruzione di lussuose ville e splendidi alberghi portarono a Baveno personaggi illustri per soggiornarvi, come Schubert e Dumas. Pero è altresì importante sapere che durante la Seconda Guerra Mondiale, nell'albergo Belle Vue Villa fu sede del famigerato presidio tedesco agli ordini del capitano Stamm.
Parcheggiato l'auto sul lungo lago, di fronte a Villa Henfrey-Branca, inizio il mio girovagare. Dapprima mi soffermo ad ammirare questa Villa in stile gotico inglese costruito in mattoni rossi a vista Villa Henfrey-Branca fu costruita tra il 1870 e il 1872 sulle direttive dell'ingegnere inglese Charles Henfrey, originariamente era chiamata Villa Clara dal nome della moglie. Architettonicamente è sulla tipologia dei castelli anglosassoni con imponenti guglie, torri, terrazzi marmorei. Con il maestoso giardino all'inglese appare ai viandanti una meraviglia fiabesca, sicuramente una delle realizzazioni più originali del Lago Maggiore.
All'interno del parco vi sono due cappelle, una per il rito anglicano e l'altra per quello cattolico. Ospiti illustri di questa villa, furono in passato il principe Federico Guglielmo di Prussia e la regina Vittoria d'Inghilterra, che vi soggiornò con la figlia Beatrice nel 1879. Subentrò la famiglia Branca nella proprietà della villa dopo la morte dell'ingegnere Henfrey. All'angolo con la strada del lungolago vi è una birreria "il Maresciallo," che ebbi modo di frequentare durante il mio girovagare per i borghi sul lago maggiore. Da qui parte una stretta stradina, via Milnese che costeggia l'alto muro di Villa Henfrey-Branca da un lato e dall'altro un particolare edificio a forma di castello medioevale dalle possenti mura, oggi adibito a residence.
L'edificio, chiamato castello di Ripa ha una storia particolare; realizzato negli anni 70 del XIX secolo, l'ing Charles Henfrey volle separare la vista della sua villa da quella del Marchese Durazzo di Genova, che stava per essere trasformata in Albergo e per farlo costruì un muraglione con le forme di un castello medioevale inglese. Infatti Villa Durazzo divenne il Lido Palace Hotel quando divenne proprietà del sindaco Gerolamo Rossi. Questa è un'imponente costruzione signorile della seconda metà del XIX secolo, trasformata d in un lussuoso albergo della Belle Époque che poté vantare illustri ospiti, tra cui sir Winston Churchill, giunto qui in occasione del suo viaggio di nozze nel 1908 e di altri viaggi di piacere. L'albergo, ora Bosco Palace hotel fu anche scenografia, nel 2007, per il film sull'eccidio degli ebrei 'Hotel Meina' del regista Carlo Lizzani.
Ritorno sul lungo lago e parto dal piccolo porticciolo turistico iniziando la mia passeggiata sul lungo lago. Il porticciolo fu realizzato nel 1913, abbellendo altresì il lungolago, dopo aver allargato nel 1906 la strada del lungolago aumentandone l'accessibilità ai luoghi panoramici. Nei suoi pressi vi è un arena dedicata alla città di Nadur, città maltese nell'isola di Gozo gemellata con Baveno. Nei suoi pressi vi è un parco giochi con una bellissima e grande scultura in granito. Maggi è il nome del simpatico biscione scolpito nel granito rosa che pare si immerga e riemerga nel verde prato. Presenta un musetto simpatico che ne identifica un animale di fantasia e di gioco per i bambini. Di fianco a Villa Henfrey-Branca vi è un parco privato con un edificio che fu nel 1923 il complesso termale di Baveno.
Venivano utilizzate due antiche fonti, attorno alle quali furono rinvenute tracce di palafitte, muri romani, vasi e monete. Oltre alle cure idroterapiche, solarium ecc… vi era un impianto di imbottigliamento di acqua minerale naturale. L'acqua minerale naturale sgorgava dalla sorgente Ebea, definita acqua della giovinezza, ed era venduta in bottiglie di vetro, da un litro e da mezzo litro, di colore verde chiaro. Infatti Baveno nei primi anni del Novecento, era un'importante stazione idroterapica. La caratteristica passeggiata del lungolago offre al visitatore un bellissimo panorama sulle Isole Borromee con il continuo andirivieni di motoscafi e battelli di collegamento.
