Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Piemonte: Nizza Monferrato

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Nizza MonferratoLa giornata, calda e soleggiata, mi vede di buon ora già in strada in viaggio per le colline del Monferrato. Voglio raggiungere e visitare con calma Nizza Monferrato.
Mentre salgo e scendo per i dolci panettoni che sono le colline monferrine con i suoi filari distesi, dove i grappoli di uve ancora acerbe si godono il sole tra pampini e viticci, che cercano di aggrapparsi ai loro stessi tralci, ripercorro brevemente la storia del borgo che vado a visitare.
Così come quella francese, anche la Nizza monferrina ha avuto probabilmente origine etimologica da una proprietaria di fondi chiamata Nice o Nicia, denominazione a sua volta derivata dalla dea greca Nike (Vittoria), anche se l'origine del nome è ancora incerta.
Dal XVI secolo Nizza e per tutto il periodo medioevale, il nome è stato caratterizzato dal determinante Palearum viene citata come Nicea Palearum o della Paglia, per via dei tetti delle case che anticamente venivano costruiti con paglia intrecciata con steli erbacei e cannucce essiccate, presenti negli allora terreni paludosi posti alla confluenza dei torrenti Nizza e Belbo, o forse solo per la presenza di queste erbe ed arbusti. Ancora oggi è popolarmente chiamata "Nissa dla Paja ". In alcune abitazioni antiche, come in molte zone della frascheta, luogo ove io abito e dove si possono ancora trovare case fatte in quel modo.
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Il mio Piemonte: Castellania Coppi

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CastellaniaLa giornata è uggiosa ma l'auto corre già verso i colli tortonesi, le strade su per la valle sono strette e tortuose e molti sono i ciclisti che la percorrono. Il percorso, benché accidentato, è reso molto suggestivo da una campagna verdeggiante e dagli splendidi panorami che solo queste valli sanno offrire. Sono certamente posti in cui, un tempo, era difficile sopravvivere e dove solo la campagna e il piccolo allevamento poteva offrire qualche sostentamento. Difficile immaginare queste strade a quei tempi, "bianche" e sterrate vie diventavano ardui percorsi da fare in bicicletta. Sicuramente tempravano lo spirito e formavano una buona muscolatura.
Non a caso questa terra ha dato i natali a dei campioni del ciclismo su strada e su pista come Fausto Coppi e suo fratello Serse.
Raggiungo così, lontano dal Borgo, posta isolata su un altura e in compagnia del cimitero, la Chiesa di San Biagio. La Chiesa Parrocchiale fu edificata nel corso del Cinquecento nelle vicinanze di una precedente costruzione intitolata a San Marziano. Castellania era già sede di parrocchia dal 1432 e della primitiva Chiesa rimangono alcuni tratti della costruzione nella Chiesa Parrocchiale e nelle sue immediate vicinanze.
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A zonzo con il calessino (XXXV parte)

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CalessinoI nostri calessini entrano chiassosi nell’abitato di Semiana. Dovremo attraversare per intero il piccolo borgo, fatto di basse case, per lo più dotate di ampi cortili e giardini. Le insegne ormai consunte, su saracinesche ormai chiuse segnala che un tempo vi fosse una florida attività commerciale. Il paese è attraversato dalla Strada Provinciale pavese n. 5 possiede le caratteristiche dei piccoli centri agricoli della Lomellina che hanno visto diminuire drasticamente la propria popolazione nel corso della seconda metà del secolo scorso. L’attività economica principale è comunque di tipo agricola, principalmente dedicata alla coltivazione del riso.
Il toponimo di questa località è di etimologia molto incerta. Alcuni lo fanno derivare da un luogo appartenente alla romana “Gens Salvia”, altri forse dal nome proprio latino Similius da cui l'aggettivo Similiamus, altri ancora dall'antica Salvania, fondata dai Salvi, popolazione proveniente dalla Provenza. Sta di fatto che il primo nome che compare su un atto del XII secolo, vede il borgo indicato come Samignana e manterrà lo stesso nome fino al XVIII secolo. Il luogo fu comunque abitata da tempi molto lontani, visti i ritrovamenti in bronzo risalenti al XII - X secolo a.C. Sicuramente fu abitata dai romani, come tutta la Lomellina e poi con la caduta dell’Impero Romano, fu invasa dalle diverse tribù barbare.
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Il mio Piemonte: Canelli

