La piazza è intitolata ad Antonio Maria Zaccaria nato a Cremona nel 1502 ed ivi morto nel 1539 che fu presbitero e medico. Costui è soprattutto ricordato come il fondatore della Congregazione dei Chierici Regolari di San Paolo, meglio noti col nome di "Barnabiti" dalla chiesa milanese di S. Barnaba, nonchè, insieme alla contessa Ludovica Torelli di Guastalla della Congregazione delle Suore Angeliche di Paolo converso. Papa Leone XIII lo proclamò santo nel 1897. Inizio a percorrere via Siccardo, un altra bella strada in ciottolato.
Davanti ad un negozio di liuteria trovo la chiesa dedicata a San Gerolamo. L'attuale edificio risale ad inizio XVII secolo; la precedente chiesa trecentesca era sede della Confraternita di San Giovanni Decollato che aveva il compito di assistere i condannati a morte e a seppellirli nell'adiacente cimitero, oggi scomparso. La facciata è semplice, interamente intonacata tripartita da lesene e divisa in due ordine da un aggettante marcapiano. Presenta un unica porta d'accesso con 5 gradini per l'accesso alla chiesa. La porta è affiancata da due piccole finestre.
Nel secondo ordine vi è una serliana centrale posta sotto il timpano triangolare. Al suo interno, a navata unica vi sono importanti tele settecentesche. Lungo il mio percorso incontro altri laboratori di artigiani liutai e sempre su via Sicardo vi è il teatro Silvio Pellico. Mi inoltro per via Ferrante Aporti dove all'angolo con via Realdo Colombo trovo la chiesa dei Santi Clemente e Imerio. Questa seicentesca chiesa, dalla facciata incompiuta presenta una sola porta d'accesso con una grande finestra rettangolare al centro della facciata sopra la porta. Al suo interno a navata unica, vi trovo delle belle tele del XVII e XVIII secolo e tra l'altro conserva il "Il riposo durante la fuga in Egitto" datato 1651 del Genovesino, ossa Luigi Miradori. Proseguo per via Realdo Colombo fino a trovare la chiesa di santa Maria Maddalena.
Questa chiesa risale al tredicesimo secolo e fu ricostruita nelle forme attuali nel 1484. La chiesa era originariamente dedicata a san Clemente, risale al tredicesimo secolo ed era fuori dalla città. La sobria facciata è a capanna interamente cotto, scandita verticalmente da due contrafforti terminanti a cuspide. La facciata è altresì alleggerita da tre finestre circolari e dall'unica porta d'accesso. Purtroppo la chiesa la trovo chiusa, ma apprendo dal cartello turistico che ha una pianta ad aula unica con cappelle laterali e un quattrocentesco catino absidale, caratterizzato dall'elegante volta ad ombrello con nervature policrome. Tra le opere presenti apprendo che è presente un Polittico cinquecentesco dedicato ai santi titolari della chiesa e un dipinto del Genovesino, raffigurante la Vergine con Bambino che riattacca la mano a San Giovanni Damasceno ma anche molte altre tele.
Rientro verso il centro in via XI febbraio e inizio a percorrere via Platina fino a ritrovarmi davanti a Palazzo Mina Bolzesi. Questo importante edificio venne fatto costruire nel 1828 dal nobile Gaetano Bollesi. Si presenta con un prospetto severo disegnato in una raffinata architettura neoclassica ed in stile impero. La facciata in marmo grigio è particolarmente solenne e monumentale: decorato da una serie di colonne corinzie nella zona centrale, da un timpano triangolare con bassorilievi e statue sull'attico di coronamento.
Attualmente è sede dell'Accademia Cremonensis, una scuola privata di liuteria ed archetteria. Raggiungo via Bell'Aspa per ritrovarmi in piazza Marconi ove si erge il moderno edificio che ospita il Museo del Violino. Il museo è noto soprattutto per la sua collezione di strumenti ad arco che comprende anche violini, viole, violoncelli e contrabbassi di rinomati liutai, tra cui Antonio Stradivari e Giuseppe Guarneri del Gesù. La storia del museo è particolarmente interessante perché vede protagonista anche un nobile monferrino. Tutto inizia nel 1894 quando Giovanni Battista Cerani donò al comune di Cremona diversi strumenti musicali e modelli di proprietà di grandi liutai cremonesi.
