Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il paradiso è tra il cielo e la terra lambito da un azzurro mare (VIII parte)

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paradisoNei primi anni del ventesimo secolo Amalfi pian piano diventa una meta turistica molto ambita con gli amalfitani che comprendono la grande opportunità offerta loro e che intelligentemente si attrezzano realizzando comode strutture alberghiere cercando di prendere per la gola i primi turisti con le squisitezze gastronomiche locali ma aiutati in egual modo dallo splendore dei panorami e dalla grandezza della propria storia.
Un grande contributo lo offrì Mauritius Cornelius Escher ( incisore e grafico olandese), che nel 1923 visitò Amalfi restandone incantato e trovando così l'ispirazione per numerose sue opere. Nel dopoguerra Amalfi risorge ed assieme al boom economico molti artisti di ogni genere e molti ricchi avventurieri si riversano tra Capri ed Amalfi e Positano; Nel girovagare con il mio blog incontreremo molti attori e registi nonché luminari della cultura e dello spettacolo che qui hanno trovato il loro paradiso, una fantastica fusione tra arte e natura, poesia e bellezza ed amori appassionati nati sulle scalette delle stradine della costiera che hanno contribuito a trasformare queste amene località in un richiamo turistico di rilievo internazionale.
Con i miei amici mi inoltro per ATRANI, un piccolissimo Comune diviso da Amalfi da una buia galleria. Con i suoi 900 abitanti circa è il più piccolo comune del Mezzogiorno per superficie con i suoi 0,20 km², secondo in Italia solo dopo a Fiera di Primiero (TN).
Sicuramente è tra i borghi più belli d'Italia e per la sua incantevole bellezza, Atrani è stato più volte utilizzato come set cinematografico per film e spot pubblicitari come: La macchina ammazzacattivi (di Roberto Rossellini), Carmela è ‘na bambola (di Gianni Puccini con Nino Manfredi e Marisa Allasio), Capriccio (di Tinto Brass) e molti altri.
E facile girare il Centro storico di questo minuscolo paese, il tutto si trova alla foce del torrente Dragone proprio poco prima di sfociare in mare aperto, al termine della sua stretta gola incastonata fra le cime dei Monti Lattari. La particolare struttura dell'abitato lo rende affascinante tale da essere un teatro naturale che insieme alla sua spiaggia ne fa un set cinematografico unico.
Il parcheggio per le auto è piccolissimo, quasi inesistente e il villaggio, come amo chiamarlo, mi ha sempre affascinato fin da quando alloggiavo nei miei periodi estivi a Castiglione di Ravello. Tutte le mattine lo raggiungevo a piedi per far colazione in uno dei tanti bar presenti nell'unica piazzetta, sedendomi al tavolino ed intingendo una sfogliatella nel mio cappuccino, ma anche gustando le zeppole e i mustacciuoli. Era il luogo in cui preferivo leggere in tranquillità il giornale alzando lo sguardo di tanto in tanto verso la Chiesa di San Salvatore De' Birecto, così denominata perché anticamente i dogi della repubblica di Amalfi vi ricevevano il caratteristico copricapo (detto appunto, in dialetto locale, "birèto") ma anticamente la chiesa era detta de Plea. Un monumento importante per la Repubblica Marinara perché la chiesa era la Cappella Palatina dove venivano incoronati i dogi e dove si deponevano le loro spoglie mortali. Costruita nel X sec. e più volte rimaneggiata, la sua facciata si apre in due arcate formanti il pronao a in cui s'impone in posizione più elevata il campaniletto a vela proprio sopra al rotondo orologio. Non sono mai entrato nella chiesa che mi dicono ha pianta quadrata ed è suddivisa in tre navate con volte a botte. Restaurata In epoca barocca con l'orologio posto sotto la cella campanaria, ne definisce lo stile dell'attuale facciata e la scalinata. Al suo interni mi si dice ci siano antiche pietre tombali della nobiltà amalfitana, in quanto luogo preferito di residenza dei nobili locali. Tra queste spicca quella raffigurante un pavone, animale sacro a Giunone, che era anticamente venerato da molti popoli orientali: in quanto rappresentazione della vanità e dell'orgoglio che ben dipingeva le qualità preponderanti nei nobili di Amalfi, ma allo stesso tempo era però anche l'allegoria della resurrezione. Anche le porte di bronzo della chiesa sono originarie del 1087, donate dal patrizio atranese Pantaleone Viarecta, lo stesso che aveva donato vent'anni prima la porta del Duomo di Amalfi.
