Blog di Dante Paolo Ferraris

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Il mio Piemonte: Precettoria di Sant'Antonio di Ranverso

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Sant'Antonio di Ranverso.Da tempo mi ero ripromesso di andare a vedere l'antica Precettoria di Sant'Antonio di Ranverso; con l'auto m'avvio in autostrada mentre in cielo, nuvole dai colori incerti vogliono annunciare la prossima fine dell'estate. Ma il sole non intende arretrare e con lui il caldo e nonostante ciò siamo ai "coriandoli" di un estate che passa, ma rimango fiducioso che mi accompagnerà per tutta la giornata.
Raggiungo così il breve viale alberato d'accesso al complesso religioso e parcheggio l'auto nei pressi muro dell'antico ospedalino e a pochi passi dal lungo braccio metallico del peso pubblico che ancora oggi orna la strada.
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A zonzo con il calessino (IX parte)

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CalessinoSubito dopo palazzo La Marmora si affaccia sul corso del Piazzo la chiesa del Santo Sudario del XVIII secolo; chiusa al culto nel 1807, fu poi riaperta alla devozione nel 1834 da Carlo Ferrero della Marmora. Presenta una facciata semplice, suddiviso in tre parti da semplici lesene, una ampia cornice marcapiano la divide in due ordini, nella cui parte centrale superiore, una semplice finestra rettangolare sovrasta la porta d'accesso. Non vi sono sulla candita facciata orpelli, affreschi e decorazioni. Subito dopo il Palazzo dei Ferrero principi di Masserano; edificio che conserva ancora i caratteri del XVI secolo. Dal cortile interno si può ammirare la torre ottagonale, detta dei Masserano e risalente al primo quarto del XVI secolo, oggi bisognosa di importanti ed urgenti restauri. Il palazzo per una quindicina d'anni, a partire dal 1864, fu adibito a stabilimento idroterapico. Attualmente è trasformato in lussuosa residenza, suddivisa in importanti appartamenti privati.
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Il mio Piemonte: Abbazia di Rivalta Scrivia

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Rivalta ScriviaIl pomeriggio è caldo ed il sole già alto. Con amici e famigliari ci siamo ritrovati e riuniti a festeggiare il "il dopo", ossia la fine di una spiacevole avventura in cui ero stato coinvolto e che con questo incontro a pranzo ho voluto considerare conclusa, tirando così una linea su una pagina di storia della mia vita e ricominciare, quasi fosse l'alba di un nuovo giorno.
Dopo il pranzo, qualcuno si deve purtroppo allontanare, ma con Paoletta, Marco, Gian e Lele, Alessandro e Paola ci rechiamo a Rivalta Scrivia. Voglio portare questi miei amici torinesi, biellesi e lombardi a visitare una piccola perla della marca Obertenga.
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Il paese dei gamberi

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GamberoLeggo i quotidiani della mattina e non posso non commentare e sfogare la mia rabbia con poche e semplici considerazioni su un sistema di Protezione civile che era un fulgido esempio di buona legge, sicuramente mal applicata ma comunque sempre funzionale.
In un paese nel quale si occupano di prevenzione a vario titolo 3.600 enti, e che conta per la definizione dei procedimenti ambientali circa 1.200 norme, parlare di protezione civile e francamente difficile.
Infatti non voglio nemmeno accennare al problema ricostruzione di un territorio sia sotto l'aspetto urbanistico che antropologico post evento calamitoso, voglio soltanto parlare di come e soprattutto di chi è titolato oggi a mitigare il danno atteso, fare prevenzione e gestire un emergenza.
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A zonzo con il calessino (VII parte)

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CalessinoIl rosso calessino ha voglia di arrivare presto a Biella Piazzo e corre sul nastro d'asfalto sulla lunga e trafficata strada sotto lo sguardo stupefatto di automobilisti e camionisti. Attraversata la parte più moderna di Biella Piano, il calessino inizia ad arrampicarsi verso Biella Piazzo e dalla fontana del "Bottalino" l'atmosfera cambia. La strada poco dopo diventa in ciottolato e le case che si affacciano ricordano epoche antiche.
La fontana del "Bottalino", è a forma di botte e da anche il nome al quadrivio. Questa fontana fu voluta dalla famiglia La Marmora, affinché gli animali destinati al "mercato delle vacche" del Piazzo potessero abbeverarsi. Sempre sul quadrivio, protetta da una grata metallica vi è l'immagine della Madonna di Oropa, del beato De Fango e di San Giacomo.
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Red il selvatico di casa