Tra i violini e le attrezzature vi sono anche quelle cui Antonio Stradivari. Il neo istituito il Museo Stradivariano venne in seguito arricchito dall'inestimabile raccolta dal monferrino Ignazio Alessandro Cozio, conte di Salabue, che aveva acquisito tutto ciò che rimaneva del laboratorio di Stradivari e che passò nel 1920 dal liutaio Giuseppe Fiorini di Bologna per essere poi regalate al museo civico di Cremona. La collezione di liuteria fu dapprima ospitata all'interno del Palazzo Affaitati, dove un breve trasferimento al Palazzo dell'arte e all'Archivio di Stato, la raccolta venne sistemata nel museo civico. L'intera collezione fu trasferita definitivamente nel nuovo "museo del violino" nel palazzo dell'Arte edificato nel periodo fascista, nel settembre 2013.
All'interno del museo è stato allestito, in quello che fu originariamente il salone delle adunate del Palazzo dell'arte, un auditorium da 464 posti. Esternamente al museo è collocata la scultura moderna L'anima della musica dell'artista catalano Jaume Plensa, in cui è raffigurato un uomo d'acciaio seduto e alto quattro metri, con la pelle tatuata da spartiti musicali. Sulla piazza vi sono diversi monumenti che richiamano la liuteria e soprattutto il violino. Altri bei monumenti dedicati all'arte della liuteria e ai suoi splendidi strumenti musicali, sono collocati nel giardino davanti al Museo. Attraverso via Tibaldi e via della Colomba, sempre con il selciato in ciottolato, arrivo in piazza San Pietro dove vi è la chiesa San Pietro al Po. L'attuale chiesa risale alla seconda metà del XVI secolo costruita su un primitivo luogo di culto dell'XI secolo, accanto al quale sorse un monastero benedettino.
Nel 1439 il monastero, fu ceduto dai benedettini alla Congregazione dei Canonici Lateranensi. I Lateranensi lasciarono San Pietro nel 1782 e XIX secolo il chiostro maggiore fu adibito a caserma mentre una parte del monastero viene occupata dal palcoscenico del Teatro Concordia. La facciata della chiesa ha un prospetto molto ampio tripartita da coppie di lesene e divisa in due ordini. Realizzato in stile manierista è interamente intonacato con un ampio portale affiancato da due porte d'accesso minori. Due colonne che sorreggono un timpano spezzato anticipano la porta maggiore in legno intagliato a doppio battente. Un ampio marcapiano aggettante divide i due ordini che nella parte centrale presenta una bellissima finestra a serliana sotto ad un frontone triangolare mentre nelle ali vi sono delle belle volute con due obelischi terminali.
La chiesa, a tre navate con cappelle laterali, è interamente affrescata, presenta un apparato decorativo con ricchi stucchi e conserva tante pregevole tele ed opere d'arte. Inizio a percorrere via cesari fino ad incontrare corso Vittorio Emanuele II e subito mi ritrovo davanti al teatro Ponchielli. Il teatro fu costruito a partire dal 1806 sulle rovine del precedente ‘Teatro della Società', distrutto da un incendio. Venne intitolato al compositore Amilcare Ponchielli nel 1907. Costui fu un noto musicista cremonese nato a Paderno Fasolaro il 31 agosto 1834 e morto a Milano il 16 gennaio 1886.
La facciata del teatro è in stile neoclassico a forma di tempio greco con colonne ioniche, invece l'interno ha un aula a ferro di cavallo con tre ordini di palchi e palco d'onore centrale tutto riccamente decorato con stucchi d'oro e avorio. Faccio una breve deviazione per raggiungere Via dei Tribunali dove vi è palazzo Persichelli, un edificio del tardo Settecento sede di uffici giudiziari, poco distante vi è anche il bel palazzo che ospita la Questura. In facciata vi sono due telamoni che reggono un frontone dalle forme classicheggianti.
