Blog di Dante Paolo Ferraris

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Cremona la città dalle tre T - I parte

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CremonaLa mattina si è presentata luminosa per un viaggio in auto da Alessandria a Cremona, le strade sono illuminate da un sole radioso. L'aria fresca e piacevolmente frizzante e dopo aver fatto il pieno e preparato una playlist di brani rilassanti, inizia il viaggio. Guidare attraverso la pianura del Po in primavera è un'esperienza incantevole. I campi verdi sono punteggiati da fiori selvatici e il cielo azzurro sembra non finire mai, le poche nuvole sembrano soffici batuffoli di bianco cotone che fluttuano nel cielo con una grazia eterea. La strada che collega Alessandria a Cremona è un misto di autostrade e strade provinciali.
La guida è scorrevole e rilassante. Lungo il tragitto, le colline dell'Oltrepò si vedono in lontananza, creando un panorama pittoresco. Lasciata l'autostrada, il percorso prosegue su strade immerse nella natura. I piccoli paesi che attraversai sembravano dipinti, con le loro case dai tetti rossi e le chiese campestri. La primavera in Lombardia è davvero uno spettacolo: i campi coltivati iniziano a germogliare e gli alberi in fiore, regalano un'esplosione di colori e profumi.
Arrivato a Cremona, parcheggiato l'auto vicino al centro storico inizio il mio girovagare in questa città, famosa per la sua tradizione liutaia e le tre T. L'atmosfera del centro storico è unica; le strade acciottolate e gli edifici storici mi accolgono con il loro fascino antico. Famoso è il suo Duomo e il Torrazzo ma voglio scoprire molto di più. Il mio girovagare per Cremona parte da Piazza della Libertà, e così m'avvio verso Corso Matteotti dove si incontra Palazzo Cavalcabò. Questa è un antica costruzione, sicuramente antecedente al XVI secolo che nel 1838 divenne proprietà del marchese Agostino Cavalcabò che ne dispose il rifacimento.
L'attuale prospetto è della seconda metà del XIX secolo ed è di sobria eleganza. Dall'androne di ingresso che trovo aperto riesco ad ammirare il susseguirsi prospettico di cortili che apprendo termina con un giardino interno ad esedra. Nella vicina piazza Sant'Abbondio trovo invece l'omonima chiesa. Questa chiesa con il suo convento sono già documentati nel X secolo, quando vi si insediarono i monaci benedettini. Ai benedettini succedettero gli Umiliati, e poi, con la soppressione di quest'ordine religioso arrivarono i Teatini.
L'edificio attuale è una ristrutturazione del 1575 voluta dall'arcivescovo Borromeo. La chiesa si presenta a navata unica coperta da volte a crociera con un presbiterio rettangolare, suddivisa in quattro campate, con cappelle laterali. La facciata della chiesa di Sant'Abbondio è assai sobria, interamente intonaca ad esclusione delle lesene che la tripartiscono. Nella parte centrale la porta d'accesso è incorniciata da un bel portale in pietra con timpano triangolare, sopra di esso un bel rosone.
Adiacente alla chiesa, quasi gemella vi è il Santuario Lauretano che venne eretto per volontà del Conte Giovanni Pietro Ala nella prima metà del XVII secolo. Questa rappresenta la copia perfetta della Santa Casa di Loreto ed al suo interno vi è una statua della Madonna Nera, oggetto di venerazione. Dal sagrato della chiesa di Sant'Abbondio si accede, sul lato sinistro, al chiostro dell'antico monastero, datato 1511 che si sviluppa su tre lati con un elegante loggiato alternante colonne in pietra ed arcate e pilastri in cotto.
Tornato su Corso Matteotti con la sua elegante pavimentazione in lastre di pietra, raggiungo palazzo Zaccaria Pallavicino ora Carotti è in stile neoclassico del XIX secolo con belle finestre timpanate e quattro semicolonne ioniche all'ultimo piano e frontone posto centralmente. Segue a breve distanza palazzo Fodri, un interessanti esempio di architettura del Rinascimento cremonese. Edificato alla fine del XV e che costituiva la dimora della nobile famiglia Fodri. La sobria facciata a bugnato leggero è arricchita da un raffinato fregio in cotto e si conclude con una fila di tondi da cui si affacciano busti di guerrieri e dame lungo tutto l'ultimo piano.
