Con il pensiero verso Haiti (I parte)
Martedì 14 Settembre 2010 17:56
Una croce nera, messa li da mano compassionevole, sta ad onorare e ricordare la
tragica fine di tanta morte lì giunta. Questo è un luogo lacerato
dalle disgrazie.
Medici, ma anche artisti di strada cercano di rendere meno crudo l'inferno
dantesco che si presenta agli occhi di chiunque giunga in queste
località.
Nei postimedici, la gente fa lunghe e interminabili file per ricevere qualche
aiuto sanitario o farsi vaccinare contro difterite, tetano, rosolia,
pertosse ecc...
La dottoressa Gladis Tapanes, ho letto qualche giorno fa su un giornale
cubano, dichiarava che ad Haiti la salute è in ferie, come non
dargli ragione. I centri medici volanti della brigata Medica
Internazionalista Henry Reeve, fanno centinaia di prestazioni
sanitarie al giorno.
In un accampamento vivono almeno 3000 persone con una percentuale di donne
incinte altissima e quasi un decimo degli abitanti sono bambini. La
donna si sposa giovanissima e inizia subito dopo l'adolescenza a fare
figli spesso nell'immaturità più totale.
Quando il tempo è inclemente, soprattutto dopo una giornata assolatissima, la
notte porta acqua in quei poveri pagliericci dei precari attendamenti
e baraccopoli spontanee, rendendo l'atmosfera così più grigia.
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Due passi per Madrid
Giovedì 13 Maggio 2010 13:28
 Doveva essere un regalo di compleanno, ma inizia malissimo, un sms dell’Aliltalia mi raggiunge in piena notte, il volo è annullato.
Mi prende un attimo di sconforto, tanto da chiamare inutilmente l’Alitalia, l’ufficio informazioni dell’aeroporto mi dice che a loro non risulta annullato.
Avviso il mio compagno di viaggio, che sapevo fare le ore piccole, in quanto festeggiava il compleanno con gli amici in una discoteca.
Concordiamo che ci saremo visti in mattinata per andare in Agenzia di viaggio a e decidere il da farsi.
Torno nel mio letto, pensieroso, anzi lascio il divano ove dormivo per andare nel letto, in quanto il letto lo avevo lasciato a disposizione del mio compagno di viaggio che avrebbe dovuto raggiungere la mia abitazione in piena notte, se non vi fosse stato questo cambio di programma.
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Andar per mercati
Giovedì 04 Febbraio 2010 13:56
 Per qualche tempo una conoscente, verso l’imbrunire, mi comunicava che doveva andare a raccogliere degli ortaggi nell’orto, e questo capitava tutte le sere, non mi azzardavo a chiedere quanto fosse grande questo orto e se fosse illuminato a giorno.
Credevo fosse diventata vegetariana o che commerciasse in ortofrutta dall'interesse con cui mi raccontava di zucchine, pomodori, ecc...
Io che abito in campagna, talvolta rimanevo meravigliato che potesse raccogliere anche delle primizie, ma pensavo che avesse una serra.
Ciò continuò per alcune settimane, finché un giovanissimo conoscente, di cui il dubbio sul suo pollice verde era a me forte, sparisce dal tavolo in cui eravamo convivialmente riuniti, affermando “devo andare a raccogliere i pomodori.” Qui qualcosa non funzionava più ! erano anche le nove di sera, un buio estivo ma sempre scuro era.
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Volontariato e strumentalizzazioni
Giovedì 21 Gennaio 2010 11:20
 L’Italia è un paese di volontari, un adulto su dieci secondo l’Eurispes, 1.100.000 fanno volontariato con continuità, 4 milioni occasionalmente, il 9,1% hanno tra i 14 e i 17 anni, l’11,9% ha tra i 18 e 19 anni, poi la percentuale scende fino al 9,4% tra i 25 e 34 anni, dobbiamo arrivare tra i 55 e 59 anni per ritornare all’11%.
Un esercito di samaritani che offre servizio ad altri 7 milioni di persone(la metà diversamente abili o ammalati), arrivando così dove non arriva il welfare statale.
Se personalmente temevo che la destrutturazione dei tempi di vita, oltreché le forma di lavoro precario, togliesse spazio al volontariato come gratuità, visto il calo vocazionale, ho dovuto francamente ricredermi, il problema non sta lì.
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L'era della contaminazione
Domenica 17 Gennaio 2010 17:24
 Cosa ha in comune la Coca-Cola con la Croce Rossa e la Fiat con la Caritas?
Esistono delle relazioni tra il volontario e il lavoratore?
E se il volontario è anche persona che lavora in un azienda, può portare nella sua organizzazione alcune esperienze maturate durante le attività di volontariato o viceversa, può contribuire al successo della propria associazione attraverso la professionalità e l’esperienza maturate in azienda?
Questo libro scritto con l’amico Gianluca Cravera, cerca di fornire una risposta a questi quesiti proponendo un approccio manageriale che si basa sulla contaminazione delle competenze, delle esperienze e delle passioni.