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CanelliIl sole si è stancato di sfilare nel cielo e oggi starà dietro le quinte, tra fastidiosi cuscini di nuvole e il mio breve viaggio in auto sarà comunque tranquillo, infatti le nuvole che i accompagneranno non sono cariche di pioggia.
Il mio vagare oggi mi porterà a Canelli. Il suo territorio in antichità fu sede di insediamenti dei Liguri Statielli e successivamente in epoca romana si svilupparono diversi fondi rustici dove già si coltivava la vite. A sua testimonianza vi furono numerosi ritrovamenti di epoca romana tra cui quattro stele incise oggi ospitate nel lapidarium, creato presso la chiesa di San Rocco.
Si sentirà parlare di Canelli solo a partire dall'Alto Medioevo già nell'anno 961, quando compare per la prima volta nell'elenco delle Corti Regie esistenti in Piemonte con l'appellativo "civitas" e come centro di un sistema di sfruttamento fondiario.
Le origini del toponimo sono incerte e si fanno risalire al termine latino locus canellarum (terra, zona ingombra di canne), riferito al territorio che all'epoca era acquitrinoso per gli straripamenti del Belbo.
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A zonzo con il calessino (XXXIV parte)

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CalessinoLa mattina splende, il risveglio è stato dolce, la colazione abbondante, i calessini sono pronti a partire. Gian è alla guida, le ragazze sono dietro al nostro rosso ape-calessino che già corre verso sud, lungo la ex statale 31 del Monferrato che unisce Vercelli ad Alessandria.
Lasciamo sulla nostra destra l'abitato di Stroppiana di cui da lontano fatico a riconoscere i campanili della Chiesa Parrocchiale di San Michele, risalente al 1760, e della Chiesa di Santa Marta che custodisce la Cappella del Santo Sepolcro ed una Deposizione in terracotta; è meta di grande devozione popolare.
Stroppiana è citato per la prima volta in un diploma imperiale del 1014 con il nome di Stirpiana, il paese fu feudo del vescovo di Vercelli, poi proprietà di varie famiglie nobili, tra cui i conti di Biandrate, il Marchese del Monferrato, i Langosco di Stroppiana, i Langosco della Motta e i Vialardi.
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Il mio Piemonte: Ghiffa

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GhiffaLa giornata è calda e afosa, il caldo torrido mi ha accompagnato per tutto il viaggio. Solo alla vista del lago, all'improvviso l'aria si rinfresca. Costeggio per un lungo tratto il Lago Maggiore prima di arrivare a Ghiffa.
Difficile raccontare la storia di questo borgo costituito da 14 piccoli centri abitati. La stessa Ghiffa, attualmente sede del Palazzo Municipale, è stata una frazione di San Maurizio della Costa sino al 1862, quando si decise di usare il suo nome per tutto il comune.
Tra le altre frazioni, sicuramente le più importanti per la storia del luogo è quello di Frino, già sede del Castello dei Moriggia, fondatori del paese. Frino, dal 1447 e per trecento anni, fu il centro amministrativo e religioso delle degagne di San Maurizio e San Martino. Le degagne di San Maurizio, come quelle di San Martino, erano delle antiche circoscrizioni amministrative ed ecclesiastiche in cui era divisa l'area costiera del lago e la valle Intrasca.
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Il mio Piemonte: Masio

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MasioForse non sarà splendente questo sabato mattina, ma le nuvole non copriranno per tutto il giorno il cielo.
Raggiungo con la mia piccola autovettura il borgo di Masio, posto sulla destra orografica del fiume Tanaro, posto ai confini con l'astigiano.
L'abitato sorge su un rilievo collinare, supero agevolmente il ponte sul torrente Tiglione prima di entrare in Paese.
Sulla mia destra trovo una chiesetta campestre, oggi quasi incorporata nel centro abitato, è la chiesa è dedicata a San Rocco, che sicuramente è stata edificata con la peste seicentesca, è certo che questa chiesetta fungesse da cappella del lazzaretto. Infatti San Rocco e San Sebastiano venivano spesso invocati per proteggersi dalle pestilenze. Mi soffermo per ammirare la sua semplice facciata con una piccola porta d'accesso, nessuna finestra, lesena se non quelle angolari, risulta così priva di ogni ornamento. L'unico vezzo in facciata è nella porzione superiore con un timpano ad arco tutto sesto e un terreo colore rosa e grigio nelle lesene angolari e nelle leggere cornici dell'arco della facciata. In questa cappellania, ancora nel XVII secolo, il cappellano era tenuto a coadiuvare il Prevosto in qualità di vice curato e doveva fungere da maestro di scuola.
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Diversamente giovane