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RedHa accompagnato la vecchiaia dei miei genitori, fin da piccolo è stato ribelle e scontroso, mio padre benevolmente lo chiamava "selvatico" ma il suo nome era Red, ed a quel nome affibbiatole da Amedeo quando l'ha portato a casa dei nonni, rispondeva ogni qualvolta che scuotevi la sua ciotolina nell'orario dei pasti.
Amava nascondersi nei posti più bui e impervi della casa dove spesso si rannicchiava per dormire per molte ore, di notte invece si sentiva il padrone di casa, annusa, controllava, giocava e faceva i suoi piccoli danni domestici.
Il suo colore rosso del manto lo ha reso da subito il sovrano di casa, spesso imponendosi anche su sua sorella molto più sorniona e coccolosa. Il colore del pelo lo ha sempre distinto quale il furbetto di casa, ma lui lo sapeva bene che, anche se sovrani, è necessario farsi amare dagli umani di famiglia, quindi eccolo ammiccare, fare le fusa e strusciarsi per farti sentire "unico" soprattutto quando era necessario farsi perdonare qualche marachella o serviva per ottenere qualche boccone privilegiato.
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La Vigna di nonno Dante

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Nonno DanteNonno Dante seduto sotto la grande e frondosa noce, si riposa dopo aver zappato ed estirpato le erbacce tra i filari del prezioso nettare di bacco. Vicino al nonno, con la sua immancabile paglietta in testa, c'è la pompa dell'acqua del vecchio pozzo, immerso nella piccola vasca di pietra, il bottiglione da due litri di vino, frutto delle sue fatiche nella vigna. Due tovaglioli a scacchi bianchi e rossi sono aperti sulle sue e mie gambe, distese sul verde dell'erba.
Su di essi, due rosette con prosciutto cotto per me e salame per il nonno; è la merenda che nonna Pierina ci ha preparato per la giornata. Mi divertivo molto ad ascoltarlo mentre mi raccontava un mucchio di storie di un tempo passato e con lo sguardo gli rubavo la grande manualità ed esperienza nel curare la vigna; esperienza che ha appreso da suo padre Giovanni quando rientrò migrante dall'Argentina.
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A zonzo con il calessino (VIII parte)

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CalessinoAll'angolo sud–est si apre una irregolare piazzetta sulla quale si prospetta la chiesa di San Giacomo. La costruzione è del XIII secolo con facciata del XVI secolo nella quale compaiono elementi gotici. Di forme gotiche anche il trecentesco campanile, la cui eleganza e leggerezza è affidata al sapiente alternarsi di alte bifore con colonne e capitelli che creano un bel gioco di pieni e vuoti, mentre il protiro della chiesa è del XVII secolo. La posizione della piazzetta con la chiesa, gli importanti palazzi che la coronano e la stretta via che ne diparte, conferiscono a questo scorcio di Biella Piazzo un aspetto medioevale. Hai quasi l'impressione di attendere l'arrivo di dame e cavalieri, sentire arrivare gruppi di armati a cavallo con lo sbandierio dei loro stendardi, attesi dal parroco con i chierichetti sul sagrato della chiesa pronti ad officiare la solenne funzione.
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Il mio Piemonte: Santuario Graglia e dintorni

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Santuario di GragliaAppena alzato da un profondo sonno notturno, la mattinata si prospetta con un bel cielo limpido. Giusto il il clima per un viaggio alla scoperta del mio Piemonte; passa poco tempo e sono in automobile sull'autostrada che mi conduce in prossimità del biellese. Ormai su strade provinciali circondato da campi allagati per la coltura del riso, vedo in lontananza il prospetto scenografico delle Alpi. La in fondo da qualche parte c'è il Santuario della Madonna di Loreto di Graglia.
Il Santuario è in una rinomata località di villeggiatura: intorno ad esso vi è la possibilità di brevi passeggiate ma anche impegnative escursioni, per gli sportivi vi sono a disposizione diverse impianti; dal semplice gioco di bocce al campo di pallavolo, basket e calcetto. Ma io sono più interessato alle scoperte culturali e storiche del luogo, magari arricchiti da buoni prodotti tipici locali da degustare.
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Il mio Piemonte: Barolo

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BaroloL'autunno è quella stagione in cui non sai mai quanto coprirti; esci di casa battendo i denti dal freddo e torni a casa semisvestito, soprattutto se l'estate è stata generosa con il sole.
Oggi il fresco della mattinata tenta di rubare spazio e calore al sole che ormai è alto. Il volo degli uccelli in cielo, sembra disegnato su una lavagna da quanto è limpido.
Con Matteo mi reco nelle Langhe, viaggio che faccio tutti gli anni per acquistare del buon vino Nebbiolo a Castiglione Falletto.
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A zonzo con il calessino (VI parte)

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CalessinoRaggiungiamo così Ghislarengo e subito ci accoglie prima di entrare nel centro del piccolo borgo, la casa del Bordonale con i suoi affreschi sulla facciata, purtroppo non troppo ben conservati. Raggiunto rapidamente la piazza dove si erge la parrocchiale dedicata alla Beata Vergine Maria Assunta, ci fermiamo per un attimo ad attendere il Calessino con le due ragazze che si sono fermate a fotografare qualche particolare del borgo. Colgo l'occasione per scrutare meglio piazza Umberto I, non vi sono case di particolare pregio, ma sono ordinate e pulite, segno di una comunità prospera e ordinata. La facciata della chiesa parrocchiale non è particolarmente attraente, ovviamente dal mio punto di vista estetico. Sulla piazza, proprio di fianco la parrocchiale si erge la piccola e anonima chiesetta dedicata a San Rocco.
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