Nella notte tra il 5 e il 6 novembre 1994 una terribile alluvione colpisce le province di Cuneo, Asti e Alessandria, sul Tanaro, e la zona di Vercelli sul Po. Le vaste esondazioni e le oltre un migliaio di frane causarono 68 vittime, decine di feriti e circa 5500 persone evacuate. Nella mia mente si sovrappongono tante immagini, i volti della tragedia, l'acqua limacciosa che invade delle strade, il suono degli allarmi degli antifurto che suonano in continuazione e che a tratti coprono le grida di aiuto. Gli odori nauseabondi del gasolio che scorre nelle acque del fiume Tanaro facendo riluttanti disegni. All'epoca dei fatti fui impegnato nei soccorsi alle persone che all'assistenza successiva alla popolazione sia professionalmente che come volontario.
Voglio qui narrarvi l'impegno come volontario e lasciare il racconto professionale ad un altro momento. Furono momenti drammatici ed intensi nel tentare di riuscire a conciliare gli impegni da cui non potevo esimermi. Infatti ricoprivo il ruolo di Vice Presidente della Croce Rossa di Alessandria e la mia presenza era fondamentale per coordinare le tante attività necessarie. Infatti fin dai primi momenti di allarme le strutture della Croce Rossa furono impegnate per portare aiuto alle popolazioni di tutto il Piemonte.
Ricordo che non fu solo l'asta del fiume Tanaro a creare danni ma anche il torrente Belbo e il fiume Po a Casale Monferrato. In quest'ultima città fu la Croce Rossa casalese ad occuparsi dell'evacuazione di alcuni abitanti di Balzola, Morano Po, Villanova Monferrato e di Casale Monferrato stessa. In Alessandria il personale della Croce Rossa, sia dipendente che volontario si attivò presentandosi spontaneamente e direttamente in sede, nonostante molti volontari fossero stati personalmente colpiti dall'evento calamitoso.
Dapprima la sede della croce rossa alessandrina dovette organizzarsi con le sole proprie risorse e poi fortunatamente, grazie alla solidarietà, con il contributo di centinaia di altri volontari intervenuti da tutta Italia si riuscì ad offrire maggior efficienza e prontezza operativa. Già dai primi momenti il sodalizio alessandrino perdette un autoambulanza che intervenuta in un soccorso fu danneggiata irrimediabilmente dalle acque del fiume Tanaro esondato in città.
Dopo aver chiamato tutti i responsabili delle sedi delle delegazioni e Sotto Comitati della Croce Rossa in provincia attraverso il sistema radio di comunicazione, i volontari CRI di San Salvatore e Vignale Monferrato iniziarono ad intervenire nelle frazioni a Nord di Alessandria ossia San Michele, Astuti e Borgo Cittadella. Un primo centro di prima accoglienza fu allestito nella sede di San Salvatore Monferrato.
Presso la Scuola di Polizia le Infermiere Volontarie capeggiate dalla loro Ispettrice S.lla Ida Bolla Burzi insieme alla patronesse della Sezione Femminile iniziarono a consegnare indumenti asciutti alle persone che venivano salvate attraverso il continuo volo degli elicotteri di polizia, carabinieri, vigili del fuoco e dell'esercito. I volontari del Soccorso insieme ai militi della Croce Verde si occuparono invece dei trasporti sanitari.
Il Comune aveva adibito alcune scuole a centro accoglienza sfollati e i Pionieri, componente giovanile e le Infermiere Volontarie vi prestavano attività di assistenza giorno e notte. Il lavoro più immane, nelle ore maggiormente concitate fu l'evacuazione degli ospedali, in particolare quello posto sulla riva sinistra del fiume Tanaro, il presidio ospedaliero Borsalino, fu evacuato dalle sedi CRI più vicine e dal servizio ambulanze dell'AVIS di Valenza, in quanto attraversare i ponti era pericoloso anche per i mezzi di soccorso.
