Blog di Dante Paolo Ferraris

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Missione Arcobaleno

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Pozzolo FormigaroDalla fine della Seconda Guerra Mondiale il Kosovo era una provincia autonoma della Serbia i cui abitanti nativi però erano a maggioranza albanesi. Con la morte di Josip Broz Tito nel 1980, rinascono i vari nazionalismi fino allora sopiti, ed in particolare si accentua l'insofferenza etnica della popolazione albanese in Kosovo verso la Federazione Jugoslava, iniziando a rivendicare la propria autonomia.
Ben presto il Kosovo rivendica l'indipendenza dalla Federazione Jugoslava, per potersi riunire all'Albania, ma il governo centrale jugoslavo risponde anche con oppressioni e si impone come potenza egemone nel nome di una unità nazionale.
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Il mio Piemonte: Pozzolo Formigaro

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Pozzolo FormigaroEccolo il sole e con lui il caldo, finalmente l'estate è alle porte. Il verde dei campi, degli alberi, il cielo azzurro, il profumo dei fiori della campagna riescono a rendermi la giornata lieta e a farmi sorridere. Con l'auto non vado tanto lontano da casa, raggiungo i confini a sud della Fraschetta. Parcheggio proprio sotto i bastioni del vecchio castello e munito di macchina fotografica inizio ad aggirarmi per Pozzolo Formigaro.
Il borgo situato nella pianura alessandrina è posto in un area che con l'arrivo dei romani si trasformò in una centuriazione romana. La cittadina non è infatti lontano da importanti strade consolari costruite dai romani subito dopo la conquista del territorio abitato da Dectunim della tribù degli Irieti e degli Statielli della Val Bormida. Le strade consolari di cui oggi ancora è facile comprendere il tracciato sono la via Postumia del 148 a.C. che nel tratto che collegava Derthona (Tortona) a Libarna si divideva in due percorsi costeggiando le rive del torrente Scrivia. Sul lato sinistro è ancora identificabile oggi con la strada comunemente chiamata "Strada dell'Imperatore" che qualcuno chiama erroneamente "strada di Napoleone". Lungo questa strada vi sono stati diversi ritrovamenti di tombe romane.
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A zonzo con il calessino (XXIV parte)

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CalessinoTorniamo lentamente dove abbiamo lasciato il nostro Ape calessino per riprendere il viaggio. Siamo notevolmente appesantiti dal lauto pranzo e mentre il calessino arranca ancora in salita, transitiamo davanti alla stazione di partenza delle funivie di Oropa.
Questo impianto di risalita, utilizzato l'ultima volta dal sottoscritto in compagnia dell'amico Stefano, mi permise di raggiungere comodamente il Lago del Mucrone. L'impianto risale al 1926 e collega la zona del Santuario con la stazione di Oropa Sport con un dislivello di 654 metri. Da questa stazione si può raggiungere il Monte Camino, dove vi sono nei dintorni degli impianti sciistici accessibili anche con una cestovia. In questo ultimo tratto il dislivello è di circa 500 metri. Il Lago del Mucrone è un piccolo bacino posto nella conca di Oropa a 1894 metri slm. Da questo Lago nasce il torrente Oropa poi affluente del torrente Cervo. Il piccolo Lago che nasce su un gradino glaciale, lo ricordo immortalato in molti dipinti del pittore biellese Lorenzo Delleani.
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Il mio Piemonte: Sacra di San Michele

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Sacra San MicheleLa bellezza della primavera sta nell'essere delicata, il fresco del mattino ti accarezza poi con il trascorrere del giorno il sole ti abbraccia morbidamente. Ed è in questo giorno, che pare presentarsi splendido, che già con Matteo sono in viaggio alla scoperta del Piemonte.
Ormai seguiamo la strada che stretta e tortuosa ci conduce verso l'Abbazia. La presenza di pullman e auto parcheggiate in una stretta e lunga spianata ci indica che è ora di proseguire a piedi. Parcheggiata l'auto, ci dirigiamo lungo la strada pedonale che attraversa il bosco e ci permette di raggiungere la vetta del Monte Pirchiriano. Già da lontano possiamo ammirare l'imponenza dell'Abbazia ed è facile comprendere perché questo luogo sia diventato così facilmente famoso.
Infatti l'Abbazia di San Michele della Chiusa o Abbazia della Chiusa è considerato uno dei più suggestivi monumenti del Piemonte; sorge sullo sperone di roccia del Monte Pirchiriano all'imbocco della Valle Susa in corrispondenza delle celebri Chiuse Longobarde.
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A zonzo con il calessino (XXIII parte)

