Luci ed ombre a Torino (XXIII parte)
Giovedì 01 Maggio 2014 11:21
 L'Orto Botanico fu fondato infatti nel 1729 per volere di Vittorio Amedeo II, come struttura mirata a coltivare e a far conoscere le piante ed in particolare la loro forma, i loro usi, la loro origine e le loro caratteristiche ecologiche. Da allora continua a svolgere la propria attività e, a mio parere, è una delle meraviglie torinesi, benché una orrenda rete metallica e un telo verde non permettano purtroppo di vedere al suo interno. Proseguo la mia passeggiata con Stanley Picchetto, che continua a chiacchierare dimostrano interessi su antiche vicende che ci hanno visti collaborare.
Leggi tutto...
La città patavina di Antenore (III parte)
Venerdì 11 Aprile 2014 10:11
 Entriamo nello storico Caffè Pedrocchi che grazie alla sua posizione centrale e alla vicinanza con la sede dell'Università divenne ben presto punto di riferimento della vita culturale della città e ritrovo di studenti, artisti e letterati quali Nievo, Fusinato e Stendhal che affermò: «C'est à Padoue que j'ai commencé à voir la vie à la vénitienne, les femmes dans les cafés. L'excellent restaurateur Pedrocchi, le meilleur d'Italie.», ossia: «È a Padova che ho cominciato a vedere la vita alla maniera veneziana, con le donne sedute nei caffè. L'eccellente ristoratore Pedrocchi, il migliore d'Italia ». Anche D'Annunzio, Eleonora Duse e il futurista Martinetti hanno frequentato in tempi diversi i tavolini dello storico caffè.
Conosciuto anche come il "Caffè senza porte" perché rimaneva aperto giorno e notte fino al 1916, l'edificio ha una forma strana a pianta approssimativamente triangolare. A realizzarla fu l'ingegnere e architetto veneziano Giuseppe Jappelli, esponente di spicco della borghesia cittadina che già frequentava la precedente "bottega del caffè" di proprietà della famiglia Pedrocchi. Jappelli progettò un edificio eclettico ma con un impianto in stile neoclassico, con una architettura luminosa e dai canoni innovativi, affermerei illuministi, creando quello che è uno degli edifici-simbolo della città di Padova.
Leggi tutto...
La città patavina di Antenore (II parte)
Venerdì 21 Marzo 2014 10:11
 Proseguiamo rapidamente per via Roma, dove subito a destra si sviluppa un lungo porticato a fianco della chiesa di Santa Maria dei Servi. Non possiamo non attraversarlo, proprio per la storia di cui è permeato, infatti riutilizza dieci colonne ottagonali di marmo rosso, provenienti dal prospetto dalla trecentesca Cappella dell'Arco del Santo nella Basilica di Sant'Antonio da Padova quando questa fu ricostruita. Il porticato è detto del Campolongo, proprio perché fu Bartolomeo da Campolongo che lo costruì nel 1511.
La chiesa della Natività della Beata Vergine Maria dei Servi, conosciuta come Santa Maria dei Servi, è un edificio religioso trecentesco che si affaccia su via Roma , anticamente via Sant'Egidio.
Leggi tutto...
Luci ed ombre a Torino (XXI parte)
Sabato 01 Marzo 2014 11:21
 Corso Marconi è un viale alberato che offre come prospettiva il castello del Valentino. Voluto dalla Madama reale, oggi la grande via di comunicazione divide in due il quartiere di San Salvario, del quale voglio fare un rapido giro per conoscere una Torino particolare e poco conosciuta dalle guide turistiche.
Il Borgo San Salvario viene ideato e pianificato tra il 1846 ed il 1854, ma già nella metà del '600, su progetto di Carlo e Amedeo di Castellamonte, vengono edificati la chiesa di San Salvatore, da cui prende il nome, e il castello del Valentino, residenza della Madama Reale Maria Cristina di Francia.