Così in poche ore venne vennero evacuati anche l'ospedale infantile Cesare Arrigo e i piani inferiori dell'Ospedale civile, in quest'ultimo il Pronto Soccorso era sotto il piano di campagna. Nell'ospedale Civile anche tutti i servizi ospedalieri e delle reti tecnologiche erano nei semi interrati. Il coordinamento di tutte queste attività non fu facile, soprattutto perché dovevo dividermi almeno in due posti, fortunatamente il sistema radio mi aiutò tantissimo. All'epoca non esistevano le reti telefoniche che conosciamo oggi ne tanto-meno vi erano gli smartphone e la rete internet, i pochi telefoni portatili erano chiamati mattonelle per il peso e le dimensioni e avevano rara diffusione.
La zona alluvionata della città con il quartiere Orti, Borgo Rovereto, Cittadella e buona parte del centro cittadino rimase senza collegamenti telefonici, senza energia elettrica e senza sistemi di riscaldamento, ivi compreso l'ospedale Civile e Infantile. Anche nella notte i soccorsi continuarono, nel quartiere Orti grazie alle fotoelettriche dei Vigili del Fuoco e ai mezzi dell'esercito intervenuto insieme alla Polizia di Stato con mezzi militari cingolati come gli M113. Passai la notte in uno stato misto tra il torpore dato dalla stanchezza e la tensione dovuta alla necessità di rispondere alle richieste d'aiuto.
Il silenzio della notte era spaccato dalle sirene dei mezzi di soccorso che con i loro lampeggianti fendevano il buio in cui la città era crollata. Già dal giorno successivo, appena l'acqua si ritirò e rimase quella coltre di fango appiccicoso e puzzolente i Pionieri iniziarono a collaborare a pulire l'Ospedale infantile. Quanto materiale fu perduto irrimediabilmente e quanta perizia utilizzarono tutti per ripristinare i servizi del nostro "Ospedaletto". Intanto con la collaborazione dell'Ordine dei Medici venivano allestiti posti di soccorso provvisori per fornire le prime cure alle persone e smistare successivamente i feriti negli ospedali delle altre città.
All'epoca non esisteva un servizio di emergenza sanitario come è oggi il 118. Il presidio più importante fu posto presso la casa di Riposo del quartiere degli Orti, Istituto Divina Provvidenza, in cui durante l'alluvione le suore e il personale addetto riuscirono a spostare tutti gli ospiti ai piani superiori. Un altro presidio di primo soccorso fu posto proprio nell'ambulatorio della croce rossa alessandrina. Veniva creato presso la sede del comitato alessandrino un Centro di Coordinamento per i Soccorsi per raccogliere informazioni, smistare materiali, attivare interventi.
Lo smistamento che avveniva presso il centralino CRI, potenziato per l'occasione vide lavorare fianco a fianco operatori USL e volontari CRI. Costantemente si facevano riunioni serali con i rappresentanti delle Pubbliche Assistenze al fine di razionalizzare il soccorso. Veniva richiesto l'impiego dei potabilizzatori d'acqua per le zone dell'alessandrino e del casalese che avevano i pozzi d'attingimento sporchi dai fanghi alluvionali.
I due potabilizzatori vennero posizionati, uno in piazza Garibaldi ad Alessandria per servire la città e i comuni limitrofi, l'altro a Gabiano Monferrato per servire la Val Cerrina e il Monferrato casalese. L'acqua veniva distribuita sia con autobotti militari che CRI, sia confezionata in sacchetti da litro. Giungeva inoltre in stazione ferroviaria il primo treno ricovero della protezione civile con a bordo come personale d'assistenza le infermiere volontarie e da personale del corpo militare sempre della CRI.
Presso la sede della Croce Rossa veniva anche attivato un numero telefonico per dare informazione ai parenti degli sfollati sulle condizione dei loro congiunti. Ritornato funzionante l'acquedotto del Monferrato, il water line venne spostato da Gabiano a Pietra Marazzi. L'assistenza alla popolazione nei quartieri alluvionata fu garantita fin dai primi momenti dell'alluvione grazie ai volontari che a piedi e che con automezzi si rendevano sempre disponibili. Anche il Pronto Soccorso provvisorio situato presso l'Istituto Divina Provvidenza disponeva sempre un presidio di ambulanze della CRI.
