Questa Comunità arrivò all'apice della sua grandezza attraverso un lungo travaglio di vicissitudini fatto di lotte e di vittorie, che sicuramente contribuirono anche alla grandezza della Repubblica Marinara ma permise anche a questi montanari ad assurgere ad una meritata autonomia.
La storia ce la fa trovare coinvolta con le popolazioni rivierasche nella difesa della città di Amalfi contro il longobardo Arechi II, contro l'ambizioso Sicardo, fino alla liberazione dal dominio del Duca di Napoli. Godendo anch'essa della proclamazione della Repubblica Amalfitana e della sua ascesa si avviò una insperata prosperità per la comunità montanara.
L'asprezza del luogo, chiuso tra il mare e i monti Lattari, la durezza della vita di chi è costretto a vivere in una selva fatta di castagni, leccio e corbezzoli fecero dei tramontini dei valenti combattenti prima e abili marinai dopo. Lo dimostrano la presenza di tante famiglie nobili ed il numero straordinario di uomini illustri e spiega il gran numero di chiese ivi esistenti e di antichi monumenti come il suo Antico Conservatorio di San Giuseppe e Santa Teresa, superba struttura seicentesca ubicata in località Picara.
Il Comune è costituito da tredici borghi con altrettante parrocchie, sparsi sopra ineguali piani ed è difficile fermarvisi anche se per arrivare sulla costiera amalfitana in auto preferivo passare dal Valico di Chiunzi, un passo dei Monti Lattari che collega l'Agro nocerino-sarnese con la costiera amalfitana attraverso i comuni di Sant'Egidio del Monte Albino e Tramonti.
Dal valico, situato a 656 m s.l.m. presso la vetta del monte Chiunzi (880 m.), una cima del massiccio dell'Albino, si gode un panorama incredibile avendo a portata di dito il golfo di Napoli, la piana dell'Agro nocerino-sarnese e al centro della mezzaluna formata dei monti Lattari la magnificenza di sua maestà il Vesuvio. Tanto ti sembra irreale che puoi quasi intravedere sulla cresta della caldera la casetta di Amelia, la fattucchiera di Walt Disney che dalle pendici del vulcano studiava come rubare il primo cent di Paperon de Paperoni.
Il passaggio sul valico per me significava anche la tappa obbligata (quasi sempre) per la granatina al limone che un anziano venditore sul suo motocarro trasformato in bottega, vendeva proprio sul bivio oltre il valico. Sembrava fosse li ad aspettarti con il piccolo frigo del ghiaccio alimentato con un piccolo gruppo elettrogeno. Con sapiente maestria grattava i suoi blocchi di ghiaccio posti nel piccolo cassone, rovesciandoci sopra il limone spremuto. L'acidità ti pareva inizialmente bruciasse le papille gustative, ma poi il sapore ed il profumo la vincevano su ogni timore e non ti muovevi finché non vedevi il fondo del bicchiere.
L'omino all'ombra del suo ombrellone posto anch'esso sul motocarro, guardava così passare i turisti e i clienti della pizzeria/ristorante collocata in cima al valico e sempre li insiste, a conferma della strategicità della strada e del suo valico, dove è ancora presente una imponente Torre normanna, ancora in ottimo stato di conservazione, che può essere stata usata tanto per motivi militari (torre di avvistamento o presidio), che per motivi fiscali (posto di dogana).
Dal bivio puoi appunto raggiungere Maiori o Ravello ed entrambe le strade sono costeggiate da pareti rocciose, ogni tanto interrotte da piazzole per picnic, aree ristoro per splendide grigliate tra mare e montagna, attrezzate per gustosi barbecue e provviste anche di giochi per i bambini. I piccoli borghi che attraversi hanno case e negozi che danno direttamente sulla strada ed in spazi angusti al lato strada trovi esposti le cassette contenenti i prodotti locali stagionali, dalle castagne ai limoni, noci, fichi d'india e pomodorini del piennolo, ma nelle piccole vetrine trovi esposte anche le fragoline di bosco, il miele, le marmellate, le caciotte di caprino e i caciocavalli, le ricotte, i liquori fatti con il finocchietto selvatico o l'esclusivo "concerto", liquore d'erbe prodotto dalle monache del Regio Conservatorio di SS Giuseppe e Teresa.
Dalla strada si possono ammirare e fotografare gli splendidi colori che la macchia mediterranea ti offre con ginestre, lonicere come il caprifoglio, euforbie, alloro, ginepro, oleandri, ecc.
In qualche occasione spingendomi a trovare dei conoscenti in località Pietre mi sono imbattuto anche in splendidi quanto fugaci incontri con bellissimi esemplari di volpe e ho potuto vedere per la prima volta un bellissimo esemplare di Stracciabraghe (Smilax Aspera, famiglia delle Liliacee) e come ricorda il nome altro non ho potuto fare che pungermi con le sue acuminatissime spine. Questi conoscenti gestivano un importante bar in Alessandria, le Coccole, e pure una pizzeria in piazzetta Bini, la Bussola. Frequentavo assiduamente il loro bar ed ero divenuto quasi di famiglia, tanto che spesso mi preparavano i gustosi piatti della cucina della costiera, tra i quali le indimenticabili melanzane alla cioccolata.
La famiglia Giordano aveva ed ha sempre avuto grande tradizione nella ristorazione, soprattutto nelle pizzerie, come molte famiglie di Tramonti. Questo luogo per tutti gli intenditori è sinonimo di buona cucina ed è fortemente legato alla pizza, un legame direi naturale dato dalla cultura della mozzarella, dei pomodorini da orto e del basilico, tutti prodotti originari del luogo che con l'acqua e l'aria del posto non potevano che identificare la località con la sua pizza e i suoi pizzaioli che dal dopoguerra si trasferiscono in tutto il mondo portando il nome di Tramonti ovunque. Un particolare tipo di pizza detto alla tramontina, rigorosamente cotta in forno a legna, dalla pasta piuttosto alta e soffice è diventato l'emblema di tutti i pizzaioli di Tramonti sparsi sul globo.
Ma un'altra peculiarità di Tramonti è rappresentata dai maestri cestai, sempre meno numerosi ma comunque abilissimi nel loro fine lavoro. E' interessante vedere queste anziane persone, sedute sull'uscio di casa che con una fascina di strusci di castagno intrecciano con sapiente maestria nastrino dopo nastrino fino a trasformarlo in cesti di ogni misura e dimensione. Gli occhi sembrano non guardarti e fissare il loro lavoro, piccole opere d'arte e la loro fierezza è data dalle lunghe dita che con tenacia piegano il robusto castagno. Parrebbe che il disegno del cesto sia nascosto nelle pieghe delle rughe che solcano il volto e le mani di questi discreti artisti. Ti rivolgono la parola con soggezione, timorati di non essere all'altezza di chi gli sta di fronte, ma le loro ruvide mani posseggono il mestiere fatto di una passione che ti cresce dentro.
Da Tramonti spostiamoci nuovamente in riva al mare per fare due passi a Cetara e dare un occhio a Erchie.
Fine XII parte.