Blog di Dante Paolo Ferraris

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Dagli appennini verso il mare (I parte)

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SavonaUn giovedì qualunque di un agosto qualunque, la giornata si presenta calda ed afosa, la sveglia suona come tutte le mattine alle ore 6.20. Anche se sono in ferie, svolgo le solite attività di tutte le mattine, poi mi ritrovo in stazione, davanti al tabellone degli orari ferroviari. Il primo treno in partenza è diretto a Savona, faccio rapidamente il biglietto, mi porto sui binari in attesa che questo treno regionale arrivi a caricare una decina di persone che mi accompagneranno per il viaggio. Il treno timidamente arriva sul binario 11, poche carrozze, vecchie ma pulite, con l'impianto di condizionamento non funzionante, ma il mio viaggio non è lunghissimo.
Mi siedo vicino al finestrino, prendo la rivista che avevo comprato poco prima dal giornalaio, la sfoglio svogliatamente, non vi è alcun articolo che sia degno di essere letto interamente, il mio interesse si rivolge alla fine a qualche gossip sui prossimi film in uscita e all'oroscopo. Leggo l'oroscopo sapendo che si avvererà esattamente il contrario di quello che vi è scritto; ultimamente la mia vita è una gimcana tra avvenimenti poco piacevoli. Le altre pagine su cui mi soffermo sono quelle delle pubblicità, talvolta più interessanti delle altre.
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La caccola

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baby caccolaTi è sicuramente capitato, magari da protagonista, di trovarti fermo al semaforo e guardarti intorno per capire chi sono i tuoi compagni di sosta, magari con uno sguardo fuggevole per non essere troppo invadente nella privacy dell’auto altrui. Per me è un attività normale, forse sono troppo curioso e indiscreto.
Trovi chi guarda avanti contando i secondi per lo scattare del verde, chi cerca qualcosa sul sedile affianco, chi chiacchiera con il suo/a compagna di viaggio, chi osserva gli altri conducenti.
Un senso di schifo però ci assale, non perché sei diverso, quando il conducente dell'auto in sosta al tuo fianco, s'infila le dita nel naso. Se si accorge di essere osservato, come colto in flagrante in un delitto contro la morale, interrompe bruscamente il suo lavorio nasale, cercando di nascondere il corpo del reato: la caccola.
Strano pudore il nostro; il dito scelto non è ovviamente mai il pollice, qualcuno usa il mignolo come se fosse più delicato, quasi alla francese, il dito entra leggermente nella caverna della narice prescelta, ed inizia a cercare il suo tesoro, strofinandosi contro le pareti interne con lenti e dolci movimenti circolari.
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Luci ed ombre a Torino (XVI parte)

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Irma PincePer raggiungere Piazza Bodoni sono transitato in via dei Mille 20, proprio sotto la lapide posata in memoria di Pietro Fortunato Calvi (1817-1855), distintosi nei moti rivoluzionari del Cadore e per l'Unità d'Italia, qui posta nel 1885 sulla facciata della residenza Torinese presso la quale il patriota visse come esule, a pochi passi da quella che ricorda Kossuth.
Pietro Fortunato Calvi, anche noto come Pier Fortunato Calvi, è stato un patriota italiano, un personaggio purtroppo dimenticato dai torinesi, uno dei Martiri di Belfiore. Nacque il 15 febbraio 1817 a Briana di Noale, allora in provincia di Padova, figlio di un commissario di polizia e fedele suddito dell'Austria. Nel 1830 fu ammesso a frequentare i 6 anni di corso della importante e prestigiosa accademia militare degli ingegneri di Vienna e dopo il periodo in accademia iniziò la sua carriera militare nell'esercito imperiale. Venuto a contatto con le correnti patriottiche mentre era di stanza a Venezia, segretamente frequentò diversi circoli rivoluzionari e massoni.
Nell'aprile del 1848 si dimise dall'esercito austriaco e raggiunse Venezia per unirsi alla Repubblica di San Marco entrando nella milizia rivoluzionaria con il grado di capitano.
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A Lisbona con Pessoa (XVIII ed ultima parte)