Subito dopo vi è in un aiuola la scultura "Il lago e la montagna". Questa opera, è stata progettata dall'Architetto Fabrizio Bianchetti ed è stata realizzata con una serie di lastre verticali di pietra che ricordano il profilo di una montagna, queste realizzate con le pietre più importanti del territorio: Beola Argentea, Granito Verde di Mergozzo, Granito Rosa di Baveno e Granito Bianco di Montorfano. Monumento che ben racconta il felice convivere di montagna – lago. Nei suoi pressi un altro importante monumento caratterizzante il territorio; si tratta di due installazione di granito bianco e granito rosa di Baveno a forma di cristalli di quarzo, opera dello sculture Luigi e Raffaele Polli.
Ricordo inoltre che nelle cave locali, oltre al prezioso granito rosa, si possono trovare circa 60 specie di minerali diversi, ad alcuni dei quali Baveno ha dato il nome: ne sono un esempio la "Bavenite", la "Bazzite" ecc. Belle anche le panchine in granito poste sul lungo lago, sinuose forme che ben si combinano con il contesto del lago e delle belle e verdi aiuole del lungolago. Tra le aiuole un monumento ricorda una tragica pagina della storia di Baveno: Era subito dopo l'8 settembre del 1943 quando nel novarese e nel verbano s'installa la Panzer-Grenadier Division Waffen-SS, "Leibstandarte Adolf Hitler", costoro oltre a controllare i valichi di frontiera dovevano dare la caccia ai partigiani e agli ebrei.
Il 13 e il 14 settembre i militari tedeschi arrivano a Baveno e dopo alcuni giorni di rastrellamento, trovano 14 persone ebree che vengono portate all'Hotel La Ripa, sede della V compagnia e uccise tra il 15 e il 22 settembre, probabilmente in riva al lago presso la villa "Il Ruscello. Tra i bei dehor che s'affacciano sul lago vi è anche il monumento allo scalpellino, ovviamente realizzato in granito rosa e realizzato dallo scultore bavenese Raffaele Polli nel 1990. Si tratta di un bellissimo monumento raffigurante un giovane "Picasass" mentre lavora un blocco di granito. Lo ritengo un bellissimo monumento a ricordo di una delle attività più importanti locali, nonché alla fatica ma anche l'arte di questi scalpellini.
Sull'altro lato vi è l'albergo Beau Rivage del 1867e che un tempo ci alloggiai per una notte. Ci sono molti turisti che passeggiano per il lungolago, sono soprattutto stranieri che si godono questa splendida giornata. Sempre sul lungo lago, in una aiuola trovo il cippo ai 17 martiri. Anche questa una tragica pagina di storia, quando il 21 luglio 1944 qui furono fucilati 17 ragazzi arrestati in Valgrande per rappresaglia. Mentre a poca distanza si erge il Monumento ai caduti che fu realizzato al termine della Prima guerra mondiale. Si tratta di una alta colonna con capitello corinzio posta su un basamento in parte non lavorato su cui si erge anche un padre, un vecchio scalpellino che saluta il figlio in partenza per il fronte.
Proprio di fronte, oltre la strada c'è il bel palazzo comunale che si affaccia su una piccola piazzetta. È un bell'edificio ottocentesco, aggraziato da un porticato con colonne in granito rosa. Sul culmine tetto vi è un orologio collocato su cimasa ricurva. Belli anche i balconcini e rotondi e il balcone centrale con le sue ringhiere in ferro battuto. Due lapidi, posti su un muro sotto il portico del palazzo comunale ricordano Umberto Giordano, musicista che scelse Baveno per lunghi soggiorni e un altro importante ospite che fu il Direttore d'Orchestra Gianadrea Gavazzeni.
Quest'ultimo nacque a Bergamo il 25 luglio 1909 e vi morì il 5 febbraio 1996 e fu direttore d'orchestra nei maggiori teatri italiani e compositore e scrittore e letterato definito finissimo. Un'altra lapide posta in piazza, un po' defilata ma sicuramente molto importante ricorda che in quell'edificio fu costituito il C.L.N. Comitato di Liberazione Nazionale di Baveno. Sul fianco opposto, ove ora esiste una banca vi è un bello e grande edificio ottocentesco che fu l'albergo della Posta, detto anche Adami dal nome dei proprietari e gestito da Tommaso Pedretti che poi costruirà l'Hotel Belle Vue.