Mi si racconta che anche il cortile interno sia ampiamente decorato. Faccio una piccola deviazione per via San Tommaso fino ad arrivare in piazza Lodi dove nel piccolo giardino vi è il monumento a Claudio Giovanni Antonio Monteverdi. Costui nacque a Cremona il 9 maggio 1567 morì a Venezia, 29 novembre 1643 è fu un importante compositore di musica barocca. Monteverdi sviluppò la sua carriera prima alla corte di Mantova e poi nella Repubblica di Venezia, dove fu maestro di cappella presso la Basilica di San Marco fino alla sua morte.
Su piazza Lodi s'affaccia Palazzo Zaccaria già Lodi, edificato nella prima metà del XVII secolo su commissione di Giovanni Battista Lodi. La sobria facciata in mattoni a vista nasconde degli interni decorati con preziosi affreschi. Mi allungo ancora di qualche passo fino ad arrivare in via Aselli angolo San Siro dove si erge l'omonima chiesa. La chiesa di San Siro e del Santo Sepolcro risale al XV secolo. Nei secoli la chiesa ha subito diverse ricostruzioni, fino all'attuale conformazione che risale al 1614., ad oggi. Ospita molte opere d'arte.
In fondo a via San Siro vi è l'alberata piazza Giovanni XXIII su cui si affaccia l'ex chiesa di San Francesco che unita ad altri fabbricati funse per molti anni da ospedale, utilizzato fino al 1970, tanto che per i cremonesi è l'ospedale vecchio. L'ex Chiesa di San Francesco è stata la sede dell'ordine dei frati francescani. Il complesso monastico dei frati minori risale al XV secolo con ampliamenti del XVII secolo.
Nei suoi pressi vi è la chiesa di San Facio detta anche del Foppone, posta in via Sant'Antonio del Fuoco. Si tratta di un settecentesco edificio in mattoni a vista con pianta a croce latina e il suo stile è un misto tra il periodo barocco e quello Neoclassico. La particolarità è che il prospetto che s'affaccia sulla strada non è altro che l'accesso al chiostro e dal quale si accede all'edificio religioso. Il chiostro, coronato da un porticato con belle colonne in pietra presenta un cortile in selciato di lastroni di pietra e di ciottolato di fiume.
Lungo le pareti sono affisse delle lapidi e l'acceso alla chiesa avviene attraverso una unica grande porta. Torno indietro e percorro un tratto di corso Mazzini, una bella strada con storici palazzi e incorniciata da tantissimi negozi, segno anche di vitalità della città di Cremona. Raggiungo cosi l'alberata Piazza Roma. Questa piazza si trova in pieno centro storico dove un tempo vi era edificata la basilica di San Domenico e dove il 19 dicembre 1737 venne sepolto Antonio Stradivari nella cappella della Beata Vergine del Rosario. La demolizione della basilica di San Domenico avvenne nel 1868.
Tra gli alberi della piazza vi sono il monumento ad Amilcare Ponchielli, il busto di Claudio Monteverdi, quello di Giuseppe Mazzini, oltre alla fontana delle Naiadi, alla riproduzione della pietra tombale di Stradivari e a delle anfore. Sulla piazza si affaccia la Galleria XXV aprile tipico esempio dell'architettura di epoca fascista. Imponente costruzione fu ultimata nel 1933 come palazzo delle assicurazioni ex Galleria XXIII Marzo. Per costruirla furono demoliti diversi fabbricati, ospitanti attività commerciali ed artigianali comprese alcune botteghe di liuteria, compresa quella di Antonio Stradivari.
