Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il paradiso è tra il cielo e la terra lambito da un azzurro mare (IV parte)

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paradisoLa prima sosta obbligata è proprio vicino al duomo dove finisce la piazza ed inizia Via Lorenzo di Amalfi. Poco prima del semaforo che regola il senso di marcia dell'unica via carrabile che attraversa la città c'è il Ristorante "Da Maria", luogo di pausa per un pranzetto ristoratore, dove la pizza verace e i piatti tipici partenopei la fanno da padrone. L'ambiente non è molto grande e la sala da pranzo si affaccia direttamente sulla cucina, dove con maestria i cuochi si dannano tra i fornelli in una giornata infuocata dal sole cocente, due scialatielli con il pesce appena pescato non possono che aiutarci ad affrontare il prosieguo della visita. Qui con Andrea, con Guido, il "conte" ed altri, ho passato magnifiche serate a raccontarci gli accadimenti di tutti i giorni. Le serate erano ingentilite dalla simpatia dei ristoratori che accompagnano da sempre le vivande con una "battuta" cordiale, che indica la simpatia tutta amalfitana.
Via Lorenzo di Amalfi è piccola e stretta, accompagnata ogni tanto da piccoli portici, realizzati con muri spessi e tutti intonacati di bianco, come tutte le case che si affacciano sulla via. Fanno bella mostra lungo tutta la strada che dopo poche centinaia di metri cambierà nome in via Pietro Capuano e poi ancora in via del Giudice e via delle Cartiere dove morirà vicino all'antico mulino della cartiera Amatruda in quella che viene chiamata la valle dei mulini, da lì parte infine un sentiero che s'inerpica sui monti Lattari. Piccoli negozietti dalle vetrine semplici ma stracolme di souvenir, alcune di abbigliamento ed elettrodomestici, ma anche molte simpatiche botteghe di frutta e verdura, dove limoni grossi come cedri fanno ombra a lunghissime trecce di rosso peperoncino piccante. Splendidi i negozi di pesce, sempre freschissimo, gli aromi della via sono quelli dell'origano, del finocchio selvatico.
Maria, la sorella di Andrea, più volte mi ha messo a disposizione un piccolo alloggio, veramente carino, posto in posizione strategica nel pieno centro cittadino, in una delle centinaia di abitazioni che formano un centro storico disegnato centinaia di anni fa, durante lo splendore dell'Amalfi della repubblica marinaresca. Da allora queste case hanno visto solo poche modifiche, quali l'allacciamento al metano, all'energia elettrica, all'acqua potabile, alle fogne ma per il resto i muri spessi, realizzati nella dura pietra, sono rimasti intatti.
"La finestra dell'alloggetto si affaccia direttamente sulla via principale e la mattina dalla stessa finestra il risveglio viene accompagnato dal profumo del pane appena sfornato, dalle serrande dei negozi che si aprono e dal chiassoso rumoreggiare dei bambini che occupano le strade per raggiungere la scuola. La stanza da letto, arredata con vecchi mobili di robusto legno, offre un'atmosfera d'altri tempi all'alloggio, come il grande lettone matrimoniale con un altissimo e morbido materasso su cui ho dormito molte notti con il "conte". Ciò ti rende pressoché impossibile la voglia di abbandonarlo alzandoti. Come sempre il primo ad alzarsi da letto sono io, svolgendo subito dopo le abituali attività igieniche nel piccolo bagno. Di ritorno nella stanza, dopo aver aperto gli scuri dell'unica finestra facendo entrare un raggio di sole mattutino, bisogna affrontare il gravoso compito di risvegliare con delicatezza chi hai condiviso la nottata adorando il figlio di Ipno e di Notte. La colazione viene sempre fatta in uno degli innumerevoli piccoli bar che lungo la via, sfornano la mattina presto degli enormi croissant o altre paste che unite ad uno schiumoso cappuccino ti aiutano ad iniziare una nuova giornata."
La strada si allarga all'altezza della banca Monte dei Paschi di Siena, andando a formare la piccola piazza Spirito Santo dove in un bellissimo appartamento di un moderno palazzo abita Andrea, proprio di fronte alle scuole, all'Asl e ai Carabinieri. La strada da qui si fa più larga, tanto da non essere più a senso unico alternato.