L'edificio, ora è impiegato per appartamenti e uffici. Nel 1806, quando fu aperta la strada napoleonica del Sempione, Baveno divenne stazione di Posta per le diligenze che collegavano Parigi a Milano e all'albergo della Posta alloggiarono molti viaggiatori famosi. Torno sul lungolago per andare a vedere l'imbarcadero in stile liberty di questo borgo, realizzato tra gli anni 1906-1908. Il primo servizio pubblico di navigazione sul lago risale al 1823 ed era denominato "San Carlo" e veniva svolto con un piroscafo a ruote mosse da 10 "poveri" cavalli aggiogati a un argano in coperta. Risale al 1824 l'arrivò del primo battello a vapore voluto per specifico interessamento di Camillo Benso conte Cavour.
Il collegamento con battello sul lago unitamente a quello ferroviario di meta XIX secolo sviluppò fortemente il turismo. Voglio però ricordare che proprio davanti all'imbarcadero il 25 settembre 1944, la motonave Genova che svolgeva attività di trasporto passeggeri fu mitragliato da aerei angloamericani, vi furono 34 morti tra cui il comandante della motonave, fortunatamente il timoniere riuscì a far sbarcare i feriti prima che il battello andasse alla deriva e affondasse per lo scoppio delle caldaie. Poco distante, davanti all'Albergo Dino vi è una bella statua rintroducente un leone, opera dello stesso artista che ha creato il bel monumento allo scalpellino.
L'hotel Dino è un grande albergo, posto proprio sulle rive del golfo Borromeo. Vi ho passato diverse giornate in annate diverse quando presiedevo un importante sodalizio, luogo questo di convegni, assemblee e congressi. Ma l'edificio in cui ho alloggiato è stato costruito su un altro importantissimo albergo che ha scritto pagine di storia. Infatti qui vi era l'Hotel Belle Vue edificato da Tomaso Pedretti tra il 1865 e il 1866, considerato innovativo ed unico in quanto fornito di acqua corrente fatta arrivare da fonti vicine con tubature sotto strada.
In questo albergo hanno alloggiato Anastasia di Russia, la principessa di Vittoria Eugenia Battember ossia la nipote della Regina Vittoria e a sua volta Regina di Spagna, il principe Danilo del Montenegro cui fece visita anche la sorella Elena, regina d'Italia. Oggi l'Hotel Dino fa parte di una catena alberghiera di proprietà della famiglia Zacchera. L'offerta alberghiera, comprende anche l'Hotel Splendid, l'Hotel Simplon e il Grand Hotel Bristol di Stresa.
L'hotel Dino acquisito negli anni Settanta del XX secolo deve il nome a Corrado Zacchera, detto Dino, uno dei nipoti del capostipite Francesco, scomparso prematuramente. Continuo la mia passeggiata, passando dapprima davanti allo splendido Hotel Simplon,e poi superato il ponte sul torrente Selvaspessa mi ritrovo nello splendido parco di Villa Fedora. Questa Villa fu costruita nella prima metà del XIX secolo e fu acquistata da Giuseppe Spatz nel 1909. Qui vi soggiornò per ben vent'anni, dal 1904 al 1924 dal musicista Umberto Giordano e prende il nome dalla celebre opera da lui composta: Fedora.
L'edificio fu poi utilizzato come sede dell'Opera nazionale maternità e infanzia e negli anni Sessanta del XX secolo fu ceduta alla Camera di Commercio che ne ha fatto la sua sede. La Villa, fu purtroppo anche scenario di un evento funesto, quando una facoltosa famiglia ebrea fu fatta prigioniera e poi trucidata. Il parco della villa è a disposizione della collettività e al suo interno si possono ammirare i più tipici esemplari della flora locale e vi è altresì collocato un cippo che ricorda le vittime di tutte le mafie collocato a trent'anni dalle stragi di Palermo del 1992, unitamente ad una camelia della Legalità.
Voglio altresì ricordare come questi alberghi come tante case private ospitarono molti sfollati che vollero allontanarsi dalle grandi città per evitare il rischio dei bombardamenti. Fecero eccezione gli hotels "Lido Palace", "Simplon" e "Belle Vue" che dal 1941 furono trasformati in ospedali militari per feriti e poi dal settembre 1943 i principali alberghi di Baveno furono requisiti dalla divisione SS Leibstandarte per potervi installare i comandi delle forze germaniche. La borgata di Oltrefiume fu storicamente abitato dagli scalpellini, e nella mia passeggiata trovo delle belle ville e poi dopo la scuola elementari mi ritrovo nel suo centro storico.
