Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Piemonte: Coniolo

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ConioloConiolo anticamente chiamato Ponte de Cuniolo, ha il suo territorio che si estende sulle due rive del fiume Po. Il territorio sulla sponda destra è collinare e sull'altra totalmente pianeggiante. Il centro abitato è tutto in zona collinare, compresa la frazione Bricco e Coniolo nuovo.
Fu feudo dei marchesi del Monferrato e ne seguì le sorti e le sue vicende storiche. Durante il periodo fascista il comune fu soppresso e incorporato da Pontestura, ma tornò indipendente nel 1848.
L'attuale centro del paese è edificato sulla costa del rilievo collinare, in posizione molto panoramica. Un tempo il capoluogo era invece posto su un rilievo più basso, più vicino al fiume Po su cui insisteva, oltre le case, la chiesa e il castello, tutto ormai scomparso. Del castello restano oggi alcuni ruderi della cinta fortificata.
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Il mio Piemonte: Caresana

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CaresanaLe mattine dopo piogge e temporali sfoggiano un cielo sempre più blu. Il fresco buongiorno e un giallo sole che presto scalderà la giornata mi accompagnerà nella giornata, mentre in auto mi dirigo a Caresana. La strada è scortata ai lati da distese di risaie allagate, ove presto cresceranno ogni tipo di riso, coltura tipica della zona.
Si intravedono le prime case di Caresana, che oggi una circonvallazione ne abbandona il percorso per il suo centro storico. Posso così solo tentare di riconoscere a debita distanza il tozzo campanile della Chiesa Parrocchiale di San Matteo apostolo, più difficile vedere il piccolo campanile della Chiesa di San Rocco e della Chiesa di Santa Maria Assunta, mentre la bella Chiesetta della Confraternita di San Giorgio, mi si prospetta innanzi.
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A zonzo con il calessino (XXXX ed ultima parte)

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CalessinoIl tempo di svegliarci, fare una rapida colazione, caricare i bagagli sui nostri calessini che sono in attesa di percorre l'ultima tappa, che già salutiamo Pavia e ci ritroviamo lungo la strada ex statale 35 in direzione di Milano. Un cartello stradale mi ricorda che transiteremo nei pressi della Certosa di Pavia. Basta un breve cenno a Gian e alle due ragazze che ci seguono sul loro potente mezzo gemello a tre ruote, che decidiamo di fare una breve sosta in questo antico e affascinante luogo. Vuol dire che attraverseremo rapidamente Milano per consegnare i due calessini entro l'ora prefissata.
Certosa di Pavia è un comune situato nei pressi del Naviglio Pavese, ed il Borgo prende il nome dal monastero certosino situato sul suo territorio. Il comune fu fondato nel 1929 dall'unione dei comuni di Torre del Mangano, Torriano e Borgarello, quest'ultimo si rese nuovamente autonomo nel 1958. La nascita d'importanti industrie nelle vicine città e paesi, assieme alla strada statale che attraversa il Borgo e unisce Milano a Pavia diedero un rapido sviluppo al comune di Certosa di Pavia.
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Il mio Piemonte: Aramengo

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AramengoLa giornata si presenta già afosa al mattino presto, preferisco pertanto di concedermi un breve giro sulle colline del basso Monferrato. È bello salire e scendere da verdi colline, girarci in torno e scoprire nuove vallette, ove torrenti e rii sono accompagnati da roverelle, pioppi e salici. La campagna è un alternarsi di colture diverse e da boschi di latifoglie.
Raggiungo così Aramengo, il cui toponimo, qualcuno afferma avrebbe origini romane, derivando da Ara Mea divenuto poi Aramengum in epoca longobarda con l'aggiunta del suffisso –engo. Altri affermano invece che l'origine del nome debba essere collegata ad una voce germanico, dato il suffisso -engo, ossia dal tedesco -ing, la cui radice potrebbe indicare un nome personale, sempre di origine tedesca. Comunque sia, non è ancora ben definita l'origine.
La mia curiosità invece è nel modo di dire che ancor oggi si dice vai a “ramengo” espressione che equivale ad andare in rovina, in bancarotta. Un esclamazione volgare di stizza per mandare qualcuno al diavolo.
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Capodanno