Tra gli edifici più antichi vi sono quelli edificati nel 1852 su disegno di Carlo Promis, all'incrocio tra il viale del Re (oggi corso Vittorio Emanuele II) e via Nizza. Questo primo ampliamento si estendeva fino al viale che portava dal castello del Valentino alla chiesa di San Salvario, oggi appunto corso Marconi.
Leggi tutto...
Chiaroscuri nella città eterna (II parte)
Sabato 08 Febbraio 2014 09:45
 Lungo la strada che mi porta nel piazzale davanti al Quirinale trovo aperta la porta di un'altra importante chiesa, sconosciuta ai più, ai turisti quasi sicuramente. È la chiesa di Sant'Andrea al Quirinale situata nel rione Monti, prospiciente la facciata della Manica Lunga del palazzo del Quirinale. La piccola chiesa fu costruita su commissione del papa Alessandro VII e del cardinale Camillo Pamphili, nipote di papa Innocenzo X, tra il 1658 e il 1678 su progetto di Gian Lorenzo Bernini.
La facciata si apre su un piccolo sagrato che pare più grande, grazie a due ali concave, che illusionisticamente ampliano lo spazio prospettico. Completano la facciata una gradinata semicircolare ed un portico d'accesso monumentale. Sovrastante alla trabeazione della facciata troviamo rappresentati due pesci che affiancano la conchiglia su cui è impresso il Nome di Gesù (IHS). La chiesa è a pianta ovale, con l'asse maggiore trasversale; le sue piccole dimensioni appaiono così dilatate offrendo all'occhio un ampio respiro. Le due absidi laterali non sono utilizzate da cappelle, così da costringere lo sguardo del fedele e del visitatore direttamente sull'altare maggiore, costituito da una cappella in cui la pala d'altare è illuminata da una fonte di luce nascosta, creando una scenografia teatrale che Gian Lorenzo Bernini ha spesso usato.
Leggi tutto...
|
Le mutande
Lunedì 21 Aprile 2014 12:06
 Quante volte sulle riviste patinate o sui cartelloni pubblicitari ci capita di vedere giovani ragazzi palestrati, fratelli minori di Adone. Se costui fu una delle figure più complesse nei tempi classici (facendosi amare da moltissime donne e dee come Afrodite e Persefone, e facendosi anche odiare da altre divinità come Apollo), i suoi novelli epigoni non possono che scimmiottare tanta bellezza e sublimazione. Si possono limitare ad utilizzare la carta patinata e i nuovi media per mettere in mostra i loro corpi scolpiti a suon di sacrifici culinari, il tutto per mettere in mostra la mutanda maschile da vendere.
Infatti, quando mi dedico all'acquisto di questo capo d'abbigliamento, mi devo sempre confrontare con tanti aitanti virgulti che proponendo i loro corpo, stampato sulle confezioni, pensano di convincermi a comprarne un modello piuttosto che un altro. Mutande così pregiate e costose, da doverla tener bene aderenti al corpo e nascoste sotto pantaloni-cassaforte.
Leggi tutto...
Luci ed ombre a Torino (XXII parte)
Martedì 01 Aprile 2014 11:21
 Raggiungo il Parco del Valentino dopo essere transitato davanti a Casa Lattes, sita in via Giuseppe Baretti 45, un edificio che mi attrae, in quanto presenta nel suo insieme una sobrietà stilistica di fine 800 senza pari, con finestre ad arco molto alte e leggere decorazioni a riccioli; elementi leziosi di un ambiente di gradevole impressione. Tra l'altro l'edificio è ricoperto quasi interamente da una enorme cascata di vite canadese.
Una volta giunto al Parco del Valentino cerco una panchina che mi permetta di ammirare lo scorrere placido delle acque del Po, dove si sente minimizzato il rumore delle auto che transitano in corso Massimo D'Azeglio e corso Vittorio Emanuele II. Lo sferragliare sicuro e lo scampanellio divertente dei tram rimane l'unico rumore a me gradevole, ma sopratutto provo il piacere di vedere passare davanti a me coppiette di giovani fidanzati, ma anche famigliole che spingono le carrozzine con i loro pargoli, e perché no, anche nonne che trascorrono le giornate con i loro nipoti.
