Blog di Dante Paolo Ferraris

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La città patavina di Antenore (VIII ed ultima parte)

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Tomba di AntenorePeccato che si sia persa l'antica tradizione che vedeva i frati offrire i dolci del Santo ai viandanti e ai pellegrini. Flavio ed io, sulla via del ritorno, cerchiamo una pasticceria per assaggiarli, e trovarne una a Padova non è difficile. La pasticcera che gentilmente ci fa assaggiare una enorme varietà di dolci del santo, prontamente mi smentisce e afferma che ancora oggi è uso che i frati della Basilica di Sant'Antonio offrano ai poveri un pane che nel corso degli anni si è trasformato in questi dolci particolarmente apprezzati. Con dovizia di particolari mi spiega tipi e ricette dei dolci più famosi.
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Luci ed ombre a Torino (XXIX parte)

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Thorfinn RowleIncamminiamoci per via Po, una delle vie principali che collega la centralissima piazza Castello a piazza Vittorio Veneto.
È caratterizzata dai caratteristici edifici con i portici che corrono per tutta la sua lunghezza sul lato destro, salendo verso piazza castello, interrotti solo per immissione di alcune strade sul lato sinistro. La differenza tra l'intera copertura di un lato e la parziale sull'altro è dovuto alla volontà di re Vittorio Emanuele I di Savoia che nella seconda metà dell'Ottocento desiderò percorrere indisturbato dal maltempo il tragitto che da Palazzo Reale giunge fino alla chiesa della Gran Madre situata oltre il ponte su Po, per il cui scopo furono aggiunti i terrazzi a copertura dei passaggi pedonali.
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Luci ed ombre a Torino (XXVIII parte)

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Madam RosmertaAppoggiato ai muraglioni dei Murazzi, con le spalle volte alla gran Madre, contemplo piazza Vittorio, come la chiamano semplicemente i torinesi.
Di fronte a me si trova un antico bar rimodernato che fa proprio angolo con lungo Po Diaz. Ero solito frequentare questo piccolo bar, dotato di un grande dehors proprio sulla piazza, in compagnia di uno dei peggiori mangiamorte torinesi, nel periodo in cui mi trovavo con maggiore assiduità in città. Fu proprio il peggiore di questi a farmi conoscere questo locale, in cui ci soffermavano appena possibile a bere un aperitivo o a fare colazione.
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La città patavina di Antenore (VII parte)

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Tomba di AntenoreFinalmente diamo uno sguardo alla facciata della Basilica di S. Antonio, chiamata dai padovani semplicemente "il Santo". Il piazzale antistante è gremito di fedeli accompagnati dai loro parroci, ma anche di turisti, sopratutto stranieri che guardano ammirati, come facciamo noi, la maestosità dell'edificio. Questo è un misto di stili architettonici, sicuramente romanica è la facciata, orientali i campanili e le cupole, ma sono molti comunque i richiami gotici come i contrafforti. La basilica, nata per custodire la tomba del santo, morto nella vicina Arcella il 13 giugno 1232 ma nato per l'esattezza a Lisbona nel 1195, fu iniziata nel 1232, l'anno della sua beatificazione. La nuova chiesa inglobò la preesistente chiesetta di Maria Mater Domini, dove il corpo era stato sepolto. Il santuario, secondo il progetto, avrebbe dovuto essere terminato nel 1310, ma continuò ad essere ampliato e spesse volte restaurato per i diversi incendi che la coinvolsero (1394,1567,1749) e per le devastazioni subite, come quella dovuta allo scoppio del Maglio nel 1617.
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Vicoforte

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VicoforteLa giornata è piovosa e fredda, l'ideale sarebbe passarla vicino ad un camino acceso, in pantofole sorseggiando un cognac e leggendo un bel libro; ma la primavera è ormai giunta da un bel pezzo e non devo farmi assuefare dal calore domestico, occorre necessariamente annusare l'aria di primavera e non temere la pioggia. Raggiunto da Matteo, decidiamo di andare alla scoperta del santuario di Vicoforte. In realtà vi ero stato qualche decennio fa appena presa la patente, nella foga del principiante di guidare alla scoperta di nuovi posti, e ne ero rimasto affascinato, tanto da voler tornare a rivisitarlo.
La pioggia è fine ed incessante, ci accompagna per tutto il viaggio, e tolto il dispiacere di non poter vedere i panorami del Monferrato e delle Langhe fioriti e di aver pagato un esoso pedaggio autostradale, è stato abbastanza scorrevole.
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LVGA