In fondo a via dei Tribunali vi è piazza Santa Lucia, ove si erge l'omonima chiesa. Un bel sagrato in ciottolato anticipa la chiesetta in mattoni in cotto suddivisa in due ordine e tripartita da lesene. La chiesa di santa Lucia risale al XII secolo con rifacimenti dei secoli successivi come la facciata cinquecentesca con l'ampio finestrone centrale settecentesco. Officiata dai padri comaschi, conserva internamente in ciò che rimane di romanico cicli di affreschi del XII secolo e tardo gotici del XV secolo, mentre gli altari sono settecenteschi.
Tornato su corso Vittorio Emanuele II trovo Palazzo Ala Ponzone, anch'esso con facciata in stile neoclassica, movimentata da finte lesene e capitelli corinzie che corrono dal piano nobile al piano superiore. Le finestre del piano nobile sono, incorniciate da bei elementi decorativi in pietra. Tra i due corsi delle finestre vi sono dei tondi con altorilievi a mezzo busto di famosi personaggi. Il balcone centrale presenta una porta con una cornice con cariatidi laterali e un grande stemma nobiliare sull'architrave.
Inizio a percorrere via Ponchielli dove trovo all'angolo con via Cavallotti la chiesa dei SS Marcellino e Pietro. La chiesa un tempo era annessa all'attiguo monastero dei Gesuiti e la sua costruzione iniziò nel 1602. Presenta facciata incompiuta di struttura classica, ritmata da quattro grandi lesene marmoree scanalate e al centro, una finestra a serliana. Purtroppo la trovo chiusa e non posso ammirarla.
Mi informo e apprendo che la chiesa è a navata unica, con cappelle laterali e volta a botte. L'edificio è riccamente decorato da fregi in stucco, dipinti e sculture in stile Barocco. Avrei voluto vedere le due tele di Angelo Massarotti con San Marcellino e San Pietro che proteggono le milizie cremonesi in battaglia contro i milanesi nella battaglia di Castelleone del 1213, ma anche la monumentale Ancona in legno intagliato, racchiudente la seicentesca tela con San Marcellino battezza la figlia del carceriere.
Da via Cavallotti inizio a percorrere Via Giovan Battista Plasio e faccio una breve deviazione per andare in via Cadolini dove c'è Palazzo Scinchinelli-Martini, un austero edificio dalle forme classicheggianti che ospitò sia Napoleone che l'imperatore Giuseppe con la moglie Beatrice d'Este. Mi si dice che il suo interno presenti interessanti affreschi con motivi classici, mitologici ed anche di grottesche.
Tornato su via Plasio mi ritrovo così dietro alla chiesa di Sant Agostino e mi porto sull'omonima piazza. La piazza di Sant'Agostino ha mantenuto durante i secoli il suo aspetto originario con il suo bel selciato in ciottolato. La chiesa fu eretta nella prima metà XIV secolo incorporando la precedente chiesa di S. Giacomo in Braida. L'edificio subì nel 1553 un ampio rimaneggiamento degli spazi interni, conservando nella forma originaria solo la struttura a capanna della facciata, alleggerita dalla galleria ad archi ogivali.
La chiesa a mattoni a vista presenta una facciata triparta da paraste, presenti anche nella ali laterali ove vi sono le cappelle. Presenta una ampio portale centrale ad arco tutto sesto realizzato in laterizio, sormontato da un grande rosone centrale. Alla parte centrale sono affiancate due più piccole porte, queste sormontate ognuno da due grandi finestroni circolari posti in posizione verticale. La chiesa presenta tre navate arricchite da belle opere d'arte come l'acquasantiera e le tele presenti nelle cappelle laterali. Interessante la cappella La cappella Cavalcabò che fu edificata nel 1399 per volere di Ugolino Cavalcabò ed intitolata alla Beata Vergine Maria.
La cappella presenta decorazioni quattrocentesche eseguiti da Bonifacio Bembo. La cappella conserva anche frammenti dei ritratti di Bianca Maria Visconti e di Francesco Sforza, originariamente nella cappella ducale andata ormai scomparsa. Nel suo interno la chiesa conserva molte opere d'arte di pregio tra i quali la pala del Perugino con la Madonna col Bambino in trono tra i santi Giovanni Evangelista e Agostino del 1493 posta in navata destra.
Fine II parte.