In una piazzetta triangolare caratterizzata dalla settecentesca chiesa di San Pietro Martire, trovo anche un bel portale in granito decorato con motivi floreali dell'osteria del Portico, ormai scomparsa. Sulla piazzetta si affaccia anche la cancellata d'ingresso alla villa Mussi, in stile liberty, già abitata dal poeta e storico Francesco Cazzamini Mussi, genero di Umberto Giordano. Francesco Cazzamini-Mussi, noto anche con lo pseudonimo di Francesco Margaritis nacque a Milano il 18 aprile 1888 e morì a Baveno il 1º aprile 1952. Villa Mussi originariamente proprietà Margaritis, fu acquisita nel XIX secolo dalla famiglia Mussi. Qui abitò, morendovi nel 1904, Giuseppe Mussi, senatore del Regno e sindaco di Milano.
La borgata conserva anche casa Monferrini, del 1927, con facciate interamente decorate in stile eclettico. La chiesa benché piccola presenta un bel pronao in granito rosa. Le case della borgata sono assai antiche. Costruite in pietra e laterizio hanno molti bei ballatoi in pietra. In questa frazione trovò poi sviluppo un area industriale manifatturiere, con la filatura di cotone fondata nel 1852 da Schwarzenbach e la fabbrica di scardassi fondata nel 1866 da Schelling, ma vi furono anche fabbriche di minuterie metalliche. La crisi del settore manifatturiero degli ultimi decenni del XX sec., ha visto scomparire le fabbriche di Oltrefiume.
Lentamente supero nuovamente il Selvaspessa e mi ritrovo nella borgata di Romanico. Questa frazione è posta in posizione panoramica e si narra che se il tracciato della strada romana passasse a mezza costa, proprio da Romanico. Si trattava della via Severiana Augusta, strada romana consolare che collegava Mediolanum ossia Milano con il Verbannus Lacus cioè il Lago Verbano o Lago Maggiore. Il borgo è caratterizzato da un edilizia semplice, tipiche dell'impianto rurale con balconate a ringhiera, spesso in granito e ferro e ampi cortili, ma anche belle ville. In una piazzetta vi è una scultura in granito raffigurante una castagna, simbolo del borgo a ricordo ai fertili castagneti che in passato circondavano la borgata.
Belli anche i vicoletti, spesso a gradoni realizzati in ciottoli e pietre. Poco distante vi è l'oratorio seicentesco intitolato a San Giuseppe. Questo piccolo edificio, interamente intonacato ha una forma ed aula ottagonale con un bel proneo con colonne in granito. L'interno presenta belli affreschi, mentre il piccolo campanile presenta un lanternino terminate a forma di campana ed è realizzato in pietra. A romanico vi è anche la settecentesca Villa Blondel, oggi conosciuta come Villa Romanica. Ospitò nell'Ottocento Maurice Blondel, docente di botanica della Sorbona di Parigi. Villa Blondel o Romanico, appartenne a parenti di Alessandro Manzoni.
È il momento di tornare verso il lungo lago e lo faccio attraversando l'antico rione Milnese, dove vicino a una casa risalente al 1709 vi è una cappella votiva ad edicola. Questa presenta una volta a botte ed è affrescata alle pareti con la Madonna con bambino e un coronamento di santi come Santa Barbara e San Venanzio martire. Prima di andare a visitare la chiesa parrocchiale ci tengo ad andare a visitare un fitto nucleo di antiche abitazioni che costituiscono Borgo Domo, tutte le strette strade che convergono su una piccola e bella piazzetta lastricata in porfido. In questa piazzetta vi è un'edicola votiva affrescata, che pare sia stata eretta come ex voto per la liberazione dalla peste del 1630.
L'edicola religiosa conserva gli affreschi dei santi protettori San Gervaso e San Protaso e la Madonna. Di fronte all'edicola vi è una piccola costruzione adibita a forno comunitario dove tutti gli abitanti venivano a cuocere il pane. Dietro all'edicola vi è la casa Morandi del XVIII sec., una delle case più antiche di Baveno con i suoi ballatoi in granito rosa. Percorrendo via Domo raggiungo il complesso monumentale che vede al suo centro chiesa pievana e collegiata dei SS. Gervaso e Protaso. Il complesso è posto in posizione rilevata rispetto il lungo lago e l'antico borgo.