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LisbonaMentre ci dirigiamo lentamente verso praça dos Restauradores, una pubblicità della Coca Cola mi scorre davanti, posta sulla fiancata di un autobus di linea. Subito mi sovviene la storia che lega Pessoa alla nota azienda che produce questa bevanda; è una storia poco nota, raccontata in un lungo articolo della rivista peruviana Etiqueta Negra.
La nota bevanda iniziò a essere diffusa fuori dai confini statunitensi alla fine degli anni Venti. In Italia vi giunse nel 1927. Quando volle aprire il proprio mercato in Portogallo, la Coca-Cola si rivolse a una ditta di Lisbona che deteneva l'esclusiva per i prodotti provenienti dagli Stati Uniti, la Moitinho de Almeida. In questa azienda lavorava Fernando Pessoa, che si occupava della traduzione delle lettere commerciali e della contabilità. L'azienda chiese a Pessoa di trovare uno slogan commerciale per la nuova bevanda per il lancio pubblicitario della Coca-Cola. La reclame diceva "Primeiro estranha-se, depois entranha-se". All'incirca tradotto significa: "Prima ti stupisce, poi ti entra nelle viscere". Il messaggio promozionale non piacque al ministero della Sanità portoghese, che anzi mostrava diffidenza verso quella bevanda che poteva indurre dipendenza in coloro che decidevano di berla. Il lancio promozionale secondo i funzionari ministeriali portoghesi sembrava puntare proprio sulle caratteristiche di "assuefazione e dipendenza" che la Coca Cola era in grado di stimolare nei consumatori. Comunque sia, il Portogallo – governato dalla dittatura di Salazar – dopo poco avrebbe interrotto l'importazione di Coca-Cola. Questa storia non compare nelle molte biografie di Pessoa, fino a quando nel 1992 un erede della famiglia Moitinho de Almeida non raccontò la vicenda durante un'intervista.
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Lolita

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elegan sailor lolitaMilano è una città strana, non mi ha mai particolarmente attratto, forse per la frenesia che l'abita, per l'aspetto moderno o anche per la difficoltà di raggiungerla dalla mia piccola cittadina di residenza. Ho sempre però considerato Milano una città da scoprire, pur sapendo che tutte le mie idee su questa metropoli sono i preconcetti di un provinciale.
Eccomi a Milano per l'ennesima volta. In questa torrida estate, la città si sveglia presto la mattina, ma il periodo nel quale preferirei vivere qui è l'inverno, per via della nebbia e degli odori tipici dei caffè nei bar, frequentati dagli impiegati dal lungo cappotto. Anche stamane gli spazzini sono già all'opera da tempo, le strade già percorse da auto di coloro che si recano sul posto di lavoro anche se non ancora affollate. I tratti sono simili a quelli di tante altre città italiane, tuttavia assumono colori e profumi diversi, lontani da quelli della mia città. In autunno e primavera la pioggia talvolta sembra dare ad alcuni dei suoi edifici un aspetto severo e imponente.
E se Milano nelle stagioni più fredde sembra avere un aria malinconica soprattutto nell'area dei Navigli, è proprio in inverno che mi piace osservare la nebbia che avvolge le vecchie abitazioni di ringhiera con i cortili attualmente popolati da atelier di artisti e stilisti.
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Luci ed ombre a Torino (XIV parte)

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Theodore NottRaggiungo la Chiesa di San Michele Arcangelo, eretta tra il 1784 e il 1788 su progetto di Pietro Bonvicino. La chiesa è annessa al complesso del convento dei Patri Trinitari Scalzi del Riscatto degli Schiavi, detti di San Michele, per i quali è stata edificata. Soppressi gli ordini monastici in seguito all'occupazione francese e seriamente bombardata durante la guerra, la chiesa, a forma esagonale, ha subito un attento restauro nel Novecento e oggi è adibita alla comunità di rito bizantino con una bella iconostasi per le nuove funzioni. L'edificio è un classico esempio di barocco piemontese la cui facciata ha delle belle colonne che sorreggono un ampio timpano. Numerose lesene danno alla chiesa una dolce forma ritmata. Di fronte all'ingresso della chiesa si sviluppa via delle Rosine. Un ragazzo non alto, dal passo veloce, viene verso di me inarcando un grande sorriso. Non mi sembra strano vederlo da queste parti, dal momento che in questa via vi è un noto locale, tra i più creativi e trasgressivi della città e con più di 40 anni di attività, un ritrovo di perdizione per lo più utilizzato dai mangiamorte il venerdì sera.
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Zagreb (I parte)

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ZagrebDi Karlovac ho già scritto tanto e tanto ancora scriverò, la ritengo la mia seconda città, in quanto racchiude molti miei affetti. Della sua capitale Zagabria ho scritto invece poco e merita una mia maggiore attenzione.
Diverse volte ho avuto modo di visitarla ed ho apprezzato il suo stile di vita, la trovo una città romantica, non meno delle più famose Parigi e Venezia, ma anche affascinante e intrigante come Praga o Roma, giovanile e gioviale come Barcellona o Berlino e trasgressiva come Amsterdam o Milano ed inoltre è proprio una città Mitteleuropea che mi piace, piccola, che si può girare a piedi, piena di storia, a misura d'uomo.
È bello perdersi per le sue stradine e vicoli in ciottolato che spesso fanno un percorso annodato, una città che parte dal fiume e sale in collina dopo aver percorso un bel tratto di pianura. Zagabria si presenta al turista come una città dinamica, vivace, ricca di storia rivelata dai suoi molteplici musei, una città d'arte con le proprie architetture che sembra vogliano gareggiare con le stelle e testimoniata dalle innumerevoli gallerie d'arte, dai suoi caffè letterari e dai suoi circoli più esclusivi.
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Caravella Italia