Un ambulatorio funzionante 24 h su 24 fu attivato in collaborazione con l'Ordine dei Medici presso la nostra sede, effettuando centinaia di piccole prestazioni. Fu allestita anche una piccola farmacia per fornire gratuitamente i medicinali ai più bisognosi. Importante fu il servizio ortottico che fu istituito per la misurazione della vista e la consegna di occhiali da vista a coloro che li avessero persi durante l'alluvione. A dimostrazione dell'utilità furono effettuate oltre 300 visite e consegnati 410 paia di occhiali, medesimo servizio fu prestato ai portatori di protesi acustiche.
La chiusura dell'ospedale creò l'esigenza di potenziare il servizio ambulanze per il trasferimento degli ammalati presso gli altri nosocomi. Per tale servizio, la sola CRI forniva dieci equipaggi al giorno. Ricordo oggi come se fosse ieri le lunghe riunioni organizzative che facevo ogni sera, terminato il mio turno di lavoro. L'atmosfera era effervescente e propositiva, grazie alla disponibilità delle centinaia di volontari CRI intervenuti da tutta Italia, che dapprima alloggiavano nel salone dei corsi, attrezzato a dormitorio. La cucina era in continua funzione in quanto il personale entrava e usciva per servizi in continuazione.
Furono organizzati 11 punti di distribuzione aiuti organizzati in città e nei quartieri maggiormente danneggiati, con tende, in cui si consegnavano viveri, abbigliamento e generi di pulizia sia personale sia per la casa. Questi centri erano gestiti da tutte le componenti volontaristiche provenienti da tutte le sedi CRI della provincia. Il rifornimento ai punti di distribuzione era garantito da navette che partivano da diversi magazzini istituiti in città, presso alcune cascine non alluvionate, alla caserma Valfré e presso un magazzino dell'Ausimont di Spinetta Marengo e la ditta Kimono.
In questi magazzini altri volontari CRI ricevevano autocarri colmi di donazioni, le inventariavano sistemandole su scaffali improvvisati e poi venivano distribuiti nei diversi punti della città. Fu impossibile calcolare il valore della merce che arrivò in questi magazzini. Appena fu possibile fu organizzato un censimento casa per casa per capire i fabbisogni primari per poi provvedere alla consegna di quanto necessario. A collaborare a questa raccolta esigenze e alla successiva consegna collaborarono i volontari provenienti dal bresciano e dal torinese.
Giunse anche un secondo treno ricovero della Protezione civile per ospitare coloro che per motivi diversi non potevano rientrare a casa. Quando fu superata l'emergenza idrica e i potabilizzatori della CRI rientrarono presso i loro centri operativi, l'acqua fu ancora consegnata per qualche tempo imbottigliata dai volontari in alcune case dei Comuni di Pietra Marazzi e Montecastello. I potabilizzatori fornirono oltre 200 mila litri d'acqua in sacchetti da litro. Ruolo importante fu quello delle cucine da campo che furono installate fin dai primi giorni nelle zone alluvionate.
La CRI collocò una cucina gestita dai volontari della croce rossa di Brescia in piazza Remotti a San Michele che funzionò fino al 10 dicembre fornendo circa 26 mila pasti caldi, un'altra fu posizionata dalla Croce Rossa di Vignale Monferrato ad Astuti in via Dosso dei Sali fornendo circa 10 mila pasti caldi e 5000 freddi. Provvisoriamente un'altra entrò in servizio presso l'ospedale infantile.
Nei pressi della sede della Croce Rossa di Alessandria fu montato un prefabbricato che funse da alloggio completo di mensa e cucina per il personale che arrivava da fuori Alessandria. Infatti erano 400 i volontari che operavano quotidianamente nelle diverse attività. Ricordo ancora che in quel periodo riuscimmo ad avviare anche un servizio di consegna farmaci a domicilio nella zona di San Michele e Astuti grazie alla sede di San Salvatore Monferrato.
Gli sterili dati degli interventi, sicuramente in difetto, vogliono anche raccontare del migliaio di richieste di ricongiungimento familiari tra gli sfollati e in 3500 le attività del servizio censimento attivato. Superata la fase acuta, ossia quando il fango e l'acqua non riempiva più case e strade e parte della popolazione era riuscita a rientrare in quelle abitazioni in cui fu possibile riallacciare energia elettrica, gas, acqua potabile e ripulite le caldaie del riscaldamento, furono gradualmente smontati i punti di distribuzione che erano stati collocate in tende in diverse parti della città. Ciò spostò l'attenzione e quindi il servizio a fornire aiuti a quelle persone con comprovate necessità o difficoltà con consegne a domicilio dei bisogni essenziali.