Intorno all'ampio sagrato acciottolato si affacciano la chiesa Parrocchiale, il battistero, il porticato della Via Crucis, cappella del SS. Sepolcro, ma anche l'ufficio d'informazione turistica e il GraNum ossia il Museo del Granito Rosa di Baveno. La chiesa Parrocchiale fu consacrata nel 1343 ma era già documentata come pieve nei lontani secoli X e XI, come dimostra con le sue origini romaniche la facciata realizzata con grosse pietre squadrate. La facciata con tetto a capanna e due lesene angolari, ha un ingresso centrale con archivolto con capitelli decorati con motivi vegetali.
Sopra un esile marcapiano vi è una piccola finestra rettangolare affiancata da bifore murate e una piccola apertura quadrilobata posta sotto il culmine del tetto. Un coronamento di eleganti archetti pensili corrono lungo tutto il tetto a capanna ma che pare mi dimostri anche una sopraelevazione dell'edificio Due epigrafi romane, collocate ai lati del portale, testimoniano la presenza romana di questi luoghi. Quella a sinistra, databile alla metà del I secolo d.C., così come ci porta a credere la scritta, "Trophimus Daphidianus servo di Tiberio Claudio Cesare Augusto", ovvero, questo monumento è sacro alla memoria eterna di Tiberio Claudio Cesare Augusto.
L'altra è una lastra tombale della quale è quasi impossibile leggere la descrizione. La chiesa inoltre presenta inoltre un imponente campanile a sei piani, anch'esso tutto in pietra a spacco. L'interno della chiesa è a navata unica con diverse cappelle laterali. Posso così ammirare interessanti opere d'arte tra cui un cinquecentesco crocifisso ligneo, ma anche dipinti di Defendente Ferrari. Ai lati del presbiterio sono visibili affreschi come quello della Crocifissione del XIII-XIV secolo e quelli di Sant'Ambrogio e Sant'Antonio Abate del XV secolo. Sul sagrato della chiesa si affaccia anche il Battistero risalente apparentemente al periodo rinascimentale, è in realtà un edificio del V secolo.
Il Battistero esternamente appare in pianta quadrata, ma all'interno corrisponde l'originale pianta ottagonale. Ci accedo attraverso un porticato del 1628 sorretto da quattro colonne in granito e mi trovo davanti ad una splendida cupola affrescata intorno al XVI secolo. All'interno vi sono delle nicchie alternativamente rettangolari e semicircolari ricavate nello spessore della muratura. La suggestione dello spazio interno, al quale si accede scendendo i tre simbolici gradini, è incredibile con alta volta completamente affrescata, con al centro l'Eterno con il globo crociato. Negli otto spicchi della cupola vi sono dei medaglioni raffiguranti i quattro Evangelisti, alternati ai Padri della Chiesa Occidentale.
Altri affreschi presenti nel Battistero sono gli affreschi con scene della Passione di Cristo, le "Virtù Cardinali" e il ciclo pittorico della vita di San Giovanni Battista. Ai lati dell'ingresso vi sono due fonti battesimali del XVII e XVIII secolo. Adiacente alla chiesa dei Santi Gervaso e Protaso e al Battistero vi è il lungo porticato della Via Crucis, allestita nel 1839 dopo lo spostamento dell'area cimiteriale. Faccio una bella passeggiata sotto le sue ragguardevoli arcate a tutto sesto sorrette da colonne in granito. Il colonnato con il prospetto dei due edifici religiosi e il Palazzo Pretorio accresce incredibilmente la bellezza del luogo.
Il lungo porticato è affrescato ed è decorato con le immagini della Via Crucis che conclude con la cappella del SS. Sepolcro. Nell'antico palazzo Pretorio, prospiciente alla monumentale chiesa parrocchiale, fu anche sede del Municipio di Baveno ed oggi ospita oltre all'ufficio turistico, il museo GraNum; uno spazio museale per i graniti di Baveno e le pietre del territorio del Verbano, Cusio e Ossola. Ricordando così come il suo pregiato granito rosa sia sparso per il mondo per costruzioni mirabili; l'Arco della Pace e la Galleria Vittorio Emanuele di Milano, le colonne dell'Opera di Parigi, la Chiesa di San Carlo a Vienna, il monumento di Cristoforo Colombo a New York e il Palazzo Reale di Bangkok ne sono alcuni esempi.
