Blog di Dante Paolo Ferraris

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Cremona la città dalle tre T - III parte

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CremonaDa Piazza Sant'Agostino, attraverso via Breda raggiungo via Oscasali dove subito trovo una lapide che ricorda la visita della regina Margherita di Savoia che nel 1925, fu ospite di Mons. Comm. Emilio Lombardi. Subito dopo c'è Palazzo Cattaneo Ala Ponzone formato dalla fusione di due proprietà risalenti XV secolo, già di proprietà della famiglia del nobile Ariberti, alla fine del XVIII secolo fu ristrutturato per il marchese Antonio Cattaneo. Presenta una facciata assai semplice ritmata da finestre frontonate al piano nobile, difronte al palazzo vi è la chiesa intitolata ai santi Egidio e Omobono.
Il prospetto si affaccia su un sagrato in ciottolato di fiume che con i loro diversi colori disegna figure geometriche. Il sagrato era un antico cimitero, divenuto fossa comune durante la peste del 1630. La chiesa era dedicata inizialmente solo a Sant'Egidio fu intitolata anche a Sant'Omobono che vi morì durante la celebrazione della Messa il 13 novembre 1197. Questo Santo, divenuto poi patrono di Cremona, fu sepolto in questa chiesa prima che la salma fossero trasportate in Cattedrale. La chiesa fu più volte rimaneggiata, l'attuale facciata realizzata in mattone a vista risale all'inizio del XVII secolo. In facciata, in due nicchie vi sono le statue del santo patrono, e del Vescovo Sicardo.
Attraverso via Sant'Omobono raggiungo via Bissolati dove si affaccia la seicentesca chiesa di San Carlo. Questa chiesa fu edificata ove sorgeva la chiesa di San Donnino. La sua facciata è particolare, sembra incompiuta e alterna il rosso dei mattoni in cotto e marmi delle lesene che alternano quattro nicchie vuote tra la porta centrale, anch'essa con piedritti, architrave e timpano. Nel secondo ordine dopo un aggettante marcapiano è presente una finestra a serliana tra due nicchie vuote. Conclude la facciata un frontone triangolare.
Proseguo per via Leonida Bissolati, la strada per raggiungere l'ex Monastero di Santa Monica non è breve. Il monastero ha origine antiche e risale all'XI secolo e venne intitolato a San Salvatore, poi a seguito dell'intervento della duchessa Bianca Maria Visconti il monastero prese il titolo di Santa Monica. Nel XV secolo si ha una prima riedificazione del Monastero e della chiesa con lavoro che proseguì fino al XVII secolo. Con la soppressione degli ordini monastici da parte di Napoleone il monasteri fu trasformato in Caserma e lo rimase fino e a tutto il XX secolo con il nome di Caserma Goito. Oggi è sede della Università Cattolica del Sacro Cuore.
Proseguo sempre per via Bissolati fino a raggiungere la chiesa di San Bassano. Edificata quest'ultima nel 1592 sui resti di un precedente edificio religioso romanico. La chiesa a causa della sua vicinanza alle mura di cinta di Cremona e di un castello fu più volte ricostruita. Presenta un piccolo sagrato davanti all'ingresso. La facciata presenta tetti spioventi e tre porta d'accesso. La porta centrale presenta una cornice in pietra mentre tutto l'edificio è in cotto. Si accede alla chiesa attraverso tre gradini esterni. Sulle porte laterali vi sono due finestre rettangolari, mentre un oculo è posto al centro della facciata sopra l'ingresso principale. L'edificio non presenta nessuna decorazione in facciata.
Dopo una sosta per un breve ma gustoso ristoro in una trattoria di cucina tipica, attraverso via dei Mille raggiungo corso Garibaldi. All'incrocio tra via dei Mille e via Garibotti ho incontrato la chiesa di Sant'Ilario e mi sono soffermato qualche minuto ad ammirarla. La settecentesca chiesa ha inglobato un precedente edificio religioso del XII secolo ma presenta ad oggi una facciata incompiuta. L'interno a navata unica conserva belle tele seicentesche e settecentesche. Raggiunto corso Garibaldi mi trovo davanti alla chiesa di Sant'Agata e a palazzo Cittanova, ma per ora voglio dirigermi verso la chiesa di San Luca posta all'angolo con Viale Trento e Trieste con corso Garibaldi.
