Blog di Dante Paolo Ferraris

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Merman

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MermanHairOggi sono in compagnia di Marco ed Erika in uno di quei nuovi locali che vanno tanto di moda a Torino. L'ambiente richiama un format moderno e allegro ma il menù è tradizionale: oltre agli hamburger di carne piemontese, il locale serve anche robiole al forno, carne cruda battuta al coltello, acciughe in salsa verde e rossa, dolci tipici come bônet e panna cotta, vini piemontesi e altre bevande prodotte in Piemonte. Anche i nomi dei piatti sono in dialetto piemontese, dal più semplice degli hamburger, solo con insalata e pomodoro è Chiel, cioè "lui", poi c'è il Gaute Mac Da Suta, "levati da sotto" con cipolla, o il Sensa Cognisun, con bagna caôda.
Osservo una coppia di ragazzi che si siedono al nostro fianco mentre mi gusto il mio panino e sorseggio un buon bicchiere di vino nero. Apparentemente nulla di strano, tranne che lui ha i capelli e la barba, con i colori che ricordano le sfumature del mare: dal verde acqua al blu.
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La terra degli dei (VII parte)

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greciaIl caldo afoso mi porta un po' di mal di testa e la forte luce mi obnubila la vista, ma ciò non mi impedisce di poter vedere uno delle più belle città della storia greca, benché ridotta a rudere. Già da lontano, posso ammirare, nascosta da secche sterpaglie la collina con in cima l'acropoli. Raggiungiamo così la monumentale entrata della rocca. La "Porta dei Leoni" dà accesso a Micene, antica città e capitale dell'Argolide. La porta risale al 1300 a.C. circa, e fa parte del sistema di fortificazioni delle mura ciclopiche della città, che ai nostri occhi pare persino incredibile che esseri umani con poche attrezzature edili siano riusciti a edificare soprapponendo immensi macigni squadrati. Sulla sommità della porta è posta una grande lastra di pietra triangolare con due leoni (o leonesse) dalle teste mutilate ed affiancati in piedi sulle zampe anteriori.
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La rivincita dei Nerd

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nerdNe conoscevo l'esistenza, ne avevo visto qualcuno, talvolta ho pensato di esserlo anch'io. Lo sfigato, il solitario disprezzato, colui che è solo d'impiccio: il Nerd. Non li trovi solo nelle grandi città, ma anche in quelle di provincia e nei piccoli paesi. Colui che non gioca a pallone, non va alle feste degli amici perché si sente a disagio, che guarda le ragazze ansimando ma non ha il coraggio dell'approccio. L'immaginario collettivo lo vuole magro, jeans, camicia maniche corte bianca o a quadri, oppure t-shirt colorate con disegni semplici, colorito bianco, braccia sottili e lunghe prive di muscoletti, scarpe da ginnastica comuni, taglio di capello corto e senza una piega particolare, sguardo permanentemente stupefatto e gli immancabili occhiali dalla montatura nera. Poche parole, tendenzialmente le essenziali, risponde solo a domanda e quando risponde propina una lunga serie di conoscenze e valutazioni quasi fosse un'enciclopedia umana.
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Il Mio Piemonte: Santa Giustina di Sezzadio

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SezzadioÈ una fresca domenica primaverile. Il sole si nasconde un po' tra le nuvole ma non c'è più il vento di stamattina. Voglio dedicare questo bel pomeriggio per visitare l'Abbazia di Santa Giustina di Sezzadio.
Grazie all'assenza di traffico raggiungo velocemente la mia meta. Vengo accolto nel parco da grandi platani che incorniciano parte dell'antica Abbazia. Il prato verde di erba ancora tenera e giovane è colorato da piccoli ciocchi di violette e margherite. Un Labrador, dal bel mantello crema, mi corre incontro scodinzolando, pare voglia darmi il benvenuto.
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Luci ed ombre a Torino (LVII parte)

