Blog di Dante Paolo Ferraris

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Crisi economica e volontariato

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crisiFin dal V secolo le crisi economiche seguono sempre lo stesso copione: ottimismo e euforia, speculazione, diffusione del credito, indebitamento (a causa della facilità nell’ottenere prestiti), aumento dei prezzi, crisi improvvisa, panico, insolvenza anche bancaria, crisi di liquidità (deflazione) e diminuzione dei prezzi. La storia si ripete come amava ribadire Charles P. Kindleberger, economista del Mit di Boston, scomparso nel 2003 e studioso di tutti i crac finanziari dal ’700 al ’900.
Storia ignorata, meccanismi ripetuti: l’eccesso di ottimismo e la facilità di concedere prestiti ad alto rischio, il ricorso delle banche centrali a porre rimedio iniettando grandi quantità di denaro con il conseguente rialzo dei prezzi, o addirittura accollandosi i debiti delle aziende.
La “grande recessione” del 2007-2009, così ribattezzata nella speranza che non si estenda al 2010, forzando un po’ il concetto di recessione (si ha recessione quando P.I.L., occupazione, ore lavorate e altri indicatori economici sono in calo da almeno 4 trimestri. Se il calo aumenta e prosegue, la recessione si trasforma in depressione spesso caratterizzata da elevata disoccupazione), potrebbe risultare più dura del previsto.
Oggi anche le Associazioni di volontariato risentono pesantemente di questa grave situazione economica: calano i contributi dallo Stato , non aumentano le entrate dalle Convenzioni con gli Enti locali , mentre si accrescono le esigenze di intervento. A differenza di altre organizzazioni o istituti, infatti, davanti alle sedi delle associazioni che si occupano del sociale aumentano le “code” dei nuovi poveri che si aggiungono alle lunghe file che avevamo per chiedere un sussidio o un “pacco di pasta”. Non sono solo extracomunitari o provenienti dai nuovi paesi dell’Est recentemente entrati nella Comunità Europea.
Ciò ci deve far riflettere sul ruolo del volontariato, riscoprendo anche attività che oramai erano relegate in un “angolo”. Tale impegno coinvolge tutti le Associazioni, ma in modo particolare quelle socio assistenziali che dovranno affrontare maggiori richieste di aiuto economico, ma un onere non secondario grava anche sulle altre, che dovranno inevitabilmente affrontare il tema delle nuove povertà, dell’emarginazione, della conseguente solitudine e di ampie crisi sociali.
Voglio con questa mia, semplicemente farVi partecipi di mie considerazioni ed a non sottovalutare il problema, talvolta nascosto da immagini televisive e pubblicità evasiva, ricordando che spesso sono in sofferenza proprio coloro che non si mostrano.