Sull'adiacente via Manzoni si erge Palazzo Vidoni. Questo Palazzo che ospita attualmente l'Associazione Commercianti di Cremona dal 1930 presenta una facciata in bugnato con una fascia marcapiano con un seicentesco fregio. Settecentesco dovrebbe essere l'accesso con due colonne ai lati che sorreggono un balcone. Percorro via Solferino per recarmi al negozio Sperlari. Questa strada pedonale è un susseguirsi dei magnifici negozi ma la mia attenzione è per lo storico negozio del torrone e mostarde Sperlari.
L'antico negozio racconta la storia di Enea Sperlari, che in possesso del segreto di fabbricazione del torrone e della mostarda, tramandatogli per tradizione dagli antichi produttori, seppe trasformare l'attività artigianale in un organizzazione industriale fin dal 1836, proprio in questo stabile di Via Solferino, promuovendo le specialità cremonesi. Le sue vetrine come gli interni propongono una vasta gamma di prodotti tra cui specialità tipiche cremonesi sia dolciarie come: i Graffioni di puro cioccolato, la torta “Sbrisolosa”, la torta “Gran Mandorla”, il torrone “Mandorlato di Cremona”, una vastissima gamma di tutti gli altri tipi di torrone, i torroncini, la “Cotognata” artigianale e le mostarde di frutta ecc. Il Torrone compone la prima T del famoso motto cremonese.
Dopo questa “scorpacciata” fatta con gli occhi mi ritrovo in piazza del Comune, l'antica Platea Maior della città medievale. Il duecentesco Palazzo Comunale realizzato nella forma architettonica tipica del broletto lombardo, prevedeva inizialmente un'unica grande sala per le riunioni del popolo e fu ampliata ripetutamente. La struttura medievale del palazzo è rimasta comunque inalterata fino alla fine del XV secolo. Inizialmente aveva delle trifore duecentesche che ad inizio XIX secolo vennero sostituite con finestre rettangolari arricchendoli di decorazioni in cotto e venne aggiunto il nuovo arengario in marmo addossato al pilastro centrale della facciata.
Il palazzo si articola intorno a un cortile interno di forma quadrangolare. Sul tetto sono presenti merlature decorative con terminazione a capanna. Sul fianco del Comune vi è la Loggia dei Militi, sicuramente uno degli edifici più antichi della città risalente, alla fine del XIII secolo. La Loggia dei Militi deve il suo nome alla "Società dei Militi", una società che esisteva già da molto tempo prima della costruzione di questo edificio e alla quale appartenevano i più ricchi ed eminenti abitanti di Cremona che ivi si riunivano. Questo edificio è realizzato da due ambienti rettangolari sovrapposti, quello al piano terreno è realizzato in una loggia parzialmente aperta.
L'elegante edificio, interamente in laterizio presenta un alto porticato archiacuto a piano terra mentre l'ampio salone al primo piano presenta tre finestre ogivali sul lato lungo e una su quello corto. Le finestre conservano trifore, con esili colonnine in marmo e una leggera strombatura e un profilo cordonato. Il tetto è ornato da merlatura e sotto all'intero tetto corre una fascia di archetti ciechi. Sulla facciata tra le due arcate cordonate è murata una lapide con al centro il Gonfalone del Comune, affiancato da quattro leoni simboli delle porte cittadine.
Sotto il portico è conservato l'emblema di Cremona, una grande scultura costituita da due figure rappresentanti entrambi Ercole che reggono lo stemma cittadino. Secondo la leggenda, Ercole fu il fondatore di Cremona. Il grande stemma di Cremona in precedenza si trovava su porta Margherita che fu demolita nel 1910 ed ivi collocato nel 1964. Sull'altro della piazza si ergono tre magnifici monumenti: la cattedrale il torrazzo e il battistero. Il duomo di Cremona, noto pure come cattedrale di Santa Maria Assunta, è il principale luogo di culto cattolico della città.
La cattedrale è un tempio romanico continuamente riadattato con elementi gotici, rinascimentali e barocchi. La facciata principale, affiancata dal Torrazzo, si affaccia sulla Piazza del Comune ed è rivestita di marmo bianco di Carrara e rosso di Verona ed è caratterizzata da un grande rosone centrale. La facciata è alleggerita da una loggia a due piani con belle colonnine, al centro del quale è interrotto nel mezzo dall'elegante protiro sormontato da una loggetta a tre arcate, che accolgono le statue di Sant'Imerio, la Vergine Maria e Sant'Omobono.