La nostra passeggiata prosegue fino all'antica cartiera ma con una sosta obbligata al Museo della carta, e qui mi perdo a raccontarvene la storia così come mi è stata raccontata durante una delle mie innumerevoli visite: La scoperta della carta segnò una delle più importanti pietre miliari nella storia della civiltà umana; si attribuisce a Ts'ai Lun, ministro cinese che la scoprì nel 105 dopo Cristo.
Si dice che Ts'ai Lun si trovasse sulle sponde di uno stagno di fianco ad una lavandaia che stava risciacquando nell'acqua alcuni panni piuttosto logori. Le pezze si sfilacciavano per l'azione di strofinio e di sbattitura e i pezzi di stoffa sfilacciati galleggianti sull'acqua si spostarono riunendosi in una piccola insenatura ai piedi del Ministro.
Sul pelo dell'acqua si formò un velo di fibrille ben feltrate che Ts'ai Lun raccolse con delicatezza e pose ad asciugare sull'erba. Il velo di fibrille aggregate seccò e risultò avere una consistenza e il colore bianco unito alla sua morbidezza fornì a Ts'ai Lun la grande idea, quel foglio appena realizzatosi poteva ricevere la scrittura.
L'arte di fabbricare la carta si diffuse rapidamente e nel VI secolo dopo Cristo giunse in Arabia e si affacciò al Mediterraneo. La nuova tecnica per trasmettere la scrittura ebbe successo e nel volgere di poco tempo sostituì la lavorazione del papiro e del pellame (pergamena).
La materia originariamente utilizzata per la produzione della carta fu inizialmente ricavata dal gelso, sostituita dal bambù trattato, ma furono utilizzati anche il lino, la canapa e brandelli di stoffa.
Ogni mastro cartaio aveva le sue tecniche, le sue formule, i suoi segreti. Sicuramente l'arrivo in Europa della carta è dovuto alle Repubbliche Marinare: Amalfi, Pisa, Genova e Venezia che avevano fondachi sulle coste della Palestina, in Siria e Antiochia, dove già esistevano piccole fabbriche per produrre la carta.
Autorevoli storici come Matteo Camera sostengono la tesi che fu Amalfi come la prima città ad aver introdotto tale tipo di lavorazione e lo scrive in Istoria della Città e Costiera di Amalfi, "Egli è indubitato che la manifattura della carta da scrivere, sia di papiro o della così detta bambagina, risale al XIII secolo fra noi; ed essa fu lungamente una delle principali industrie di Amalfi."
Non volendo entrare nel merito di una contesa che vede molte paternità italiane ed europee posso soltanto affermare che ad Amalfi si sviluppò una notevole industria cartaria con moltissime cartiere che hanno contribuito a rendere la carta a mano di Amalfi famosa in tutto il mondo. La maggior parte delle Cartiere furono impiantate lungo la Valle dei Mulini.
Fabbriche che si impiantarono a valle del fiume Canneto, che sorge dai monti Lattari e che attraverso una serie di canali sotterranei che corrono parallelamente ma distintamente al corso naturale del fiume giungeva alle varie cartiere fornendo la forza motrice ai macchinari necessari per la produzione della carta. Un antico documento ricorda che nel 1700, erano in attività nel centro di Amalfi 11 cartiere con 83 pile (vasca di pietra in cui si pestavano i cenci per farne la carta).
Le cartiere per loro necessità ed ubicazione erano soggette ai danni delle alluvioni nei mesi piovosi, e alla mancanza di acqua a quelli della siccità. L'ultimo colpo al crollo dell'industria cartaria fu la catastrofica alluvione del novembre 1954. Delle sedici ancora in attività all'epoca ne rimasero funzionanti soltanto tre.
Visitato il museo, dopo aver visto e toccato i medievali attrezzi per la sfilacciatura, lavatura, i grandi magli in legno, i grandi tini rivestiti in maiolica, pontoni, presse e spanditoi e dopo aver comprato qualche foglio di carta rigorosamente fatto a mano si può riprendere la nostra visita ad Amalfi, non prima però di aver alzato lo sguardo su una alta rupe che domina la città e su cui è posta la torre dello Ziro.



Fine IV parte.