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Horace LumacornoMi avvio in Corso Galileo Ferraris, questa ampia strada alberata, parrebbe non nascondere nulla d'interessante, ma non è vero. Infatti subito s'incontra l'Istituto Magistrale Augusto Monti. Un bell'edificio in stile liberty, progettato da Giorgio Scagnatta e Camillo Dolza, costruito nel 1906. Colpiscono l'ingresso coperto da un elegante tettoia in ferro battuto e vetro e i molto curati e bei finestroni.
L'area dove sorge attualmente anche l'Istituto, è ancora oggi denominata " Siberia" Un tempo vi era una grande piazza, oggi scomparsa dedicata alla città di Venezia. La "Siberia" era una zona malsana ma che può raccontare molte storie. Come quella delle tote Rostagn, ossia le "Signorine di Rostagno" come venivano chiamate delle asinelle, dal nome del loro proprietario. Il grande prato erboso in cui girovagavano le asinelle, era anche stato scelto come deposito per materiale da costruzione. Il latte di queste asinelle si credeva fosse prodigioso per curare il mal di petto., ed il prato era indicato come il "prato del lattaio".
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Pensierino inutile della domenica mattina

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Buona Domenica!Dopo aver letto il giornale e ascoltato il radiogiornale, mi core veloce un inutile pensiero, quasi uno sfogo. Fintanto che metteremo la nostra croce sulle schede elettorali a vassalli di un imperatore non otterremo mai nulla per la plebe. Continuiamo a farci imbonire da venditori di sterco magico che cura tutte le malattie, continuiamo a credere che il futuro si legga nella sfera della fattucchiera, che il più forte ha sempre ragione, che sia giusto vivere divisi in classi sociali, in base al colore della pelle, che noi, io compreso, siamo i detentori della verità, che l'urlatore saprà difendere gli altri, che lamentarsi è giusto perché gli altri non fanno nulla, perché intanto tutti rubano, perché l'erba del vicino è più verde. Continuiamo a credere a chi promette il bene della società, plaudiamo chi ci garantisce sicurezza, lavoro e paradiso eterno. Continuiamo ad illuderci che abbiamo la pancia piena, le scarpe nuove, un vestito firmato, l'iPhone, la casa con piscina e un posto da tronista da Maria de Filippi. Ecco, mentre Voi credete queste cose e il nostro bel Paese va in merda, io mi metto le vecchie scarpe, il consunto ma colorato vestito e dopo il caffè, dopo aver mandato a cagare il mondo patinato dei superficialotti ipocriti vado a fare due passi e a godermi la domenica.
 

Il Mio Piemonte: a Miradolo tra memorie caravaggesche ed alessandrine

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MiradoloLa sveglia suona alla solita ora. Mi alzo dal letto con difficoltà, le giunture e tutte le ossa ormai scricchiolano, segno che le primavere passano. Mi affaccio dalla finestra, il sole affiora maestoso all'orizzonte dietro le prime colline del Monferrato. Promette una giornata splendente, capace di sciogliere il freddo pungente delle mattine di marzo. La colazione è rapida, ho voglia di uscire a godermi la bella giornata che si sta annunciando. Faccio fatica a decidermi se vestirmi con abbigliamento pesante o con dei capi già primaverili, come mi indica il calendario. Opto per vestirmi leggero ma di portarmi appresso una giacca più pesante. Il viaggio di oggi non è breve e sento la necessità di un caffè, ho scelto di ascoltare un cd di un cantante poco conosciuto: Davide Carone. Le sue canzoni mi allietano il viaggio e mi fanno dimenticare il caffè, che comunque assaporerò al mio arrivo. La mia meta di oggi è la mostra, ideata e curata da Vittorio Sgarbi, "Caravaggio e il suo tempo" all'interno del castello di Miradolo a San Secondo di Pinerolo.
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Luci ed ombre a Torino (LVIII ed ultima parte)