Molti dei modelli sperimentati nel settore for profit possono essere applicati in quello non profit e viceversa.
Per competere in un era complessa non è pensabile separare le discipline, è necessario “contaminare” i saperi per essere in grado di affrontare scenari difficilmente prevedibili.
Lupetti Editore - ISBN: 978-88-8391-245-0
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Dietro le quinte di Cuba (I parte)
Martedì 25 Maggio 2010 11:55

Come arrivo all’aeroporto Jose Martì, mi adatto subito al ritmo lento lentissimo che ha la popolazione caraibica nel sangue.
Mi attendono all’ingresso dell’aeroporto Maria e Wilmer; cambio qualche soldo nella valuta dei turisti e con un taxi mi faccio accompagnare fuori dall’area dell’aeroporto, ove mi attende con la sua auto Maria e Wilmer che mi segue.
Difficile per un cubano dare un passaggio ad uno straniero senza essere fermato dalla Polizia.
La strada che mi porterà a destinazione è lunga, ormai è notte fonda e mentre percorriamo la Via Blanca, discutendo amabilmente con gli amici, assaporo i profumi dei caraibi.
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Solitudine moderna e specchietti per le allodole
Domenica 21 Marzo 2010 10:16
 Di cosa ha bisogno l’uomo contemporaneo e soprattutto i nostri giovani?
La televisione ha creato la cultura delle celebrità, i nuovi network stanno creando quella della connettività, non uso volutamente il termine socializzazione.
Con la convergenza di queste tecnologie costruiamo una pulsione comune dove celebrità e connettività sono due modi di farsi riconoscere. Forse è questo che vogliamo noi oggi?
Per chi vuole essere conosciuto e allargare le sue conoscenze sociali basta collegarsi rendendosi visibile a una moltitudine di persone magari su Facebook o altri network.
È questa la condizione che conferma il nostro modo di essere oggi. Facendoci vedere dagli altri diventiamo veri per noi stessi.
L’essere nessuno, l’anonimato è la grande paura dei giorni nostri. Sono le nostre foto che parleranno di noi, creandoci quel profilo che abbiamo paura di dire o di scrivere.
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Agosto a casa della Regina
Mercoledì 27 Gennaio 2010 10:30
 Sono stato per tanti anni, soprattutto in gioventù, contrariato al pensiero
di fare un viaggio in Inghilterra: vinceva lo stereotipo di coloro che
vanno contromano, dei colonialisti per eccellenza, pensando che se
l'epoca delle colonie era finita, gli inglesi avevano inventato il modo di
conquistare il mondo attraverso l'imposizione della loro lingua. E cosa ha
di particolare, questa lingua, piatta, con parole che finiscono senza
vocale,con parole strane come bus per indicare mezzi di trasporto pubblici
addirittura alti due piani, tanto è vero che definivo la Gran Bretagna
"paesi dei sassi", giocando sulla parola "anglosassoni". Poi avevo sempre
l'idea di uomini che portano la gonna (Kilt) e di altri con un cappello in
testa, tanto alto da sembrare un tubo (cilindro).
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SMS e Volontari
Martedì 19 Gennaio 2010 11:37
 Affrontiamo insieme un pensiero su un modo di comunicare oggi, che ormai appartiene a tutti e non solo alla categoria dei giovani.
Una comunicazione “globale” che coinvolge tutti e ogni dove. La usa chiunque in qualunque momento e per i più diversi motivi.
Parliamo degli short message service, comunemente conosciuti come SMS. Nascono nel1992, agli albori della telefonia mobile, quando chiamare da un telefono portatile (cosi si chiamavano allora), era uno status simbol.
I nostri SMS, allora servivano per comunicare cose d’utilità: ”non arrivo a casa per cena”, - “ritardo di 20minuti”, - “ti aspetto al solito posto” ed erano gratuiti, poi diverranno a pagamento poco alla volta, un modo alternativo di comunicare oggi quasi compulsivo.
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Riflessioni dentro
Venerdì 15 Gennaio 2010 18:48
 Questa volta mi inoltro con voi in una riflessione tanto semplice quanto complessa.
All’interno della società moderna, come nelle associazioni di volontariato, sembrano scomparse, o quanto meno fra di loro più lontane, collaborazione e interdipendenza personale e sociale quasi che il rapporto con l’altro (il collega) sia un’azione meccanica più che un complemento di se stessi.
Se volete, fatelo entrare in un discorso di etica, anche interna al nostro mondo di volontari ma è valido anche nel mondo profit, io credo che questi comportamenti dovrebbero essere insiti in noi, derivanti dall’impostazione che ciascuno riceve, a partire dalla propria famiglia.
Per vivere in serenità con sé e con gli altri (cosa alquanto difficile), dobbiamo imparare a riuscire ad identificarci con le altre persone attraverso la nostra immaginazione e a permettere agli altri di identificarsi con noi, quasi in un processo di osmosi.
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