Leggi tutto...
Chiaroscuri nella città eterna (III parte)
Martedì 11 Marzo 2014 09:45
 Scendo lentamente verso Piazza di Montecitorio e percorro via della Dataria. Anticamente questa via era chiamata "strada o salita di Montecavallo" perché appunto conduce alla piazza del Quirinale che un tempo era denominata "Monte Cavallo", mentre ora questa denominazione è riservata alla scalinata. La via fu voluta da papa Paolo V e prende il nome dal palazzo della Dataria Apostolica, vale a dire del Tribunale dei benefici, chiamato "della Dataria" per l'apposizione della data sui documenti, ossia l'attuale Ufficio del registro. Questo edificio è di fine Cinquecento ed era di proprietà del cardinale Orazio Maffei. Dopo la sua morte fu affittato alla Camera Apostolica per la famiglia pontificia e successivamente venduto per diventare la sede della Dataria Apostolica. Il palazzo fu ristrutturato per questo scopo da Paolo V, come rivela il cartiglio con lo stemma del papa Borghese e la relativa iscrizione posta sulla facciata dell'edificio. Una pesante ristrutturazione del palazzo (1860) per volontà di Pio IX inglobò l'antico edificio ad una casa che si trovava sul retro: una lapide al di sopra del portone con lo stemma di papa Mastai Ferretti ricorda proprio questi lavori. Il palazzo rimase di proprietà della Santa Sede anche dopo l'unità d'Italia e fu poi venduto nel 1973 all'Ansa.
Leggi tutto...
La vestaglia granata
Sabato 15 Febbraio 2014 07:53
 Ho una vestaglia da camera color granata che ho usato assai poco, sia perché non mi ricordo di possederla, sia perché non si può definire un vero e proprio indumento.
Fa parte di quei capi d'abbigliamento che tengono spazio nell'armadio e ogni qualvolta devo fare i cambi stagionali eccola lì che mi torna tra le mani e pare dirmi attraverso la morbidezza vellutata del suo tessuto, indossami!
Ma nel mio immaginario, Lei, la vestaglia, assume le parvenze di un velo-lenzuolo-vestito, che nasconde la mia pudicizia ma che richiama, altresì, storie ed immagini licenziose.
Eppure se osservo con attenzione i film anche attuali, Lei è sempre protagonista delle migliori scene.
Leggi tutto...
Luci ed ombre a Torino (XX parte)
Sabato 01 Febbraio 2014 11:21
 Tornato nella capitale sabauda in treno, arrivo a Porta Nuova che non è esattamente la stazione londinese di King's Cross dal quale, nella serie della Rowling, parte il treno, completamente rosso, denominato Hogwarts Express, diretto al villaggio magico di Hogsmeade da cui gli studenti della scuola di magia si recano ad Hogwarts.
L'Hogwarts Express, parte sul binario nascosto 9 3/4 e gli studenti per poter accedere devono passare attraverso un muro invisibile situato tra i binari 9 e 10. Tale muro è reso invisibile poiché non deve essere scoperto dai Babbani e viene così descritto dalla J. K. Rowling nell'episodio di Harry Potter e la pietra filosofale:« Una locomotiva a vapore scarlatta era ferma lungo un binario gremito di gente. Un cartello alla testa del treno diceva "Espresso per Hogwarts, ore 11". Harry si guardò indietro e, là dove prima c'era il tornello, vide un arco in ferro battuto, con su scritto "Binario Nove e Tre Quarti". Ce l'aveva fatta.»
Ma il treno che mi ha riportato a Torino non è un Hogwarts Express, ma un normalissimo e vetusto locomotore, con carrozze pulite ma che dimostrano tutta la loro età, lontano dall'idea dello sbuffante treno a vapore descritto dall'autrice e ben rappresentato nel film.
Leggi tutto...
|