La piazzetta Umberto I° rappresenta il luogo di ritrovo di una moltitudine di giovani amalfitani e del turismo d'élite che vi accorre d'estate. La piazza con la sua caratteristica e minuta fontana posta a lato della piazza stessa è da sempre luogo animato alla sera all'ora dell'aperitivo ma anche per trascorrere una serata allegra e diversa e potrebbe trasformarsi in una naturale pista da ballo di una discoteca diventandone un vero must.
Purtroppo anche questa piazza come la strada principale ed unica via del paese in cui è tombato il torrente Dragone ha avuto i suoi momenti drammatici. Infatti Il 9 settembre 2010, a causa delle abbondanti precipitazioni temporalesche che hanno interessato gran parte di monti Lattari, il torrente Dragone, straripando ha invaso con acqua e fango le strade del centro storico e la sua piazzetta, trascinando in mare, arredi, auto, moto e tutto ciò che trovava sul suo percorso, distruggendo gran parte delle attività commerciali presenti lungo le strade e in piazzetta. Vi si aprì una voragine all'altezza di Traversa dei Dogi e vi perse la vita una ragazza che si trovava all'interno di uno dei tanti bar travolti dalle acque del fiume di fango e acqua; il suo cadavere sarà rinvenuto, dopo alcune settimane in mare, attorno alle isole Eolie nei pressi di Panarea da un subacqueo.
Quante volte con Andrea ho gustato la tradizione culinaria atranese che fa largo uso di prodotti di mare, in particolare del pesce azzurro a cui, durante il mese di agosto, è dedicata una sagra ove i pescatori in simpatici cartocci ad imbuto offrono il pesce azzurro ai passanti sulla piccola e interessante spiaggia che forma la foce del torrente Dragone.
Un piccolo ristorante è invece sul corso principale, proprio davanti alle scuole elementari. Per accederci devi scendere alcuni gradini ed entrare in un vicoletto stretto e coperto, lì trovi la "PARANZA", ristorante di Massimo e suo fratello Enzo, momento imperdibile per chi ama il pesce, fresco e cucinato semplicemente e genuinamente. Massimo è un ragazzo giovane sui trent'anni, alto, moro gli occhi sottili, nascosti da degli occhiali che gli danno l'aspetto di un giovane professore universitario. Gentile e servizievole con la clientela, quanto spigliato e di temperamento aperto con gli amici. Difficile non farsi consigliare da lui su che pesce mangiare, tutti cucinati amorevolmente e serviti in ampi piatti di portata. Molti degli amici che mi hanno accompagnato in costiera hanno goduto di queste libagioni,annoverando tra le più amate sicuramente gli scialatielli e i paccheri che sono la pasta che meglio si sposa col pesce e i pomodorini. Pare, una volta che li ha sapientemente dosati nel piatto, che siano nati insieme e che il commensale sia ufficialmente chiamato a testimoniare la loro unione.
Anche i vini serviti, tutti rigorosamente campani, testimoniano la professionalità di Massimo nel darti utili consigli. Pure Andrea riesce a tenermi compagnia bevendo del fresco Biancolella o del Greco di Tufo, abbandonando per una volta la Coca Cola.
Il locale della sala del ristorante non è molto ampio, potrà contenere si e no una trentina di persone, ma l'arredamento e i quadri alle pareti in particolare riportano sempre qualcosa di marinaresco e di amalfitano. Ciò non contrasta, anzi mette in miglior luce la tavola imbandita con raffinate tovaglie e delicati tovaglioli. Anche la posateria non è posta a caso sul desco, anzi dimostra una particolare attenzione ai particolari più piccoli per rendere il pasto ancor più sontuoso.
Una sola finestra permette i raggi del sole di entrare, ma ciò non rende il locale buio, anzi sembra appositamente studiato per creare maggiore atmosfera. Lungo sarebbe l'elenco delle persone che mi hanno accompagnato ad Atrani e che hanno cenato con me alla PARANZA, forse faccio prima a pensare chi non c'è stato.
Era anche il luogo in cui mi rifugiavo durante le poche ore in cui potevo allontanarmi per riposare durante il mio lavoro che mi aveva fatto accorrere alle pendici dei monti Lattari, nell'area del nocerino/sarnese a seguito delle tragiche frane che colpirono alcuni centri abitati e che avevano fatto decine di vittime.
