Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il paradiso è tra il cielo e la terra lambito da un azzurro mare (X parte)

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paradisoLa passeggiata a mare di Maiori è tra le più belle e lunghe della "costiera divina", piacevole da percorrere ad ogni ora della giornata ma trafficatissima la sera, soprattutto nei week end e durante le festività. E' una lunga striscia di sabbia che unisce lo sperone di roccia che divide l'abitato di Minori dalla cittadina di Maiori e corre fino alla torre normanna. L'arenile è interrotto solo dal piccolo porto turistico e dalla foce del torrente Regina Maior.
Ritengo utile precisare che sono i corsi d'acqua Regina Maior e Regina Minor a dare rispettivamente il nome ai due Comuni, rispettivamente di Maiori e di Minori e non ha nulla a che vedere con la dimensione degli abitati.
Molte sono le bellezze architettoniche da vedere a Maiori, benché due terribili alluvioni del Regina Maior ne hanno cambiato l'aspetto urbanistico. Quella del 1910 ma soprattutto quella del 26 ottobre 1954 che fece 37 vittime ed altre centinaia a Salerno e in altri comuni della costiera amalfitana. Il Regina straripò in più parti, spazzando via gran parte delle borgate alte e tutto il centro cittadino. Da questa sciagura nacque la nuova città di Maiori, che con i suoi alberghi e ristorantini caratteristici, divenne una cittadina dedita al turismo, quasi una Riccione della costiera amalfitana.
Più volte ho alloggiato nelle scuole elementari dove d'estate venivano ospitati i campi estivi. Un esperienza bellissima ed interessantissima per le decine di conoscenze ed amicizie raggiunte. La scuola era invasa nei mesi estivi da una pletora di volontari provenienti da ogni parte d'Italia che alternavano turni di servizio a riposi in spiaggia e gite turistiche. Sui due piani dove le aule venivano trasformate in improvvisate camerate al posto di banchi scolastici e cattedre trovavi brande, materassi, sacchi a pelo, borsone e zaini ovunque e c'erano asciugamani appesi su cordoncini appositamente tirati sui balconi o appesi dalle finestre. Il vitto prevedeva una colazione spartana e una mensa che accomunava tutti tra spaghettate e bistecchine di pollo.
La rigidità di Andrea quale capo campo era più volte disattesa e il terribile Maresciallo di guardia doveva ogni tanto far finta di niente ma l'eterogenea comunità improvvisata e temporanea era tanto allegra e spensierata quanto attenta e professionale sul lavoro.
Ogni tanto qualche volontario, che da bravo turista fai da te si era addormentato in spiaggia, tornava al campo pronto per essere servito in una frittura di gamberi dal colore rosso che assumeva, trasformando di fatto la scuola in un piccolo ospedalino per ustionati.
Fuori dalla porta della scuola in via nuova di Chiunzi i resti del Baluardo di San Sebastiano, le antiche mura della città che vennero costruite nel IX sec. d.C., rappresentano nell'attuale forma urbana il margine tra la città antica e quella moderna.
Passato il torrione che oggi ospita un'attività commerciale, il mio appuntamento quotidiano era nel negozio di Pina la pescivendola, una volontaria maiorese che con i genitori gestiva una pescheria.
Ero sempre tra i primi ad alzarmi e quando non andavo in spiaggia a vedere i pescatori scaricare il pescato sulla banchina del porto, andavo da Pina a vedere la tipologia del pescato, per fare due chiacchiere o scambiarci una ricetta ma anche a fare un semplice saluto prima di portarmi al bar Pineta a far colazione.
Pina era una ragazza non tanto alta, formosa, con il suo bel faccione tondo e due occhi neri e fondi, capelli nero corvino sempre ben curati, due belle gote tonde e rosse che rendevano la sua figura piacevole, in aggiunta alla sua simpatia, alla voce sclenta con le classiche inflessioni partenopee che la rendevano oltremodo simpatica.
