Tentare di appisolarsi era una delle cose più difficili, sia per lo schiamazzo che i bambini ogni ora riescono giustamente a fare, sia per gli amici che ogni tanto venivano a trovarti.
Lo sciacquio dei miei piedi sulla calda arena, la ricerca delle piccole conchiglie che il mare tra i suoi flutti riusciva a portare a riva erano uno dei miei divertimenti preferiti le poche volte che seduto sulla spiaggia potevo godermi in solitudine questo meraviglioso paradiso posto tra cielo e terra lambito da un azzurro mare.
Sempre dalla spiaggia di Maiori come posso non ricordare il tentativo di pesca fatto con Valentino, un giovane volontario di Maiori che vistomi appassionato di pesce (ma non di pesca) decide di portarmi a pescare su un piccolo gozzo bianco in legno.
Quando il mare era dominio indiscusso dei pescatori e di pochi altri fortunati, le imbarcazioni in circolazione erano esclusivamente quelle tradizionali, tra cui primeggiava il gozzo, un tipo di barca da pesca che affonda le proprie radici nelle origini della navigazione. Il gozzo classico è costruito interamente in legno, ma ai giorni nostri questa metodologia di costruzione è diventata quasi proibitiva, però la tradizione viene tenuta viva da piccoli cantieri e maestri d'ascia che con consuetudine antichissima salvano le antiche tradizioni marinaresche.
La particolare struttura del gozzo e la sua capacità di assorbire le onde mantenendo una buona stabilità, lo rendono quanto di meglio ci sia per la navigazione costiera e la pesca a breve e medio raggio fatta sia a remi che con l'aiuto di un piccolo motore.
Il Gozzo di Valentino non era munito di motore ma devo francamente dire che il giovane virgulto, con potenti remate mi portò rapidamente al largo, quasi a far piccolo cabotaggio.
La giornata era splendida, il mare piatto da apparire marmellata, un sole caldissimo tanto che i suoi raggi perforavano il mio cappellino e la mia tenuta da mare, tshirt e calzoncini, sembrava un tutt'uno con la mia pelle. Valentino aveva caricato il secchiello con le lenze e tutto il necessario affinché il pesce abboccasse.
Nonostante lo stile di navigazione del gozzo e la bravura di Valentino, capaci di mantenere una buona stabilità, cosa che una barca planante non riesce a fare con la stessa disinvoltura, la mia giornata di pesca fu una vera tortura.
Il mal di mare iniziò prendendomi lo stomaco, si annebbiò la vista e ogni qualvolta un motoscafo sfrecciava nelle vicinanze creando piccole onde facendo beccheggiare la piccola barca sembrava che Longino piantasse la sua lancia nel mio costato.
La sensazione di disagio e la nausea sono strettamente correlati a sudorazione e pallore, stanchezza, senso di nausea e vertigini. Infine lo stare prono fuori dalla barca a guardare se il pesce abbocca all'amo mentre la barca continua ad oscillare ti aiuta a provocare il senso di "rigetto". Solo allora mi feci portare a riva e stando seduto su uno scoglio ad occhi semichiusi fissando lo sguardo all'orizzonte evitando di guardare in basso con la barca in movimento riuscii a riprendermi e farmi riportare in spiaggia senza grossi problemi. Ritenni inutile cercare di resistere facendo l'eroe che non sono.
Valentino mi aveva fatto conoscere un dolce tipico di Maiori e Tramonti di cui ne divenni goloso.
Una vera leccornia le melanzane al cioccolato, addirittura è stata dedicata loro una tra le sagre più importanti della costiera. Non fate gli schifati perché non sapete cosa vi perdete: "e' mulegnane c'a' ciucculata" è un antica tradizione cittadina, una sorta di sformato alla cioccolata, delizia di ogni palato sopraffino.
Sul lungomare la Pizzeria LA VELA è da sempre punto di fermata obbligata, sia per il pesce sempre fresco, sia per la pizza, delicata e gustosissima. Ma non posso non citare tra i dolci le sfogliatelle S. Rosa e le "zizze 'e monache", o sospiri, che sono una specialità di Maiori.
Assolutamente da non perdere il limone all'insalata: il magnifico sfusato amalfitano, tagliato e fette spesse e condito con olio, sale, aceto e mentuccia. Tutti piatti unici che accoppiati a vini eccezionali, come il fresco "Bianco Costa d'Amalfi", ne esaltano le qualità appetitose.
Poco fuori Maiori, edificata arditamente su uno scoglio, si pone a difesa della città la Torre Normanna.
Dalla strada statale, varcato un vecchio cancello, si scende per qualche decina di scalini scavati nella scogliera e si attraversa un ponticello in pietra che ha sostituito l'originale ponte levatoio a protezione della Torre. Se ci si affaccia di sotto si può notare una spiaggetta con una grotta naturale da un lato e delle invitanti piazzole in cemento che si mutano in spiazzi di una ricercata pizzeria frequentatissima durante la stagione estiva. La sagoma del piccolo fortilizio ti immerge in una antica atmosfera e varcata la sua angusta porta ti ritrovi in piccole sale arricchite da arazzi e mobilio antico. Le feritoie e le finestre ad arco acuto ti ricordano il suo antico e burrascoso passato di guerriero a difesa della comunità. Questo caratteristico ambiente è stato visitato da illustri personaggi come Roberto Rossellini e Ingrid Bergman, Federico Fellini ma anche Naomi Campbell e Leonardo di Caprio e chissà quanti altri ancora. Chissà se costoro si sono seduti ai tavoli del salone centrale che termina che con un ampio terrazzo a semicerchio dal quale si domina l'intera costa. La cucina è sublime, la cantina apprezzabile ma è il costante profumo del mare che ti accompagna, i colori delle bouganville e delle ginestre che si sono conquistate uno spazio tra le rocce dello scoglio appoggiato sull'azzurro mare.
Tante volte con Enzo, Andrea e il "conte" il "duca" e Roberto, ma anche con Maria Teresa e il marito, Maria Rosa, Angela, Massimo, Donato, Antonio, Amedeo, un mio omonimo e molti altri ci siamo incontrati in importanti riunioni ma anche a degustare dell'ottimo pesce.
E' difficile guardare il menu del locale e per lo più ci si affida allo chef che sa sempre ben interpretare il gusto e le aspettative dei commensali consigliando i piatti migliori.
Maiori fu prescelta come location di molti film da parte di Roberto Rossellini, come "Il Miracolo" ed il secondo episodio della pellicola "L'Amore" (1948) oltre a "La macchina ammazzacattivi" (1952) ed infine "Il Viaggio in Italia" (1953).
Ma proprio tra le mura della Torre Normanna di Maiori furono girate le scene "siciliane" del film Paisà (1946) ma anche il bambino protagonista dell'episodio "napoletano",altro non era che un bimbo maiorese: Alfonso Bovino.
Il grande regista romano Roberto Rossellini girò a Maiori un' altra opera maestra (Francesco giullare di Dio) ambientata in un convento dell'Appennino tosco-emiliano che altro non era se non la chiesa /convento di S. Francesco di Maiori e tutti i frati dell'epoca ne divennero attori e comparse (1950). Lasciamo Maiori per raggiungere Tramonti e mangiarci una grattachecca al valico di Chiunzi.
Fine XI parte.