Particolare riguardo fu riservato alle cascine situate lungo il corso del fiume Tanaro per le quali esistevano grosse difficoltà di collegamento con la rete stradale ancora utilizzabile. Attività quest'ultima svolta con la fondamentale collaborazione del Servizio faunistico venatorio della provincia di Alessandria. Intanto con l'arrivo in città del Prefetto Gallito, quale responsabile dell'unità di Ricostruzione voluta dal Ministro dell'Interno Roberto Maroni per tutta l'area alluvionata da Alba ad Alessandria, la Croce Rossa fu chiamata ad allestire un campo attendato per ospitare circa 300 volontari non appartenenti al sodalizio. Questo campo fu allestito nel campo di atletica di Alessandria ed affidato alla direzione della stessa Croce Rossa, ricordo in particolare tanti amici della croce Rossa che furono chiamati alla direzione del campo tra cui Mario Gerbi, Vincenzo Scognamiglio, Pino Sconza e tanti altri.
Fui chiamato dal Prefetto Gallitto a collaborare per con l'unità di ricostruzione per l'analisi delle schede di valutazione danni subiti da privati ed Enti pubblici, a tal fine un apposita aliquota di volontari lavorò per diverso tempo presso questi uffici, mentre altre squadre furono impegnate a disinfettare le case, locali e scantinati che erano state allagate e in cui stavano affiorando muffe rendendo insalubri il loro utilizzo. Questa attività trovò anche appoggio dall'USL che pianificò questi interventi istituendo altresì un numero verde per rivedere le richieste d'intervento. Venivano impegnati da due a sei squadre quotidianamente.
Nella fase definita della prima ricostruzione e che il Ministro volle definire "Natale a casa" ossia nel tentativo di far rientrare le persone sfollate nelle proprie abitazioni, furono svolte importanti attività, coordinate da una direzione operativa situata nella tendopoli presso il campo di atletica, campo che fu chiamato "N.a.C" acronimo proprio di natale a casa. Dal campo partivano i volontari non solo della Croce Rossa impegnati a consegnare effetti letterecci ed elettrodomestici donati agli alluvionati che avevano perso tutto.
Al campo N.a.C nei 50 giorni di attività hanno operato 633 volontari CRI per un totale di 43 mila ore di lavoro suddivise nelle 12 ore quotidiane di attività. Partivano anche i volontari CRI impegnati dall'Unità di Ricostruzione del Prefetto Gallitto che con l'appoggio della sede di Alessandria del Politecnico di Torino e il coordinamento di quello che un tempo era il Magistrato per il Po (Magispo), nell'ambito del Progetto Trasparenza dovevano occuparsi dei rilevamenti delle portate dei fiumi e dei torrenti. Si trattava di un monitoraggio sistematico a vista e con sistemi primitivi che sostituivano tutti gli altri sistemi di rilevamento che erano stati spazzati via dalla forza delle acque. Questa attività veniva fatta sull'asta del fiume Tanaro e del torrente Belbo ed impegnava 16 squadre di due volontari che ogni 4 ore si recavano in determinati punti a rilevare lo stato del corso d'acqua ed in particolare l'altezza e che segnalavano ad una postazione radio CRI situata presso la sede del politecnico ad Alessandria ad un funzionario del Magispo. I rilevamenti venivano fatti su tutta l'asta dei corsi d'acqua dalla provincia di Cuneo, Asti ed Alessandria.
Un'altra importante attività fu la raccolta di fondi e distribuzione di aiuti economici e materiali alle famiglie alluvionate. Furono consegnati piccoli aiuti economici e acquistati beni attraverso mini progetti per 412 milioni di lire. La Croce Rossa raccolse inoltre grazie alla solidarietà internazionale oltre 9 miliardi di lire tra cui 2 miliardi grazie anche alla trasmissione televisiva RAI "Regalo di Natale". Alla sola provincia di Alessandria furono attribuiti 2.209.995 Lire per l'acquisto di materiale attrezzature sanitarie. Una Risonanza magnetica di tipo aperto ed una pediatrica, diverse apparecchiature per la cardiologia, ostetricia e ginecologia e per il laboratorio di microbiologia per l'ospedale civile "SS Antonio e Biagio".