Lungo questo tratto di Corso Garibaldi trovo palazzo Raimondi, Palazzo Stanga Rossi di San Secondo e in via Bertesi, Palazzo Raimondi-Repellini. Palazzo Eliseo-Raimondi ha una raffinata architettura tipicamente rinascimentale; la facciata è in marmo bianco e rosa di Verona, scandita da lesene e cornici. Nel sottotetto aggettante è interamente coronata da affreschi settecenteschi e forse alcune addirittura cinquecentesche. Invece Palazzo Stanga Rossi di San Secondo, già quattrocentesco fu ristrutturato nel XVIII secolo dalla famiglia Rossi di San Secondo; la sua facciata è in stile tardo-barocco e vi sono dei draghi alati che sporgono dal canale di gronda.
Raggiungo così la chiesa di San Luca posto in viale Trento e Trieste. La chiesa fu costruita a cavallo del XII-XIII secolo e mantiene le forme. Essa ha una facciata a capanna classica nel romanico lombardo anche se in facciata vi sono rimaneggiamenti del XV secolo. Tripartita da lesene e paraste. Presenta tre porte d'accesso, quella maggiore è anticipata da un protiro fatto di archi a tutto sesto retto da due colonne poggiate su due leoni in marmo rosso di Verona, sulla parte alta del vestibolo è presente un affresco ormai sbiadito e quasi cancellato dal tempo che riproduce lo stemma dell'Aqualonga, famiglia di ricchi commercianti che ne volle edificare il protiro nel 1415.
Sopra le due porte laterali vi sono due strette finestre strombate con arco a sesto acuto, mentre al centro vi è un grande rosone- La leggenda vuole che nel 1165 in questo luogo avvenne un miracolo. Transitava per la strada un carretto trainato da alcuni buoi trasportante una bisaccia contenente la testa di San Luca e ad un tratto misteriosamente il carretto si fermò e i buoi non vollero proseguire il cammino. Solo quando, controllando la bisaccia, si scoprì la sacra reliquia i buoi ripresero a muoversi, dunque in quel luogo venne quindi edificata la chiesa dedicata al Santo. L'interno a tre navate che non ho potuto visitare, custodisce le reliquie dell'evangelista Luca e quelle di sant'Antonio Maria Zaccaria, fondatore dell'ordine dei Barnabiti, del venerabile Serafino Ghidini e del beato Carlo Acutis. Presenti anche dei cicli di antichi affreschi.
L'attiguo convento ha ospitato nel tempo l'ordine degli Amadeiti, dei Cappuccini e infine, a partire dal 1881 quello dei Barnabiti che tutt'oggi gestiscono sia la chiesa che il collegio universitario. A destra della facciata vi è il cinquecentesco tempietto ottagonale in stile bramantesco, edificato per ricordare il superamento della pestilenza. Esso viene anche chiamato “Oratorio del Cristo Risorto” e fu addossato al lato alla chiesa a proteggere un affresco del Cristo Risorto a cui si doveva, secondo la devozione, il superamento dell'epidemia. Rientro su corso Garibaldi e mi avvio per via Bertesi dove trovo Palazzo Raimondi-Repellini edificato alla fine del XV secolo.
Proseguo per via Palestro dove trovo l'interessante Palazzo Stanga-Trecco posto frontalmente alla chiesa di San Vincenzo. Il palazzo rinascimentale fu ristrutturato a metà XVIII secolo. Riesco ad accedere nel cortile e dove trovo bellissime decorazioni in cotto, tondi raffiguranti profili di imperatori, cornici, mensole e finestre a bifore. La chiesa di San Giacomo e San Vincenzo, anticipata da un bel sagrato in ciottolato di fiume, fu edificata nel XVI secolo su due precedenti chiese intitolate distintamente ai due santi. L'attuale facciata è però seicentesca e presenta elementi baroccheggianti.