Gli interventi rinascimentali riguardano soprattutto la parte superiore della facciata dove si innalza un attico ossia un elemento murario di coronamento al di sopra della cornice maggiore dell'edificio, all'altezza del tetto e che presenta quattro nicchie, ospitanti quattro statue dei Ss. Pietro, Paolo, Pietro l'Esorcista e Marcellino. Nel timpano vi è lo stemma della città con tiara e chiavi in memoria del vescovo Niccolò Sfondrati poi papa Gregorio XIV. Presenti anche dei tondi nelle volute che affiancano l'attico con Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti.
Il portale maggiore presenta ai lati elementi decorativi con le immagini dei profeti Geremia, Isaia, Daniele ed Ezechiele. Ai lati del portale maggiore vi sono una coppia di leoni stilofori in marmo rosso che fanno da base alle colonne reggenti il protiro. Sempre sul protiro vi è un elegante fregio di epoca medioevale che racconta l'alternarsi dei lavori in campagna secondo il cambio stagionale.
Lungo tutta la facciata corre un portico di ispirazione bramantesca con arcate a tutto sesto. Portico che unisce la cattedrale con il Torrazzo che chiude un piccolo cortile. In questo tratto il portico corre su due piani formando una loggia. L'intero edificio è sormontato da numerose guglie, due sovrastano la facciata settentrionale e centralmente da una torretta, presenti tre guglie anche nella facciata meridionale.
L'interno della cattedrale è a tre navate separate da massicci pilastri e volte gotiche a sesto acuto. Al di sopra delle navate laterali, si aprono i matronei, che guardano sulla navata centrale attraverso bifore. La navata maggiore termina in una grande abside semicircolare, nel cui catino fu realizzato un notevole affresco. Anche le due navate laterali terminano in absidi semicircolari nelle quali sono ricavate due cappelle riccamente decorate: la cappella del SS. Sacramento e la cappella della Madonna del Popolo.
I due bracci del transetto terminano anch'essi con porte d'accesso e belle facciate esterne. Entrambe le facciate hanno la forma a capanna, con la cuspide alleggerita da una galleria ad archi a tutto sesto, un grande rosone centrale e due rosoni laterali leggermente più piccoli. L'interno presenta incredibili opere d'arte su cui cerco di soffermarmi, tra queste ricordo la decorazione ad affresco che corrono tutto lungo le pareti della navata centrale, realizzata da vari artisti nei primi due decenni del XVI secolo, Boccaccio Boccaccino, Altobello Melone, Gerolamo Romani detto il Romanino, Antonio de Sacchis detto il Pordenone e Bernardino Gatti detto il Sojaro.
Questo bellissimo impianto pittorico rappresentano la vita di Maria a partire dall'Annuncio a San Gioacchino e all'incontro tra questo e Sant'Anna per proseguire con la vita di Gesù. Il ciclo pittorico prosegue nel presbiterio. Inoltre rimango ammirato dal grandioso dipinto in contro-facciata con la scena della Crocifissione e la Deposizione a destra del portale. La Pala dell'altare maggiore del 1575 raffigura l'Assunta. La grande abside semicircolare, nel catino vi è un notevole affresco raffigurante il Redentore.
Scendo nella cripta posta sotto il presbiterio scavata in epoca romanica ma ricostruita nel 1606 dopo il rovinoso crollo della volta. La cripta è a tre navate, e conserva l'Arca dei santi Marcellino e Pietro, del 1506 e le reliquie di sant'Omobono patrono della città che visse nel XII secolo. La cripta presenta colonnine romaniche che reggono l'ambiente sotterraneo. Prima di lasciare la cattedrale mi soffermo ad ammirare nel transetto di sinistra i seicenteschi pannelli dipinti dal Genovesino realizzati in onore di San Rocco come ringraziamento per la fine della pestilenza. Accanto vi è inoltre la Cappella della Sacra Spina con la reliquia donata dal papa cremonese Gregorio XIV nel 1591.