Lungo il fianco sud della chiesa parrocchiale vi è un cortile attorniato dalle case canonicali comprendente anche la sala Nostr@domus in cui durante lavori edilizi per la sistemazione di una sala parrocchiale furono ritrovate delle epigrafi funerarie del primo secolo d.C. Una in granito in forma di stele l'altra, in marmo rosa di Candoglia, è un'interessante edicola funeraria con ritratti. Una copia fedele è stata riprodotta ed è collocata sulla facciata della Canonica. Il monumento ha forma di nicchia sormontata da un timpano in cui si trovano i busti di quattro persone, probabilmente un ritratto di famiglia. Un altro reperto visibile sulla facciata della canonica, è una lastra funeraria, purtroppo fortemente rovinata, sempre in marmo rosa di Candoglia.
Dopo questa bella scoperta scendo per la bella e larga scalinata in pietra e ciottoli fino a ritrovarmi davanti al bell'edificio otto/novecentesco della Scuola elementare. Sul suo fianco si apre piazza Matteotti sulla quale trovo un bellissimo e gigante murale realizzato dal pittore omegnese Gilberto Carpo nel 1979. La bell'opera realizzata con la collaborazione degli studenti del circolo artistico bavenese vuole ricordare il duro lavoro dei "Picassas", gli scalpellini di Baveno. È ora il momento di attraversare un altra borgata di Baveno, ossia Baitone e borgo Corte, con le sue strette viuzze con le case dai piccoli cortili fino a raggiungere la stazione ferroviaria.
L'edificio ferroviario è chiaramente di inizio Novecento ed è ancora oggi ricco di fascino. La ferrovia Arona-Domodossola risale al 1905, come la stazione di Baveno che trovò inizialmente l'opposizione dei proprietari delle diverse ville situate lungo la costa tra Arona e Baveno, che protestavano sia per ragioni e estetiche che per l'attraversamento della linea ferroviaria dei centri abitati e dei loro giardini. Tra questi c'erano anche i coniugi Manzoni-Stampa. Fino allora a Baveno si arrivava in battello o in carrozza, con l'apertura del traforo del Sempione, Baveno entrò nei circuiti internazionali.
Ma anche la realizzazione della stazione ferroviaria non fu indenne da polemiche ed opposizione, in quanto il sito della stazione deciso nel 1902 non trovò un vero accordo del Consiglio Comunale, al cui interno si fronteggiavano la fazione degli industriali, che l'avrebbero voluta in località Oltrefiume, ossia presso le fabbriche, e la fazione degli albergatori che la voleva nel capoluogo vicina allo scalo portuale. Ammirato l'edificio è ora che prosegua il mio girovagare in auto per raggiungere alcune frazioni.
Mentre vado a riprendere l'auto, con passo più flemmatico per la stanchezza accumulata dalle gambe per il lungo percorso fatto, il pensiero corre ad immaginare come questa zona divenne anche un rifugio per tanti uomini del Risorgimento, attirati dall'orientamento verso l'unificazione nazionale mostrato dal governo Sabaudo. Tra questi il politico-scienziato Giacinto Provana di Collegno che abitò a Baveno nella villa Galtrucco. Tra l'altro nel parco di questa ottocentesca villa venne in luce una necropoli d'epoca romana. Giacinto Provana di Collegno che l'abitò era coniugato con Margherita Trotti Bentivoglio che scrisse "Diario politico" importante opera risorgimentale.
La ville ebbe come ospite Alessandro Manzoni, amico di famiglia del Provana. Giacinto Ottavio Enrico Provana di Collegno, fu anche Ministro della Guerra nel 1848 nel Governo Casati. Raggiunto l'auto mi dirigo verso la frazione Roncaro, raggiungibile attraverso una bella strada panoramica da cui si godeuna bella vista sulle isole Borromee. La frazione è isolata ed ha un piccolo nucleo antico, con belle case e il caratteristico oratorio della Beata Vergine Addolorata, con portico in facciata, costruito nel XVIII sec. Non lontano c'è villa Carosio, costruita negli anni 1908-1909 in stile Liberty, con uno splendido parco ad oggi ad uso pubblico.