La storia di Atrani corre parallelamente a quella della vicina Amalfi e alle molte famiglie vi prediligevano come propria residenza.
E come la vicina città fu saccheggiata nel 1135 e nel 1137 dai pisani, addirittura il Re Manfredi vi insediò una colonia di saraceni, scacciati poi dal successivo Re Carlo D'Angiò. Gli Atranesi in ringraziamento per il trasferimento della comunità araba, consacrarono la chiesa dell'antico castello a Santa Maria Maddalena, diventata la loro protettrice. La collegiata di Santa Maria Maddalena penitente nel corso del tempo ha subito notevoli interventi di restauro, trasformandola internamente ed esternamente.
Non puoi non andare a vederla, almeno esternamente, dopo averla raggiunta salendo stretti e tortuosi gradini e percorrendo corti e stretti passaggi tra le case. La chiesa ha ora una facciata barocca e una cupola maiolicata e il suo svettante campanile in tufo bruno si erge tra le case come il pennone di una bandiera. Dell'antico fortilizio non vi è più traccia e dall'antistante piazzale e dal balcone della sagrestia si può ammirare da un lato il golfo di Salerno, dall'altro l'intero abitato di Atrani, con le sue alte chiesette incastonate tra i monti, dove il loro bianco candore appare più intenso contrastato dal colore della montagna circostante che le accoglie nel proprio ventre.
Ma anche dal lato della strada statale amalfitana puoi accedere alla Collegiata e non trovo migliori parole per descriverla se non il citare ciò che scrisse il famoso filosofo tedesco Walter Benjamin, in visita in Costiera Amalfitana nel 1924, che ne rimase particolarmente colpito e che così la descrisse:"La curva scalinata barocca in leggera salita verso la chiesa. La cancellata dietro la chiesa. Le litanie delle vecchie all'avemaria: propedeutica alla prima classe del trapasso. Se ci si gira la chiesa confina, come Dio stesso, col mare. (...) Vicoli come canali di ventilazione. Nella piazza del mercato una fontana. Verso sera, donne ai suoi bordi. Poi solitaria. Un gorgogliare arcaico."
Ma non sono solo io innamorato di Atrani o ammaliato come Walter Benjamin. Ne rimasero colpiti Richard Wagner, che nel 1880 approdò ad Amalfi e, dopo un brevissimo soggiorno, partì a dorso d'asino alla volta di Ravello. Lungo la strada fece tappa ad Atrani dove "...le onde aldilà della riva cullatesi mollemente in un'alterna vicenda mormorano una dolce e misteriosa canzone..."; anche se meno romantica ricordiamo la firma lasciata sul libro degli ospiti di un noto ristorante del posto da Rosa Fumetto (Patrizia Novarini - showgirl), quale segno della sua visita firmando in modo originale (con la forma delle sue grazie posteriori); ma pure Luciano de Crescenzo e prima ancora Gabriele D'annunzio rimasero affascinati da questi luoghi.
Tra questi ricordi, tra l' immagine di questo gruppo di case, abbarbicate l'una alle altre, tutte del candido colore del bianco, che sembrano tanti acini di un grappolo d'uva. Con le piccole finestre che come tanti occhi scrutano il mare, corre il ricordo delle splendide serate passate in compagnia degli "amici" ciondolandosi su sedie a dondolo in vimini sorseggiando un buon calice di vino o una fresca birra in attesa dell'alba.
Un mio rammarico di sempre è di non aver mai capito dove, tra la piazzetta e lo stradone, in una delle abitazioni sottostanti la strada rotabile, nacque o visse il celebre "Masaniello", Tommaso Aniello de Fusco che guidò l'insurrezione contro gli spagnoli nel 1647 e fu nominato "capitano del popolo napoletano".
Invece, poco distante alla piccola Chiesa di Santa Maria del Bando, immersa in una abbondante vegetazione sul versante orientale del monte Aureo, vi è la Grotta detta di Masaniello perché, come vuole la tradizione, pare che vi sia rifugiato per qualche tempo Masaniello, braccato dai soldati del viceré di Napoli.
Lasciamo questa altra piccola perla del Mediterraneo e seguendo la strada statale cerchiamo di raggiungere Minori, senza però una piccola sosta a Castiglione di Ravello.



Fine VIII parte.