All'angolo tra via Palestro e via Ugolani Dati vi è il grande e bel Palazzo Affaitati, i cui proprietari erano ricchi commercianti e fu edificato nella seconda metà del XVI secolo; Oggi questo palazzo ospita il Museo Civico Ala Ponzone.  La monumentale facciata, lavorata a bugnato liscio, è divisa orizzontalmente da una fascia marcapiano decorata da un fregio a greca e conclusa superiormente da un cornicione a mensole antropomorfe. Le finestre sono sormontate da timpani triangolari e curvilinei, alternati, scandiscono i due piani principali, mentre coppie di lesene sono poste ai lati e al centro della facciata in cui è collocato il magnifico portale settecentesco quale accesso al palazzo.
Quasi frontalmente vi è Palazzo Barbò edificato nel 1837 e con facciata, di impronta neoclassica tripartita, presenta un bugnato leggero a piano terra, semicolonne corinzie al piano nobile e attico sulla trabeazione. Attraverso via Goito rientro su via Garibaldi e mi dirigo verso la chiesa di Sant'Agata. Incontro subito una statua in bronzo di Stradivari che è rappresentato seduto con un violino sul suo ginocchio. La statua e la lapide sulla casa mi indicano che mi trovo di fronte l'antica dimora di Antonio Stradivari. In questa semplice casa vi abitò dal 1667, da quando Stradivari sposò Francesca Ferraboschi e si trasferì in questa casa, Qui Stradivari costruì i suoi strumenti più pregiati: il Clisbee del 1669, la viola Mahler del 1672, diverse chitarre e, soprattutto, i violini decorati Sunrise ed Hellier, rispettivamente del 1677 e 1679.
Di fronte alla casa di Stradivari vi è una delle ultime torri medievali della città, indicata come torre Torresini dal nome del giureconsulto Giovan Giacomo Torresino e dalla sua famiglia. Raggiungo la grandiosa chiesa di Sant'Agata. La chiesa originaria, risalente al all'XI secolo, fu ricostruita in stile romanico nel corso del XII secolo. Della chiesa originaria rimane oggi solo il campanile, d'impianto quadrato, con il fregio di archetti pensili. La facciata attuale, in stile neoclassico con pronao esastilo su colonne in marmo bianco, è frutto di un rifacimento del 183, ci si accede una bella scalinata. Maestosamente la chiesa prospetta le linee di un tempio greco con iscrizione nella trabeazione e il frontone a timpano è decorato da grande complesso scultoreo rappresentate il Martirio di Sant'Agata.
L'impianto interno della chiesa, a cinque navate è opera Quattrocentesca, Nella chiesa sono conservate opere di notevole importanza: vicino all'ingresso è collocato il cinquecentesco Mausoleo Trecchi. Nella cappella di S. Agata è custodita la preziosissima Tavola di Sant'Agata, capolavoro di un anonimo maestro della pittura lombarda duecentesca, dipinta su entrambi i lati. Infatti da un lato è raffigurata la Madonna in trono con Bambino e l'altro le storie di Sant'Agata. Questa tavola è considerata il massimo dell'espressione della pittura romanica lombarda.
Difronte alla chiesa si erge il magnifico palazzo Cittanova già palazzo del Popolo. ll palazzo  venne costruito nel 1265  per iniziativa di Uberto Pallavicino, podestà di Cremona, vicario di dell'imperatore Federico II e capo della fazione ghibellina. La facciata sulla piazzetta presenta una facciata a due piani in mattoni a vista: quello inferiore costituito da un porticato su pilastri con arcate gotiche su pilastri, coperto da un tetto a cassettonato ligneo, invece quello superiore presenta quattro trifore, che illuminano un unico grande ambiente. L'edificio e coronato con merli.
Per tutto il XII secolo qui vi si riunì il "Consiglio della Città Nova" e nel 1412 divenne sede della corporazione dei mercanti di fustagno. Nel 1756 divenne una caserma e nel 1805 sede dell'archivio notarile, ed attualmente è utilizzato per congressi e manifestazioni.


Fine III parte.