Percorro il portico che corre dalla Cattedrale al Torrazzo. Questa torre si erge con gli 112 metri di altezza ed è la più alta torre medievale italiana. Realizzata interamente in laterizio, si distingue la sua suddivisione in due parti differenti, ma tra loro armoniche. La prima parte è costituita da una torre dalle caratteristiche romaniche-lombarde scandita verticalmente da lesene angolari e da a sottili cordonature centrali, orizzontalmente da sette cornici marcapiano ad archetti pensili. Le finestre o aperture acquistano maggior ampiezza salendo da sottili monofore a bifore, trifore fino alla grande quadrifora della cella campanaria e si conclude con una merlatura guelfa.
La parte superiore del campanile è costituito dalla cosiddetta ghirlanda con la sovrapposizione di due tamburi ottagonali, scanditi da arcature a tutto sesto e sormontati da una cuspide conica. Ed è proprio la ghirlanda che con la sua elegante struttura aerea alleggerisce il massiccio volume della torre. Dalla piazza si ammira in facciata il grande orologio astronomico che campeggia sopra lo stemma della città. Questo orologio scandisce le ore, i giorni, i mesi, le fasi lunari, le eclissi di sole e di luna e le congiunzioni zodiacali. Accedo al Torrazzo attraverso la “porta del Paradiso”, situato sotto la Bertazzola, nome del lungo portico che unisce la Cattedrale al Torrazzo.
Salgo così i 502 gradini per raggiungere un balcone chi mi permetterà di godere di uno spettacolare sulla città e sulla pianura padana circostante. Il Torrazzo è un museo verticale composto da cinque grandi sale sovrapposte raggiungibili percorrendo una lunga scala che sale fino in cima alla torre. Il museo verticale è un museo sul tempo con le sala dell'astronomia, del quadrante, del meccanismo, della misura del tempo e della cella campanaria.
Nonostante la sua rilevanza storica ed architettonica, non si conosce con esattezza l'epoca di fondazione del Torrazzo e se fosse la torre civica o campanaria o entrambe le cose; di certo la ghirlanda fu costruita fra il 1284 e il 1305 in stile gotico, creata mediante la sovrapposizione di due tamburi ottagonali. Scendendo dal Torrazzo ricordo che questo compone la seconda T del famoso motto sulla città ed è suo simbolo. Mi reco ad ammirare il Battistero edificato a partire dal 1167.
Costruito in stile romanico, presenta pianta ottagonale, come spesso accade nel caso degli edifici battesimali a significare un particolare riferimento simbolico sia “all'ottavo giorno”, giorno della Risurrezione, giorno senza tramonto. L'edificio è realizzato in muratura di laterizi, solo in epoca rinascimentale, dopo alcuni ampliamenti viene parzialmente esternamente copertura in marmo oltre alla rielaborazione della loggia superiore esterna e un rialzo del tetto.
Originariamente aveva tre porte, due vennero chiuse nel 1592 e l'unica rimanente è quella che si affacciata sulla piazza, composta da un portico con due leoni stilofori, similmente al protiro del Duomo. La luce penetra da una lunga serie di bifore e dalla lanterna della cupola. All'interno è conservata la fonte battesimale cinquecentesca, posta al centro dell'edificio con la sua grande cisterna, ottagonale come la pianta dell'edificio.
L'interno è inoltre conserva un crocifisso trecentesco posto sull'altare opposto all'entrata e ai lati sono presenti altri due altari, a sinistra con una Madonna Addolorata e quello di destra, dedicato a san Biagio, realizzato per volontà della confraternita dei cardatori e lanieri a fine XVI secolo. Sono presenti anche le statue di legno raffiguranti San Filippo Neri e il San Giovanni Battista. Dopo la visita al Battistero raggiungo così piazza sant'Antonio Maria Zaccaria dove si erge il Vescovado.


Fine I parte.