L'oratorio ha forme semplici, è ben conservato con un portico aggiunto nel 1821 riutilizzando le colonne della vecchia chiesa di Stresa. Un massiccio campanile con cupolino sembra voler fare il solletico alle nuvole. Al suo interno è conservato in affresco settecentesco raffigurante la Vergine Maria trafitta da sette spade. Ritrovo qui, in un cortile su una seduta in pietra, l'incisione di un antico gioco che avevo già visto nel capoluogo, si tratta del gioco che gli scalpellini facevano durante le ore di riposo, mi pare di rivedere il gioco dell'orso della Valle Cervo. In auto raggiungo l'oratorio della Madonna della Neve posto lungo la strada per la borgata di Loita, dopo aver percorso qualche decina di metri lungo una più stretta stradina che s'immerge tra le montagne.
Questo oratorio, leggo dal cartello turistico, che si tratta di una delle più antiche chiese del Verbano. Fu eretta alla fine del XVI secolo probabilmente come evocazione alla protezione divina da pestilenze e carestie. L'edificio a navata unica presenta un porticato in granito che anticipa l'accesso. La lignea porta a due battenti è affiancata da due finestre rettangolari e una quadrata sovrastante, tutte protette da massicce grate. L'edificio è interamente intonacato e presenta un piccolo campanile. Dalla finestra osservo l'interno, ben conservato con il presbiterio rialzato con un gradino e un bell'affresco sull'altare rappresentante la Madonna tra gli angeli.
Lascio questa chiesetta e mi dirigo verso la borgata Loita dove parcheggio l'auto in uno slargo all'ingresso della villaggio. La borgata prende il nome dall'omonimo Rio che l'attraversa, intorno al quale sono state edificate belle case, comunicanti attraverso strette stradine. A Loita si produceva negli stabilimenti Salvi e Locatelli la polvere pirica utilizzata nelle cave di granito. In questa piccola frazione, posta in posizione assai elevata,che conserva un vecchio mulino vi è il monumento alla capra "la Crava" simbolo della località forse legato all'attività della pastorizia un tempo praticata.
Prospiciente al lago, con una veduta incantevole vi è la chiesa dei San Fermo, del XVII secolo. Anticipa l'acceso un bel sagrato ligneo e un portico sorretto da quattro colonne di granito, aggiunte nel 1873. Sopra la porta d'accesso vi è una lunetta affrescata con l'immagine di San Fermo. All'interno vi sono due cappelle, una dedicata a Santa Barbara, patrona dei minatori e l‘altra intitolata Sant'Antonio da Padova protettore della comunità e dei viandanti, contitolare anche della chiesetta. È il momento di lasciare Baveno incantevole cittadina lacustre di origine romana, nota un tempo per le acque oligominerali e ancora oggi per le cave di granito rosa, oltre ad essere un rinomato centro turistico e di villeggiatura.
Voglio ricordare altre importanti Ville che non ho avuto modo di visitare, come Villa Della Casa realizzata nel 1875 per l'imprenditore Nicola Della Casa ed ora chiamata Villa Bionda. Questa villa è realizzata in stile svizzero con bei balconi e sulle facciate sono presenti tondi in terracotta raffiguranti personalità storiche e culturali. Ma anche Villa Barberis costruita all'inizio del Novecento in stile eclettico; Alberto Barberis era cosmopolita viaggiatore di origine vercellese che visse a lungo in Oriente e la villa ne rievoca nello stile architettonico. Oppure Villa Brandolini d'Adda, edificata nel XVI secolo sopra un vecchio convento, la villa vanta numerosi elementi architettonici e ornamentali di notevole pregio.
Notevole è il suo giardino, suddiviso in quattro parti: all'italiana, all'inglese, alla francese e alla giapponese. Rilevanti sono anche in stile liberty, Villa Carosio e Villa Claudia, dove soggiornò il celebre commediografo Luigi Illica. Certo che non ho le capacità descrittive di Alessandro Dumas che descrisse Baveno nel suo Impressions de voyage ma sicuramente anch'io ho apprezzato le sue bellezze, l'atmosfera e le sue caratteristiche uniche.
Non ho il tempo per visitare la frazione di Feriolo ma sicuramente ci torno presto sul lago Maggiore per godere di questi splendidi panorami.