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Fanculo 2020Siamo finalmente arrivati alla fine di questo anno terribile, da dimenticare. L'anno che è appena passato non lo voglio dimenticare solo perché possa essere di monito per il futuro.
Tutto iniziò con l'oroscopo di Fox che annunciava un anno straordinario con molti cambiamenti. In effetti i cambiamenti ci sono stati, tutti in peggio. Anche il detto "Anno bisesto anno funesto" ha confermato le vecchie dicerie. Abbiamo visto un anno terribile, tanto da farci sembrare le antiche epidemie cose molto più vicine al nostro quotidiano. La memoria torna quasi subito, alla peste "manzoniana" che colpì anche nel territorio di Alessandria. A rileggere i vecchi scritti ritrovi l'antesignana "zona rossa" con l'isolamento della città. L'unico sistema per difendere la città dal contagio era presidiarne le porte incaricando cittadini "in arme" di farvi accedere soltanto individui muniti di apposita "bulletta" attestante la provenienza da città libere dalla peste. Erano i cittadini stessi a dover fare da guardiani alla sicurezza sanitaria della città e se tali cittadini si rifiutavano di prestare servizio erano puniti con il carcere. Infatti all'archivio di Stato cittadino, in un documento del 14 agosto 1630, riporta che è stato segnalato da Bernardo Guasco, capo del quartiere di Borgoglio, che alcuni non si erano presentati a svolgere il servizio di presidio delle porte, la Congregazione ordina che «li signori capi di Milizia possano far dettenere in prigione chiunque ricuserà obedire essendo comandato ad andare di guardia con le armi alle porte per servizio della Sanità ne possa essere rilasciato senza spezial consesso di detto officiale».
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Il mio Piemonte: Villanova Monferrato

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Villanova MonferratoLa sveglia ha tardato a suonare, ma il mio viaggio oggi non è molto lungo, pertanto posso prendermela con comodo. Raggiungo Villanova Monferrato, senza nemmeno usare l'autostrada per arrivare a questo grosso Borgo posto sulla sinistra del fiume Po. Un tempo era una zona con molteplici tipologie di colture, oggi sostituite con la coltivazione del riso. Oggi Villanova Monferrato ha anche una discreta zona industriale e un area commerciale di tutto rispetto.
Entrando in Villanova trovo in Via Ing Pietro Bosso, la Chiesetta della Madonna della Neve. Questa Chiesetta che trovo chiusa è di semplice fattura con tetto a capanna e ampio frontone. La chiesa è del XVI secolo e presenta una porta d'accesso con ai lati due ampie finestre ovali, protette da una grata. Sopra la porta vi è un ampio affresco rappresentante la Madonna con Bambino che necessita un restauro. Sopra di essa un ampia lunetta completa la facciata. Questa strada, ossia Via ing. Pietro Bosso, ricorda il patriota che nacque a Vercelli, 1799 e morì a Torino nel 1857. Costui partecipò ai moti del 1821 e fu esule dopo la repressione dei moti mazziniani del 1833, stabilendosi dall'autunno a Bruxelles. Fu proprio l'ing Bosso a convincere Gioberti, di cui era amico, a raggiungerlo da Parigi a Bruxelles. Nel 1838 il Bosso rientrò in Italia, riprendendo la sua attività professionale di ingegnere, soprattutto dedicandosi alla realizzazione delle strade ferrate piemontesi, ma s'impegno anche nel marzo del 1849 a dirigere le opere di difesa di Casale dall'assalto degli austriaci.
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Il mio Piemonte: Massino Visconti

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Massimo ViscontiRaggiungo comodamente in auto l'antico di Borgo di Massino Visconti, di cui si ha la prima notizia storica nell'865, quando il Conte Ermenulfo prometteva a Angelberga, moglie dell'Imperatore Ludovico II, di cederle tutte le sue proprietà se egli avesse mediato per la conferma imperiale sul monastero di Massino.
Alla morte di Angelberga, la corte di Massino che gli era stata concessa in beneficio del marito Imperatore, fu per testamento legata al monastero di San Sisto di Piacenza con il vincolo di mantenere monaci o canonici nell'Abbazia.
L'Abbazia fu poi ceduta nel 883 al monastero svizzero di San Gallo.
Ma la sua storia è più antica, come forse lo testimonia il toponimo Massino, derivante dal diminutivo longobardo di Massa, ossia piccolo podere, mentre il determinante Visconti è stato aggiunto nel 1943 connesso alla nota famiglia milanese originaria di questo luogo.
Il Borgo, subì quindi la dominazione romana prima, longobarda poi, ed alla seconda la tradizione vuole che il Re Desiderio, volle purificare e riconsacrare al culto cristiano un tempio pagano che vi era stato costruito.
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Il mio Piemonte: Candia Canavese