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CalessinoAll'interno della chiesa vi è la tomba della venerabile Caterina di Savoia; costei era la principessa Francesca Caterina di Savoia, nacque il 5 ottobre 1595, figlia del Duca Carlo Emanuele I e di Caterina d'Asburgo, nipote del re Filippo II di Spagna. Costei si fece terziaria francescana e fondò l'Istituto delle figlie di Maria a Oropa.
Usciti dalla Basilica, faccio un giro intorno al grande cortile, mentre Lele deve lasciarci per tornare al lavoro in farmacia a Biella.
Nel chiostro intorno alla Basilica cogliamo l'occasione per visitare il museo del Tesoro, gli appartamenti reali, la galleria degli ex voto e l'archivio storico. Non conosco molto sull'usanza di donare ex voto al Santuario; di certo il più antico ex voto presente è quello dipinto da Bernardino Lanino, come tavoletta dipinta e donata dalla Città di Biella nel 1522. E' altresì vero che prima di allora era usanza donare qualcosa di personale, come un anello o una collana preziosa. Ma si possono comunque definire ex voto anonimi in quanto l'offerente non è evidente, mentre con la tavoletta dipinta oltre la propria vicenda esistenziale, il beneficiato si espone facendosi riconoscere come il graziato davanti a Dio e alla Madonna Bruna.
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Appunti di una passeggiata per Vigevano

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VigevanoIl viaggio in treno è tranquillo, porto con me tra le mani la trilogia di Lucio Mastronardi, sono proprio le letture dei suoi racconti che mi hanno convinto ad andare a visitare Vigevano. Il più famoso è sicuramente "Il maestro di Vigevano" ma anche "Il calzolaio di Vigevano" e "Il meridionale di Vigevano". Raccontano storie dove Vigevano mostra i suoi vizi e le sue virtù, dove ad esempio nel "Il calzolaio di Vigevano", edito nel 1962, Padron Bertelli, padrone di due fabbriche va al lavoro in bicicletta con la moglie e i suoi figli appena sposati; invece Mario Sala, detto il Micca, la fabbrica non ce l'ha, ma vuole anche lui diventare padrone di un calzaturificio e per questo motivo lavora giorno e notte per mettere da parte i soldi necessari. Il Micca ci riesce mettendosi in società con il Lelo Pelagetta e come quest'ultimo vuole avere una bella casa con ricchi arredi. Anche quando il Micca deve partire per la guerra e la moglie gli cambia il socio in affari, con Netto di cui diviene l'amante, la voglia di sentirsi "padrone della fabbrica" continua ad essere il life motiv del romanzo.
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Il mio Piemonte: Balocco

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BaloccoIl ticchettio della pioggia, le nuvole grigie e il vento ha accompagnato la mia notte. Forse non è splendente il mattino, ma le nuvole che offuscavano il cielo sono scomparse e il viaggio in auto verso il vercellese si presenta tranquillo.
Raggiungo così Balocco, l'antica Badalauchum, toponimo che deriva da uno strumento per catturare gli uccelli o addirittura poteva essere Badaluchus ossia scaramuccia. Di certo nel 1224 era attestato come Badalocus che rinvia al verbo batare cioè "lasciare aperto" o "abbandonare al suo destino", con un po' di fantasia, attraverso locus potrebbe significare "luogo senza difesa".
Balocco comunque è un luogo antichissimo, fu sede di una delle prime sedici pieve rurali vercellese, già citate da una lettera del Vescovo Ottone o forse Ingone a Waldone tra il 924 e il 960. Invece è del 7 maggio 999 il diploma di Ottone in cui appare un riferimento alla chiesa di San Michele. Nel 1124 viene menzionato Eustacchio Gonfalonieri di Balocco, primo nobile che infeudò il territorio e vi signoreggiò a fasi alterne fino all'inizio del XVII secolo.
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Il mio Piemonte: Lerma

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LermaParcheggiando l'auto nell'antico borgo mi avvio a visitarlo, potrebbe apparire uno dei tanti Paesi dell'alto Monferrato Ovadese se non si conoscesse la sua storia che in alcuni tratti appare ancora misteriosa.
Nel 1166 Guglielmo V del Monferrato, detto "il vecchio" per la precoce canizia è già infeudato dall'Imperatore Barbarossa e signore di Castelletto, Rocca, Tagliolo, Casaleggio e di Rondinaria. Durante il tentativo di riconquistare il castello di Parodi, che i genovesi avevano occupato con l'inganno a Guglielmo Saraceno, signore del luogo e suo nipote, viene distrutta Rondinaria, mitico villaggio di origine "romana" ed abitata dai cercatori d'oro lungo la valle del torrente Piota. Gli scampati alla distruzione si rifugiano su uno scosceso rilievo che domina la valle ed iniziano a fortificarlo. Sono loro che danno origine a Erma o Elma, l'attuale Lerma. Da allora il borgo ha sempre nutrito una rilevante importanza su tutta la valle, sia per il suo castello, il suo ricetto, le sue torri e le sue chiese.
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Il mio Piemonte: Bergamasco

