Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il paradiso è tra il cielo e la terra lambito da un azzurro mare (VII parte)

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paradisoSotto il Municipio, fronte mare il Gran Caffè, c'è il bar dell'aperitivo, sorseggiato in riva al mare, guardando dalla balconata del lungomare la sottostante spiaggia, ancora piena di avventori.
Il cocktail di sempre è il Martini Bianco con una scorza di limone, Spesso Andrea cede alle mie pressioni e invece di bersi una Coca Cola sorseggia il calice di Martini. Gli effetti sono quasi sempre devastanti. Assolutamente astemio una piccola goccia di alcool lo porta ad una grande euforia che gli fa accelerare la parlata. Stefano, detto il "marchese", invece beve tranquillo il suo fresco cocktail.
La spiaggia di Amalfi è immersa in un'atmosfera di altri tempi per la presenza, alle sue spalle, della città medievale di Amalfi e delle alte scogliere, costellate di edifici ecclesiastici, antiche torri di avvistamento e anche di piccole botteghe che si integrano in modo armonioso con il paesaggio.
La deliziosa spiaggia, delimitata alle estremità da alte ed imponenti scogliere, su cui corrono la strada e la balconata della passeggiata, è un ampio arenile di sabbia fine; non si può definire immensa, rapportandola alle spiagge adriatiche, ma sicuramente è sempre affollata durante la bella stagione.
Il mare cristallino alterna colorazioni verde smeraldo e blu intenso, mentre il fondale sabbioso è scintillante in particolare durante le giornate di mare calmo quando assume delle colorazioni azzurre difficilmente descrivibili.
Le sdraio e gli ombrelloni degli stabilimenti balneari sono allineati come tanti soldatini di varie tinte che disegnano una tavolozza di colore mentre i bambini sguazzano felici nell'acqua sotto il premuroso sguardo della madre e dei bagnini che percorrono in continuazione la battigia. Ogni tanto una voce più greve sovrasta le altre per richiamare all'ordine uno di questi monelli che si allontana troppo dalla riva. I bagnanti più esperti si divertono in lunghe nuotate, chi a dorso chi a stile libero e qualche leggiadra fanciulla s'improvvisa in una nuotata a stile delfino.
Seduti comodi sul lungomare ci giunge da sotto l'altro vociare dei bagnanti che richiamano la figliolanza per il rientro dopo una lunga giornata di sole e mare e dall'altro lato l'allegro chiasso fatto da una moltitudine di scooteristi che transitano in continuazione sulla strada. Le palme tentano di proteggerci dall'ultimo sole della giornata mentre sprofondiamo allegramente sulle comode sedie del Gran Caffè.
Con i compagni di viaggio ci dirigiamo pigramente verso la torre saracena lungo un breve tratto di strada stretto dove il marciapiedi è veramente disagevole. C'è chi di noi cammina sul lato della strada che da verso lo strapiombo a mare, protetto da una semplice ringhiera, guardando con occhi meravigliati le ultime bagnanti, le piccole barche da diporto che rientrano al porticciolo e chi come me preferisce passare rasente la scogliera. Colgo l'occasione per sbirciare nelle vetrine di un negozio che vende conchiglie di fronte al quale, nei viaggi precedenti, mi sono sempre fermato ad ammirare la merce esposta. Benché la vetrina sia molto ampia, l'arredamento è scarno e i vetri non li ho mai visti puliti, ma mi ha sempre affascinato ed attirato come un bambino davanti a una giostrina.
Di fronte alla rotonda torre saracena si trova l'Hotel Luna, ricavato da un antico monastero francescano del XIII secolo, di cui la torre è divenuta dependance.
L'Hotel Luna ha un bellissimo chiostro, di chiara ispirazione moresca, e una bellissima cripta affrescata. Il tutto racchiude un piccolo giardino, ornato degli splendidi fiori della macchia mediterranea.
La Torre Saracena fu costruita quando Amalfi era ancora una Repubblica Marinara, per difendere la città dagli attacchi dei saraceni.
In tempi più recenti la Torre è diventata un'accogliente ristorante panoramico con una magnifica vista sul mare di Amalfi.
Scriveva nel 1960 Simone de Beauvoir "Ho visto la cattedrale e le strade di Amalfi, ho dormito in un antico monastero, l'Hotel Luna, e sarei rimasta a lungo sulla terrazza a guardare brillare sul mare madreperlaceo le lampare..."
Lasciamo Amalfi per avventurarci verso un'altra piccola perla della costiera ma non possiamo andarcene senza voltarci e commentare come la storia sia stata talvolta tiranna e talvolta benigna con la cittadinanza di Amalfi. Infatti dopo i secoli bui che videro cadere la Repubblica Marinara dopo diversi assedi e scorribande non solo dei pirati saraceni ma anche della rivale città marinara di Pisa, dopo aver pagato a caro prezzo l'audacia marinaresca subendo più volte violenti pestilenze, bisogna esprimere gratitudine ad un altro straniero come Giuseppe Bonaparte che nel 1807, curioso di visitare l'intero suo regno giunse in costiera e ne rimase affascinato da volerne un facile accesso, progettando una strada che collegasse Napoli all'intera Costiera. I lavori iniziarono nel 1816 e furono proseguiti successivamente dal cognato di Napoleone, Gioacchino Murat, ma la strada fu terminata ed inaugurata solo nel 1854 da Ferdinando II, decretando finalmente l'uscita dall'isolamento in cui tutta la costiera era finita.
Richard Wagner fu tra i primi visitatori ad rimanerne incantato e Erik Ibsen trovò l'ispirazione nel 1879 per completare la sua opera "Casa di Bambole" passeggiando negli stretti vicoli e tra le scalinate dei paesi della Costiera Amalfitana.
Questa perla del Mediterraneo, specchio di una antica tradizione millenaria, mi ha certamente incantato il cuore.
Consiglio a chi volesse ed avesse la fortuna di visitarla di farlo nei giorni del 27 giugno e del 30 novembre, avendo così l'occasione di partecipare, insieme alla comunità amalfitana, alla festa dedicata al Santo patrono (S. Andrea), protettore dei pescatori. Ambedue le date sono legate al santo patrono: il 30 novembre si celebra la ricorrenza della sua morte avvenuta nel 60 d.C., mentre il 27 giugno si festeggia l'anniversario del miracolo attribuitogli nel 1544, quando salvò la città dall'attacco dei pirati scatenando una violenta tempesta nel porto contro le imbarcazioni nemiche.
La statua del santo è portata in processione lungo le vie della città fino a raggiungere la spiaggia dove ad attenderla ci sono i pescatori. Costoro per omaggiare il protettore gli donano pesce e a spalla lo portano di corsa verso il Duomo.
La tradizione vuole che in questo giorno e durante la celebrazione si verifichi il miracolo di Sant'Andrea con la fuoriuscita dalla tomba di un liquido oleoso detto manna che rappresenta il corpo del Santo. E' sempre un tripudio di gioia e i festeggiamenti terminano a notte fonda con gli immancabili fuochi d'artificio.



Fine VII parte.