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Candia CanaveseDicono che quando qualcuno si alza presto per fare qualcosa di utile, abbia l'ora in bocca. Io non rappresento di sicuro questa categorie di persone, anche se mi alzo sempre poco dopo l'alba. Stamattina in particolare, ho voluto essere mattiniero per raggiungere un Borgo piemontese, il cui nome deriva dal patrominico romano Candidus.
La strada è assai lunga anche se non particolarmente disagevole. Raggiungo così Candia Canavese che il sole già alto e scalda abbondantemente la giornata.
L'epoca di fondazione di Candia è romana, anche se preesistevano sulle sponde del suo lago insediamenti palafittici. Conferme dell'origine romana del luogo non deriverebbe solo dal toponimo, ma anche da alcuni reperti archeologici rinvenuti sul suo territorio.
In periodo Medioevale Candia fu al centro di aspre lotte, soprattutto durante i secoli XIII e XIV, quando il Vescovo Conte di Ivrea, il Marchese di Monferrato ed il Principe d'Acaia si contesero il controllo di questo lembo di terra canavese. Nella seconda metà del XIII secolo, Guglielmo VII del Monferrato cercò di sottomettere il Canavese, il Vescovo lo scomunicò insieme e ai suoi alleati che erano i signori di Candia e Castiglione. Qui i Marchesi del Monferrato vi consolidarono la loro Signoria durata fino alla pace di Cherasco del 1631 dove subentrarono i Savoia. Ciò non tolse che dal ‘XIV al XVIII secolo il Borgo di Candia subì continui assedi e distruzioni del territorio.
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Il mio Piemonte: Belgirate

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BelgirateLa giornata è splendida per non fare un escursione in un luogo in cui si possa godere di una eccezionale posizione panoramica. Infatti, viaggiando in autostrada raggiungo Belgirate.
Il bel Borgo lagunare è posto incastonato nel promontorio, costituito dal versante orientale del colle della Motta Rossa, che separa il bacino inferiore del Lago Maggiore dal Golfo Borromeo. Il luogo per molti anni fu abitato da pescatori e contadini e subì per diverso tempo una forte emigrazione. Infatti, per i belgiratesi come per gli altri abitanti del Vergante, molte persone si adattarono a fare il mestiere dell'ombrellaio. Curioso il soprannome che ai belgiratesi venne appioppato i "sciatt" ossia i rospi.
I ritrovamenti archeologici d'epoca romana imperiale attestano la presenza e la frequentazione di questi luoghi. La prima attestazione riguardante Belgirate risale al XII secolo. Nel Medioevo fece parte del feudo del Vergante di cui seguì le sorti, appartenendo dapprima ai Visconti poi ai Borromeo che l'ebbero infeudata dal 1441 fino alla fine del XVIII secolo, quando ebbe fine il sistema feudale.
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Natale al tempo del CoViD

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CoViDIl Natale di quest'anno è diverso da tutti quelli che ho finora vissuto. Il mio Natale è sempre stato fatto in famiglia, dapprima con i miei genitori e poi a casa di mia sorella. Una famiglia che si è ristretta numericamente, ma che non ha perso le tradizioni. L'albero si è sempre fatto l'8 dicembre, giorno della Immacolata Concezione che unitamente con il presepe accompagna le mie festività fino al 6 gennaio. Il presepe dapprima era realizzato con le statuine, la capanna, il muschio ecc… che creavano a casa dei nostri genitori. Oggi, il mio presepe è il solo gruppo della Sacra Famiglia realizzato in ceramica, ma mi perdo volentieri ad osservare quelli che sono realizzati nelle vetrine dei negozi o nelle chiese. D'altra parte le abitudini non si perdono facilmente ed in questo caso meno male.
Mi è capitato così di fermarmi davanti ad un bel presepio, con tante statuine di personaggi della cultura contadina, impegnati nei loro modesti lavori, con le tradizionali pecorelle ed agnellini oltre al bue ed all'asino nella stalla. Molte le casette, mulini e locande, tutto ben illuminato e con ruscelli d'acqua e il verde del muschio naturale.
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Santa Lucia e i Lecabòn

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lecabonDa bimbo attendevo con ansia il giorno della festa di Santa Lucia, non capivo il perché di quella ricorrenza, forse non me lo sono nemmeno mai chiesto, ma aspettavo che mia madre mi portasse a casa il Lecabòn. Questo è un dolce tipico alessandrino che si distribuisce solo il 13 dicembre e per qualche giorno a seguire.
Santa Lucia è un ricordo prezioso, mi riporta tutti gli anni alla mia infanzia e se sono in città non mi faccio mancare una capatina in piazzetta Santa Lucia a comprare il piccolo e goloso dolce. La piccola piazzetta, oggi come ieri, si riempie di luci e di colori, le bancarelle che vendono dolci sono sempre presenti a commerciare torroni e Lecabòn.
Sicuramente a Siracusa, dove la Santa è nata, la partecipazione popolare sarà molta, ma anche ad Alessandria vi è una discreta adesione. Da poco tempo ho apprese che anche a Verona si festeggia questa ricorrenza con un bellissimo mercatino che occupa le vie del centro cittadino. La festa veronese è dovuta a un fatto che accade nel XII secolo, quando una grave e incurabile malattia colpì gli occhi di molti bambini rendendoli ciechi. Gli abitanti organizzarono una processione e a piedi nudi si recarono nella chiesa dedicata alla Santa per chiedere l'intercessione e la guarigione. Così, vuole la tradizione, l'epidemia cessò. Infatti Santa Lucia è la Santa della luce, anche se è rappresentata sempre cieca, simbolo del suo martirio.
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