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UnciUnciUnci-Unci è un folletto o meglio un Goblin che ho conosciuto molto tempo fa, durante la mia permanenza nella Hogwarts torinese. E se la Rowling nel racconto lo definisce una piccola creatura umanoide dall'intelligenza straordinaria che ha dita lunghe, piedi grandi e corpo tozzo ma che dispone di un potente potere magico, l'Unci-Unci torinese, di magico non ha nulla se non l'essere spocchioso. E se nel romanzo lavora alla Gringott, la banca dei maghi, costui invece lavora in proprio. Nel romanzio, da secoli i Goblin controllano la Gringott, ossia la banca dei maghi, Unci-Unci torinese e i suoi amici mangiamorte da poco invece controllano la Hogwarts torinese, ma forse la controllavano già da prima, solo che non in maniera pubblica.
Dopo essersi salutati, insieme attraversiamo corso Vittorio Emanuele II, Unci-Unci mi invita a prendere un caffè, considerato che ho ancora un po' di tempo prima della partenza del treno, accetto volentieri.
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Pipetto

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pipettoPipetto era un aereo da guerra notturno. I suoi obiettivi erano normalmente le grandi industrie e le stazioni ferroviarie ma anche le finestre illuminate delle case in cui qualche sprovveduto o incosciente aveva lasciato la luce accesa. Il suo arrivo era annunciato dall'allarme aereo. Mio padre mi raccontava che il misterioso aereo solitario compariva all'improvviso nei cieli volando a bassa quota e seminava il panico tra gli anziani ma anche tra i giovani. Mio padre era convinto che fosse stato un aereo italiano o meglio della RSI (Repubblica Sociale Italiana) o addirittura tedesco, impegnato a far rispettare l'ordine dell'oscuramento imposto sia nei grandi centri urbani che in quelli piccoli nelle vicinanze di impianti industriali o grandi direttrici ferroviarie e stradali. C'è anche chi afferma che fosse inglese o statunitense, o meglio americano come si diceva per indicare gli U.S.A. In tanti hanno scritto su Pipetto (Pippetto o Pippo) sia chi si è trovato la casa mitragliata, oppure il fienile della cascina incendiato o anche chi percorrendo la strada a bordo di autoveicoli doveva affrontare le mitragliatrici di Pipetto. Di questo aereo si sa poco, credo sia stato un aereo tipo "Mosquito". Mi immagino mio padre, ancora ragazzino essere richiamato in casa all'imbrunire dai suoi genitori o dalle sorelle più grandicelle con la frase "Sbrigati, arriva Pipetto!!!".
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Il bigliettaio del bus n° 5

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TulonIn televisione, un vecchio film in bianco e nero mi ha riportato alla mente particolari momenti della mia infanzia. La scena in questione era quella del bigliettaio che sugli autobus prendeva i soldi consegnando il permesso di viaggio o obliterava l'abbonamento. Il film mi ha ricordato quando da piccolo prendevo l'autobus da Marengo per andare a scuola a Spinetta. La memoria mi lancia un flashback in cui i passeggeri stavano rigidamente seduti vicino alle porte posteriori dell'autobus e vicino ai finestrini. L'unica porta da cui potevi accedere all'autobus era quella posteriore, dove stava il bigliettaio, seduto come su un trono, su un piccolo sgabello, mentre la porta anteriore era riservata alla discesa. Il bigliettaio aveva sempre un cappello con fregio societario e visiera, camicia azzurra con cravatta scura e completo blu scuro. Con sguardo truce ti guardava quando tra bambini alzavamo un po' la voce per scherzare.
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Luci ed ombre a Torino (LVI parte)

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Marge DudleyNell'adiacente via Antonio Fabro, una lapide ricorda che al civico n. 6 che vi abitò, una delle più note figure dell'antifascismo torinese: Piero Gobetti.
Raggiungo il luogo d'appuntamento e trovo ad attendermi Ron e Erminione davanti ad un locale di ristorazione recentemente aperto il M** BUN. Il locale è un agrihamburgheria di tradizione piemontese. Infatti vi puoi trovare solo prodotti slow fast food prodotti in Piemonte. Ron che è un divoratore di carne, è particolarmente affezionato a questo locale, che nemmeno io disdegno, sia per la qualità dei prodotti che per il rapido servizio. Ordiniamo due bei panini con carne di fassone piemontese, il locale serve anche robiole al forno, carne cruda battuta al coltello, acciughe in salsa verde e rossa, dolci tipici come bônet e panna cotta, vini piemontesi e altre bevande prodotte in Piemonte.
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