Per l'ospedale infantile o pediatrico "Cesare Arrigo" per gli alessandrini "ospedaletto" si provvide a finanziare apparecchiature per esami ecocardiografici, video endoscopi esofageo neonatale, apparecchiature per l'urodinamica e strumenti di laboratorio di elettro fisiologia. Furono inoltre finanziati per un miliardo e duecento milioni di lire alla Provincia di Alessandria per la ristrutturazione dell'Istituto tecnico "Vinci" di via Trotti ad Alessandria. Ricordo la difficile scelta che dovetti fare per scegliere come impiegare questi fondi, ma prevalse l'idea di favorire quei progetti di quegli istituti a cui la comunità era più legata come "Ospedaletto" e le scuole, valutando di evitare i luoghi in cui altri, pubblici o privati, si erano già impegnati nella ricostruzione. Chissà se le targhe che furono posate sui muri di questi istituti alla presenza dell'On Maria Pia Garavaglia, già Ministro della Sanità e all'epoca al vertice della Croce Rossa Nazionale e dall'On. Margherita Boniver già Ministro in diversi governi e all'epoca Presidente della Croce Rossa di Alessandria sono ancora presenti? Mi dispiacerebbe che tanti sacrifici e la solidarietà dei donatori fosse stata dimenticata.
Un impegno gravoso mi fu affidato dal Gen. Raggi, all'epoca presidente della Croce Rossa torinese che incaricato dalla Banca d'Italia mi delegò di individuare le situazioni più bisognose e critiche per dare a loro un contributo economico. Scelsi di individuare delle categorie di piccoli artigiani e commercianti che avevano i loro laboratori nei quartieri maggiormente danneggiati, al fine di aiutarli a ripartire con le loro attività ed evitare la chiusura dell'esercizio e il depauperamento di servizi nei quartieri più periferici. Qualche mese dopo la fine dell'emergenza riuscii anche ad aprire un ambulatorio infermieristico nel quartiere Orti, grazie alla disponibilità delle Infermiere Volontarie CRI che offersero la loro attività e al Comune che ci concesse i locali. Ricordo oggi, come fosse ieri, l'inaugurazione avvenuta con l'allora Sindaco di Alessandria Francesco Calvo.
Anche la Croce Rossa ebbe molti danni, sia alla sede, in quanto nel garage sotterraneo l'acqua entrò attraverso i tombini di scarico, sia ai mezzi già dal primo momento. Infatti oltre all'ambulanza che andò perduta in città durante un soccorso a causa dell'alluvione che la investì con le sue acque, altri mezzi furono pesantemente danneggiati durante le attività successive a causa dallo stato delle strade e delle infrastrutture. Intervennero in aiuto della croce rossa alessandrina, la Fiat, la fondazione Cariplo, la Compagnia di San Paolo, il credito Bergamasco, la Confederazione Dirigenti d'Azienda, la Fondazione Specchio dei Tempi e la comunità italiana di Filadelfia in Pennsylvania che donarono anche delle autoambulanze.
Chissà quante cose ho dimenticato e quante ho narrato superficialmente ma dopo trent'anni qualcosa permettetemi di dimenticare. La mia fortuna in quest'evento è stato quello di avere collaboratori che avevano fiducia nel sottoscritto e che erano dotate di grande volontà, professionalità e spirito di sacrificio: Ornella, Loretta e Giovanna riuscirono a gestire un amministrazione complessa e con continue nuove esigenze, Gianni e tutti i dipendenti tecnici che non si risparmiarono e meravigliosi volontari di tutte le componenti che all'unisono operarono da subito dimostrando una tenacia ed abnegazione incredibile. Fu un evento complesso, dove fu difficile trovare sempre risposte alle esigenze della popolazione, ma facemmo di tutto per dare il massimo. Furono ben 73 le sedi CRI d'Italia che contribuirono al superamento dell'emergenza inviando i propri volontari. Ho cercato qualche fotografia che ritraesse il lavoro e l'impegno svolto, non ne ho trovate tante, non avevamo tempo di metterci in posa.