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LuganoTorno a Lugano dopo tanto tempo, dove passai giorni intensi ed emozionanti qualche anno fa (ormai diversi lustri) quando acquisii un importate titolo accademico. Non vissi quei giorni come momento di svago ma di impegno e pertanto non ebbi modo di visitare con attenzione la prima città della Svizzera italiana, che si distende tra il Monte San Salvatore, il Monte Brè e il Gazzirola specchiandosi armoniosamente sul lago che porta il suo nome, conosciuto anche come lago Ceresio.
La strada che abbiamo fatto per raggiungere la città di Lugano è la stessa di sempre, non è cambiato un granché dopo oltre vent'anni, anche la coda al confine!
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Chiaroscuri nella città eterna (VI parte)

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RomaLa mia prossima tappa per il tour degli obelischi è piazza Navona, ma prima di raggiungerla voglio dare uno sguardo alla chiesa di sant'Eustachio. Raggiunta l'omonima piazza non puoi non alzare gli occhi e domandarti perché sul timpano della chiesa, al posto della tradizionale croce, trovi posto la testa di un cervo, con tanto di corna tra le quali è posta la croce.
Forse i turisti frettolosi non se ne accorgono e forse nemmeno i romani disattenti si ricordano che il cervo e le sue corna sono parte integrante della storia di sant'Eustachio.
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Questione di pelo

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Hairy LegsIl web e i social network sono da sempre strumenti per cavalcare nuove mode o pseudo-proteste non sempre accettabili. Ultima tendenza, proveniente dall'Inghilterra, ma che ha contaminato diversi altri paesi, tra i quali il Brasile, fortunatamente non ancora radicata in Italia ha di per sé un discutibile buon gusto.
Venduta come rivoluzione femminista, come voglia di naturalezza, o semplicemente per piacere a se stessi, è nata malauguratamente la moda del pelo lungo. Ossia la terrificante moda inglese che cancella dall'agenda degli appuntamenti delle ragazze e anche delle donne un po' più mature, l'appuntamento con l'estetista. Lo stereotipo "Donna baffuta sempre piaciuta", è più una presa in giro tra maschi che un fondamento di verità, almeno in occidente e nel XX secolo.
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Luci ed ombre a Torino (XXVII parte)

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Amycus CarrowGiungo finalmente davanti al Tempio della Gran Madre di Dio, una chiesa che incute rispetto già quando stai ai piedi della scalinata che conduce al portale d'ingresso. Il grande pronao colonnato decastilo (da lontano parrebbe esastilo ma è su due file) e la sua grandiosa scalinata che ti costringe a guardarla dal basso verso l'alto fanno apparire la Gran Madre gigantesca nonostante non sia così immensa.
La chiesa è posta in zona Borgo Po, dove si incontrano corso Moncalieri e corso Casale, ed è unita al centro città grazie al ponte Vittorio Emanuele I. Dalle vicinanze del tempio si diramano diverse vie, una delle quali porta alla Villa della Regina.
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Generazione Hipster 2.0

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hipsterLo siamo un po’ tutti, io in particolare. A chi non piace distinguersi dalla massa, uscire dall’anonimato che è generalmente triste e consuetudinario? Ognuno ha la sua caratteristica, ognuno cerca di essere alternativo a modo suo. Io con il mio stile bizzarro di vita e d’abbigliamento, altri semplicemente per non passare inosservati amano un look "alternativo".
Molti amano definire questo stile di vita come Hipster; io ritengo ormai questa definizione desueta e anche ingannevole, comunque sia l’Hipster è innanzitutto una cultura che spazia dalla moda alla musica, fino allo stile di vita quotidiana. Uno stile ibrido e in continua evoluzione, che non vuole rappresentare nessuno se non se stesso.
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Il "bikini bridge": una nuova inquietante mania

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Bikini BridgeNon c'è mai fine alle peggiori mode ed ora si sta diffondendo una tendenza nuovissima attraverso i social network chiamata "bikini bridge", ovvero quello spazio che si crea tra lo slip e il corpo quando le anche sono sporgenti, così da far sembrare il micro slip "bikini" sospeso in aria, come un ponte. Purtroppo non è solo una moda adolescenziale ma anche di donne mature e sposate con tanto di prole al seguito, che amano pubblicare sui social network le immagini in cui il "ponte" è ben visibile. Queste amanti del "bikini bridge" spopolano su Instagram, ma anche su molte pagine di Facebook e l'hashtag #bikinibridge di twitter è assai diffuso e utilizzato.
La definirei una nuova ossessione social, che per carità a noi maschietti fa solo piacere, come un collirio rinfrescante per la vista, un tonico per il cuore o una fiala di adrenalina per rinverdire e riscoprire passioni sopite.
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