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nave in tempesta"Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincia ma bordello", Dante Alighieri, Purgatorio, Canto VI, un triste canto, che drammaticamente richiama e fotografa la politica italiana, ben oltre la metafora a 700 anni di distanza. Ormai è un ventennio che la caravella Italia viaggia a vista, persa nel mare dell'oblio, dove gli antichi principi di Libertà e democrazia sono copertine di libri contabili, scritti da banchieri e da faccendieri.
Sostituito il nocchiero alla guida della caravella con capitani di ventura, si viaggia in mare aperto senza meta, alla ricerca dell'isola che non c'è. Ogni tanto incrociamo la rotta di un altro vascello con cui scambiamo cannonate o vagheggiamo improbabili arrembaggi.
Il libro di bordo, la nostra costituzione, viene evocata quale libro del cielo, ma sempre pronti a modificarne i contenuti o darne proprie interpretazioni ogni qualvolta non ci aggrada la sua sentenza, allora diventa vetusta, logora e da cambiare.
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Luci ed ombre a Torino (XV parte)

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Poppy ChipsPiazza Cavour, dedicata allo statista piemontese, è un perfetto esempio dell'edilizia signorile della Torino ottocentesca. L'area verde della piazza fa parte del Giardino dei Ripari, come vengono ancora chiamate dai torinesi le tre aree verdi di Piazza Maria Teresa, piazza Cavour e aiuola Balbo.
Il Giardino dei Ripari era nato durante il periodo della Restaurazione dopo la demolizione delle mura di difesa cittadine. Il giardino Cavour, detto anche delle "Montagnole", è così chiamato perché edificato su un terreno irregolare che era l'antico sito dei bastioni della città. In questo giardino sono presenti alcune collinette artificiali di terra con brevi ma affascinanti percorsi pedonali tra alberi maestosi che fanno ombra ad alcune panchine sulle quali trovi spesso giovani innamorati impegnati nelle loro effusioni. La piazza, caratterizzata da questi giardini a collinette alberate, è circondata su tre lati da palazzine ottocentesche tra cui Palazzo Biscaretti di Ruffia e il Convento delle Monache Sacramentine.
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A Lisbona con Pessoa (XVII parte)

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LisbonaVeloce colazione per fare una rapida ed ultima visita alla città prima di partire per rientrare in Italia.
Lasciamo nella Pensione i bagagli che passeremo a recuperare prima di recarci in aeroporto. Paghiamo il disturbo e usciamo a goderci l'ultimo giorno lisbonetano.
"Nella mezza nebbia del mattino di mezza primavera la Baixa si sveglia intorpidita e si direbbe che il sole sorga lentamente. C'è un allegria tranquilla nell'aria semifredda, e la vita, al soffio leggero della brezza che non c'è ... I negozi, eccetto i caffè e le latterie, non sono ancora aperti; ma la quiete non è torpida come quella della domenica: è quiete soltanto. Una traccia bionda si preannuncia nell'aria che si apre e l'azzurro si colora pallidamente di rosso attraverso la bruma che scema. Il nascere del traffico rareggia per le strade, risalta la distanza fra i pedoni e nelle rare finestre aperte. I tram disegnano a mezz'aria la loro sagoma mobile gialla e numerata. E di minuto in minuto, in modo sensibile, le strade si popolano". Ovviamente non è primavera, ma Bernardo Soares (Pessoa), nel suo libro dell'inquietudine descrive con esattezza ciò che troviamo oltre la porta della Pensão Central.
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La stagione dei barbuti

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barbe e baffiUna giornata afosa, seduto su una panchina in attesa che le lancette dell'orologio facciano scattare l'orario di apertura della libreria.
La strada è semideserta, le poche persone che si aggirano sono gli anziani che cercano di camminare stando sempre all'ombra, trascinando anche i loro anni insieme alla sportina della spesa. I bambini giocano in un angolo della via, incuranti del solleone. Il suono di una sirena di una ambulanza sveglia i viandanti dal torpore della canicola pomeridiana.
Le persiane delle case sono tutte chiuse, come se all'interno gli abitanti vi avessero trovato rifugio per scappare dai raggi solari e dall'umidità che infastidisce. Due ragazzini con lo skate si divertono a saltare tra i gradini dei marciapiedi, godendo di un orario in cui anche le automobili che transitano sulla stretta via sono poche e solo il rumore delle rotelle degli skate che si allontanano sul dissestato marciapiede, realizzato con antiche pietre di lucerna, rende viva la strada.
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