Il suo modo di trattare con i clienti ne facevano una negoziante nata, sicuramente una ottima pescivendola ma che si sarebbe disimpegnata bene anche nei negozi milanesi di via Montenapoleone. Solo che al posto di abiti firmati da Fendi, Armani, Trussardi ecc. o tra le vetrine di Bulgari e Cartier e le borse di Louis Vitton trovavi in mostra ben allineate nel ghiaccio in contenitori di polistirolo: triglie, ombrine, dentici, naselli, orate, branzini (spigole) sgombri, tartufi di mare, cozze, seppie, sogliole, sardine, rombi, razze, enormi pesci spada e tonni, gamberetti e la rana pescatrice o coda di rospo, la mia preferita.
Corso Reginna, dove è tombato per un lungo tratto l'omonimo corso d'acqua responsabile di molteplici disastrose alluvioni, è una bella passeggiata, un corso largo, che in tutta la sua lunghezza ti porta fino al municipio posto nell'antico palazzo Mezzacapo, antica residenza dell'omonimo marchese, testimone del fiorente passato della città che già nel 1662 Filippo IV celebrò come "Città Regia".
Corso Reginna è costeggiato ai lati da una moltitudine di negozietti di alimentari, bar, banche, souvenir, fruttivendoli e un'altra pescheria. Il bar dove si consumavano le colazioni, e dove amavo terminare le serate dopo una bella passeggiata prima di ritrovare Morfeo, era il bar Pineta.
Posto proprio a poche decine di metri dalle scuole elementari il bar Pineta del mitico Lello non era certo un luogo dal moderno design, ma era ben fornito di un ottimo limoncello da lui stesso prodotto. Il cortile interno del bar, un budello lungo e stretto, era la sua limonaia sotto le cui fronde aveva sistemato una serie di tavolini e sedie per gli avventori del bar. Ovunque erano presenti cartelli che avvisavano di non toccare i limoni che penzolavano sulle teste dei clienti e che costituivano il pergolato del cortile. Lo si trovava sempre aperto, scendevi quei due gradini che lo separavano da Corso Regina ed entravi in un altro mondo, non quello turistico ma quello quotidianamente vissuto dagli abitanti di Maiori.
Dal corso principale se si punta lo sguardo verso le montagne circostanti non si può non vedere il Castello di S. Nicola de Thoro-Plano.
E' un'antica rocca del IX secolo, che domina la città di Maiori innalzandosi imponente sulla collina del Ponticchio, edificata come difesa dagli assalti longobardi.
Sono ancora ben individuabili a occhio nudo le mura, gli spalti ed i contrafforti, e nove torrette semicircolari a breve distanza da loro.
Sempre dalla passeggiata del lungomare si può ammirare la Collegiata di S. Maria a Mare, una Basilica che si innalza sul monte Torina e su ciò che rimane della Rocca di S. Angelo, devastata dai Pisani nel 1137. Il tesoro più prestigioso è custodito sull'altare maggiore nel Santuario e nasconde una storia interessante. Ed è proprio la statua della Vergine ha esserne il tesoro, fu presa come bottino a Costantinopoli, gettata a mare per rendere più leggero il carico di un bastimento durante una violenta tempesta ma questa, sostenuta dalla corrente, approdò sulla spiaggia di Maiori nel 1204 avvolta in una balla di cotone. I pescatori che la trovarono le diedero il nome di S. Maria "a mare" e da allora ogni 15 agosto si tiene una processione in suo onore.
Sul lungomare si trova anche l'Hotel Panorama in cui ho alloggiato in qualche occasione, soprattutto quando venivano organizzate alcune importanti riunioni di una nota associazione. L'albergo è molto bello, con camere confortevoli che condividevo con "il conte" che in quelle occasioni mi seguiva in tutti i miei spostamenti partecipando a tutte le riunioni, anche quelle più riservate.
L'albergo possiede sulla spiaggia un proprio stabilimento balneare riservato ai clienti, che non utilizzavamo durante i momenti liberi delle convocazioni delle riunioni ma solamente quando frequentavo il campo estivo, grazie all'amicizia che mi legava al suo bagnino.
Enzo il bagnino, un ragazzo che avrebbe voluto fare il pompiere ma che comunque mostrava una grande professionalità nel suo lavoro, giovane e ben strutturato forse per lo sport che amava praticare. Era ammirato e vezzeggiato dalla moltitudine di turiste ma il suo carattere mite e servizievole non lo rendeva però lo spaccone e sciupafemmine che invece avrebbe potuto essere.



Fine X parte.