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BergamascoOggi il cielo è plumbeo e pare borbottare, ma non mi voglio fare intimorire e la giornata sarà più splendente quando osserverò il sole che si infilerà tra gomitoli grigi delle nuvole, intanto oggi non mi allontano molto da casa e non temo di aspettare un po', ma la mia visita a Bergamasco sarà sicuramente interessante.
Raggiungo agevolmente il piccolo borgo dell'alessandrino che si pone a ridosso delle colline del Monferrato, sulla sponda sinistra del torrente Belbo. L'intero territorio di Bergamasco ha poco più di 700 abitanti ma una storia antica e molto interessante. La zona è a vocazione agricola, anticamente era una zona paludosa e ricoperta da boscaglie, fu abitata fin dalla preistoria, come dimostrano alcuni reperti neolitici ritrovati nella vicina Carentino. Il nome del borgo potrebbe derivare da un origine germanica, infatti il prefisso berg, significherebbe collina o altura, mentre "masco" potrebbe essere l'italianizzazione di maschen ossia corazza. Tutto ciò potrebbe far intendere altura fortificata, ma è solo una supposizione. Sempre un ipotesi è che derivi dalla gens Mascia o Matia, l'unico ritrovamento romano è quello di un antico sarcofago risalente al II secolo rinvenuto nel 1985 nella tenuta agricola di S. Cristoforo, utilizzato come abbeveratoio. In base all'iscrizione incisa, risulta appartenere a un liberto di nome Calventius, della tribù Papiria. Il reperto è ora conservato nell'atrio del municipio.
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Il mio Piemonte: Roccaverano

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RoccaveranoLa mattinata promette bene, in cielo il sole sembra prendere per mano qualche bianca nuvola per una passeggiata nell'azzurro. La strade che oggi mi sono ripromesso di percorrere è lunga e tortuosa ma voglio raggiungere con la mia autovettura il più alto colle astigiano dove l'abitato di Roccaverano vi è adagiato.
In molti considerano Roccaverano come la capitale della Langa Astigiana. Posto sulla grande collina che divide le due valli Bormida di Spigno e la Bormida di Millesimo è famoso soprattutto per gli aspetti culinari. Si suppone che il paese esistesse già in età romana, di cui il nome deriverebbe dalla vicina presenza del torrente Ovrano, incassato nei calanchi verso Mombaldone e dalla sua posizione arroccata. Alcuni studiosi però fanno derivare il toponimo da Rupes e da Veprius o da Vibrius, gentilizi romani, altri dal dio delle tribù liguri Averanus, protettore delle alture. Qualunque sia l'etimologia giusta è attestato come Rochaevrano nel 1227 e Rocha Ovrani nel 1304, anche se nel X secolo un diploma dell'imperatore Ottone I, che concedeva il dominio del luogo ad Aleramo, riporta la dizione Ruspaverano, da cui si ottenne poi l'attuale Roccaverano.
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Il mio Piemonte : Collobiano

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CollobianoColgo l'occasione di una visita al mio amico Stefano a Biella per fermarmi a visitare Collobiano, tante volte ho attraversato questo minuscolo paese immerso nelle risaie vercellesi mentre mi recavo a trovare amici e sempre mi sono ripromesso una sosta per vedere il castello, il ricetto e la sua parrocchiale.
Collobiano è situato fra il torrente Cervo e l'Elvo e il suo toponimo il cui significato sarebbe Colobianum ossia "fondo di proprietà di Colobio", risale al gentilizio latino Colubius.
Collobiano fu menzionato per la prima volta nel 1023, in un atto in cui Ottone del fu Gotescalco donò vari appezzamenti di terreno, tra cui Collobiano, alla Cappella di Sant'Emiliano costruita nella chiesa di Sant'Eusebio a Vercelli.
Con l'auto sosto proprio nella piazzetta dove di affaccia la bella parrocchiale dedicata a San Giorgio e il palazzo Municipale. Mi soffermo ad osservare l'immensa facciata di una chiesa molto grande per la minuta popolazione del borgo che ammonta a un centinaio di abitanti.
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