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Giovani e anzianiVoglio tentare di affrontare con Voi il tema dell'adolescenza e del disagio adolescenziale, lungo un percorso che va dai comportamenti a rischio, tipici dell'età, ai comportamenti devianti. Lo faccio come mero osservatore e senza nessuna base scientifica se non quella della cronaca e di qualche articolo specializzato, fatta da uno spettatore occasionale che a voce alta esprime il suo pensiero, proprio perché vede ancora un'Italia con un cuore giovane.
Particolare attenzione è da sempre prestata all'abuso di sostanze psicoattive nei più giovani, ma ritengo che anche altre forme di devianze quali bullismo e altro siano da considerare.
Permettetemi pertanto di fare dei paragoni, cosa forse sbagliata, con i giovani di ieri, un'osservazione quindi antropologicamente personale, ma che potrebbe aprire una discussione.
Molte volte ho sentito dire: "i giovani sono il nostro domani", quindi mi sembra ovvio pensare che i giovani hanno un cammino davanti più lungo del nostro, ma solo perché l'abbiamo già percorso, oppure sono il Futuro? La domanda è banale ed è facile rispondere con un'altra banalità "sono il presente", mi pare naturale che sono al presente, cioè ad oggi, ma ciò non risolve il problema delle problematiche comportamentali
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Il mio Piemonte : Andorno Micca

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Andorno MiccaL’alba stamattina aveva dei colori splendidi, la giornata si annuncia serena, poche nuvole in cielo che si rincorrono ma, lasciano dietro di se un tappeto azzurro.
Con l’auto raggiungo velocemente il Borgo del biellese che intendo scoprire.
Questo Borgo è abitato da moltissimo tempo, il suo nome ha forse origine medioevale e compare sotto forma di Andurnum o Andornum in un atto di donazione del 962, quando il luogo venne donato dall’Imperatore Ottone I al conte Aimone di Vercelli.
Dopo pochi anni, nell’Anno Mille, Andorno passò ai Vescovi di Vercelli, che ne mantennero il possesso fino al 1377, anno in cui gli andornesi si ribellarono al Vescovo Giovanni Fieschi, che nel 1351 aveva fatto erigere un castello sul luogo dove, da circa due secoli, si innalzava una munitissima torre segno di difesa dei borghigiani.
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Zurigo

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ZurigoLa ghiotta occasione di visitare Zurigo me la offre mio nipote Amedeo; in treno raggiungiamo Zurigo, luogo dove abita e lavora. Il primo impatto con la Svizzera non è stato certamente confortante. Infatti appena superato il confine italiano e sul treno vi è stato il cambio macchinisti da italiani a svizzeri, questi ultimi si sono sbrigati ad annunciare dagli altoparlanti posizionati su tutte le carrozze che il ritardo di 5 minuti era colpa delle ferrovie italiane.
Proseguiamo così il viaggio, tra i bellissimi paesaggi ammirabili dai finestrini del treno, intercalati da un pedante turista colombiano che si reca in visita al fratello che abita in un paesino del cantone di Zurigo.
All'arrivo alla stazione di Zurigo o come la chiamano gli svizzeri Zu Raic ossia "troppo ricca", mi accoglie una bellissima installazione "L'ange protecteur", sospesa sopra i passanti. L'opera è stata un regalo dell'azienda Securitas in occasione dei 150 anni delle Ferrovie Svizzere ed è stata trasportata a Zurigo dagli Stati Uniti, opera dell'artista francese Niki de Saint Phalle. L'angelo dalle notevoli dimensioni, alto 11 metri e pesa 1,2 tonnellate, ha un vestito colorato e le ali dorate. Niki de Saint Phalle divenne famosa in tutto il mondo per le sue voluminose "Nana" quali espressione di donne libere, sicure di sé, piene di gioia di vivere.
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Il mio Piemonte: Azeglio

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AzeglioLa giornata si è fatta improvvisamente calda, il vento ha sbuffato le nuvole che velavano il cielo e il sole ha avuto la sua rivincita. La Primavera è anche la vittoria dei colori pastello e vivaci sulla monotonia di quelli invernali. Azeglio mi si prospetta davanti con il suo castello, quasi a volersi ergersi su tutto ciò che circonda la Serra morenica eporediese.
Sono tante le curiosità che mi hanno spinto a visitare questo piccolo borgo piemontese. Non solo il nome del loro più illustre concittadino, nonché le sue tradizioni, ma anche il castello che ho sempre visto mentre percorrevo l'autostrada.
Mentre raggiungo la Piazza principale del borgo, ripercorro la sua storia.
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